TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

venerdì 31 ottobre 2008

Scuola. Fase due: riscuote la privata.

Ora sta per iniziare la fase due con lo spostamento di asse dalla scuola pubblica a quella privata.
Il disegno (copiato dalle veline dei potentati economici e di qualche pedagogista nostalgico e depresso) del governo, comincia a colorarsi e a rendersi leggibile nelle sue finalità eversive, anticostituzionali ed estremiste. Il problema di Berlusconi è far digerire al clero una più consistente presenza di scuole private laiche che possano, come terzo polo, contribuire, grazie a capitali provenienti dagli imprenditori, alla sostituzione nel ruolo centrale della scuola pubblica. Comincia così una rivoluzione culturale senza paragoni. Se davvero si vuole fermare, si tenga presente che la lotta è appena cominciata.
mv




da il Manifesto del 30.10.'08

La Gelmini è legge, soldi alle private
In arrivo anche la riforma universitaria

Eleonora Martini
ROMA
Uno due tre. Neanche il tempo di incassare il primo colpo che Silvio Berlusconi già preannuncia il secondo affondo e Mariastella Gelmini il terzo. Tre ore dopo aver riscosso il sì definitivo del Senato che ha trasformato il decreto Gelmini in legge dello stato, il presidente del consiglio parlando ieri mattina alla platea di Confcommercio delinea meglio l'orizzonte politico nel quale si inquadrano i recenti provvedimenti governativi in materia di istruzione: più fondi alle scuole private. E la ministra dell'Istruzione, liberata dal mutismo che l'aveva colta durante il dibattito parlamentare, promette che presenterà entro una settimana il nuovo piano per l'università. E a qualcuno già tremano i polsi. Sordo a ogni protesta e critica sollevate dentro e fuori il Parlamento, il Cavaliere non può certo permettersi di ignorare il dissenso levatosi dalle scuole cattoliche che sono la maggior parte degli istituti paritari, soprattutto d'infanzia. I tagli previsti in finanziaria infatti colpiscono anche loro, soprattutto le più piccole e quelle sorte nelle aree a rischio sociale più elevato, come ha ricordato ieri l'Avvenire, il quotidiano della Cei. Difficile in questo caso liquidare i critici come «facinorosi» o «cretini in malafede».Parole simili sono invece risuonate anche ieri nell'aula di Palazzo Madama durante il breve lasso di tempo dedicato alle dichiarazioni di voto prima dello scrutinio finale. Pochi secondi per la votazione elettronica, e con 162 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti il Senato dà il via libera definitivo. Dal prossimo anno, dunque, le istituzioni scolastiche dovranno costituire «classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali», come recita l'articolo 4 del decreto 137. E poco conta che Berlusconi li abbia ribattezzati, correggendo la ministra dell'Istruzione, «maestri prevalenti». Voti espressi in decimi, grembiulini per chi ancora non li usava e voto di condotta "pesante", sono invece nuove norme già introdotte e applicate da settembre nelle scuole. Per quanto riguarda poi l'adozione dei libri di testo che dovrà avvenire con cadenza quinquennale - l'unico articolo del decreto che non ha suscitato protesta da parte delle famiglie - c'è tutto il tempo per monitorarne l'applicazione, visto che molti editori hanno già fatto sentire la propria voce. «La scuola cambia - ha commentato dopo la scontata approvazione, esultante, Mariastella Gelmini - Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione. Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento. Entro una settimana presenterò il piano sull'università». La "riforma" completerà l'opera di demolizione già iniziata dal governo con i tagli in finanziaria previsti nel dl 133.


Ma le sforbiciate, inferte con particolare accanimento sull'istruzione pubblica, sembrano avere vita breve con le scuole private e soprattutto quelle cattoliche. «Sono deciso a mantenere la manovra così com'è - ha annunciato Berlusconi dal consiglio generale della Confcommercio - Ma questo non vieta che all'interno ci possano essere dei margini di differenze, per esempio nella distribuzione delle risorse tra i vari ministeri ho visto cose che per la scuola privata vanno corrette». Per i soldi si fa presto: ci sono «molte possibilità» con i fondi «che vengono dall'Europa - ha spiegato il premier - Noi siamo i terzi contribuenti». La palla viene colta al balzo dalla Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) che riunisce il 60% degli istituti paritari del Paese: «Attendiamo un provvedimento che corregga il taglio di 133 milioni previsto dalla finanziaria per il 2009», afferma il segretario Luigi Morgano. Perché, dice, «la parità giuridica deve essere riconosciuta nei fatti dalla parità economica».Il Cavaliere stavolta non contraddice e ammette che i tagli ci sono stati. Al contrario, definendo il voto del Senato «un gran risultato», non perde occasione per svilire la protesta di studenti e insegnanti. «Spiace soltanto - dice il premier riconoscendo finalmente l'ampiezza del movimento - che siano stati presi in giro tutti questi ragazzi che sono in giro per Roma, o anche nelle altre città, perché evidentemente è una truffa che si è combinata alle loro spalle». Poi, smentendo ancora una volta la sua ministra, aggiunge che sull'università «ancora nulla è stato deciso» e precisa: «Non c'è nulla di ciò che ho letto nei volantini che corrisponda alla realtà. Nulla di nulla».


Chissà se, oltre ai volantini, Berlusconi ha sentito almeno l'appello lanciato dagli studenti del liceo Orazio di Roma e letto ieri in aula al Senato dalla capogruppo Pd, Anna Finocchiaro, che chiedeva all'esecutivo di ascoltare «il nostro parere: il parere degli studenti». Se fosse così il Cavaliere avrebbe senz'altro capito quello che la senatrice Finocchiaro ha scandito suscitando il lunghissimo applauso dell'opposizione: «Ora pensate che approvate questo decreto e che sia finita qui. Non è così per noi e non credo che sarà così per il Paese».


LAUREE IN CORTILE


La cerimonia di consegna delle lauree nella facoltà di Agraria e Veterinaria, a Grugliasco (Torino), ieri mattina è avvenuta non nelle consuete sedi accademiche, ma all'esterno, nel cortile del campus, dove dall'inizio di ottobre è stato allestito una sorta di accampamento per protestare contro la riforma del ministro Gelmini. L'iniziativa, che ha unito ulteriormente docenti e studenti, nasce proprio come forma dicontestazione alla legge appena approvata in Senato. «Fare una proclamazione diversa dal solito - ha detto un laureando, Domenico - è di per sé interessante. Se poi può servire a qualcosa, perché no?». «La forma di protesta attuata dai nostri studenti - ha spiegato il preside, Bartolomeo Biolatti - è del tutto civile e, tra l'altro, non interferisce con l'attività didattica. Stanno manifestando un malessere che avvertiamo un po' tutti».


Intanto la Regione Abruzzo si appresta a presentare ricorso contro il decreto sulla scuola del ministro Mariastella Gelmini. Lo ha annunciato il capogruppo regionale dei Verdi, Walter Caporale.

Prato. Festa del Portale Giovani.

FESTA DEL PORTALE GIOVANI!!
Una festa esclusiva per dare il benvenuto al neo-nato PORTALE GIOVANI...

sabato 8 novembre
OFFICINA GIOVANI (piazza Macelli, 4 - PRATO)
INGRESSO LIBERO
Programma
dalle ore 17.00 alle 20.00-
Bancorock jam History of rock
(concerto che ripercorre la storia del rock)-
Show di giocoleria con interazione a cura di Artinaria-
Skate Park a cura di Love Buzz Group
Mad Ethernet Lan Party
Prato Linux User Group & Linux open source
Redazione live di ERBA Magazine
Emergency desk point
Alle ore 20.00- Aperitivo & Buffet
Ore 21.30- Concerto di Bobo Rondelli
A seguireDJ set a cura di Love Buzz Group

Arte di strada. No all'illegalità.

Incontro con due graffitari milanesi
«La street art è pubblica, vogliamo creare nella legalità»
Ivan Tresoldi: «Le istituzioni non ci ascoltano». Pao Pao: «Io non imbratto, decoro»



MILANO – Per il governo sono diventati anche loro una priorità, tanto che l'esecutivo si appresta a rendere più difficile la vita ai writers. Loro, del resto, non hanno mai goduto di buona reputazione negli ambienti politici. Colpa forse di una certa inflazione che vede all'opera nelle strade sia quelli che potrebbero tranquillamente essere considerati artisti (non a caso, forse, ci fu la presa di posizione di Vittorio Sgarbi in difesa dei graffiti del centro sociale Leoncavallo) sia un esercito di giovani (e meno giovani) che armati di bomboletta spray si limitano a riempire muri e saracinesche di scarabocchi incomprensibili alla maggior parte delle persone. È il loro logo, la loro firma stilizzata, un modo per dire semplicemente: io sono stato qui. Qualcosa, insomma, che di artistico ha davvero poco.



TRA ARTE E PROFESSIONE - Siamo andati ad incontrare due tra i più noti graffitari milanesi, Ivan Tresoldi, 27 anni; e Pao Pao, 30 anni, ormai veterano del settore, famoso per lo stile inconfondibile con cui trasforma i panettoni di cemento messi a protezione di piste ciclabili e isole pedonali in pinguini stilizzati e sorridenti. Abbiamo trascorso una giornata con loro e li abbiamo visti all'opera. «Non sono wrtiter e nemmeno un graffitaro – tiene a precisare Ivan Tresoldi -. La mia casa è la strada, sono nato lo stesso giorno in cui è nato Bob Marley e hanno sparato al Papa. Noi artisti di strada, non abbiamo conflittualità con nessuno. Siamo per la non belligeranza». Eppure il loro passaggio non sempre viene salutato con favore dalle istituzioni e dai cittadini. In particolare, i proprietari dei muri su cui si cimentano a colpi di bomboletta spray o pennerelli indelebili. Ma non sempre è così. Qualche volta i loro lavori arrivano su commissione. «Lavoriamo a progetti condivisi – spiega Tresoldi – ci chiamano anche grandi aziende». Una passione che diventa arte e professione. «Abbiamo fondato Art Kichken e siamo un gruppo di quattro persone che si occupano di mostre, artisti, eventi culturali, con il fine di diffondere l'arte. Una delle nostre missioni è quella di valorizzare al meglio le città con il decoro urbano».
POESIA POPOLARE - Il loro ideale sarebbe creare nella legalità. «Abbiamo proposto progetti al comune, chiedendo spazi su cui lavorare e la risposta sono state solo delle chiacchiere - racconta Ivan -. Noi pensiamo che la street art sia pubblica. Io, Bros e tutti gli altri writers più o meno noti proveniamo dalla strada. Le nostre ribalte sono quelle non convenzionali : i luoghi non deputati come musei o gallerie. Ci sentiamo etnocentrici e non referenziali. E siamo i figli diretti della pop art americana. Stesso embrione. In questo Paese di santi, poeti e navigatori noi portiamo una poesia popolare, così come faceva Pasolini che parlava alla gente. Noi non siamo nei salotti».



