TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 31 maggio 2009

Prato verso le amministrative. Paoletti contro l'urbanistica contrattata

Non c'è che dire! Paolo Paoletti non ha veramente risparmiato stoccate a nessuno: dagli uffici competenti per l'urbanistica alla gestione delle politiche per la multiculturalità di Frattani.
E concordiamo con lui: per governare Prato, ci vuole meno estrazione politica e più passione civile!
MV

da il Tirreno del 31/05/09
Paoletti: «No all’urbanistica asservita ai capitali»

L’uomo di punta di Rifondazione corre per piazza del Comune

«Il mio imperativo, nella formazione della giunta, potrebbe essere: meno estrazione politica più passione civile»

PRATO. Da bravo architetto che fa questo mestiere da quasi quarant’anni, ha chiaro lo scenario urbanistico che dovrebbe avere la Prato che si candida a guidare. Per questo dice no alla «cementificazione della città, asservita agli interessi del capitale della Coop e degli immobiliaristi». E’ un intervista senza peli sulla lingua quella con Paolo Paoletti, candidato sindaco in quota Rifondazione comunista.
Nel suo programma parla di urbanistica più partecipata e meno contrattata. Che significa?
«Manca una visione d’insieme della città che vogliamo. I piani urbanistici degli ultimi dieci anni hanno confuso espansione con sviluppo. Si fanno gli interessi del grande capitale, vedi l’affare multisala, e non si pensa alle periferie degradate, come le frazioni di Tobbiana e Vergaio. E la trasparenza degli uffici competenti lascia a desiderare.
Cosa rimprovera all’amministrazione?
«Dal 2004 il settore edilizia non fornisce i dati sul rilascio delle concessioni per costruire. E l’ultimo consiglio comunale ha compiuto un vero e proprio blitz per adottare provvedimenti d’urgenza che fanno l’interesse di qualche proprietario».
Sull’immigrazione si giocherà forse la partita elettorale decisiva. Come gestirebbe i rapporti con la comunità cinese?
«Partiamo dal presupposto che le giunte precedenti, a partire dalla gestione di Frattani, non si sono rivelate all’altezza per attuare efficaci politiche d’integrazione. E la questione cinese è stata sottovalutata. D’altro canto Prato è destinata ad avere connotazione di città sempre più etnica per il futuro: i cittadini di domani saranno anche i figli degli immigrati. Dobbiamo recuperare la tradizione di accoglienza che ha sempre caratterizzato il popolo pratese, facendo rispettare naturalmente le regole. Ma ci vogliono anche idee nuove sugli immigrati».
Qualcuna in particolare?
«Penso ad iniziative comuni rivolte sia ai pratesi che ai cinesi. Uno specifico punto del mio programma prevede il rilancio del premio letterario città di Prato in chiave di integrazione multietnica. Un altro filone interessante da sviluppare è quello delle relazioni internazionali che il Comune potrebbe stringere con le nazioni di provenienza dei cittadini stranieri».
Ma c’è già un gemellaggio con Wenzhou, anche se riguarda la Provincia. «Non basta evidentemente. In questa babele di etnie e culture, Prato potrebbe sperimentare progetti di scambio culturale con i paesi da cui provengono molti immigrati. Li aiuterebbe a sentirsi a casa propria e dunque a integrarsi meglio».
Ha incontrato nei giorni scorsi gli operai della Fidias. Un sindaco comunista come affronterebbe il nodo della crisi?
«Sicuramente garantendo sostegno a chi ha perso il posto di lavoro. Non mi riferisco solo agli ammortizzatori sociali. Occorre liberare risorse per impegnarle in una politica di sostegno ai lavoratori. Ci sono fondi congelati nei consorzi di formazione con i contributi versati dalle aziende. Potrebbero essere recuperati per dare un ulteriore sostegno ai lavoratori in difficoltà».
Se fosse sindaco, a quale giunta penserebbe?
«Indipendentemente dal numero degli assessori, punterei sulle competenze e sui saperi delle persone. Il mio imperativo potrebbe essere: meno estrazione politica, più passione civile».
Ma.La.

Prato verso le amministrative. Milone Libero e poco sicuro

Eh si... Milone è veramente monotematico e monotono... E guardando alle sue idee, come ci invita a fare, siamo indecisi tra i brividi e i conati di vomito...
MV

da il Tirreno del 31/05/09
Milone: «Basta con le logiche di partito»

Il leader di Prato Libera e sicura: «Guardiamo alle idee»

«Troppo corta la coperta della sanità per italiani e stranieri. Di fronte a numeri così grandi non ci possono essere risorse per tutti»

PRATO. Non vuole sentirsi dare di razzista, né tanto meno di leghista, per i toni che ha assunto ultimamente la sua campagna elettorale: per lui, quando si tratta di immigrazione cinese, parlano solo i numeri.
E gli ultimi dati sul fenomeno fanno rabbrividire Aldo Milone, candidato sindaco per la lista “Prato Libera & Sicura”.
A quali numeri si riferisce?
«Oggi a Prato vivono tra i 35 e 40mila clandestini. Non sono cifre sparate a caso, ma fondate su un meccanismo di calcolo ben preciso. Pensiamo che nell’ultimo anno i macchinari delle ditte orientali finiti sotto sequestro sono circa 15mila. Se in un’impresa cinese lavorano minimo due addetti, questo vuol dire che 30mila stranieri di provenienza asiatica sono potenzialmente irregolari. E si continua ancora a proteggerli...
Un’allusione alla legge regionale sull’immigrazione?
«E’ un provvedimento demagogico. Mi domando quanto ci sia bisogno di ricorrere a una legge per dare assistenza ai regolari, visto che la Bossi-Fini prevede già l’assistenza obbligatoria per loro. Per questo mi sorge il sospetto che si voglia aggirare l’ostacolo tutelando di proposito i clandestini. La coperta della sanità è corta per tutti».
In che senso?
«C’è una specificità del caso Prato di cui la Regione dovrebbe tenere conto. Evidentemente, di fronte a numeri così importanti non ci potranno essere risorse per tutti».
Ha costruito la sua campagna elettorale sul cavallo di battaglia della sicurezza. Non teme di essere stato ripetitivo?
«Ho semplicemente detto le cose come stanno. Non è una novità che un miliardo di euro all’anno si diriga da Prato verso la Cina. Vogliamo continuare a negare la verità? La sinistra getti la maschera quando s’interroga su questi temi. E comunque nel mio programma trovano spazio altre proposte».
Sul fronte della crisi economica, ad esempio, qual è la sua ricetta?
«Intanto dobbiamo dare una mano ai lavoratori in mobilità che hanno cinquant’anni. Il Comune dovrebbe farsi carico di affidare loro dei lavori socialmente utili, senza appaltare questi servizi a cooperative esterne».
Come sostenere le imprese?
«C’è molto da lavorare per recuperare quegli oltre 20milioni di euro di evasione di Tia, di cui il 90% imputabile alla comunità cinese».
Sempre colpa dei cinesi, insomma?
«Non è così: ci sono i furbetti anche tra i pratesi che denunciano un reddito falso. Ma rimane il fatto che l’evasione “gialla” è la piaga del distretto parallelo».
Lei è un frequentatore abituale del centro storico. Se fosse sindaco, cosa farebbe per renderlo più fruibile?
«Occorre puntare su un serio piano di rilancio, per trasformarlo nel “salotto” della città. Vediamo che gli immigrati si stanno facendo largo anche nelle attività commerciali. Penso ai kebab che hanno aperto nel centro storico. Esercizi come questi dovrebbero rispettare precisi criteri di decoro e qualità, altrimenti se ne dovrebbe vietare l’apertura».
Torniamo alle elezioni. Aldo Milone si sente oggi un uomo di centrodestra?
«Assolutamente no. Rifiuto qualsiasi etichetta di partito. Vorrei che si smettesse di ragionare in termini di logiche di partito, ma che si guardasse agli uomini e alle idee».
Maria Lardara

Montemurlo verso le amministrative. Confronto a quattro

A noi, sta simpatico il Mungai...
MV

da la Nazione del 31/05/09
«Lotta all’illegalità e Lam veloce Sì al nuovo centro cittadino»

1. Lavoro, sociale, legalità sono i punti principali del nostro programma. Il nostro è un impegno concreto verso tutte quelle famiglie e quelle persone che stanno soffrendo maggiormente la crisi. Il lavoro è da sempre per me argomento quotidiano, dobbiamo diversificare e creare le condizioni del rilancio economico della nostra area per garantire un nuovo sviluppo e nuovo benessere per tutti i cittadini, per creare nuova occupazione, stabile, qualificata e ben retribuita. La legalità è l’altro punto fondamentale e imprescindibile, si tratta di combattere l’illegalità economica. Inoltre risolveremo subito il problema annoso della Lam viola, per renderla più veloce sia tra le frazioni che verso Prato, compreso il collegamento con l’ospedale.
2. La città deve diventare più curata e questo lo faremo con un’attenta programmazione degli interventi di manutenzione, con una costante cura del verde e del decoro urbano. Abbiamo poi inserito nel programma tanti interventi di riqualificazione aumentando gli spazi di aggregazione. Inoltre realizzeremo un ufficio comunale apposito con il quale potenziare il controllo dell’efficacia e dell’efficienza di tutti i lavori e servizi svolti sul nostro territorio. A quello si rivolgeranno i cittadini per tutte le piccole segnalazioni.
3. Il nuovo piano del traffico prevede la realizzazione di nuovi e importanti collegamenti, con l’intento di migliorare ulteriormente la rete stradale del nostro comune. Abbiamo poi intenzione di realizzare nuove arterie per collegarci meglio al comune di Montale e per migliorare la circolazione nella frazione di Oste. Già da tempo ho poi stretto un accordo per la realizzazione del collegamento diretto di Bagnolo alla seconda tangenziale tramite via Labriola. Termineremo la rete delle piste ciclabili e faremo il nuovo centro cittadino.
Mauro Lorenzini
centrosinistra


«Lam e viabilità da rivedere Più turismo e meno abusivi»
1. Intendo rivedere quanto attuato dall’attuale amministrazione sulla via Montalese davanti alla sede del Comune, perché non è possibile imporre ai cittadini una circolazione che non ha alcun senso logico e che danneggia l’ambiente. Dovrà essere rivisto immediatamente anche il percorso della Lam viola per consentire di raggiungere l’ospedale di Prato. Così come dovremo rivedere il piano del traffico e le pericolose piste ciclabili. Quanto ai costi della macchina comunale, taglio netto al numero dei dirigenti. Inoltre farò partire quanto prima la costruzione di una piscina comunale, di una pista da skateboard e di impianti sportivi diffusi, con la riduzione dei costi di affitto delle palestre.
2. Credo che il futuro economico di Montemurlo possa e debba avere una solida base nel tessile e nel manifatturiero, ma la diversificazione è necessaria. Credo che lo sviluppo di Montemurlo passi anche attraverso una politica che favorisca il turismo. Per il commercio bisogna promuovere una serie di manifestazioni: penso ad aperture speciali come i giovedì in primavera e in estate. Penso ad una stazione ferroviaria per Oste e ridurrò le tariffe di occupazione del suolo pubblico. Inoltre ci sarà un aumento dei parcheggi. Lotta senza quartiere all’abusivismo e al commercio illegale.
3. Se venissi eletto sindaco rivedrei il progetto del nuovo centro cittadino. Penso ad un concorso di idee tra giovani professionisti e ad una commissione paritetica, fondata da tecnici e rappresentanti dei cittadini, che sceglierà il migliore dei progetti possibili. Sul Pg2 purtroppo la convenzione tra pubblica amministrazione e privati è già stata firmata ma sarà necessario fare chiarezza su tutte le carte siglate; credo che comunque dovremmo porre un freno allo strapotere della grande distribuzione.
Aurelio Biscotti
Rilanciare Montemurlo