LA PRIMA FRASE - Ivan ha iniziato il suo percorso scrivendo sulle saracinesche dei box auto per le strade nel 2003. La sua "poesia d'assalto" doveva per forza uscire dai fogli. E così un bel giorno, ha rotto il ghiaccio nella notte, in una Milano avvolta dalla pioggia. «Ho iniziato a scrivere sui muri, lavorando sulle emozioni delle parole - riprende Ivan - con lo scopo di essere letto e capito da tutti. Non posso dimenticare la prima frase scritta su un muro illegalmente: NOI CHE SI REMA CONTRO LA NOTTE..»CONFRONTO - Ma in queste ore l'obiettivo del governo è quello di porre un freno al fenomeno. E questo proposito, caldeggiato in maniera particolare dallo stesso premier Silvio Berlusconi, è giunto ovviamente anche alle loro orecchie. «Io non mi nascondo, l'arte è pubblica. Tutti i ragazzini che escono con le bombolette spray e lasciano una tag o scrivono, sono figli della borghesia. Il fenomeno è massificato perché si sente il profumo della trasgressione. E non sono d'accordo con le dichiarazioni di Berlusconi, perché reprimere è un reato. Più volte abbiamo chiesto il confronto con le istituzioni. Ma a Milano, solo Sgarbi ci ha capito. Il problema per le istituzioni è quello di legittimare la controcultura di cui noi siamo portatori».LA LETTERA - Sicuramente manca una coscienza culturale per comprendere il confine tra lecito e illecito, che spesso può apparire molto incerto. «Non dimenticherò mai una signora anziana di Milano che mi ha scritto una email chiedendomi dopo la cancellazione di una mia poesia, di colorare con le mie frasi i muri o i parapetti senza anima». « Ivan, torna - mi ha scritto quella donna -, la tua poesia mi manca. Dal settimo piano quando mi affacciavo alla finestra le giornate mi sembravano più luminose».PINGUINI - Ma anche Pao Pao da tempo è finito sotto i riflettori con il suo celebre pinguino nato per caso. Colpa di una libera associazione di idee. Pao Pao, 30 anni, con la barba incolta e l'aria stralunata, si è distinto per aver disegnato animali senz'autorizzazione. Molte le multe, da lui contestate perché «decoravo, non imbrattavo». Ma questa è una favola che farebbe invidia anche ad Ameliè, quella del film. Pao, ex fonico con passato da archivista per Dario Fo e Franca Rame - nel loro archivio multimediale - ha lasciato il teatro, quando ancora era un macchinista alle prime armi per dedicarsi all'arte. Il suo cammino è iniziato con i pinguini stilizzati, ricavati da un fumetto molto goffo. E dal 2001, in un solo anno ha dipinto qualcosa come 100 paracarri. E ha pensato di strappare la città dal grigio con lo spray. Con la passione che è diventata un lavoro. Ma ancora oggi dopo essersi fatto un nome, esce di casa con le sue bombolette spray per dire al mondo che la street art non è vandalismo, ma in taluni casi creatività come la sua. «Imbrattare, significa sporcare e rovinare - dice Pao Pao -. La street art non rovina e non imbratta, ha una sua etica. Se mai abbellisce la città. O cerca di farlo. Perché ha un suo concetto dello spazio pubblico.»A VISO SCOPERTO - Poco più tardi, usciamo insieme a Pao Pao per dipingere un pinguino sul paracarro. E' un via vai di saluti, nessuno si oppone. Molti curiosi si fermano a guardarlo ammirati. «Non ho il culto della illegalità, - prosegue dopo la performance Pao Pao -. Lavoro a viso scoperto: di giorno, di notte, perché solo gli elementi di rottura portano i veri confronti sociali. Io non ho niente da nascondere. E non mi ritengo un vandalo. Non ho mai imbratto i muri. Ho sempre scelto i paracarri, i muri di periferia, o i muri di vecchie fabbriche, oppure i luoghi grigi sen'anima. Perché l'anima cerco di trasmetterla io».
Ambra Craighero
30 ottobre 2008
dal Corriere fiorentino.it

Scuola. A Roma tanti toscani!


Il Corriere fiorentino.it, conferma le cronache telefoniche di ieri di questo stesso blog. Si comincia a parlare del referendum abrogativo della legge gelmini/tremonti/marcegaglia, simpaticamente chiamata riforma. mv



In venticinquemila a Roma, col Gonfalone
Ricercatori, prof, studenti e genitori, in treno e in autobus (60 da Firenze). Molti non sono riusciti ad arrivare in centro


DAL NOSTRO INVIATO A ROMA — Ventimila, no quindicimila. Numeri per difetto. I toscani che arrivano a Roma per la manifestazione anti- Gelmini, sono tantissimi, circa venticinquemila. Senza che ci sia stato un accordo preventivo riescono a stare alla testa e alla coda del corteo, anzi dei cortei, visto che, data l'enorme affluenza di studenti, genitori, docenti e sindacati, la fiumana degli 800 mila che ha invaso le strade della capitale si è divisa in percorsi alternativi (i due principali si sono concentrati a piazza del Popolo e in viale di Trastevere, sotto il ministero della Pubblica istruzione). In testa ai fiorentini e al corteo nazionale c'è Eros Cruccolini, presidente del Consiglio comunale di Firenze con il gonfalone della città, che spiega così la ragione dello stendardo cittadino: «Siamo qui in veste ufficiale perché gli enti locali rappresentano i cittadini. Riteniamo questi tagli inaccettabili. Vorremmo suggerire a questo Governo di reperire fondi per l'istruzione combattendo l'evasione fiscale e riducendo gli investimenti nell'esercito». Va via quasi subito Cruccolini, quando a piazza della Repubblica è appena arrivata la delegazione ufficiale di Prato, capitanata dall'assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Gregori che dice: «Questa legge distrugge la scuola e la sua funzione sociale. Noi abbiamo molti immigrati, almeno il 20 per cento nelle scuole dell'obbligo. Una scuola col maestro unico non favorisce l'integrazione ».
CON PULLMAN E AUTO. In mezzo a loro ci sono i ragazzi, i genitori e gli studenti arrivati con i pullman: 60 da Firenze, 20 da Prato, 16 da Pistoia, 11 da Empoli, 27 da Siena, 2 da Pontedera e via aumentando. La gran parte di loro non arriverà mai al gran comizio di Epifani, Bonanni, Sgreni, Pantaleo. Gli studenti universitari di sinistra, per esempio, a Piazza del Popolo ci saranno solo alle 14,30. «Ma va bene così — dice Francesco Epifani — il fatto che fossimo troppi e che le strade di Roma non ci contenessero è il segno di una manifestazione straordinaria ». Per nessuno di loro riuscire ad arrivare in centro è stato facile. «Alle 9,30 — racconta Lucia studentessa di Lettere che arriva da Prato — eravamo sull'Anagnina. Siamo partiti alle 5 del mattino. Siamo arrivati sul Grande raccordo anulare verso le 9. Ma lì era un tappo, tutto bloccato. Alle 10,40 siamo scesi e abbiamo raggiunto la fermata della metro a piedi. Solo così siamo riusciti ad arrivare in centro». La soluzione non ha avuto lo stesso esito per tutti: «I 26 pullman arrivati da Siena — dice ancora Lucia— non hanno mai raggiunto la città. E quelli che ci stavano dentro hanno fatto una manifestazione tutta loro, sfilando sull'autostrada, direzione Magliana».
TANTISSIMI TOSCANI. Sono successe cose così ieri a Roma. In via del Corso però di toscani ne sono arrivati tanti: c'era Sara Ravaldi, insegnante della scuola elementare De André di Prato, precaria che ha detto: «Siamo qui per chiedere il referendum contro il decreto » In piazza della Repubblica c'era Vieri, studente fiorentino di Matematica che annuncia: «Dal 3 Novembre proveremo a studiare di mattina e ad occupare la notte». La città di Alemanno ha schierato un mucchio di polizia per controllare il corteo, ha bloccato ai manifestanti l'accesso in via del Corso da Piazza Venezia. E però al palco di piazza della Repubblica, senza scontri e tensioni, la toscana c'è. Ecco Federica Brianti del liceo scientifico Pontormo di Empoli che spiega: «Abbiamo studiato la legge Gelmini, la Finanziaria e Calamandrei. Ora chiederemo di andare al referendum». Barbara Necca, insegna alla scuola materna di Monteropoli e mette in guardia contro la fine del tempo pieno e le classi di 32 bambini. Monica Rezza, mamma di due bambine di 6 e 9 anni arriva da Pontedera: «Informeremo tutti sulla gravità di questa legge». Sfilano i titoli di coda con slogan contro il Governo «Gelmini e Berlusconi, somari unici», «I comunisti mangiano i bambini, Berlusconi le maestre ». Tutti vanno via con l'impegno di rivedersi.
Chiara Dino
31 ottobre 2008
foto di Adele Meccariello

Acqua. Arno: si paga una depurazione che non c'è.

I ritardi sulla realizzazione del “collettore in sinistra d’Arno”,
Verdi: “Ma senza il collegamento al depuratore
Publiacqua non può più chiedere il canone in bolletta”.