«Analisi anti diossine»
1. Analisi del sangue e del latte materno di tutti i residenti della zona rossa, ovvero la parte critica di Oste per le ricadute tossiche dell’inceneritore di Montale. Servono dati certi, non si può giocare con la salute dei cittadini Vogliamo tutelare l’economia locale ed aumentare il potere d’acquisto dei montemurlesi grazie al progetto studiato dall’associazione Arcipelago, un metodo che consente ai cittadini di risparmiare e che consente ai negozi aderenti di avere maggiore clientela. Inoltre serve la creazione di un outlet dei prodotti fatti nel pratese. E’ paradossale che una sciarpa fatta a Montemurlo, con tessuto e lavoro montemurlese, venga venduta dal produttore per soli 3,5 euro e che il negozio del centro commerciale che l’acquista la rivenda a 18,90 euro. Se la stessa fosse venduta dal produttore, grazie al nostro outlet, a guadagnarci non saremmo tutti?
2. Il tessile per tanti anni ha dato lavoro ai montemurlesi e non possiamo pensare di riconvertire il settore da un giorno all’altro. Al momento la filiera deve essere tutelata, dobbiamo arginare il problema della disoccupazione. Una città come Montemurlo deve puntare sul turismo, basti pensare a tutto il nostro patrimonio medievale e rinascimentale. Inoltre potremmo attivare dei percorsi enogastronomici di tutto rispetto, il vino e l’olio montemurlese sono prodotti d’alto pregio. Montemurlo dovrà anche adottare provvedimenti per il risparmio energetico.
3. Sarà monitorata ogni singola spesa che il Comune vorrà affrontare. Prima di tutto si deve pensare agli sprechi e trovare soluzioni intelligenti per eliminarli. Una cosa è certa: vogliamo che sia realizzato il parco nel centro cittadino e dotarlo di tutto ciò che possa attirare le persone. Penso ad esempio all’installazione di postazioni wireless che consentano di navigare su internet gratis.
Enrico Mungai
Montemurlo a cinque stelle

«Tia meno cara e più vigili»
1. Inizierei con la rideterminazione di tutte le tariffe, non adeguate all’attuale crisi economica. Ricordiamoci che dobbiamo pagare tutti, così pagheremo meno. Agli extracomunitari non servirà più usare il trucchetto di non far lavorare la moglie e di lavorare in parte a nero per poter usufruire di maggiori agevolazioni a carico dei cittadini montemurlesi. A seguire rideterminazione della Tia per le aziende e attività commerciali. Inoltre creerò una task force con l’assunzione di nuovi vigili urbani che si dovranno occupare principalmente dell’illegalità dilagante, soprattutto nella comunità cinese.
2. Se la crisi verrà affrontata con i fatti e non con le parole riusciremo a riconsegnare ai montemurlesi un comune completamente diverso da quello attuale, a misura di bambino e svuotato da tutta l’illegalità esistente.
3. Per quanto riguarda il piano del traffico sia di Montemurlo centro che di Oste verrà modificato sentendo le esigenze soprattutto dei commercianti. Il pericolo per Oste è che via Oste e via Venezia, con l’abbandono delle attività commerciali esistenti, causa la perdita di parcheggi per la modifica del traffico della giunta Menchetti, diventi la nuova via Pistoiese. Per quanto riguarda il PG1 ed il PG2, per quanto legalmente possibile, sono favorevole alla realizzazione di un grande parco pubblico a misura di bambino e alla riqualificazione delle zona già edificate (vedi capannoni industriali ormai in disuso) in modo da non permettere nuove ed inutili selvagge cementificazioni. Per le opere pubbliche, la messa in sicurezza definitiva delle zone che possono essere colpite da eventuali allagamenti con le idonee opere idrauliche, la riqualificazione di tutti i marciapiedi in tutto il comune e la realizzazione di un palazzetto dello sport polivalente con piscina necessario per promuovere tutto lo sport.
Alessio Mazzei
Lega Nord

Prato verso le amministrative. Confronti curiosi

Peccato per lo scarso pubblico... Quello di ieri deve comunque essere stato un confronto interessante. In particolare, il passaggio di Carlesi sulla partecipazione, sollecitato da Paoletti: ma se non ricordiamo male, non era l'attuale candidato del PD che ai tempi del town meeting (son passati due mesi, non un'eternità) sosteneva che quella non era che una tappa di un processo partecipativo già avviato? Oggi scopriamo invece che la stessa giunta "talvolta non ha favorito la partecipazione"? Forse sarebbe il caso di fargli qualche domanda più specifica...
MV

da la Nazione del 31/05/09
Carlesi: «Meno assessori» Paoletti: «Controlli ai cinesi»

IL CONFRONTO fra i candidati a sindaco Carlesi e Paoletti non entusiasma i compagni: bassa affluenza di pubblico, ieri mattina, alla Casa del Popolo di Coiano.
In uno dei luoghi simbolo della fede rossa e sede di storici congressi pratesi dell’ex partito comunista, solo una quarantina di persone ieri mattina ha assistito al faccia a faccia fra il candidato a sindaco del centrosinistra Massimo Carlesi e quello di Rifondazione Comunista, Paolo Paoletti.
Paoletti ha subito ribadito i motivi alla base della mancata alleanza a livello locale fra le due forze politiche: «Noi volevamo un’urbanistica più partecipata, che la giunta Romagnoli non ha garantito, poi non ci stavamo ad essere una piccola corrente di una sinistra annaquata. Inoltre credo siano subentrate anche questioni personali».
Carlesi invece ha spiegato: «La passata Giunta purtroppo dava per scontato una certa sintonia con i cittadini e talvolta non ha favorito la partecipazione. Non devo comunque difendermi dall’assalto di Paoletti, bensì da quello della destra becera a cui appartengono sia Milone che Cenni». Poi il faccia a faccia è proseguito con toni non troppo accesi.
Sulla crisi e sul modo di produrre nuovo sviluppo Paoletti ha ribadito la necessità di utilizzare i fondi della Cogefis e della Camera di Commercio per aiutare le famiglie in difficoltà e rilanciato il progetto sull’ambiente e sulle nuove tecnologie da sviluppare insieme all’Università, mentre Carlesi ha proposto più sobrietà.
«Ridurrò il numero degli assessori, eliminerò la figura del direttore generale, accorperò alcune partecipate e taglierò le consulenze esterne in modo da avere a disposizione subito 400 mila euro» ha spiegato. Qualche risata sulla battuta di Paoletti sulla nuova tramvia: «Gli studi sulle infrastrutture che ipotizzano migliaia di passeggeri sulla tramvia sono irreali: mi ricordano un certo rock demenziale tipo Skiantos». Applausi poi sulle critiche a Milone: «E’ una fesseria ed è puro razzismo la proposta del 75% dei posti per i bambini italiani, ci manca solo di metter il cartello vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei» Tante le risposte dissimili fra i candidati: per esempio sul rispetto della legalità. «Il sindaco, come vuol far credere qualcuno, non ha poteri infiniti e anche il decreto Maroni non dice questo — ha sostenuto Carlesi — A Prato c’è una carenza di organici e risorse per la sicurezza, ma deve essere il governo centrale ad intervenire». «Non sono d’accordo — ha chiarito Paoletti — il sindaco deve sollecitare il prefetto e poi deve costringere per esempio l’Asm a controllare che i cinesi non continuino a gettare qualsiasi cosa nei bidoni».
Poi Carlesi è scivolato quasi in una involontaria e divertente gaffe rispondendo alla domanda di un compagno che chiedeva se in caso di ballottaggio avesse appoggiato Paoletti: «Credo che sarò io ad andare al ballottaggio e non Paoletti…anzi scusate sono certo che comunque vinceremo al primo turno!».
Filippo Federighi

Prato verso le amministrative. Milone ritorna alla carica (xenofoba)

Milone e Bini snocciolano delle cifre che ci dicono fondamentalmente una cosa sola, e che confermano quello che è già nell'evidenza: gli immigrati sono tra le fasce più colpite dalla crisi economica, perché già partono da condizioni di partenza decisamente più disagiate.
Quindi, più che pensare alle "quote" razziste, che non farebbero altro che spingere ulteriormente nella marginalità economia e sociale una larga fetta della popolazione pratese, pensiamo piuttosto a come creare una rete di servizi sociali, alla persona e alle famiglie, in grado di poter far fronte alle legittime richieste di tutti. Legittime, perché chi vive regolarmente in Italia ha pagato e paga le tasse come e quanto gli italiani, così come il resto dei contributi! E quanto gli italiani hanno il diritto di usufruire dei servizi messi a disposizione.
MV

da il Tirreno del 31/05/09
Milone e Bini rilanciano: «Ci sono quarantamila clandestini»

Il candidato sindaco di Prato Libera e sicura: «La città presto in ginocchio»
PRATO. Aldo Milone, candidato sindaco della lista “Prato libera e sicura” e Gianluca Bini, candidato al consiglio comunale, rilanciano sulla questione immigrazione. Presentando, questa volta, anche numeri sulle comunità immigrate, alcuni dei quali allarmanti, ma di provenienza sconosciuta. «La situazione degli immigrati a Prato rischia davvero di degenerare se non vengono prese misure concrete e soprattutto si rischia di scatenare una guerra sociale come mai prima». Così Gianluca Bini che si riaggancia alla proposta lanciata da Aldo Milone, di dividere i bandi per destinare alloggi popolari e posti in asili nido per il 75% ai pratesi e per il 25% agli stranieri che abbiano dimostrato di essere in regola.
A scatenare la reazione di Bini e Milone la lettura di alcuni dati: a Prato gli stranieri regolari inciderebbero per il 13,66% della popolazione e per il 48% sui nuovi nati senza considerare la quota di clandestini che sarebbe attorno alle 40mila persone, a fronte di una media nazionale che si attesta sul 5,75%. «Si tratta di una popolazione in costante crescita - aggiungono - che assorbe mediamente il 30% delle risorse economiche a disposizione dei servizi sociali». «E’ una situazione unica e, come tale, va gestita - attaccano Bini e Milone - Per avere un’idea del peso che gli stranieri hanno sulle casse comunali e non solo, secondo i dati forniti dall’Istat e dai servizi sociali, l’ufficio nel 2007 ha gestito 29 sfratti di cui il 44,8% riguardanti famiglie straniere. Al 30 agosto 2008 gli alloggi popolari addirittura nel 63% dei casi sono stati riservati a stranieri. Ogni giorno ascoltiamo storie di famiglie in difficoltà, lo ribadiamo, il Comune deve tener conto dei problemi di chi ha pagato tasse e contributi per una vita e nel momento in cui ha bisogno di aiuto non può essere scavalcato da altre persone».
Sul fronte dell’emergenza casa le locazioni a canone calmierato nel 2008 per il 30% sono state assegnate a cittadini stranieri, così come il 23,4% dei contributi è finito nelle tasche di extracomunitari. Sempre nel 2008 gli assistenti sociali hanno erogato 1.508 contributi di cui il 24,81% è andato a stranieri. Lo stesso per il sostegno alla scuola (contributi per mensa, trasporto e libri): nel 2008 l’incidenza sulle spese è stata pari al 41,52%.
«Servono altri esempi? - concludono Bini e Milone - Nelle nuove graduatorie per assegnare i posti degli asili, le famiglie straniere rappresentano il 30%, al pronto soccorso gli accessi di extracomunitari regolari nel 2008 sono stati il 16,5%, una dato al quale vanno aggiunte le centinaia di ricoveri di persone senza documenti e infine i neonati extracomunitari nel 2008 hanno rappresentato il 48,65% delle nascite». E concludomo: «Forse Martini e Carlesi farebbero bene a leggersi i dati prima di proporre leggi per accogliere i clandestini, se non si fa fronte a quest’ondata Prato sarà messa in ginocchio».