“Non è dovuto il canone di depurazione in mancanza del depuratore”; è quanto ha stabilito la Corte Costituzionale con una recentissima sentenza (la n.35/2008) depositata il 10 ottobre – lo ricorda il Capogruppo dei Verdi in Provincia di Firenze, Luca Ragazzo e il Portavoce Provinciale dei Verdi di Firenze, Tommaso Grassi, intervenendo in merito ai ritardi accumulati nella realizzazione del cosiddetto “collettore emissario in sinistra d’Arno”, il nuovo sistema fognario che dovrà convogliare i reflui dei bacini fognari di metà Firenze e parte di Scandicci al depuratore di S.Colombano.
“Attualmente infatti la zona in sinistra d’Arno della città di Firenze è caratterizzata da un sistema fognario che raccoglie le acque miste del territorio, ma poi le sversa direttamente in Arno, contribuendo ad abbassare i livelli di qualità del fiume – sottolineano Ragazzo e Grassi – la situazione di grave ritardo nella realizzazione del “fognone” che convogli questi reflui al depuratore (peraltro ancora da completare) fa si che la sentenza della Corte Costituzionale si applichi anche a gran parte degli utenti fiorentini, che non siano serviti dalla depurazione.”
La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato la illegittimità costituzionale di alcuni commi di due normative (la legge 36/1994, cosiddetta “Legge Galli” e del decreto legislativo 152/2006 che detta “Norme in materia ambientale”), nella parte in cui queste prevedono che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione sia dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
Nella fattispecie la Corte ha stabilito che la quota relativa alla depurazione, richiesta sinora agli utenti della fornitura idrica, non si configura come tributo, ma costituisce il corrispettivo di un servizio reso: se non vi è il servizio (la depurazione) non può essere chiesto il corrispettivo.
Questa sentenza – dichiarano i Verdi della Provincia - avrà due effetti rilevanti immediati:
1. l’ATO 3 e Publiacqua spa devono fin da ora cessare di fatturare il canone di depurazione per tutti quei casi per i quali la Corte Costituzionale ha rilevato l’illegittimità costituzionale (zone residenziali non servite da impianti di depurazione).
2. la sentenza produce anche effetti retroattivi per le somme versate negli anni passati che devono essere restituite agli utenti che le abbiano ingiustamente pagate.
Numerose associazioni di consumatori si sono già attivate offrendo consulenza agli utenti per richiedere rimborsi per le somme non dovute versate negli anni scorsi – concludono i Verdi –
Non sarebbe male però che, vista la pronuncia della Corte, fossero proprio l’ATO 3 e Publiacqua a far si che questi importi (con la relativa IVA) vengano accreditati automaticamente a coloro che ne abbiano diritto, anche senza che i cittadini utenti interessati debbano fare domanda o presentare documentazione; essendo le bollette già conosciute dal gestore che le emette, il quale sa bene anche quali sono le zone della città che non sono servite dal depuratore.

Luca Ragazzo, Capogruppo Verdi Provincia di Firenze

Tommaso Grassi, Portavoce Verdi Provincia di Firenze

Prato. Fotovoltaico a Pantanelle. Che accade?

Continua il lavoro del consigliere comunale Taiti per la trasparenza e la correttezza degli atti. Il question time che segue riguarda il progetto di fotovoltaico a Pantanelle. Così sapremo qualcosa anche noi sul finale di una vicenda che ha suscitato un certo dibattito su questo blog e che vede il nostro gruppo contrario al progetto ma soprattutto a questa (non)politica energetica casereccia, estemporanea e opportunista. Vediamo chi ha vinto. mv


QUESTION TIME

Premesso che:
Con Delibera di Giunta n.232 del 20 maggio 2008 l’A.C. ha indetto un avviso pubblico per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in un’area di laminazione nella zona del Calice;

le domande contenenti le offerte da parte degli interessati all’impianto dovevano pervenire entro il 30 settembre 2008;

ciò premesso chiede di conoscere

quante siano state le offerte pervenute entro il 30 settembre e quale sia stata l’offerta più conveniente per l’A.C.

Prato, lì 31.10.2008

Avv. Massimo Taiti
Lista Civica Taiti per Prato

Energie rinnovabili e lavoro. I Verdi sulla vicenda Elettrolux


Accordo Electrolux, entusiasmo dei Verdi: "I posti di lavoro salvati dall'innovazione tecnologica in campo energetico!". Grande gioia per i lavoratori e le loro famiglie


Firenze 31 0ttobre '08
I Verdi intervengono sulla vicenda Electrolux all'indomani della firma dell'intesa tra sindacato e azienda, che prevede tra l'altro la conversione dello stabilimento a produttore di Pannelli Solari e Pale Eoliche.
''Esprimiamo grande soddisfazione per un risultato che concilia la necessita' di competitivita' sostenibile nel settore delle energie rinnovabili con la salvaguardia dei posti di lavoro - affermano - L'esperienza dell'Electrolux, che fino a pochi mesi fa faceva tremare l'intero sistema industriale regionale, è la dimostrazione che l'industria nel XXI secolo può esser salvata dall'innovazione tecnologica in campo ambientale"
"Questo percorso di incentivazione e diffusione dell'industria italiana basata sulla ricerca e sullo sviluppo delle tecnologie energetiche da fonti rinnovabili, da noi auspicato e sostenuto fortemente, però necessita di un supporto forte da parte delle Istituzioni, a tutti i livelli - dichiarano - Se vogliamo che la nuova industria, basata sulle nuove tecnologie, contribuisca alla ripresa economica del Paese, è necessario che siano finanziati, pubblicizzati e promossi i fondi per l'installazione di impianti energetici da fonti rinnovabili, su cui gli Enti locali e nazionali devono investire parti consistenti del loro bilancio, e per i quali l'iter burocratico, troppo spesso ostacolo insuperabile, dovrà essere semplificato e agevolato, e soprattutto l'Italia dovrà fare suoi gli obiettivi e la sfida che a livello europeo è stata lanciata per ottenere risultati in campo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'ambiente"
"In ogni caso, nonostante che il percorso da compiere sia ancora lungo, siamo entusiasti per questo importante passo, e pieni di gioia per i lavoratori e per le loro famiglie"
Chiederemo un incontro ai lavoratori dell'Electrolux di Scandicci - concludono i Verdi di Firenze e della Toscana - vogliamo valorizzare questa esperienza, e offrire a loro e all'azienda tutte le nostre competenze e il nostro appoggio per crescere sempre di più in un settore così stimolante ed in crescita"


Mauro Romanelli - Portavoce Verdi della Toscana - cell 3341162260
Tommaso Grassi - Portavoce dei Verdi della Provincia di Firenze - cell 3292250819

Aree protette. il Padule di Fucecchio alla provincia di Firenze.

Una buona notizia
da Green report
La Provincia di Firenze si aggiudica la gara per un pezzo del Padule di Fucecchio
FIRENZE. Ormai è certo: un pezzo del Padule di Fucecchio è della Provincia di Firenze. Dopo il via del Consiglio provinciale che aveva recentemente autorizzato la partecipazione alla gara d’asta per cui è stata offerta la somma di 130 mila euro, ora il Tribunale di Firenze ha aggiudicato alla stessa provincia l’asta per l’acquisto del terreno (circa 45 ettari) situato nel comune di Fucecchio nella zona del Padule. Il terreno è collocato nell’area contigua alla Riserva naturale del Padule di Fucecchio, ha importanti caratteristiche naturalistiche ed è dotata di strutture per le visite e di un osservatorio faunistico realizzato utilizzando i caratteristici casotti del Padule. Estrema soddisfazione è stata espressa dall’assessore provinciale alla politiche dell’ambiente e del territorio Luigi Nigi: «Con questo atto la provincia cerca di uscire da un lungo periodo nel quale i confini dei territori protetti ancora non corrispondono a quelli che storicamente e di fatto hanno le caratteristiche naturali del Padule di Fucecchio. Siamo consapevoli che sarà una strada lunga ed irta di difficoltà, ma altrettanto sicuri di doverla percorrere, nell’ambito della valorizzazione e gestione sempre più coordinata del patrimonio naturale rappresentato dalle aree protette». Tutto il territorio del Padule di Fucecchio, si estende per circa 1800 ettari anche se l’area protetta vera e propria è più piccola (circa 230 ettari, dei quali solo 25 sono in provincia di Firenze), quindi l’acquisizione del terreno rappresenta un passo importante in direzione dell’ampliamento, che vede il consenso della Regione Toscana e l’accordo di tutto il movimento ambientalista.

Governo. Mazzate ai graffitari.

Detestiamo chi imbratta le cose di tutti e quelle degli altri. Ci piace l'arte povera e la cultura metropolitana. Ci uccide l'ignoranza repressiva di questo sciagurato e retrogrado governo. MV


E ora tocca ai writer
Berlusconi annuncia che il prossimo consiglio dei ministri approverà il decreto, l'ennesimo, che prevede il carcere per i graffitari. Mentre le proteste degli studenti dilagano in tutte le città
Alessandro Braga
Adesso resta solo da capire chi attaccherà Silvio Berlusconi la prossima volta. Nei primi mesi di governo non ha risparmiato nessuno: extracomunitari e rom. Manifestanti antidiscariche. Gli studenti che occupano le scuole (contro cui vuole usare la polizia), la scuola in generale (col decreto Gelmini). I magistrati.