da la Nazione del 31/05/09
«Case, scuole e nidi: stranieri pigliatutto»

«LA SITUAZIONE degli immigrati a Prato rischia davvero di degenerare se non saranno prese misure concrete, soprattutto si rischia di scatenare una guerra sociale come mai prima». Aldo Milone e Gianluca Bini, candidato sindaco e capolista di Prato libera & sicura, lanciano un nuovo allarme e snocciolano dati: «I servizi sociali del Comune nel 2007 ha gestito 29 sfratti per morosità di cui il 44,8% riguardanti famiglie straniere — spiegano —. Al 30 agosto 2008 gli alloggi popolari addirittura nel 63% dei casi sono stati riservati a stranieri. Ogni giorno ascoltiamo storie di famiglie in difficoltà: lo ribadiamo, il Comune deve tener conto dei problemi di chi ha pagato tasse e contributi per una vita e nel momento in cui ha bisogno di aiuto non può essere scavalcato da altre persone». Ma Milone e Bini fanno altre cifre: nel 2008 le locazioni a canone calmierato per il 30% sono state assegnate a stranieri, così come il 23,4% dei contributi per l’affitto, il 24.81% dei contributi a disposizione degli assistenti sociali e il 41.52% dei fondi per il sostegno scolastico (aiuti per mense, trasporti e libri). «Servono altri esempi? Nelle nuove graduatorie per assegnare i posti degli asili – concludono Bini e Milone –, le famiglie straniere rappresentano il 30%, al pronto soccorso gli accessi di extracomunitari regolari nel 2008 sono stati il 16,5%, una dato al quale vanno aggiunte le centinaia di ricoveri di persone senza documenti e infine i neonati stranieri, nel 2008 il 48,65% del totale. Martini e Carlesi farebbero bene a leggersi questi dati prima di proporre leggi per accogliere anche i clandestini: se non si farà fronte a quest’ondata Prato sarà definitivamente messa in ginocchio».

Prato verso le amministrative. il PDL sul nuovo ospedale

Certo, detta dagli alfieri della privatizzazione della sanità pubblica - quali sono i partiti del centrodestra nostrano - nonché tagliatori folli di risorse al sistema sanitario, la critica sa veramente di molto elettorale.
Però coglie dei punti oggettivamente preoccupanti, nel progetto del nuovo ospedale, che dovrebbero far riflettere se messi a confronto con le attuali condizioni della struttura.
Per certo, il problema della sanità pratese non è solo nel numero di posti letto, ma anche - forse soprattutto - nella riorganizzazione del complesso dei servizi, a partire dal pronto soccorso e dalla guardia medica, per non parlare delle criticità della vallata: di certo, non ci sembra molto funzionale un investimento così ingente per trovarsi pure ad un dimensionamento inferiore, in una provincia che comunque conta quasi duecentocinquantamila abitanti. In provincia di Arezzo, giusto per fare un paragone, con poco più di trecentomila abitanti (anche se in un territorio molto più vasto) insistono, se non ricordiamo male, almeno tre/quattro presidi ospedalieri...
Sarebbe cos' scandaloso, quindi, ipotizzare - a fianco della nuova struttura - la realizzazione di due presidi più piccoli, ma funzionali, ad esempio in vallata e "a sud" della provincia?
Meditiamo...
MV

da la Nazione del 31/05/09
Pdl contro il nuovo ospedale «Nasce già vecchio e limitato»

Meno 250 posti letto e stanze più piccole della media
POSTI LETTO insufficienti, camere come cubicoli con poco spazio ‘vitale’ non solo per i pazienti ma anche per le apparecchiature tecnologiche, un incolmabile ritardo di 7 anni e 14 milioni di euro che mancano all’appello per risarcire gli espropriati . Sono i limiti patologici del nuovo ospedale secondo il Pdl. E non gli unici. Ad Alberto Magnolfi, capogruppo di Forza Italia-Pdl in Regione non è andato giù soprattutto il rinfresco per la consegna dell’area: «Nessuna parola sul ritardo spaventoso di 7 anni che ha immobilizzato fondi stanziati nel 2002 ed è costato ai contribuenti più del dovuto, così come saranno necessari altri 14 milioni di euro per far fronte alle indennità d’esproprio. Soldi che non ci sono e non sono stati previsti a bilancio. Chi li paga? Non si può votare chi non fornisce risposte di questa portata». Riccardo Mazzoni, coordinatore provinciale del Pdl ha presentato un vero e proprio ‘libro bianco’ con numeri e cifre del nuovo e «già vecchio» ospedale. Dai posti letto (450 contro i circa 690 attuali) ai metri quadrati a disposizione per ogni paziente (100 contro la media nazionale di 148), dalle camere di terapia intensiva (3x3 metri contro 5x5) alla degenza media di appena 5 giorni fino alla «pericolosa promiscuità» in cui si verranno a trovare pazienti di diverse tipologie. Cardiopatici, traumatizzati, casi neurologici, uno accanto all’altro con lo stesso personale con problemi di infezioni e agenti patogeni. «Inoltre, tra 18 nuovi ospedali o in corso di edificazione, Prato è il più piccolo d’Italia, sia rispetto alla popolazione sia come dimensioni», prosegue Mazzoni. Filippo Bernocchi, vice-coordinatore provinciale Pdl, sottolinea: «Questa città è rimasta bloccata per 20 anni e anche quando si decide di costruire qualcosa di nuovo lo si fa in ritardo e con una cattiva gestione. E’ ancora incerto il destino dell’area del Miserciordia e Dolce. L’attuale ospedale dovrebbe diventare una casa per lungo degenti, il cosiddetto ospedale di comunità. Ma quanto costerà?». «Ai limiti strutturali si aggiungono — conclude Magnolfi — quelli delle mancate risposte dell’amministrazione sul sistema per intensità di cura che vede contraria la maggioranza dei medici e di fatto annulla le eccellenze e le specializzazioni, della mancata programmazione di adeguati servizi sul territorio per la continuità di cura per cui, ripeto, c’erano 7 anni di tempo passato invano tra le lacune della Società della salute che ha prodotto solo parole e nessun fatto. Senza contare quei festeggiamenti con foto di gruppo, immotivati per una struttura che costerà all’Asl 4 un canone annuale di 56 milioni di euro più Iva per 20 anni. Brindisi che suonano come prese in giro per gli elettori».
E.D.

sabato 30 maggio 2009

Prato. Documento a sostegno della legge regionale sull'immigrazione

Riceviamo, pubblichiamo ed aderiamo al documento promosso dall'associazione Spazio Pubblico, a sostegno della nuova legge regionale sull'immigrazione.
MV

Per aderire al documento, è possibile farlo sulla pagina dedicata di Facebook oppure inviare una mail a spaziopubblico09@gmail.com


Pensiamo che la nuova legge regionale sull'immigrazione sia una buona legge:

- perché si fonda su una concezione aperta della cittadinanza, che identifica nella pluralità e nella coesione sociale due presupposti fondamentali per lo sviluppo della comunità toscana;

- perché respinge la contrapposizione artificiosa tra 'noi' e 'loro' continuamente alimentata dal governo nazionale, nella convinzione che favorire la civile convivenza sul territorio sia una scelta al tempo stesso giusta nei princìpi ed utile negli effetti;

- perché rifiuta di identificare nelle persone migranti il capro espiatorio della crisi economica in atto;

- perché focalizza l'attenzione sulla questione linguistica, sia sotto l'aspetto della promozione dei corsi di lingua italiana destinati alla popolazione straniera, sia sotto l'aspetto della valorizzazione della mediazione linguistico culturale all'interno del sistema dei servizi;

- perché provvede ad assicurare ai migranti irregolari l'accesso alle cure essenziali ed urgenti, in aperta contrapposizione con i provvedimenti previsti nel disegno di legge sulla sicurezza, destinati a rendere 'invisibile' ai servizi una parte della popolazione straniera presente sul territorio.

Per questi motivi condividiamo la scelta della Regione Toscana ed invitiamo chi vuole manifestare il suo sostegno alla legge regionale a sottoscrivere questo documento.

Animali/Bambini. Insegnanti contro gli zoo.

Gli insegnanti che desiderano sottoscrivere l’appello, possono mandare una mail con oggettoSottoscrivo il documento” all’indirizzo insegnantinozoo@libero.it specificando nome e cognome, la città e l’Istituto scolastico di appartenenza.
Al medesimo indirizzo potete richiedere il banner e il relativo codice per promuovere l’iniziativa sulle Vs pagine web.

Appello sul carattere diseducativo dei cosiddetti parchi faunistici

Premesso

che ogni animale è un individuo senziente dotato di dignità propria quale essere vivente;

che le relazioni che stabiliamo con loro sono elementi che incidono profondamente sul carattere e sul pensiero umano, con particolare riguardo quindi al periodo della formazione e della crescita nei bambini e nei ragazzi;

i sottoscritti insegnanti

esprimono preoccupazione per la probabile realizzazione di un parco faunistico a Ravenna, in zona Standiana, in cui centinaia di animali, rinchiusi in recinti o in gabbie, verranno mostrati a pagamento. In questa struttura essi passeranno il resto della loro vita, lontano dal loro habitat naturale e privati della libertà.

E’ oramai indiscusso che la cattività, indifferentemente dalla specie, è fonte di elevato stress e il protrarsi di questa degenera in evidenti e disastrosi malesseri sia sul piano fisico che psichico per l’animale stesso.

Considerato che

la frequentazione di questi luoghi da parte dei bambini e dei ragazzi ha conseguenze sul loro piano pedagogico, formativo e psicologico e in particolare, come sottolineano molti psicologi italiani in un documento sottoscritto per ora da circa 600 professionisti;

questi contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza della realtà animale, sono veicolo di un’educazione al non rispetto per gli esseri viventi; inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza e ostacolano lo sviluppo dell’empatia in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia;

i sottoscritti insegnanti

attenti a promuovere il benessere psicologico dei bambini e dei ragazzi, non approvano la realizzazione del suddetto parco faunistico e si impegnano a non organizzare gite scolastiche, visite guidate o altre collaborazioni con quest’ultimo, estendendo tale proposito verso ogni struttura che esponga animali in cattività.

Manifesti abusivi: arriva Federico.