Ieri, se l'è presa con i writers, i graffitari. Per essere più precisi, con «gli imbrattatori di muri». Ché, per lui, non sono altro che quello. Non è la prima volta che il premier prova ad andare contro «quelli che sporcano i muri». Due settimane fa aveva già proposto la galera per inquinatori, gente che butta scaldabagni o vecchi frigoriferi per strada e, appunto, «imbrattatori di muri». Ma si era trovato a fare i conti con i suoi stessi ministri, che frenavano il suo impeto giustizialista: «È un cambiamento troppo grande, meglio pensarci bene», gli avevano detto in particolare Maroni, Matteoli e Stefania Prestigiacomo. E lui, Berlusconi, deve averci pensato bene. Tanto bene che ieri ha riproposto la stessa ricetta: «Venerdì, nel corso del consiglio dei ministri, faremo un decreto per introdurre il reato e delle pene per chi imbratta muri e negozi» ha detto il premier. Perché l'Italia, «dopo la tragedia di Napoli, deve recuperare la sua immagine, soprattutto all'estero». Insomma, basta usare i guanti nei confronti di chi sporca ovunque. Edifici, monumenti, mezzi pubblici. Poi, che qualcuno di questi sia più facilmente catalogabile nella casella artisti più che in quella vandali, poco importa. Quando c'è da usare la mano pesante non si può certo stare a guardare certe sottigliezze. Molto meglio dei «bei» muri grigi che tutti quei murales multicolori. Se poi le scritte appaiono dopo le manifestazioni di quei «facinorosi» aizzati dalla sinistra, peggio ancora: in un paese civile, che rinchiude i migranti nei Cpt e gli vorrebbe pure prendere le impronte digitali, sarebbe davvero impensabile l'idea di poter ancora vedere in giro scritte tipo «Peace and love» (contro la guerra) o «Fuori i preti dalle mutande» (contro l'abolizione o la modifica della legge 194 sull'aborto).Meglio modificare l'articolo 639 del codice penale, che già prevede sanzioni per i writers, ritenute probabilmente troppo leggere. Per gli imbrattatori oggi la sanzione prevista, che scatta solo in caso di querela, è una multa di 103 euro. Solo se il reato è commesso ai danni di edifici di interesse storico o artistico o su immobili del centro storico, allora scatta la reclusione fino a un anno e una multa di 1032 euro. L'idea di Berlusconi è di portare fino a 30mila euro la sanzione o infliggere una pena alternativa al colpevole: arresti domiciliari o lavori di pubblica utilità. Inoltre sarebbero previsti più poteri ai comuni per dotarsi di telecamere in modo da riprendere eventuali illeciti, non solo ai danni di edifici pubblici o sotto tutela dei beni culturali, ma anche di privati ripetutamente colpiti dai graffitari. E comunque, se il premier non dovesse riuscire nel suo intento, come al solito a colpi di decreto, al momento all'esame delle commissioni di Camera e Senato ci sono ben sette proposte di legge a riguardo. Tutte, ovviamente, che mirano a un giro di vite nei confronti dei writers e a un inasprimento delle pene. La più severa quella depositata a Montecitorio da Siegfried Brugger, presidente del gruppo misto, insieme a due colleghi delle minoranze linguistiche, Rolando Nicco e Karl Zeller, che chiede la reclusione fino a 6 mesi e una multa da 500 a 1500 euro per gli «imbrattatori semplici». Se invece lo sciagurato dovesse aver sfogato la sua «furia artistica» su un edificio di interesse storico, allora si arriverebbe a due anni di galera, fino a 5mila euro di multa e l'obbligo di ripulire a proprie spese quanto deturpato. Insomma, writers di tutta Italia siete avvisati: occhio a girare anche solo con un pennarello in tasca.

Cultura e "Onda". Lezione di Wu MIng a Bologna.


Da il Manifesto del 30.10.'08

BOLOGNA
E Wu Ming interrompe il suo sciopero per l'Onda
Lezione con 500 studenti: «Raccontare mille storie per non subirne neanche una»

Giusi Marcante

Metti una sera a lezione dai Wu Ming ma all'università, nell'aula 3 della facoltà di Lettere. Non c'è occupazione universitaria a Bologna che non sia passata da questa aula, dai suoi banchi di legno e dal cigolio dei suoi sedili. Così è avvenuto anche l'altra sera in una via Zamboni elettrizzata dalle mobilitazioni delle ultime settimane e per la quale il collettivo degli scrittori ha interrotto quello sciopero della presenza nella loro città che durava da diverso tempo. Erano infatti quattro anni che i Wu Ming non comparivano in pubblico a Bologna per un evento che li riguardava di persona. Si erano visti in tutti i paesi dell'hinterland ma sotto le due torri no. Come hanno spiegato probabilmente una coincidenza tra il loro «sciopero degli eventi e il fatto che lo sciopero degli eventi ci fosse veramente in città». Hanno deciso di rompere il silenzio accettando l'invito dei ragazzi dell'Onda (complice anche l'annuncio di Sergio Cofferati di rinunciare a candidarsi nuovamente a sindaco) e il risultato è stato il migliore possibile. Tre ore passate a parlare di narrazione, della potenza e della debolezza delle storie, della letteratura come forma di partecipazione. Ad una platea dell'età media di 25 anni hanno raccontato delle imprese di Luther Blisset per beffare i media mainstream nella vicenda del processo contro Marco Dimitri e i Bambini di Satana. E' così che Wu Ming 2 fa esplodere l'applauso dell'aula dove, senza esagerare, erano stipate cinquecento persone, quando spiega che «l'unica alternativa per non subire una storia è quella di raccontarne altre mille». E il giorno dopo racconta che il suo è stato un invito «a non subire, a non delegare» . Un dialogo su e con il movimento mediato dalla narrazione anche nelle parole di Wu Ming 3 che, raccontando la battaglia di Maldon tra antichi inglesi e vichinghi, mette in guardia dagli eroi «che per orgoglio portano alla rovina». Da che parte sarebbe stato lo scrittore? Da quella «di quei guerrieri che alla coerenza dell'eroismo applicarono la rigida critica delle gambe levate» e deciso di «darsi alla macchia, e cominciare la guerriglia, la resistenza». Un vero successo questa serata di autoformazione (si chiama proprio così) preparata dagli studenti dell'assemblea d'ateneo NoGelmini. Così è stato vero anche il dibattito dopo la «lezione» che è proseguito oltre la mezzanotte. Un risultato scontato? Decisamente no.
nella foto Wu Ming 4

Manifestazione di Roma. il diario di Riccardo Buonaiuti

Ieri, 30 ottobre, Municipio Verde, nelle persone dei maestri Riccardo Buonaiuti e Leonardo Pampaloni, era presente alla manifestazione romana.

Grazie a Buonaiuti, abbiamo potuto seguire "in diretta" le impressioni sulla manifestazione, e di seguito riportiamo, in ordine cronologico (un vero "diario"...) foto e sms.
MV

6,00 - Si parte...
Dal piazzale del tribunale partono 20 pullman... CGIL, PD, Rifondazione Comunista...
E' ancora buio e piove, ma siamo tanti. Circolano magliette con la scritta "Gelminator". Costano 5 euro e le distribuisce una maestra della De André.
Nel mio autobus, un prof di musica compone una parodia di "Bella ciao" in chiave scolastica...
RB

9.39 - Siamo ancora in pullman, alle porte di Roma. Giunge la notizia che il corteo è partito in anticipo perché piazza della Repubblica non conteneva più l'enorme numero di persone! RB

10,00 - Non si riesce ad uscire dal Grande raccordo anulare... E' tutto pieno di pullman!!! RB

11,20
- Siamo scesi sul raccordo anulare. Un c
orteo improvvisato percorre il raccordo completamente invaso... Una folla sta invadendo la stazione metro di Anagnina per arrivare a Roma Termini. Una folla incredibile e piena di energia! RB

12,21 - Siamo entrati nel corteo in piazza Barberini. È una sbronza di fantasia! Ci sono tre cortei! RB

13,06 - Siamo a Villa Borghese. Proprio sul Pincio, dove vogliono fare il parcheggio sotterraneo.
Ci siamo accorti di essere in un piccolo controcorteo di migliaia di persone-
Sotto di noi, piazza del Popolo invasa...
RB

13,33 - È finita la manifestazione. Si comincia a defluire mentre il corteo degli studenti deve ancora arrivare... RB



14,00 - Continuano ad arrivare gli studenti: non esiste la fine! Leonardo Pampaloni, di MV, ha regalato ad Epifani la maglia con la scritta "Gelminator" versione nera. Epifani: "Io la volevo rossa, comunque grazie!" RB


15,45 - Ce ne stiamo andando, mentre arriva ancora gente. Alcuni pullman sono ancora in fila sulla tangenziale. I verdi ci sono, pochi ma diffusi... RB



Documento. La Decelerazione

LA DECELERAZIONE

Velocità ridotte e distanze più brevi come obiettivi della politica dei trasporti

di Hermann Knoflacher, Professore Universitario presso la Technische Universität Wien, il politecnico di Vienna, Istituto di pianificazione e tecnica viabilistica

Relazione ai Colloqui di Dobbiaco 2008. LA GIUSTA MISURA. La limitazione come sfida per l’Era Solare

Il progresso compiuto negli ultimi duecento anni sulla scia dell’industrializzazione ci ha allontanato sempre di piú dalla misura e dalla natura umana. Ne è scaturito una sorta di “superuomo” che, fino a poco tempo fa, credeva che la tecnologia rendesse tutto possibile, e che tutto ciò che è umano fosse invece troppo debole, troppo piccolo o troppo lento. Il sistema dei trasporti, poi, sembrava essere il veicolo ideale per rendere l’uomo piú grande e quasi onnipresente: si poteva arrivare piú lontano che mai e con estrema facilità, o acquistare merci a prezzi che un tempo sarebbero stati impensabili. Tuttavia, queste conquiste sono durate – storicamente parlando – per un periodo molto breve, poiché guadagnando in distanza, l’uomo ha perduto in “vicinanza”, e con la conquista di merci lontane e prodotti di massa, l’uomo ha perduto la varietà e, alla fine, anche il gusto e la conoscenza delle differenze qualitative locali.

Ciò nondimeno, la società ha elevato la categoria degli esperti di traffico al rango di scienziati, e quella del commercio al rango di “economia”. La prima ha costruito dei sistemi viabilistici partendo da supposizioni raffazzonate, e producendo conseguenze che ancora non ha capito, mentre la seconda è diventata la creatura prediletta dei politici, poiché sarebbe riuscita – almeno cosí si dice - a realizzare imperi economici e profitti da capogiro partendo apparentemente dal nulla. Peccato che né l’una né l’altra categoria disponga di fondamenti scientifici affidabili, e tantomeno di quella scientificità che dovrebbe indurle ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle loro conseguenze.