COMUNICATO STAMPA

Questa mattina abbiamo scoperto che le squadre notturne di attacchini di manifesti elettorali hanno invaso tantissimi spazi di altre liste, compresa la lista Bonino-Pannella, con la propaganda di un candidato del PdL, tale "Federico".
Questo nome campeggia, infatti, su molte postazioni elettorali debordando su quasi tutti gli spazi d'affissione disponibili.
Chi l'ha fatto e chi l'ha ordinato e consentito ha compiuto atti illegali, che infrangono numerose norme elettorali e che danneggiano le liste concorrenti che si sono viste "annullare" i propri messaggi di propaganda politica. Sono azioni di delinquenza politica inammissibili. Che portano anche a Prato metodi e sistemi molto in voga nelle grandi città, a Roma ad esempio, ed illustrati ampiamente ed efficacemente da un reportage delle "Iene" qualche settimana fa.
Questi atti di concorrenza sleale ed illegale sono, purtroppo, tollerati da tutte le forze politiche. Che prima o dopo le campagne elettorali emanano leggi e leggine che forniscono l'immunità, penale e pecuniaria, a questi comportamenti da fuorilegge della politica.
Solo i Radicali, con una propria campagna di denuncia delle illegalità che si vanno compiendo, restano fuori dal coro. E richiedono alle autorità competenti di agire subito per ristabilire le regole del gioco che questi bari violano in continuazione ed impunemente.
Come più volte dichiarato da Marco Pannella e da Emma Bonino queste elezioni si caratterizzano sempre di più come antidemocratiche. Che i comportamenti notturni dei partiti contribuiscono ancora di più ad evidenziare.
Associazione Radicale "Liber@MentePrato
Il segretario Vittorio Giugni
http://liberamenteprato.blogspot.com/

Clima/Migranti. Un'atroce necessità.

Clima: Legambiente, 6 Mln Profughi
In Fuga Da Cambiamenti


(ASCA) - Firenze, 30 mag - Nel mondo ci sono 37,4 milioni di profughi, di cui oltre la meta' in fuga da catastrofi naturali. Presto, secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, 6 milioni di persone ogni anno saranno costrette a fuggire dai danni provocati dai cambiamenti climatici, ma per loro non varra' lo status di 'rifugiato'. Lo denuncia Legambiente, nel dossier 'Profughi ambientali', presentato nell'ambito di 'Terra Futura', la mostra sulle buone pratiche di sostenibilita' in corso alla Fortezza da Basso di Firenze. Leggendo il dossier si apprende che l'Unicef tra il 2005 e il 2007 ha risposto a 276 emergenze in 92 Paesi, oltre la meta' delle quali causate da calamita', il 30% da conflitti e il 19% da problemi sanitari. Inoltre, secondo i dati del programma Onu per lo sviluppo umano, oggi sono 344 milioni le persone a rischio di cicloni tropicali e 521 quelle a rischio di inondazioni. Le previsioni presentano un quadro drammatico: per l'Unicef nel 2010 50 milioni di persone soffriranno la fame a causa di emergenze umanitarie e climatiche e per l'Alto commissariato Onu per i rifugiati i cambiamenti climatici potrebbero costringere 6 milioni di persone all'anno a lasciare le loro case. Un dato che per il 2050 potrebbe arrivare all'astronomica cifra di 200/250 milioni di persone. ''Il fenomeno dei migranti e rifugiati per cause ambientali e' gia' oggi di notevole entita' e aumentera' in modo drastico - spiega Mautizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria di Legambiente -. Eppure non si riesce a dare un numero preciso di quanti siano al momento o a dare loro assistenza adeguata, perche' giuridicamente i rifugiati ambientali non esistono''. Le conseguenze dei cambiamenti climatici, rileva ancora il dossier di Legambiente, toccano anche l'Italia che negli ultimi 20 anni ha visto triplicare l'inaridimento del suolo. L'associazione stima che il 27% del territorio nazionale sia a rischio desertificazione con sette regioni particolarmente esposte: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Prato verso le amministrative. Un altro duello al sole.

Riceviamo e volentierei pubblichiamo.
mv


“ Lunedì 1° Giugno alle ore 17,30 all’ex Cinema Cristall Roberto Cenni, candidato Sindaco per il Centrodestra e Paolo Paoletti, candidato Sindaco per Rifondazione Comunista, si confronteranno in un dibattito a tutto campo sul futuro della città .

Il dibattito sarà moderato dal giornalista Umberto Cecchi e consentirà ai cittadini di conoscere e valutare le proposte dei due candidati su urbanistica, immigrazione , problemi e prospettive per il distretto e sugli altri temi di questa campagna elettorale , Rivolgiamo un invito a partecipare al confronto alla cittadinanza tutta ed agli organi di stampa e di informazione.

Comitato elettorale Roberto Cenni
Comitato elettorale Paolo Paoletti

Prato. Colate di cemento e tramvie

Municipio Verde, insieme al gruppo dei 38-1, aveva già denunciato il rischio della colata di cemento nelle osservazioni alla Variante presentate nell'autunno scorso.
Ora, tutto si conferma...
MV

da il Tirreno del 30/05/09
Il deposito del tram va alla stazione

L’ultimo atto della giunta Romagnoli blocca il progetto Frasconi

Nel Regolamento urbanistico della variante Declassata, accanto al McDonald’s, una colata di cemento

PRATO. L’ultimo atto della giunta Romagnoli è un omaggio al buon senso. Voluta dal sindaco, dopo qualche tensione con gli uffici tecnici dei Lavori pubblici, la delibera di indirizzo è datata 21 maggio: brevissima e altrettanto chiara. L’argomento è quello tutt’ora “caldo” della tramvia - tanto cara al dirigente Opere pubbliche Lorenzo Frasconi - del suo tracciato e dell’enorme deposito dei mezzi che si prevede debba essere costruito. La giunta uscente ha messo due “paletti”. Il primo riguarda l’ubicazione del deposito, previsto alle Badie: «Devono essere prese in considerazione e analizzate soluzioni alternative - spiega la delibera - in primo luogo la possibilità di una sua collocazione nell’area attualmente occupata dallo scalo merci nell’area della stazione centrale».
Se deposito del tram deve essere, dunque, non dovrà nascere in altri luoghi se non nella zona, a medesima vocazione, della stazione centrale. Secondo: «Subordinare qualunque provvedimento attuativo del progetto all’approfondimento del consiglio comunale (il prossimo, ovviamente ndr) e al processo di informazione e consultazione pubblica». Quindi, riassumendo: deposito del tram alla stazione, ma solo dopo l’approvazione del nuovo consiglio comunale che verrà votato il 6 e 7 giugno che a sua volta dovrà subordinare le sue decisoni a una vasta consultazione popolare.
Ma perché è stato necessario, all’ultimo tuffo, scrivere nero su bianco la volontà politica dell’amministrazione uscente su un argomento così delicato? Per la determinazione di Frasconi a portare avanti il pacchetto-progetto tramvia così com’è, da un lato, e dall’altro, per alcune ambiguità della documentazione dell’Ufficio di piano retto da Riccardo Pecorario.
Per capire bisogna fare qualche passo indietro. Tornare al 18 novembre dell’anno scorso, data di approvazione del progetto definitivo di tramvia - contestata da mezza città ma necessaria per acquisire una prima tranche di fondi per le infrastrutture - che prevedeva la localizzazione del deposito alle Badie, «a est di via Leonardo da Vinci, in adiacenza dell’autostrada A11»; alla successiva - è di poche mesi fa - approvazione della variante Declassata nella quale ricompare il deposito alle Badie, collocazione che viene definita, nelle risposte dei tecnici alle osservazioni, allarmate, della Circoscrizione Sud già alle prese con il nuovo deposito Cap, «puramente indicativa» in attesa delle definizione dei progetto che riguardano le infrastrutture.
Ma il deposito del tram rispunta, per la terza volta, anche in quello che dovrebbe essere lo strumento di attuazione della variante Declassata, ovvero la variante al Regolamento urbanistico, adottata poche settimane fa. Ancora. A pagina 5 del regolamento, all’articolo 109 “Progetto norma 11.2 Declassa” nella sezione inerente il nodo 1, appunto quello che prende in considerazione tutta l’area del futuro polo espositivo e dintorni, si legge: «Aree a sud-est dell’incrocio tra Declassata e via Berlinguer (via del Porcile ndr): la connessione del sistema ambientale potrà essere interessata da infrastrutture di servizio connesse al trasporto pubblico e svolgere una funzione integrativa delle attività espositive dell’area (museo Pecci, centro polivalente)». Insomma il deposito del tram, ma questa volta indicato con un “giro di parole”.
Ma su quel pezzetto di città - proprio lo stesso dove oggi c’è il McDonald’s con relativo parcheggio che resterebbero - il progetto degli uffici dei Lavori pubblici e dell’Urbanistica, è ben più vasto. La lettura delle tavole non è semplice ma guardando bene i numeri, il “disegno” diventa più che comprensibile. Sempre in via del Porcile, dove c’è il fast food, dove dovrebbe nascere, secondo i tecnici, il deposito del tram, e dove oggi c’è un’area verde che, secondo il piano Secchi, avrebbe dovuto ospitare il parco delle sculture, è stato istituito un diritto edificatorio enorme (è prerogativa della variante darne di nuovi su terreni “vergini” o modificare quelli pregressi). Nel caso di via del Porcile il diritto è pari a 20.375 mq di costruito a destinazione direzionale, che in metri cubi diventano 62mila e che in pratica danno la possibilità di realizzare un mega edificio di oltre 250 metri di lunghezza (più di due campi da calcio messi in fila), ampio venti metri e alto quattro piani. E per essere ancora più precisi, gli estensori del nuovo regolameno urbanistico precisano: «Verrà realizzato un edificio per attività direzionale e di servizio che segnerà l’ingresso della città e che dovrà dialogare con il museo Pecci collocato sul lato opposto della Declassata». Non è una colata di cemento?
Cristina Orsini

Prato verso le amministrative. Bellandi e la Sinistra RossoVerde

Urbanistica zero, filiera del riciclo, partecipazione... Tutti temi a noi cari!
MV

da il Tirreno del 30/05/09
Bellandi: «Sindaco e giunta a metà stipendio»

Guida la Sinistra rosso-verde nella corsa al Comune

«Basta speculare sul territorio con nuove costruzioni»

PRATO. Renzo Bellandi si è messo in gioco “per riunire tutta quella sinistra che aveva deciso di smettere di votare non sentendosi più rappresentata”. Il candidato sindaco per la lista “Sinistra rosso verde” propone un modello politico di gestione amministrativa che parte dal basso attraverso la partecipazione. «La mia mission - sottolinea - non è la conquista della poltrona».
In che modo deve essere quindi governata la città?
«Amministrare significa innanzi tutto dare il buon esempio e in qualche caso fare anche dei sacrifici. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, tutti dobbiamo fare un passo indietro, a partire dal primo cittadino che dovrebbe rivedere il proprio stipendio e quello dei suoi assessori. Sono compensi di circa 4mila euro al mese, credo che si possa vivere dignitosamente anche con la metà. Il risparmio consentirebbe di fare maggiori investimenti a favore della comunità».
Veniamo al programma. Quali sono le sue linee guida?
«Prima di tutto il patto “urbanistica zero”. Basta speculare sul territorio con ulteriori costruzioni, bisogna puntare sull’ambiente. La filiera dei rifiuti non deve prevedere l’inceneritore ma il riciclo, per incentivare l’economia verde».
Sempre in tema urbanistico, idee per il centro storico?
«Bisogna rilanciare le attività e riportare la gente a investirci. Gli affitti costano cari e disincentivano l’apertura di nuovi negozi o attività, è necessario calmierare il tutto. I centri commerciali poi hanno definitivamente portato via la gente dal centro e la multisala è stata solo un’operazione di speculazione edilizia: i 950 posti di lavoro promessi sono infatti già scesi a 250».
Tra i vari problemi, qual è la vera emergenza?
«Il lavoro. Bisogna farlo ripartire al più presto: diversificare dal tessile è inevitabile. Una soluzione potrebbe essere nel turismo, per cui occorre concentrare gli investimenti nelle opere della città come è stato fatto con gli affreschi del Lippi. Per esempio, con i tunnel nel sottosuolo della città potrebbe svilupparsi una rete museale».
Programmi per il manifatturiero?
«Prato ha già chiuso, non si può far finta di nulla. Però può rinascere: suggerisco di incentivare le aziende che sono ancora in piedi, quelle che fanno ricerca e hanno saputo innovare».
In che modo?
«Magari tagliando le tasse alle imprese che assumono, come incentivo. Ma è solo un esempio bisogna valutare caso per caso. Le scelte che riguardano il governo della città, comprese quelle economiche, non devono essere imposte, ma condivise. E qui introduco il tema della partecipazione per noi molto importante».
Che cosa prevede?
«Sicuramente un sindaco che sta con la gente: penso addirittura a una delega per sviluppare questo tema insieme alla cittadinanza».
Barbara Burzi

Prato verso le amministrative. Il programma di Querci per la provincia

Alcuni spunti interessanti, diremmo quasi inusuali, sui temi ambientali, per il candidato dell'UDC pratese alla provincia...
MV

da il Tirreno del 30/05/09
Querci: «Filiera corta del tessile e bioedilizia»

L’esponente Udc in lizza per la Provincia punta sull’economia

«Un piano di sostegno per sostenere le aziende in crisi»

PRATO. L’avvocato Francesco Querci è il segretario comunale dell’Udc, un partito che ha tra i suoi programmi quello di tagliare le Province a favore delle aree metropolitane. Ma visto che la Provincia di Prato esiste, lui si candida «per farla funzionare. Sono per la riduzione degli assessorati a quattro - spiega - che corrispondono alle competenze dell’ente: ambiente, turismo, formazione e infrastrutture».
Su quali infrastrutture andrebbero concentrati gli investimenti?
«Prima di tutto vanno sviluppati i progetti che sono già sui tavoli della Provincia, come la realizzazione della metropolitana di superficie che ritengo indispensabile. Per il resto, i nostri programmi prevedono soprattutto la valorizzazione delle risorse del territorio e del capitale umano».
Per esempio?
«Intendo favorire un Piano energetico provinciale che potenzi le fonti energetiche rinnovabili dall’eolica alle biomasse, a vantaggio delle imprese stesse e di uno sviluppo ecosostenibile. In campo energetico siamo per l’abbandono del progetto di termovalorizzatore. Piuttosto vanno pensate politiche d’incentivazione alla raccolta differenziata».
E sul piano delle risorse umane?
«Bisogna investire sulla cultura come risorsa per il nostro territorio».
In campo economico invece?
«Si parta dallo stimolare una filiera corta del prodotto tessile pratese, ma anche del manifatturiero in genere. In gran parte potrebbe entrare nel circuito della bioedilizia, da utilizzare nel recupero di tutti gli edifici scolastici. Ciò potrebbe generare altre forme di economia che vanno nella direzione di un miglioramento della qualità della vita. Soltanto attuando questo tipo di politiche sarà possibile accedere ai finanziamenti europei, molti dei quali riguardano appunto scelte ecocompatibili».
Dunque diversificare.
«Soprattutto investire nella formazione, mettendo in contatto centri di ricerca come il Creaf e il Pin con le esigenze del mondo del lavoro in un’unica sinergia».
Questo nel lungo termine. Per l’immediato cosa propone?
«Un piano di sostegno alle imprese, attraverso il quale la Provincia in accordo con le banche locali possa prestare garanzia a favore di chi intende investire sul territorio. Poi, sospensione del pagamento delle rate del leasing di un anno, mettendo come garanzia le quote delle società partecipate dal Comune».
E il turismo?
«Prima di cercare turisti da fuori bisogna far scoprire ai pratesi le risorse che abbiamo».
Nel suo programma parla di “housing sociale”, ce lo spiega?
«Si tratta di una fondazione etica che si occupa di rivalutare il patrimonio immobiliare delle industrie dismesse, per realizzare abitazioni da immettere sul mercato ad affitti calmierati per periodi limitati».
Bar.Bur.

Prato verso le amministrative. Matteoli promette cemento e catrame

Matteoli vorrebbe far decollare l'Interporto... Farebbe la felicità dei tanti passati amministratori di centrosinistra: questo lo sa?
MV

da il Tirreno del 30/05/09
Il “ dono” del ministro Matteoli a Cenni «Faremo decollare l’Interporto»

Non vi sono invece risorse statali per il progetto della metrotramvia

PRATO. Non lo chiama Interporto ma piattaforma logistica. Poco male, ma è chiaro che quando il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, parla di “piattaforma logistica” che dovrà necessariamente decollare, ha in mente l’Interporto di Gonfienti. Un nodo dell’interscambio merci che avrebbe dovuto smuovere l’economia non solo pratese ma dell’intera Toscana e forse anche dell’Italia centrale. Ma così non è stato. Almeno fino ad oggi. Perché il ministro è più che fiducioso.
Ed è proprio il definitivo sviluppo dell’Interporto il “regalo” che il ministro del governo Berlusconi ha portato ieri pomeriggio in dote al candidato del centrodestra Roberto Cenni. Prima ha ascoltato i rappresentanti delle categorie economiche, dei sindacati e delle istituzioni locali, poi ha incontrato il candidato Cenni che gli ha esposto la grave situazione del distretto pratese accompagnata dalle sue idee per il rilancio. Ai giornalisti il ministro Matteoli ha poi esposto quanto, a suo giudizio, il governo Berlusconi potrà garantire per Prato.
Interporto. «Si tratta di uno snodo eccezionale: settanta ettari a disposizione, a soli cento chilometri dal porto di Livorno, rappresentano una grande opportunità. In Italia vi sono 40-50 piattaforme logistiche: troppe. Bisogna concentrarsi su quelle più funzionali e Prato è indubbiamente un punto di riferimento insostituibile. Certo bisogna fare in modo che anche le altre infrastrutture (ferrovia, autostrada) agevolino il compito».
Terza corsia della Firenze-Mare. Il progetto della società Autostrade, assicura il ministro, è a buon punto. «Avevo chiesto che si arrivasse fino a Lucca - spiega - ma mi è stato risposto che avrebbero dovuto rifare il progetto, perdendo così ulteriore tempo. Allora la terzia corsia si fermerà a Montecatini. In un secondo lotto guarderemo di arrivare a Lucca. I tempi dovrebbero essere rapidi».
Ferrovie. I collegamenti ferroviari devono essere migliorati. Il ministro Matteoli è consapevole che la Regione Toscana sta investendo per migliorare il collegamento fra Firenze e Lucca e contatti sono in corso con le Ferrovie per potenziare i servizi a beneficio dei pendolari.
Le “bretelle”. «La Prato-Signa è un collegamento importante. Il progetto va avanti». Su quella tra il Mugello e la Valbisenzio è apparso molto scettico.
Metrotramvia Firenze-Prato-Pistoia. «Nessuno mi ha parlato di questo progetto - chiarisce il ministro Matteoli - so che il Comune sta lavorando ad una metropolitana di superficie urbana, ma del collegamento metropolitano siamo a zero. Non mi risulta che lo Stato abbia fino ad oggi ricevuto una proposta di questo genere. Una strada da percorrere potrebbe essere quella del project financing visto che il governo non ha le risorse per questa opera».
Fognature industriali. «I privati investono. Al momento le poche risorse rimaste - ricorda Matteoli - sono quello che assegnai io nel periodo 2001-2006. Se riusciamo ad aumentare anche di poco il sostegno avremo realizzato un’opera importante».
Cassa integrazione. «Ho chiesto al collega Sacconi - informa il ministro Matteoli - di prorogare di un anno la cassa integrazione per Prato visto che qui la crisi è partita prima».
Giovanni Ciattini

Prato verso le amministrative. Clima da stadio

Per molti aspetti, era inevitabile che prima o poi si accendessero gli animi e che le rispettive "tifoserie" si scontrassero, anche se solo a fischi e applausi, in maniera più rumorosa.
E anche a leggere le cronache dello scontro, l'impressione forte è che confronti di questo genere non servano assolutamente a niente. Nessuna novità sul fronte delle dichiarazioni, sostanzialmente uguali a quelle straripetute nelle ultime settimane, nessun vero confronto tra idee.
Un'occasione persa di democrazia...
MV

da la Nazione del 30/05/09

Immigrati: lo scontro si accende
Cenni e Milone: ‘Legge Martini, una follia’. Carlesi: ‘Una buona norma’
CLIMA incandescente e pubblico da stadio per l’incontro organizzato dalla «Nazione» e andato in scena giovedì sera all’auditorium del Pecci fra i tre candidati a sindaco Massimo Carlesi, Roberto Cenni e Aldo Milone. Durante la caldissima serata, alla quale hanno partecipato quasi 500 persone, i candidati hanno affilato le armi, ricevendo applausi o fischi, a seconda delle «fazioni». Che la partita elettorale sia aperta come mai lo era stata lo dimostra anche il «tifo» dell’altra sera.

E’ STATO il tema caldo dell’illegalità, collegato alla legge regionale sull’immigrazione voluta da Martini, a dividere le posizioni. Il candidato civico sostenuto dal centrodestra Roberto Cenni non ha nascosto di essere preoccupato per Prato e il dibattito si è subito acceso. «Non si può sopportare un ulteriore carico di immigrati — ha detto —, sennò l’atto di discriminazione è nei confronti dei pratesi: il problema è complesso, ma la legge della Regione non contribuirà a risolverlo, visto che crea le condizioni perché arrivino altri clandestini: sugli immigrati ora serve soprattutto fermezza, Prato non può sopportare ulteriori afflussi». Di altro avviso Massimo Carlesi, candidato del centrosinistra: «La legge della Regione è una buona legge, perché assicura a Comuni e associazioni di volontariato maggiori strumenti nel costruire l’integrazione, per la quale Prato è già un esempio. Non solo. Grazie alle tessere per i non regolari, si potranno capire meglio le dimensioni dell’immigrazione clandestina: per affrontare un problema per prima cosa si deve conoscerlo». Il tema degli immigrati è il cavallo di battaglia della lista Prato Libera&Sicura, così Aldo Milone ha subito sostenuto la tesi di Cenni. «La legge regionale è improponibile e demagogica — ha attaccato —, porterà a Prato altri clandestini da tutta Italia, a cui secondo il Pd si dovranno garantire anche vitto e dormitori: vorrei sapere il Comune dove troverà le risorse per accoglierli. Taglierà i servizi per i pratesi o aumenterà le tasse?».