La velocità è l’anormalità

Se le si studia dal punto di vista scientifico, le alte velocità provocano inevitabilmente una distruzione delle strutture locali, a maggior ragione se le si sottrae – come è avvenuto finora – al principio dell’internalizzazione dei costi (“chi inquina paga”). Le alte velocità, infatti, alterano i mercati in favore delle grandi multinazionali, sottraendo qualsiasi sbocco all’economia locale. I costi di tutto ciò sono scaricati in gran parte sulla popolazione, e in particolare sui ceti piú poveri, sulla natura e sulle generazioni future, soprattutto per lo sfruttamento indiscriminato e irresponsabile delle risorse, a partire dai combustibili fossili. Ora che si sta rivelando sempre piú irrealizzabile nel trasporto stradale, quest’ideologia delle alte velocità viene applicata, dagli stessi beneficiari, ma in modo altrettanto insensato, al trasporto ferroviario, facendo nascere delle strutture altrettanto miopi quanto le autostrade.

Peraltro, - come ci insegnano i filosofi - la velocità è anche una questione di potere, anche se non occorrono chissà quali riflessioni filosofiche per capire che, in realtà, ci si illude superficialmente di avere potere, salvo poi rendersi conto che ogni automobilista s’arrende piú o meno consapevolmente al potere delle multinazionali automobilistiche e petrolifere, accettando, di fatto, di essere alla loro mercé e al loro arbitrio.

La trappola della velocità

Secondo le teorie convenzionali sui trasporti e sull’economia, le località turistiche svizzere chiuse al traffico veicolare privato dovrebbero essere già da tempo delle lande desolate e improduttive, e le isole pedonali delle nostre città un cumulo di rovine. Il fatto, invece, che sia dimostrato l’esatto contrario è tenuto abilmente nascosto agli occhi dell’opinione pubblica – almeno finché si può – da una lobby fatta di esperti con la formazione sbagliata, politici incolti e uno sparuto numero di categorie che trae benefici di questi errori madornali, come le banche, i costruttori edili, l’industria dei trasporti e le imprese energetiche. In realtà, le ombre del calo costante delle riserve petrolifere diventano non solo sempre piú evidenti, ma anche sempre piú scure. E tanto va la gatta al lardo, che ben presto ci lasceranno lo zampino tutti coloro che avranno costruito – o approvato - sistemi di trasporto troppo veloci. Del resto, è risaputo che il primo a cadere in trappola è chi corre piú in fretta, mentre chi va piú piano riesce a vederla in tempo e ad evitarla. E certamente non viviamo in un’epoca in cui le trappole scarseggiano.

La lentezza è la normalità

Come dimostrano ormai molti esempi, proprio nella lentezza risiede il potere del cittadino libero e autonomo. Basta guardarsi intorno per vedere che dove dominano i pedoni stanno rinascendo la varietà, la bellezza e l’economia locale. Al posto della mobilità fisica, insensata e distruttiva per l’ambiente, si sta sviluppando una mobilità mentale e, da questa, la varietà dell’offerta e delle soluzioni, quella varietà che ancora oggi trova testimonianza tangibile nella bellezza del patrimonio edilizio e delle attività economiche dei secoli passati. Con la lentezza, inoltre, ci si può sottrarre anche localmente al risucchio della globalizzazione, poiché la lentezza – fosse anche solo per il costo dei tempi – favorisce la nascita o “rinascita” delle filiere locali, che a loro volta favoriscono l’aggregazione fra le persone, comportamenti piú sociali e, alla fine, la “cultura” nel senso piú ampio e umano del termine.

Mobilità. A Prato ne parla il PD.

Un po' in ritardo vi comunichiamo questa iniziativa targata PD-ecodem. Pensiamo sia un'utile occasione di confronto.
mv
Lunedì 3 novembre 2008 ore 21.00
Sala Consiliare della Circoscrizione Centro
via dell’Accademia 42
La mobilità nell’area metropolitana
Nuove prospettive di sostenibilità
Introduce:
Matteo Prussi
Centro di Ricerca Energie Alternative e Rinnovabili Università degli Studi di Firenze
Intervengono:
Sergio Gentili
Responsabile nazionale PD per la mobilità
Stefano Arrighini
Assessore alle politiche ambientali della Provincia di Prato
Camilla Curcio
Assessore alle politiche ambientali del Comune di Prato
Sono invitati al dibattito:
Assessorato ai Lavori Pubblici e Mobilità del Comune di Prato - Assessorato all’Urbanistica del Comune di Prato - Assessorato alla Mobilità della Provincia di Prato - Arci - Associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, Tandem) - Comitato Nazionale Paesaggio - Consorzio Trasformazioni Urbane (Urban S.p.a) - Ordini professionali - Regione ToscanaModera il dibattito:
Lorenzo Giusti
Coordinatore Ecologisti Democratici Provincia di Prato
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare

Agliana. Inceneritore: "allarmismo" poco motivato?

beh... sarà anche che l'allarmismo è "poco motivato", ma noi continuiamo ad avere seri dubbi... e alcune orribili certezze.
MV

da il Tirreno del 31/10/08
«Inceneritore, allarmismo poco motivato»

Dalle analisi mensili dati ben al di sotto dei limiti di legge


AGLIANA. «Intorno all’inceneritore c’è un poco motivato allarmismo»: così ha risposto il sindaco di Agliana, Paolo Magnanensi, alla richiesta di informativa sulla chiusura dell’inceneritore di Montale dello scorso 3 ottobre presentata in consiglio comunale dal gruppo di Noi Insieme per Agliana.


Dopo aver ripercorso le tappe della vicenda, il sindaco ha espresso la propria soddisfazione per «il livello di sicurezza dei sistemi installati al termovalorizzatore».
«Le analisi mensili - ha proseguito - dimostrano dati ben al di sotto dei limiti di legge. Le fermate dell’impianto per le manutenzioni sono frequenti e non rappresentano affatto un problema. Per migliorare la comunicazione di ciò che concerne l’impianto è sicuramente importante lavorare ad un protocollo di comportamento anche allo scopo di riuscire a parlare con una sola voce e migliorare la situazione».
I consiglieri di opposizione, hanno chiesto alcuni chiarimenti sui controlli ai dirigenti del Cis presenti alla seduta del consiglio comunale. In particolare Rosanna Crocini di Rifondazione Comunista si è domandata, alla luce dei controlli attualmente in vigore, «cosa sia successo in precedenza e quali rischi abbia corso in passato la popolazione».
L’ingegner Gabriele Marchiani, del Cis, ha risposto che «fino allo scorso luglio non si era mai verificato uno sforamento dell’impianto, quindi non ci sono mai stati rischi». m.b.

Montale. Razzoli nel CdA del nuovo ATO

Beh... tutti noi sappiamo come il sindaco abbia gestito la questione inceneritore a Montale...
La sua esperienza, nel nuovo ATO, sarà sicuramente utile, nei mesi fino alla scadenza del mandato, se come immaginiamo la politica sarà sempre e comunqu quella di bruciare ad ogni costo (letteralmente)!
MV

da il Tirreno del 31/10/08
Il sindaco Piero Razzoli nel cda del nuovo Ato rifiuti Toscana centro

MONTALE. Il sindaco di Montale Piero Razzoli è uno dei 7 componenti del consiglio d’amministrazione del nuovo Ato dei rifiuti Toscana Centro. L’Ato è stato ufficialmente costituito ieri mattina nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio. Il commissario nominato dalla Regione Toscana, il sindaco di Pistoia Renzo Berti, aveva convocato i 73 Comuni chiamati a far parte dell’Ato Toscana Centro, che raggruppa l’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia-Empoli. Gli altri due Ato sono Toscana costa e Toscana Sud.

Durante l’assemblea sono stati sciolti i precedenti Ato di appartenenza ed è stato approvato il nuovo statuto, con la nomina del presidente e del consiglio d’amministrazione. Tre rappresentanti del consiglio provengono dall’area fiorentina, uno da Prato, uno da Empoli e due da Pistoia: l’assessore all’ambiente del Comune di Pistoia Mario Tuci e, appunto, il sindaco di Montale Piero Razzoli.
«È importante - afferma Razzoli - che nel consiglio d’amministrazione siano stati nominati anche sindaci - io, il sindaco di Sesto Fiorentino, quello di Rufina - che hanno o avranno impianti termovalorizzatori sul proprio territorio -. Un segno di attenzione per il nostro ruolo che ci porterà a svolgere un ruolo determinante nelle future scelte». t.g.

Depurazione. La proposta di legge regionale

da il Tirreno del 31/10/08
La depurazione resta alla Gida

Passo avanti in Regione della proposta di legge

PRATO. La Gida potrà continuare a gestire gli impianti di depurazione industriale. E’ questo il senso della proposta di legge regionale approvata a maggioranza da parte della commissione Territorio e ambiente, in vista del 31 dicembre, data di scadenza delle concessioni di affidamento del servizio di depurazione di acque industriali. La legge, che dovrebbe andare in consiglio entro una decina di giorni, prevede che saranno le Autorità di ambito, e non più i Comuni, ad occuparsi degli atti di affidamento delle gestioni degli impianti di fognatura e depurazione di acque reflue industriali di proprietà pubblica. E potranno prorogare la scadenza degli affidamenti in essere se la specificità delle situazioni lo richiede per garantire economicità, efficacia ed efficienza. In pratica la proposta di legge riconosce implicitamente, come vuole la normativa nazionale, che la depurazione industriale rientra nel servizio idrico integrato e allo stesso tempo garantisce l’attuazione degli accordi e il proseguimento delle gestioni in essere, in attesa di una nuova legge nazionale che a breve interverrà di nuovo sulla materia.