POSIZIONI diverse anche sui poteri del sindaco rispetto al tema sicurezza. «Un sindaco ha i poteri per contrastare l’illegalità e ristabilire le regole basilari — ha detto Cenni —, un sindaco può emettere ordinanze contro il sovraffollamento negli appartamenti, ordinanze per riportare la sicurezza e tutelare gli interessi dei pratesi». Per Carlesi, invece, «un sindaco può intervenire soltanto su alcuni aspetti, perché è lo Stato che si deve occupare di sicurezza e legalità». Poi la stoccata a Berlusconi: «Certo i provvvedimenti di questo governo ad esempio sulla tracciabilità dei flussi finanziari non fanno altro che favorire la circolazione del denaro nero...». Sui poteri del sindaco Milone è stato perentorio: «Un sindaco ha solo l’obbligo di comunicare al prefetto i provvedimenti in tema di ordine pubblico: se nei mesi scorsi mi sono dimesso da assessore alla sicurezza è proprio perché non vedevo in giunta intorno a me la determinazione che sarebbe stata possibile e necessaria».

Tasse, ex Banci e cinesi Gli sfidanti a confronto
ECONOMIA e legalità: un binomio che ha contribuito a scaldare gli animi e il pubblico, giovedì sera al Pecci al dibattito organizzato dalla Nazione con i candidati a sindaco Carlesi, Cenni e Milone. Nessuno ha la ricetta per risolvere i problemi di Prato, magari ci fosse. Tutti hanno parlato della necessità di diversificare, ma allo stesso tempo di creare le condizioni perché il tessile resti il settore trainante della nostra economia (con Cenni che, da esperto del ramo, ha illustrato di nuovo il suo progetto sul cardato eco-compatibile). Tutti hanno condiviso l’importanza per Prato di avere finalmente ottenuto la ribalta nazionale. Tutti, seppure con toni molto diversi — «buono» quello di Carlesi, «cattivo» quello di Milone, una via di mezzo quello di Cenni — hanno detto che il distretto parallelo cinese è un’emergenza da affrontare (e chi potrebbe affermare il contrario?).
Alla fine, sul fronte dell’economia, i tre sfidanti si sono divisi soprattutto su una cosa: il futuro dell’ex Banci. Carlesi nel polo fieristico ci crede, gli altri due no. «Dobbiamo fare delle scelte giuste — ha detto Carlesi — l’ex Banci è un’opportunità per portare occupazione ed essere di supporto al mondo del lavoro come luogo ad hoc dove creare eventi». Cenni: «Non ci interessa una nuova ‘Gardaland’, non ci interessa altro cemento: basta valorizzare le risorse che abbiamo». Milone: «Prima pensiamo alla città costruita, recuperiamo luoghi caduti in mano al degrado, riportiamo il decoro e poi possiamo pensare all’ex Banci».
In queste settimane le imprese (Unione industriale, associazioni di artigiani e commercianti) e i sindacati attraverso La Nazione hanno chiesto ai candidati precisi impegni sulle tasse, che pesano particolarmente in questo momento di crisi. Carlesi, Cenni e Milone sono stati onesti: nessuno ha fatto promesse elettorali che, visto lo stato delle finanze comunali, non si potranno mantenere. Ecco in sintesi cos’hanno detto. Cenni: «Va vista l’eredità lasciata da questa amministrazione. L’addizionale Irpef quest’anno sarà sicuramente molto bassa, perchè i redditi sono diminuiti ed è un problema in più. Certo le tasse e le tariffe andranno riviste sulla base delle necessità delle famiglie delle aziende, cercheremo di contenere al massimo la pressione fiscale». Milone: «Fino a quando non sarà avviata una seria politica del recupero dell’evasione Tia, pari a oltre 2milioni di euro e voi sapete per colpa di chi, a pagare saranno sempre i soliti noti, le aziende (non quelle cinesi) saranno sempre più in difficoltà e le famiglie pure». Carlesi: «Va trovato un giusto equilibrio sul peso da far gravare sulle famiglie e sulle imprese. Allo stesso tempo va avviato un recupero dell’evasione».

Prato verso le amministrative. Finalmente, qualcuno a Milone lo ha detto..

... che anche lui in fondo è un immigrato, a Prato...
MV

da la Nazione del 30/05/09
E dal pubblico: «Milone, sei anche tu un immigrato»
NEL CLIMA da stadio del Pecci, mentre i candidati si dividevano su immigrazione e legalità, è successo che un supporter di Carlesi abbia detto a Milone: «Ma non sei anche tu un immigrato?» Una frase dal tono offensivo, spiegabile con la tensione che si respirava fra gli opposti schieramenti (al termine dell’incontro il supporter di Carlesi ha detto che si è trattato di un «equivoco»). Milone però ieri ha così commentato: «Mi rammarica molto — ha detto — che esponenti del Pd, che predicano tolleranza e integrazione, ancora oggi si permettano di dare dell’immigrato a chi ha origini meridionali. E’ un’offesa di cattivo gusto, che non offende soltanto me, ma tantissime persone che da anni vivono a Prato e che con il loro lavoro hanno contribuito al benessere di questa città, che giustamente considerano come loro. Questo fatto ha rafforzato in me la convinzione di aver fatto la cosa giusta nel lasciare il Pd, da cui mi sono dimesso per quel ‘buonismo’ che porta a non affrontare i problemi, soprattutto dell’immigrazione clandestina, che danneggia anche gli stranieri regolari: è invece necessario — ha concluso — il pugno duro per combattere l’illegalità diffusa e per riportare la tranquillità e il rispetto delle regole nella nostra città».

Prato verso le amministrative. Ancora sul "Caso Sasch"

Continuiamo a seguire le vicende del caso Sasch, con lz ricostruzione delle tappe processuali e lo sviluppo della polemica tra PDL e Tirreno.
MV

da il Tirreno del 30/05/09
«Siamo asserviti solo alla legge»

Il presidente del Tribunale replica alle accuse del centrodestra
Genovese: il giudice Liguori è imparziale, ingenerose le critiche nei suoi confronti
PRATO Quelle accuse, la giustizia a orologeria e i giudici asserviti alla sinistra, non gli sono proprio andate giù. E così Francesco Antonio Genovese, presidente del Tribunale, di solito abbastanza riservato come richiede il suo ruolo, accetta di buon grado di rispondere alle domande dei cronisti sul caso Sasch che in questi giorni agita le acque della politica e non solo.
A Genovese preme dire intanto un paio di cose. Primo: «Noi giudici siamo asserviti sì, ma solo alla legge». Secondo: «L’orologeria di cui sento parlare, in questo caso è del tutto casuale».
Seduto nel suo studio al secondo piano del Palazzo di giustizia, il presidente del Tribunale ha la scrivania ingombra dei giornali che riportano le pesantissime affermazioni fatte dal deputato Riccardo Mazzoni e da altri del Pdl sull’operato dei giudici, o meglio del giudice dell’udienza preliminare che mercoledì ha rinviato a giudizio per uso di false fatture il presidente del consiglio di amministrazione di Sasch, Antonio Rosati, che è anche il cognato di Roberto Cenni, socio di riferimento dell’azienda.
Uno degli articoli è cerchiato in rosso. E’ quello che contiene un paio di frasi dell’avvocato Massimo Taiti, sostenitore di Cenni e candidato a presidente della Circoscrizione centro («Quel gip lo conosco: per la storia delle irregolarità sulle firme elettorali qualche anno fa ha mandato solo me in Cassazione, ma alla fine ho vinto io»).
«Ecco - commenta il presidente Genovese - Sono rimasto colpito non tanto o non solo dalla polemica politica (d’altra parte siamo in campagna elettorale), quanto dall’attacco dell’avvocato al giudice Liguori. Mi stupisce che dica certe cose un avvocato esperto come lui e voglio credere che sia il frutto di un momento di stizza».
Per la cronaca, lo scorso gennaio la Cassazione ha annullato senza rinvio il procedimento per le firme false e ha dichiarato estinto il reato per prescrizione, anche su richiesta del Pg presso la Cassazione.
«Il giudice Anna Liguori è una persona corretta che ha tutta la mia stima, una persona imparziale - aggiunge il presidente del Tribunale - Del resto anch’io sono stato invitato a diverse presentazioni dei candidati e non sono mai andato. Ci teniamo a distanza perché siamo terzi».
Ce n’è anche per l’avvocato Gaetano Berni, difensore di Antonio Rosati, che non è stato affatto tenero col gup («L’udienza è stata trattata in assenza del difensore legittimamente impedito», «Il giudice ha deciso senza neanche ascoltare la tesi dell’indagato», «Le leggi in materia non sono state correttamente applicate»).
«Ricordo, come avete già scritto, che c’erano già stati altri tre rinvii di quell’udienza - fa sommessamente notare Genovese - D’altra parte, se ci fosse stato rappresentato che il processo poteva incidere sulle elezioni, forse il giudice poteva anche valutare un eventuale rinvio. Ma queste ragioni di carattere politico non sono state avanzate. Basti pensare che il giudice ignorava perfino che la persona rinviata a giudizio avesse un qualche collegamento con un candidato alle elezioni».
Semmai, aggiunge il presidente Genovese, «quella dell’avvocato difensore è sembrata più che altro una manovra dilatoria». Insomma: un tentativo di far celebrare l’udienza dopo le elezioni per evitare il clamore.
Se è andata davvero così, evidentemente non si è calcolato che dopo tre rinvii sarebbero serviti motivi gravissimi per ottenere un quarto slittamento, tenuto conto anche dei termini per la prescrizione.
Paolo Nencioni

Le tappe della vicenda, dal 21 gennaio allo scorso giovedì
Lo sconto chiesto dalla difesa

Le tappe del procedimento aiutano a capire come si è arrivati all’udienza di mercoledì e sgombrano il campo dai dubbi che si sia voluto colpire un candidato (sempre ricordando che Roberto Cenni non è né imputato né indagato). La richiesta di rinvio a giudizio è stata depositata il 21 gennaio, un mese e mezzo prima che Cenni annunciasse la sua candidatura. All’udienza preliminare fissata per il 25 marzo il difensore eccepisce un legittimo impedimento e si rinvia all’8 aprile. Qui c’è un fatto nuovo, perché, a differenza di quanto affermato giovedì dall’avvocato Berni, a Palazzo di giustizia fanno sapere che non è stata la Procura a proporre alla Sasch un patteggiamento per una pena pecuniaria inferiore ai 10.000 euro, ma è stata l’azienda, tramite l’avvocato, a chiederlo con insistenza. Avuto il consenso della Procura, però, all’udienza dell’8 aprile la difesa ha chiesto un secondo rinvio per valutare l’ipotesi del patteggiamento. Al terzo tentativo, il 15 maggio, la difesa comunica che non è più disponibile a patteggiare e ottiene il terzo rinvio, al 27 maggio. Il resto è storia di questi giorni.

Il penale e il tributario sono autonomi
Due processi distinti
«Nessuno ci ha rappresentato ragioni di opportunità politica per chiedere un rinvio E’ sembrata solo una manovra dilatoria»
UN concetto che non è stato sufficientemente compreso nella vicenda che ha coinvolto la Sasch è la separazione tra i procedimenti tributari e quelli penali. Altrimenti non si comprenderebbero nemmeno la sorpresa e le spiegazioni fornite a caldo da Roberto Cenni. Pensavamo di aver risolto tutto con una transazione davanti all’Agenzia delle entrate nel 2004, ha detto il candidato imprenditore. E questo è vero, ma quello che è stato risolto è solo l’aspetto tributario. Il procedimento penale è autonomo, e se la Procura ritiene che sia stato commesso un reato, lo persegue. In questo caso il reato è l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Quindi, non semplici irregolarità formali, ma atti dolosi (nell’ipotesi dell’accusa) per evadere le tasse.