«Viene riconosciuta la specificità delle depurazioni industriali nei distretti, come quello di Prato - spiega il consigliere regionale del Pd, Fabrizio Mattei - di Santa Croce e di Capannori - con una gestione degli impianti di proprietà pubblica che fanno capo a consorzi misti pubblico industriali. E da qui la deroga concessa». Questa separazione, all’interno dell’unico ciclo delle acque, dovrebbe rassicurare gli industriali che erano preoccupati da un possibile aumento delle tariffe, e allo stesso tempo i cittadini che non vedranno ricadere su di loro i costi delle depurazioni industriali. Il quadro degli impegni sottoscritti per l’adeguamento dei sistemi depurativi prevede investimenti pubblici e privati pari a 29 milioni nel distretto tessile di Prato, 98 milioni nel conciario di Santa Croce, compreso il Polo Piaggio a Pontedera, 37 milioni nel cartario di Capannori.

Rifiuti. Ecco il nuovo ente preposto...

Attenzione... perché questa non è notizia da poco!
Cercheremo di seguire l'evoluzione del nuovo ente...
MV

da il Tirreno del 31/10/08
Nuovo ente per i rifiuti

PRATO. Settantantatre Comuni delle province di Firenze, Prato e Pistoia: è nata la Comunità di Ambito Toscana Centro per i rifiuti. La costituzione del nuovo soggetto è avvenuta ieri in Palazzo Vecchio l’assemblea presieduta dal sindaco di Pistoia Renzo Berti, nominato commissario dalla Regione Toscana. Il nuovo cda è composto da Riccardo Gabellini (presidente) e da 6 membri: Gianni Gianassi (sindaco di Sesto), Stefano Gamberi (sindaco di Rufina), Mario Tuci (assessore del Comune di Pistoia), Piero Razzoli (sindaco di Montale), Carlo Tempesti (sindaco di Cerreto), Camilla Curcio (assessore di Prato), che in seguito assumerà la vicepresidenza.

nella foto l'assessore Camilla Curcio

Scuola. Il Livi insegna...

.. anche ai genitori!
MV

da il Tirreno del 31/10/08
Lezioni in notturna al Livi
Nuove forme di protesta, sui banchi genitori e ragazzi

Uno dei partecipanti: «E’ stata un’esperienza bellisssima e utile»

PRATO. Lezioni in notturna aperte alle famiglie, agli studenti e a chiunque sentisse la voglia di ritornare sui banchi di scuola. Martedì scorso gli insegnanti nel liceo Livi in accordo con la dirigenza scolastica e i ragazzi (la scuola tecnicamente era ancora in autogestione e quindi affidata agli alunni) hanno organizzato una serie di attività per riprodurre alcuni momenti della quotidiana attività didattica.
Le Lezioni di letteratura, di fisica, matematica, storia dell’arte e francese sono state un successo, tanto che per alcune materie si è dovuto replicare per tre volte. «E’ stata un’esperienza bellissima - ha sottolineato Daniela Zaccanti a nome dei numerosi genitori che sono intervenuti - siamo ritornati indietro nel tempo a quando eravamo studenti». A colpire le famiglie è stata soprattutto la passione con cui gli insegnanti hanno tenuto le proprie lezioni. «In aula, nonostante il numero elevato di persone - continua Zaccanti - non volava una mosca, il silenzio era assoluto». La notte della scuola ha permesso a ragazzi e genitori e anche a qualche nonno, di capire cosa sta succedendo all’acceleratore del Cern, o rigustare l’ottavo capitolo dei Promessi sposi (la “Notte degli imbrogli”) e ancora Orazio e il Carpe diem, il teatro in francese, la magia dei numeri, ma anche di sperimentare un piccolo spaccato della vita quotidiana all’ interno del Liceo. Con questa iniziativa i docenti hanno voluto ribadire che la scuola pubblica è un’istituzione fondamentale di uno Stato democratico che ha come scopo principale quello di trasmettere la cultura alle giovani generazioni e nel contempo un luogo di tutti i cittadini, anche fisicamente che non chiude mai le porte. Calcolare il numero dei partecipanti a questo primo appuntamento (entro il mese di novembre sarà organizzata un’altra iniziativa simile) è un compito difficile, ma tutte le aule sono state sempre piene, nonostante la difficoltà di raggiungere con comunicazioni ufficiali le famiglie. «Una serata veramente bella - conclude Daniela Zaccanti - che si è potuta realizzare grazie alla collaborazione e alla disponibilità degli insegnanti, della dirigenza scolastica e degli stessi ragazzi».
Alessandra Agrati

Scuola. La protesta da Prato a Roma


Il gruppo dei docenti della scuola "Fabrizio de André" alla manifestazione romana

Ieri, a Roma, erano veramente tanti...
Abbiamo seguito le "avventure" di un gruppo di manifestanti pratesi in presa diretta, attraverso foto e sms, che oggi ripubblichiamo in forma di "diario".
Intanto, ecco la cronaca pubblicata dai quotidiani locali della giornata di ieri!
MV


da il Tirreno del 31/10/08
Un coro con mille voci da Prato a Roma

Studenti, insegnanti e genitori in corteo. «Qui per far cambiare le cose»

Trasferta con 16 bus e un po’ di sfortuna: un tamponamento e un guasto a un mezzo

ROMA. Tanti, erano veramente tanti i manifestanti che ieri hanno marciato in corteo a Roma per protestare contro la riforma della scuola. Difficile quantificare, ma unanime la protesta. Da Prato a Cosenza, da Battipaglia a Reggio Emilia, le strade di Roma sono state invase di striscioni, fischi e cori. E Prato ha fatto bella mostra di sé partecipando numerosa. La partenza alle 5 da piazzale Falcone e Borsellino ha mosso ben 16 autobus coordinati da Cgil, Cisl e Gilda scuola, pieni di insegnanti e alunni, precari, personale della scuola e genitori.
Ogni istituto di Prato aveva i suoi rappresentanti. La lunga marcia pratese alla volta di Roma si è svolta in maniera composta, ma un po’ sfortunata. Due mezzi della Cap sono finiti fuorigioco, uno da un guasto e uno da un tamponamento, quindi per i passeggeri c’è stato un vario spostamento tra i posti negli altri pullman per poter rientrare in serata a Prato.
Il viaggio di andata si è svolto in maniera tranquilla fino al grande raccordo anulare. Il percorso di avvicinamento alla città è stato intasato da un maxi ingorgo, per la maggior parte composto da bus indirizzati verso la manifestazione. Si è formata una coda un chilometro e tanti manifestanti hanno scelto di scendere e di proseguire a piedi fino alla più vicina fermata della metropolitana per il centro. I più fortunati hanno proseguito a piedi lungo la corsia di emergenza del raccordo, per altri un lento tragitto sui bus fino al capolinea. Il gruppo pratese si è diviso, alcuni hanno preso parte al corteo da piazza della Repubblica, altri invece, partiti anticipatamente, hanno potuto seguire anche il comizio delle organizzazioni sindacali in piazza del Popolo. Il ritardo iniziale ha impedito a vari partecipanti per il gruppo pratese e di altre parti d’Italia di non arrivare per tempo al comizio, ma ha consentito ugualmente di partecipare al cammino, innalzare striscioni di derisione nei confronti della riforma scolastica, intonare canzoni e ritornelli che avevano come protagonisti i trasformatori della scuola e dell’amministrazione pubblica. Tutto si è svolto in un clima di rispetto, civiltà e condivisione. E’ stato bello vedere la partecipazione unita di alunni e docenti, dirigenti scolastici e precari.
«Ho fatto tante manifestazioni, ma questa di oggi è diversa - ha detto Serafina Castelmezzano, docente di Lettere presso la scuola media Tintori di Iolo - qui si è dimostrata la passione, l’attaccamento alla scuola, la voglia di conservare ciò che funziona».
Soddisfatta e felice di essere a manifestare anche la giovane studentessa universitaria Matilde Monticelli. «Spero che quello che stiamo facendo venga ascoltato. E’ bello e per me anche strano vedere tanti giovani studenti che qui manifestano senza temere le reazioni dei presidi. Per me è un’emozione grande».
Un ultimo commento è passato dalla bocca di un’insegnante precaria, Giuseppina Matraxia, delle scuole elementari Collodi. «Sono molto felice di vedere tutta questa gente che manifesta per uno scopo comune. Spero che la nostra voce si senta e che le cose cambino al più presto».
Martina Altigeri

da il Tirreno del 31/10/08
Cattedre vuote, massiccia l’adesione allo sciopero

PRATO. Classi decimate e lezioni saltate. Ieri mattina, mentre tanti studenti pratesi sfilavano nelle manifestazioni di Roma e Firenze, nelle scuole superiori la protesta contro il decreto Gelmini si è fatta sentire in un altro modo. Con pochissimi studenti dietro i banchi, e in alcuni casi, con i presidi costretti a mandare via i pochi che si erano affacciati sulla porta d’ingresso. Perché a scioperare ieri, è stato anche il personale Ata, e in alcune scuole i presidi e i pochi insegnanti che erano presenti non hanno potuto garantire il servizio. E’ il caso del liceo scientifico Copernico e dell’istituto Datini, dove i presidi hanno dovuto rimandare indietro gli studenti (qualche decina al professionale di via Reggiana, qualche centinaio allo scientifico di viale Borgovalsugana), perché mancava il personale e perchè i professori avevano in larga parte aderito allo sciopero. Al Copernico, i genitori che hanno visto tornare a casa i propri figli poche decine di minuti dopo il suono della campanella, un po’ di polemica l’hanno sollevata. Perché se da una parte l’occupazione degli studenti è stata giudicata da tutti come una lezione agli adulti, per il senso di responsabilità con la quale è stata condotta, dall’altra lo sciopero in massa del personale Ata che non ha permesso il regolare svolgersi delle lezioni, ha fatto storcere il naso a qualche genitore.
Lezioni a singhiozzo anche al Buzzi, dove gli studenti sono entrati alla seconda ora: chi aveva il prof è stato in classe, gli altri invece si sono ritrovati in aula magna. Uscita anticipata al Gramsci-Keynes e al Dagomari, dove gli studenti che ieri mattina sono entrati a scuola, hanno dovuto fare i conti con i professori che avevano aderito allo sciopero. Professori che mancavano per la maggior parte anche al classico Cicognini. Anche qui un bel gruppo di studenti ha partecipato alle manifestazione, ma tantissimi ieri mattina erano a scuola. Ad essere vuote, al classico, sono state le cattedre.
Fra.Go.


Prato verso le amministrative. Bisticci...

Al limite del "gossip" politico, ma gustoso, questo trafiletto...
MV

da il Tirreno del 31/10/08
Taiti e Mannocci bisticcio a distanza



PRATO. Il consigliere comunale Massimo Taiti risponde al presidente del consiglio comunale Daniele Mannocci. «Mannocci - scrive Taiti - intervenendo all’ultimo conclave del Pd avrebbe sostenuto che il sottoscritto, lo avrebbe definito “malandrino” per le sue critiche alla delibera che dava il via libera al piano parcheggi in centro. Non ho difficoltà a ribadire di avere sostenuto che chi, con scuse risibili sulla bontà della delibera, si apprestava ad una anticipata “fronda interna” alla maggioranza, stava compiendo un’autentica mascalzonata, dopo essere stato, per anni, comodamente assiso, silente e consenziente, sulla poltrona più alta del Comune. Non voglio entrare poi nel merito a quanto riferito su avvisi di garanzia ricevuti da dirigenti comunali. Sbaglio ricordando che vi fu un avviso di garanzia anche allorché Mannocci era presidente della Provincia? Nel merito di quanto esternato da Mannocci, invece, non posso fare a meno di dichiarare di condividerne molte delle valutazioni critiche nei confronti del modo di far politica del centrosinistra».

nella foto Daniele Mannocci

Energia. L'eolico, la Cina e l'impatto ambientale.

Da Green Report

30/10/2008
Energia
L´eolico vola a livello mondiale grazie alle turbine made in China


«Abbiamo pochi anni per ridurre le emissioni mondiali di CO2 e l’eolico avrà un ruolo cruciale. Nessun’altra tecnologia è in grado di fornire un tale contributo su scala mondiale in tempi così ristretti». Lo ha detto stamani Steve Sawyer, segretario generale del Global wind energy council (Gwec) presentando, assieme a Greenpeace, il nuovo rapporto “Global wind energy outlook 2008”. L’eolico – secondo il rapporto - «potrà fornire il 12% dell’energia elettrica mondiale al 2020, permettendo di risparmiare in 12 anni circa 10 miliardi di tonnellate di CO2, pari al doppio di quanto emesso dalla Cina nel 2005». Il Global wind energy outlook 2008 è stato lanciato a Pechino perché la Cina è il mercato in maggiore espansione per l’eolico a livello mondiale, ed entro la fine del 2009 diventerà il primo Paese nella produzione di turbine e apparecchiature in grado di catturare l’energia del vento.«Oltre ai benefici per l’ambiente, l’eolico è un settore in grado di sostenere l’economia in un periodo di recessione – ha detto Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia - Sono circa 350 mila i ‘colletti verdi’ che lavorano già oggi nell’industria eolica, e il dato sugli occupati salirà a oltre 2 milioni al 2020».

«I governi hanno il dovere morale nei confronti delle future generazioni di avviare adesso una rivoluzione energetica pulita – sostiene Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e clima di Greenpeace – L’ostilità del governo italiano al pacchetto europeo ‘clima ed energia’ ci ridicolizza e mostra chiaramente che Berlusconi non è all’altezza degli altri premier europei».

Il settore della produzione di energia elettrica è responsabile di circa il 40% delle emissioni mondiali di CO2 e senza il rapido dispiegamento di misure radicali per l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili, a partire dall’eolico, non sarà possibile mantenere l’aumento della temperatura terrestre entro i 2°C, con conseguenze irreversibili per il Pianeta.La situazione in Italia è paradossale – sostiene Greenpeace - se pensiamo che nel 2007 gli incentivi per le rinnovabili sono stati pari a 932 milioni di euro mentre i sussidi alle fonti fossili (fonti assimilate e rifiuti attraverso il meccanismo Cip6) sono ammontate a 5,3 miliardi, cinque volte tanto.

Ma in Italia non c’è solo un problema di incentivi, ma anche di opposizioni sia a livello istituzionale sia a livello di comitati e personalità della cultura nostrana, che non aiutano affatto a far crescere le energie rinnovabili. Di esempi se ne trovano a decine nelle cronache dei giornali e greenreport se ne è occupato centinaia di volte. Quello che possiamo ancora dire è che negli ultimi anni, nonostante le evidenze degli impatti antropici sull’ambiente anche se c’è una maggiore apertura verso le fonti rinnovabili, ancora non si è capito almeno un aspetto fondamentale: tutto ha un impatto ambientale che sia anche solo visivo.

Dunque inseguire lo zero da questo punto di vista è un’utopia, mentre avere una gerarchia di cosa sia necessario fare è un dovere. In una visione olistica dell’ambiente e delle battaglie contro la dissipazione delle risorse naturali non c’è un’energia rinnovabile migliore di un’altra, ma quante queste tutte insieme contribuiscono allo scopo. Il criterio deve essere solo e soltanto quello della sostenibilità ambientale e sociale, diversamente si andrà davvero poco lontano.
Approfondimenti:

Rifiuti. Perchè le stoviglie usa e getta non si possono riciclare?


Da Greenreport


Lo strano caso delle stoviglie di plastica usa e getta non riciclabili

ROMA. La plastica dei bicchieri, dei piatti e delle posate monouso è simile a quella dei bicchieri dello yogurt che vanno conferiti con la raccolta differenziata della plastica, così come bottiglie e flaconi. Le stoviglie monouso invece no. Perché? Discriminante è il fatto se un oggetto in plastica sia o no considerato imballaggio. Solo in quest’ultimo caso il produttore versa al Conai – Consorzio nazionale imballaggi - e dunque al Corepla – consorzio nazionale riciclaggio plastica - un contributo per il recupero del prodotto a fine vita, come da direttiva Ue. E le dette stoviglie sono considerate “frazione estranea”. Il Corepla non può sostenere i costi della raccolta e smaltimento di oggetti che non sono imballaggi. La materia è in una zona grigia che perfino un colloquio telefonico con addetti del Conai non ci ha chiarito definitivamente, ma quanto basta per suggerire caldamente: evitare di mangiare e bere nella plastica. Dove stanno le stranezze? Cerchiamo si spiegare. La maggior parte delle stoviglie monouso sono acquistate vuote e nuove, per l’uso personale (cioè si usano a casa propria o altrui! Dove sarebbe facilissimo usare la ceramica!) e dunque sono considerate frazione estranea, non imballaggi, non riciclabili. Invece quando queste stoviglie servono per la somministrazione sul mercato di cibi e bevande, allora sono considerate imballaggi. Dunque, in linea di principio, non devo conferire con la plastica le stoviglie dell’uso personale, però i piatti di una mensa, o di una festa popolare o il bicchierino del caffé negli uffici dovrebbero essere raccolti con la plastica perché sono imballaggi: contenevano infatti qualcosa che è venduto o distribuito sul mercato. Di fatto alcuni produttori pagano per la raccolta/recupero, anche se non avviene; altri no. Perché lo smaltimento/recupero non avviene se non è imballaggio? Sia perché la zona è grigia, ed è lasciata tale dalle stesse direttive europee, sia per difficoltà tecniche che si porrebbero: ad esempio raccogliere i piatti di una mensa significherebbe aver a che fare con residui alimentari che porrebbero sia problemi igienici sia problemi di purezza del prodotto da riciclare (il che significherebbe anche un danno economico per i comuni che riceverebbero prezzi unitari inferiori per il materiale “impuro”).
Il Corepla ritiene che si dovrebbe arrivare, almeno nei casi di grande consumo e stabile, quali le mense, a circuiti di raccolta “dedicata”, in collaborazione con i comuni. La complicazione dei bicchierini è relativa sia alla mancata presenza negli uffici di contenitori per la raccolta della plastica, sia al fatto che, ad esempio, il bastoncino-cucchiaino non è considerato imballaggio; la bustina dello zucchero sì, ma è di carta... Insomma, in attesa di evoluzioni, sia chiaro che le stoviglie di uso personale non vanno conferite con la plastica, né possiamo chiedere a mense e feste e uffici di attrezzarsi per una raccolta dedicata. E comunque, anche se e dove e quando le stoviglie di plastica andassero nella raccolta differenziata, rimarrebbero lo stesso una boiata pazzesca, sia detto alla Fantozzi. Un oggetto davvero fossile. Non usiamo stoviglie e bicchieri di plastica! A casa, è facilissimo. Ma anche fuori casa si può far molto. Possiamo scegliere luoghi che servono cibi e bevande in oggetti durevoli. Possiamo chiedere che così si faccia nelle mense, nei bar ecc. Possiamo chiedere che in ufficio le macchinette distributrici siano del tipo che non obbliga all’usa e getta ma consente di inserire il nostro bicchiere di vetro o la tazzina di ceramica. In casi estremi – feste ecc.- si potrà preferire il mater-Bi o simili (piatti bicchieri e posate in materiale derivante dal mais o acido polilattico), che è compostabile con i rifiuti organici. Ma sempre di usa e getta si tratta, e richiede suolo, acqua, pesticidi, fertilizzanti per una merce che useremo una volta sola… L’assurdo più assurdo è poi usarli vantandone la riciclabilità in un contesto dove l’umido non è raccolto separatamente (ce ne sono ancora tanti) e quindi il mater-Bi o simili finiranno comunque in discarica (pur non avendo le stesse emissioni e impatti della plastica). Immaginiamo quanto costerebbero gli usa e getta se si calcolasse un prezzo ecologico, e cioè inversamente proporzionale alla durata! Ma questa è un’altra storia (per un’altra rubrica).

giovedì 30 ottobre 2008

Scuola. Verdi: che manifestazione!


Sciopero della scuola.