LA POLEMICA

Caro Toccafondi, ti rubo un po’ di spazio, ovviamente se me lo concedi, per replicare al tuo commento sul caso Sasch. Nella conferenza stampa in cui nel mio piccolo, come hai giustamente sottolineato, ho parlato di “agguato” elettorale a Cenni, ho premesso due cose che non hanno trovato spazio nell’articolo del tuo bravo cronista: 1) massimo rispetto per il giornale che ha riportato la notizia; 2) se fossimo in un Paese normale, in cui non ci sono mai stati intrecci preelettorali tra politica e giustizia, la conferenza stampa non avrebbe avuto ragione neppure di essere convocata.
Ma la storia italiana degli ultimi 15 anni ci porta purtroppo ad altre riflessioni, e il comportamento del gip pratese che ha perfino ignorato un legittimo impedimento dell’avvocato difensore per procedere immediatamente col rinvio a giudizio non pare proprio essere un atto di serenità giudiziaria.
Tu chiedi dove io abbia visto il violento attacco a Cenni. Ti spiego l’insondabile mistero. Non è stato forse il Tirreno a parlare di “fulmine sulle elezioni” mentre Cenni, in questa vicenda, non risulta nemmeno indagato? E a scrivere che sì, insomma, il proprietario della Sasch non poteva non sapere, formuletta magica di borrelliana memoria? E a sostenere, infine, che questa vicenda giudiziaria avrebbe avuto sicure ripercussioni sul voto, con tanto di locandina a titoli cubitali? Giornalisticamente, un piccolo capolavoro.
Ma forse nel tuo commento ti saresti potuto risparmiare - salendo in cattedra - la chiosa sull’onestà del giornalismo che fa il Tirreno insinuando invece una mia presunta disonestà intellettuale quando dirigevo il Giornale della Toscana. Ognuno cerca di fare questo difficile mestiere nel miglior modo possibile, ma nessuno è mai veramente imparziale: fa parte della natura umana e soprattutto della linea politica dell’editore che ti assume. Quindi caro Toccafondi non ti indignare se leggendo questo scoop giudiziario del Tirreno sul caso Sasch ho sentito odor di strumentalizzazione elettorale. E se continuo a pensare che anche tu, nel tuo piccolo, sei rimasto coinvolto nel circuito mediatico-politico-giudiziario che avvelena la vita politica italiana da troppi anni. Buon lavoro,
Riccardo Mazzoni
Il procuratore e il presidente del Tribunale hanno spiegato le ragioni per cui questa vicenda è venuta fuori in questi giorni. Per parte nostra abbiamo coscienza di aver fatto il nostro lavoro correttamente. E mi riesce difficile conciliare il “massimo rispetto verso il nostro giornale” con l’accusa che ci viene rivolta di esserci sostanzialmente prestati a una manovra di killeraggio. Ripeto soltanto che dare una notizia (e che lo fosse non si può negare: e quindi degna di titolo e locandina) non è necessariamente un “attacco”, una “difesa” o un “agguato”, definizioni che presuppongono una volontà malevola o eterodiretta. Non è il nostro caso. Poi ognuno può continuare a guardare la realtà con gli occhiali che si è scelto. (p.t.)

Prato. Cosa c'entra Annibale Viscomi con la Sasch?

Le vicende giudiziarie della Sasch, nella persona dell'amministratore Rosati, invadono le pagine della cronaca locale e diventano, grazie all'interessamento di politici di rilievo del PDL, caso nazionale, da inserire nel calderone ribollente della lotta fra il governo e la magistratura che soffoca con il suo fetido vapore la vita politica del nostro povero paese.
Ma pur volendosene disinteressare, ci corre l'obbligo di assecondare la memoria, che ancora ci funziona abbastanza, e di approfondire un particolare della storia che ci lascia a dir poco perplessi.
Apprendiamo che:
"Tutto nasce da una verifica della guardia di finanza, che nei suoi periodici controlli decide di controllare i conti della Sasch (la sede legale è a Prato in via Fra’ Bartolomeo nello studio del commercialista Annibale Viscomi).I finanzieri tornano a casa con un po’ di materiale e di lì a poco contestano all’azienda di aver usato fatture per operazioni inesistenti per abbattere l’Iva. L’evasione fiscale viene quantificata in oltre due milioni di euro e sarebbe relativa agli anni fiscali 2002 e 2003. In particolare si parla di fatture provenienti dall’area asiatica, Thailandia, Bangladesh e altri paesi della regione." (il Tirreno del 28.05.'09)

Su questo breve stralcio di articolo ci siamo chiesti:
Chi è questo Annibale Viscomi, nel cui studio vi è la sede legale della Sasch?

Qui di seguito vi proponiamo alcune istruttive letture che guidano nell'avventurosa vita del personaggio, da quando fu arrestato per corruzione di un giudice insieme all'imprenditore Franceschini, quello dell'Euromercato di Calenzano, che aveva acquistato il mobilificio Aiazzone di Biella, gli aveva cambiato nome (mobilificio Piemonte) e lo aveva fatto fallire nel giro di tre anni, fino ad oggi. Il giudice corrotto era Mario Conzo, un magistrato che Viscomi conosceva bene dai tempi in cui questi era giudice fallimentare al Tribunale di Prato; così come conosceva bene entrambi l'avvocato Vincenzo Cristiano, mediatore fra i due e anch'egli operante nel foro di Prato.

Il processo a Viscomi è andato per le lunghe e vedeva come legali della difesa il famoso avvocato di Milano, Corso Bovio, suicidatosi dopo un incontro a Prato proprio con il nostro personaggio, e Gaetano Berni, attuale difensore proprio dell'amministratore della Sasch, Antonio Rosati (oltre che di Mamma Ebe, di Vittorio Cecchi Gori e della Banca Romanelli per bancarotte fraudolente, falsi in bilancio e appropriamenti indebiti), al posto del fedele Cristiano, anche lui indagato.
Dalla tragica morte di Bovio, avvenuta nell'estate 2007, di Viscomi si sa ben poco. Dopo essersi allontanato da Forza Italia, (prima era stato consigliere comunale a Prato per la DC e nelle liste della P2, lo troviamo oggi fervente anticlericale, sostenitore dell'associazione Luca Coscioni, a cui versa piccole cifre, e come amico-elettore di Marco Cappato, parlamentare europeo radicale e segretario dell'associazione Luca Coscioni, conosciuto dal nostro ad una manifestazione a Roma per l'amnistia.
Un'altra cosa desta la nostra curiosità: l'agenzia marittima di trasporti internazionali Savino Del Bene Spa, della quale il commercialista pratese era, ai tempi dei reati di Rosati, il presidente del collegio sindacale, lavora intensamente con l'estremo oriente e in particolare con la Thailandia. Potrebbe entrarci qualcosa con le fatture di Rosati, provenienti dal paese asiatico?
Leggetevi questi ripescaggi giornalistici, dormiteci sopra e poi ne riparliamo.
mv



Corruzione in tribunale indagato anche un avvocato
Repubblica — 05 ottobre 2003
pagina 4 sezione: FIRENZE


C' è anche un avvocato nell' inchiesta per corruzione in atti giudiziari che è costata il carcere all' imprenditore Francesco Franceschini, fondatore dell' omonimo Euromercato di Calenzano, e al commercialista Annibale Viscomi. Si tratta dell' avvocato Vincenzo Cristiano del foro di Prato, legale di Franceschini. Fu lui, secondo le ipotesi di accusa, a prendere contatto nel 2001 con il giudice Mario Conzo, presidente del tribunale di Biella e in precedenza giudice fallimentare a Prato, e ad annunciargli una visita di Annibale Viscomi, che Conzo conosceva dai tempi di Prato. Fu, stando alle accuse, «un incontro prodromico alla successiva vicenda corruttiva». Viscomi spiegò al giudice che un suo cliente pratese - Franceschini - aveva rilevato nel ' 97 il marchio Aiazzone. Il mobilificio Aiazzone di Biella aveva cambiato nome, divenendo mobilificio Piemonte, e nel 2000 era fallito. La curatela vantava forti crediti con Franceschini. Quest' ultimo proponeva una transazione. A Conzo, nella sua qualità di presidente del collegio fallimentare, si chiedeva un interessamento per accogliere la proposta. Il 3 gennaio 2002 Mario Conzo andò a Prato, nello studio di Viscomi, e ritirò una busta sigillata che, secondo le accuse, conteneva 15 mila euro. Lo stesso giorno il giudice versò in contanti 9.800 euro presso la Banca Intesa di Prato, con contestuale bonifico di pari importo su un suo conto presso la Biverbanca di Biella. In quegli stessi mesi Conzo aveva ricevuto anche un' altra proposta corruttiva. Gli avevano offerto una cintura con una fibbia in platino e diamanti e la partecipazione a un business di articoli da regalo. Lui aveva rifiutato. Il 5 luglio fu convocato a Milano, dove era stata aperta un' inchiesta per il tentativo di corruzione. Tornò a Biella spaventatissimo. Temeva che potessero scoprire che mesi prima aveva accettato del denaro. Si confidò piangendo con la moglie. Le parlò dei 15 mila euro incassati a Prato. In settembre decise di andare in pensione. Qualche mese più tardi, il 28 marzo 2003, la signora si presentò in procura a Biella a denunciare la faccenda. Raccontò che il marito aveva versato una parte della tangente in banca e che le aveva detto di aver gettato il resto del denaro nella spazzatura. «In realtà penso che siano stati dati alla sua attuale amante, che già frequentava all' epoca», aggiunse secca la signora. Immediata la trasmissione degli atti alla procura di Milano, competente per i giudici in servizio in Piemonte. Conzo inizialmente ha negato tutto, sostenendo di essere vittima di una calunnia da parte della moglie (alla quale inviò un Sms di minacce), ma il 14 luglio scorso, messo alle strette, ha ammesso di aver ritirato la busta sigillata nello studio Viscomi, negando però di aver favorito Franceschini (la cui proposta di transazione, in effetti, era stata respinta il primo luglio 2002). Le ammissioni e le precedenti dimissioni dalla magistratura lo hanno salvato dall' arresto. Non è andata altrettanto bene a Franceschini e a Viscomi che, secondo il Gip di Milano Andrea Pellegrino, hanno dimostrato «una capacità corruttrice elevatissima». Intuibile il sollievo in Forza Italia, da cui Annibale Viscomi si è dimesso due settimane fa. Ex Dc ed ex apprendista nella Loggia P2, era considerato uno dei grandi elettori in provincia di Pistoia. A Sandro Bondi, neo-coordinatore del partito, da lui appellato «caro compagno», ha inviato una lettera sferzante lamentando «fatti e circostanze scandalose» nel partito e l' ascesa ai vertici di «ex comunisti». -
FRANCA SELVATICI


Viscomi ammette la mazzetta
'Così detti il danaro al giudice'