FRANCESCATO: MANIFESTAZIONE MAI VISTA

ROMA, 30 OTT -

''Quella di oggi e' stata una manifestazione mai vista! Veramente 'un'onda anomala' di immense dimensioni di cui questo governo non potra' non tener conto. Anche se sembra che il governo non voglia proprio cambiare rotta: l'annuncio del decreto sull'Universita', che il ministro Gelmini ha scelto di fare proprio in questa giornata di lotta, rappresenta, infatti, una vera e propria provocazione'': cosi' la portavoce dei Verdi Grazia Francescato che ha partecipato oggi alla manifestazione sulla scuola indetta dai sindacati. ''Ci opporremo con forza - aggiunge - al tentativo di cancellare, per decreto, l'istruzione pubblica nel nostro Paese. Ci siamo gia' attivati per raccogliere le firme per un referendum contro il decreto Gelmini che e' una pietra tombale sulla scuola e l'universita' pubblica e di qualita' italiana''.(ANSA).

Scuola. Comunicato dei Verdi della Toscana.



Firenze, 30 Ottobre 2008
COMUNICATO STAMPA

Verdi a fianco di studenti insegnanti e genitori. C’è un risveglio delle coscienze, stiamo vivendo una fase durissima ma anche straordinaria. La speranza non è tramontata
I Verdi di Firenze e della Toscana hanno partecipato oggi alla manifestazione di studenti, genitori, insegnanti partita da Piazza San Marco a Firenze
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Erano presenti tra gli altri il Portavoce Regionale Mauro Romanelli, il Consigliere Provinciale Luca Ragazzo, i Portavoce Tommaso Grassi e Duccio Braccaloni, il Consigliere Alessandro Margaglio, responsabile regionale per la scuola del sole che ride.
"Nonostante la pioggia e benché la maggioranza delle persone fosse a Roma, il corteo di stamani è stato colorato, pacifico e partecipato …. – dichiarano gli esponenti Verdi presenti alla manifestazione – l’ennesimo successo di una stagione politica da un lato terribile, per gli attacchi che il Governo sta portando a Scuola e Università, giustizia, accordi internazionali sul clima, ma anche gonfia di speranza, per le tante persone, in particolare ragazze e ragazzi, che si stanno impegnando, non per perdere tempo, non per divertirsi, ma per difendere il diritto ad un futuro, per se stessi, e per il Paese tutto"
"Giovani pragmatici, non ideologici, non faziosi, con spirito critico e grande voglia di civismo, di riappropriarsi del proprio avvenire e della Cosa Pubblica: questa la sensazione che abbiamo avuto in questi giorni e in queste ore"
"Sta rinascendo una coscienza civile, c’è un risveglio partecipativo. Stiamo vivendo una fase durissima ma anche straordinaria: la speranza non è tramontata" concludono i Verdi della Toscana e di Firenze.

Mauro Romanelli – Portavoce dei Verdi della Toscana

Politica. In Abruzzo prove di Unione.


Elezioni in Abruzzo. Francescato: adesso insieme per una battaglia difficile
''Finalmente ha prevalso il buonsenso e possiamo combattere insieme una battaglia difficile ma non impossibile. Ora bisogna lavorare intensamente per restituire fiducia ai cittadini, affrontando tutte le priorita' programmatiche dei cittadini abruzzesi''.
Lo ha dichiarato la portavoce nazionale dei Verdi Grazia Francescato commentando la decisione del Partito Democratico abruzzese di sostenere il candidato dell'IDV, Carlo Costantini, alla Presidenza della Regione Abruzzo.
''Con la scelta di andare tutti insieme ed uniti il centrosinistra abruzzese ha finalmente la possibilita' di non consegnare la regione alle destre - ha concluso Walter Caporale, capogruppo al Consiglio regionale abruzzese dei Verdi - . Agli abruzzesi diremo con forza che soltanto votando i Verdi-La Sinistra potranno difendere realmente la sanita' e la scuola pubblica''.

Scuola. Un duro scontro.

Scuola. Cento: il Governo si fermi prima del disastro.


''Se il Governo insiste lo scontro sara' duro''. Lo ha dichiarato il verde Paolo Cento in seguito alle affermazioni della maggioranza sulla volonta' di proseguire le discussioni e il voto sui decreti legge 133 e 137 riguardanti scuole e universita' pubbliche. ''Il governo si fermi prima del disastro; imporre il voto finale sul decreto Gelmini - ha proseguito l'esponente del Sole che ride -avra' l'unico effetto infatti di rendere ancora piu' duro lo scontro con il movimento che nelle scuole e nelle universita' ha riaperto un forte conflitto sociale. La destra al governo la smetta di coltivare opinioni autoritarie utilizzando il decreto Gelmini
- ha concluso Paolo Cento - e eviti di trasformare le piazze in un problema di ordine pubblico''

Caccia. Un'anomalia italiana.

Caccia. Ddl e 100mila firme per stop accesso terreni privati

Un disegno di legge al Senato e 100 mila firme raccolte in sostegno dalle associazioni animaliste Enpa, Lac, Lav e Oipa riaprono il dibattito sull'articolo 842 del Codice Civile, che permette il libero accesso ai terreni privati ai cacciatori. Il ddl 510, a prima firma Donatella Poretti
(Radicali-pd) e sostenuto anche dai senatori Marco Perduca (Radicali-pd), Franca Chiaromonte e Alberto Maritati (pd), e' stato presentato questo pomeriggio durante una conferenza stampa al Senato. L'iniziativa leglislativa si propone di abrogare l'art. 842 del C.C., come gia' in passato alcuni referendum promossi da Radicali e verdi che pero' non raggiunsero mai il quorum dei voti validi (in particolare quello del 1990, nel quale si espressero a favore dell'abolizione ben 18 milioni di italiani). Secondo i promotori dell'iniziativa la norma e' 'un'anomalia tutta italiana, un'ingiustizia sociale che introduce il concetto di 'due pesi-due misure' privilegiando smaccatamente una categoria di cittadini, i cacciatori, sollevandoli dall'incombenza di rispettare le altrui proprieta''. 'Sara' difficile riuscire a portare in discussione questo ddl- ha detto la senatrice Donatella Poretti - ma di positivo c'e' che oggi con quest'iniziativa si puo' ricominciare a parlare di caccia e della sua utilita', secondo noi pari a zero, nel 2008'. Durante la conferenza stampa i rappresentanti delle 4 associazioni hanno consegnato le prime firme delle 100 mila gia' raccolte a sostegno dell'iniziativa. (Ansa)

Scuola. "Bambini, la scuola è morta"

Singolare e notevole atto di protesta ieri, alla notizia della trasformazione in legge del decreto Gelmini, alla scuola elementare di Borgonuovo, dove dagli altroparlanti una voce ha decretato "Bambini, la scuola è morta!".
Ovviamente, ci possiamo solo immaginare le "orde" di genitori che hanno "intasato" i telefoni della redazione de La Nazione (messa così, ci sembra un pelino esagerata...).
Ci permettiamo di sottolineare che ogni atto di protesta, in se, è "scandaloso"... Questo ha sicuramente ottenuto un effetto notevole!
Poi, quando gli stessi genitori indignati per l'atto si troveranno a fare i conti con gli effetti della nuova legge, ne riparleremo...
MV

da la Nazione del 30/10/08
E
RANO PASSATI pochi minuti dalla conversione in legge del decreto Gelmini al Senato quando qualcuno ha acceso l’altoparlante della scuola elementare Borgonuovo per lanciare un messaggio «funebre» in tutte le classi: «Bambini, insegnanti: la scuola è morta». Silenzio, sbigottimento e stupore specialmente nelle facce innocenti dei bambini che erano lì a scrivere il dettato, a comporre pensierini, a fare le addizioni.
«Che vuol dire maestra?» ha detto una bambina della seconda elementare come tanti altri suoi compagni rimasti a bocca aperta. «Che domani c’è sciopero». Momenti di imbarazzo mentre tra gli insegnanti era circolata la voce del via libera parlamentare alla riforma.
Ma non è mancata la protesta. Non immediata, ma quasi. Appena alcuni genitori sono andati a riprendere i bambini hanno saputo quanto era avvenuto nelle classi. «Una cosa scandalosa» hanno detto in tanti che hanno chiamato il nostro giornale. «I bambini sono a scuola per imparare non per subire propaganda politica» hanno continuato. «Molti non hanno nemmeno capito di cosa si trattava» ha aggiunto un’altra mamma «e ci sono rimasti male». Alcuni genitori danno anche una versione parzialmente diversa. La voce al microfono avrebbe aggiunto: »Un minuto di silenzio».

INFORMATA dalla Nazione dell’episodio, la direzione scolastica ha annunciato una verifica interna sull’episodio e si «è dissociatada atteggiamenti del genere» ha detto la vicepreside Maria Pia Tamburrano che in mattinata si era dedicata a fare vedere ad alcuni giornalisti Rai i valenti progetti di integrazione e didattici dell’istituto.

SUL FRONTE della protesta grande partecipazione martedì sera al consiglio comunale aperto ai cittadini indetto dal sindaco di Montemurlo, Ivano Menchetti. Oltre un centinaio di persone, nonostante la pioggia, si sono riunite per discutere della riforma Gelmini. Ad aprire i lavori è stato il primo cittadino che ha manifestato le sue preoccupazioni per quanto riguarda il futuro dell’istruzione con particolari riferimenti ai servizi messi in ponte dalle scuole montemurlesi.
«Interi percorsi formativi pagati dai Comuni come progetti, laboratori e insegnamento dell’inglese, rischiano di saltare — spiega Menchetti — Un maestro unico per 24 ore senza maggiori oneri per la finanza pubblica, significa che gli altri servizi dovranno essere pagati dai cittadini. Come si fa a definire riforma un documento dove non si parla di percorsi pedagogici, di esigenze del bambino, ma si annunciano solo tagli? Siamo davanti all’impoverimento del futuro dell’Italia e a pagare sono i nostri figli».

UNA STAFFETTA di genitori, insegnanti e studenti ha tenuto banco fino alle due di notte con una discussione sempre animata. Consiglio straordinario sulla scuola anche a Prato: è in programma il 10 novembre. Sono stati invitati a parlare anche un rappresentante degli studenti di sinistra e di destra.
Silvia Bini