Repubblica — 07 ottobre 2003
pagina 5 sezione: FIRENZE

FRA i 40 e i 50 milioni di lire. Tale sarebbe stata la richiesta di Mario Conzo, ex presidente del tribunale di Biella, per favorire una transazione proposta da Francesco Franceschini, fondatore dell' omonimo Euromercato di Calenzano, nel fallimento del mobilificio Piemonte, già Aiazzone, di cui nel ' 97 aveva acquisito il marchio. La circostanza è emersa ieri nel corso dell' interrogatorio del commercialista di Prato Annibale Viscomi, arrestato venerdì per corruzione in atti giudiziari insieme con Francesco Franceschini, di cui era consulente nella vertenza Aiazzone. L' inchiesta è condotta dai Pm milanesi Corrado Carnevali e Maurizio Romanelli, competenti nelle indagini sui magistrati in servizio in Piemonte. Incastrato dalla moglie tradita, che il 28 marzo 2003 spifferò ai magistrati della procura di Biella la storia della tangente, il 14 luglio scorso il giudice Conzo, che nel settembre 2002 era andato prudentemente in pensione, ha ammesso di aver incassato da Viscomi il 3 gennaio 2002 l' equivalente in euro di 30 milioni, negando però di aver favorito Franceschini nella vertenza Aiazzone. Ieri mattina Annibale Viscomi, interrogato dal Gip Andrea Pellegrino, ha fornito la sua versione dei fatti. Il giudice Conzo, che prima di arrivare a Biella nel ' 95 era stato giudice fallimentare a Prato, andò a ritirare la bustarella il 3 gennaio 2002 nello studio pratese di Viscomi. «Nello studio ci sarà stato al massimo 10 secondi, giusto il tempo di prendere i soldi», ha ricordato il commercialista. «Gli ho dato 30 milioni e gli ho spiegato che era il massimo che gli potevo dare. E lui mi ha detto che me li avrebbe restituiti». Viscomi esclude di aver promesso un' ulteriore tranche di denaro e sostiene di aver tirato fuori i soldi «dal suo portafoglio». Franceschini, di cui era consulente per il fallimento, non gli chiese mai di avvicinare il giudice. Fu un' idea sua. Una fesseria. Viscomi si è dato dell' «ingenuo». Aveva già avuto problemi con Conzo quando era giudice a Prato. Non avrebbe più dovuto riprendere i contatti con lui. L' avvocato Gaetano Berni, che assiste Viscomi insieme con il collega milanese Corso Bovio, ha dichiarato che sarebbero state estrapolate e rese pubbliche solo alcune parti dell' interrogatorio, ma non ha voluto fornire ulteriori chiarimenti per non violare il segreto investigativo. Quanto a Francesco Franceschini, che probabilmente ora starà maledicendo la decisione di acquisire il marchio Aiazzone che gli ha procurato solo una montagna di guai, ha respinto le accuse, ha spiegato che si era rivolto a Viscomi solo per una consulenza e ha detto: «Non so perché avrebbe dovuto pagare il giudice». L' inchiesta sull' ex presidente Conzo include anche un altro tentativo di corruzione, proveniente da una persona vicina alla signora Rosella Piana, vedova Aiazzone. L' uomo, buon conoscente di Conzo, andò dal magistrato a sollecitare lo sblocco dei capitali della signora Aiazzone, che in tal modo avrebbe potuto acquistare l' esclusiva per la vendita di cinture con fibbie di oro zecchino, platino e diamanti su 300 navi passeggeri della Costa e Festival. Il giudice ci avrebbe guadagnato un vitalizio non inferiore ai 4 milioni di lire al mese. L' offerta fu respinta. -
FRANCA SELVATICI




Corso Bovio suicida a Milano. L'ultima lettera alla moglie
Documento del: 10/07/2007

Fonte: Secolo XIX,

Il celebre avvocato aveva 59 anni Si è sparato un colpo in bocca con la sua 357 Magnum. L'ultimo messaggio consegnato a un collega di studio 10/07/2007 Milano. Un colpo, un solo colpo di terrificante potenza, esploso a bruciapelo, la canna della poderosa 375 Magnum (custodita nel cassetto della scrivania) puntata dritta alla bocca. Si è tolto la vita così, ieri pomeriggio nel suo studio milanese di via Podgora 13, l'avvocato Libero Corso Bovio, uno dei più illustri penalisti italiani, docente universitario, autore di pubblicazioni di carattere giuridico, giornalista pubblicista. Aveva 59 anni. Restano misteriosi i motivi che lo hanno spinto al gesto estremo. Ad un suo collaboratore, Bovio aveva consegnato una lettera, indirizzata alla moglie, Rita. "Poi ti darò istruzioni su quando consegnarla", gli aveva detto prima di rinchiudersi nello studio e premere il grilletto. Il collaboratore ha sentito un colpo di pistola, uno solo, e si è subito precipitato nella stanza dove si trovava Bovio. Lo ha visto disteso a terra, supino, in un lago di sangue. I carabinieri non hanno dubbi sulla dinamica dei fatti, ma non trapelano indiscrezioni sulle ragioni del gesto. Nello studio, oltre alla 357 Magnum, il legale conservava altre armi, regolarmente denunciate. In giornata la salma è stata rimossa e lo studio legale è stato posto sotto sequestro per ordine della procura. Gli investigatori intendono passare al vaglio la documentazione e le carte rinvenute e accertare se Bovio avesse rivevuto lettere minatorie.La zia del legale, Gianna, sorella della madre, ipotizza che non si tratti di motivi di salute o familiari ma che siano legati a vicende professionali. Il legale era appena rientrato a Milano da Prato, dove aveva difeso, in tribunale, il commercialista Annibale Viscomi, accusato con l'imprenditore Francesco Franceschini di aver corrotto il giudice fallimentare Mario Conzo, nella vicenda del fallimento dell'ex mobilificio Aiazzone. "Era tranquillissimo, ci siamo abbracciati affettuosamente", ha rievocato l'avvocato Gaetano Berni che con lui aveva difeso il commercialista Annibale Viscomi. "Era arrivato ieri sera (domenica sera per chi legge, ndr) e ci eravamo visti per discutere la causa. Era tranquillo", ha ripetuto il legale, commosso e sconvolto. Ieri mattina a Prato, Bovio aveva chiesto di parlare per primo, in apertura d'udienza, e aveva svolto la propria arringa a favore di Viscomi, per il quale aveva chiesto l'assoluzione. Nel pomeriggio il tribunale ha emesso la sentenza: condanna a due anni per Viscomi, assolto Franceschini. Quando la notizia del suicidio è arrivata in aula, poco prima che venisse emessa la sentenza, l'avvocato Pier Matteo Lucibello, difensore di Franceschini, lo ha commemorato. A Milano, intanto, una piccola folla di avvocati, giornalisti, amici del legale e qualche magistrato, si è radunata sotto le finestre dello studio, a pochi passi dal palazzo di giustizia. Le indagini sono condotte dal sostituto procuratore Massimiliano Carducci, che è stato raggiunto sulla scena del suicido dal sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria Amato. Luigi Cerqua, presidente della prima corte d'Assise, stava passando nei paraggi. "Sono sconvolto - ha dichiarato - Gli ho parlato una quindicina di giorni fa e mi aveva mandato uno scritto simpaticissimo sulla tutela penale degli avvocati, in particolare i pesci. Non ci posso credere. Io voglio ricordarlo non solo come avvocato di valore ma anche come uomo di grande spirito". Tra i primi ad accorrere sotto le finestre di via Podgora, l'avvocato Jacopo Pensa, che aveva incontrato Bovio cinque volte almeno negli ultimi giorni. "Certo non era allegro - ha osservato - ma non era allegro come non lo è uno a luglio, costretto a lavorare anche il sabato e la domenica. Certo che è pazzesco non sapere che cosa passa per la mente dei nostri "fratelli"..". Improntati a commozione e incredulità i commenti dei colleghi e di quanti lo avevano frequentato per motivi professionali. In lacrime l'avvocato Caterina Malavenda, una delle sue più strette e antiche collaboratrici, si è lasciata andare ad un umanissimo sfogo: "Se solo avessi capito qualcosa, non sarei stata a guardare...", ha detto ai giornalisti. "Era una persona serena e tranquilla e un eccellente professionista". Scesa dal quarto piano del palazzo di via Podgora che ospita lo studio, Malavenda ha chiesto ai giornalisti "nei limite del vostro lavoro, un po' di tranquillità". Ha raccontato di essersi trovata in studio al momento dello sparo ma in un'altra camera e di non aver sentito alcun rumore. "Per me era come un fratello. Era un grande uomo, un grande amico, era un grande professionista". Il presidente del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, ha espresso il suo sgomento: "Sono dispiaciutissima, conoscevo da anni l'avvocato Corso Bovio, era un professionista molto stimato, professionalmente e umanamente. Non posso aggiungere altro se non il grande dispiacere per una vita finita così". Nato a Milano il 5 maggio 1948, Bovio era l'ultimo discendente di una grande famiglia di avvocati e giuristi di origine meridionale. Tra i suoi antenati, il filosofo Giovanni Bovio, il bisnonno, nato a Trani ma napoletano d'adozione. Il nonno, Libero Bovio, era stato poeta, giornalista ed editore a Napoli. Aveva scritto le parole di "Reginella", uno dei motivi cult della canzone partenopea. Il padre, Giovanni (scomparso negli anni Settanta) era un affermato avvocato penalista del foro di Milano. Laureato a 23 anni, iscritto all'albo degli avvocati a 27, Libero Corso Bovio era patriocinante in Cassazione dal 1975. Si occupava in particolare di reati societari, ambientali e contro la pubblica amministrazione. Era il titolare dello "Studio Legale Bovio e Associati", uno dei più importanti di Milano. Tra i massimi esperti di diritto dell'informazione e della stampa, Bovio ha tenuto corsi e seminari all'IFG dell'Ordine di Giornalisti di Milano e alla scuola di Giornalismo dell'Università di Urbino. Per conto dell'Ordine dei Giornalisti ha curato il manuale Diritto-Informazione, un testo di preparazione all'esame di abilitazione professionale. Giornalista pubblicista dal 1970, collaboratore del Corriere della Sera, Corso Bovio nel corso degli anni ha prodotto una ricca collezione di articoli e commenti, curando diverse rubriche giuridiche. Renzo Parodi 10/07/2007 Milano. Incredulità e scoramento all'interno del palazzo di giustizia milanese, semivuoto ieri pomeriggio. Nicola Cerrato, procuratore aggiunto a Milano: "Oltre ad essere un grande avvocato, Bovio era anche una persona di grande lealtà e correttezza. Era uno degli avvocati che onorava, nel solco del padre, il foro milanese e italiano". Da Roma è giunto il cordoglio dell'avv. Vincenzo Siniscalchi, ex presidente dell'ordine forense di Napoli, e attuale componente laico del Consiglio Suiperiore della Magistratura. Vecchio amico di Bovio, Siniscalchi si è detto "attonito". "La tragica morte di Corso Bovio spegne una delle luci più intense dell'avvocatura italiana ed interrompe una carriera esemplare anche nel giornalismo e nella sua rappresentanza. Ho condiviso con Bovio difficilissimi impegni professionali e la vita degli organismi rappresentativi dell'Ordine dei giornalisti e della Fnsi - ha proseguito Siniscalchi - In tutte le sue attività si prodigava oltre ogni misura, profondeva il suo acume giuridico, la sua eccezionale capacità organizzativa, la sua creatività incessante". Bovio aveva proseguito "con grande stile, il tragitto esemplare già segnato dal padre Giovanni, maestro riconosciuto del Foro italiano, e dagli antenati, grandi protagonisti della scuola filosofica italiana". Dai colleghi di studio, l'accorato ringraziamento "a tutti coloro che in queste ore terribili hanno manifestato sentimenti di amicizia e incredulità per quanto è successo", e il ricordo, affettuoso e addolorato, di "un grande amico e maestro".
10/07/2007.