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La mer, la fin...
giovedì 18 dicembre 2008
Informazione Necrologio: Il principe quarto potere.
Pancho Pardi (senatore IDV) su Micromega : Caracciolo, l'ipocrisia del Senato
Oggi il Senato ha commemorato la figura di Carlo Caracciolo. Si può dare perscontato che l'occasione inducesse gli oratori a mantenersi su un piano formale.
Ma a tutto c'è un limite. Intanto si potrebbe osservare che il Senato non eraobbligato alla commemorazione. La necessità si impone nel caso di personaggi connessialla vita politica o istituzionale.
Tra gli ultimi esempi, sia Leopoldo Elia che Vittorio Foa erano soggetti per cui sarebbestato grave mancare la cerimonia.
Ma la vita personale e pubblica di Caracciolo ha incrociato l'esperienza politica e istituzionale in modo ben diverso. In realtà il motivo non detto per cui è stato commemorato è che ha impersonato, allo stesso tempo nella forma più creativa ed elegante, un modo di essere del Quarto Potere.
Ma proprio questo ha messo in evidenza l'ipocrisia della cerimonia.
Eccetto che nell'intervento di chi scrive, è stato steso un velo sui conflitti tra stampa e potere. Nel suo pezzo su Repubblica di martedì 16 Umberto Eco ha raccontato quando Fanfani minacciò di impedire l'aumento delle auto Fiat, del cognato Agnelli, se il suo Espresso non avesse smesso di criticare la Democrazia Cristiana.
E allora Caracciolo pur di mantenere attivo l'Espresso preferì sacrificare la sue partecipazioni in numerose case editrici.
Ma il colmo è stato l'atteggiamento dolciastro e encomiastico di una maggioranza che ubbidisce senza deflettere all'uomo che nel 1989 cercò, per conto di Bettino Craxi, di strappare al suo inventore e proprietario il quotidiano La Repubblica. La cosiddetta guerra di Segrate fu uno scontro sanguinoso tra un editore puro (cioè un imprenditore che fa profitti solo con la stampa) e un pezzo del potere politico, Craxi, spalleggiato da un imprenditore che, partito dall'edilizia, aveva cumulato già segmenti importanti di stampa e reti televisive.
Lo scontro fu tacitato da Andreotti, probabilmente allarmato dalla concentrazione di potere mediatico nelle mani di quello che era a quel tempo interlocutore privilegiato ma anche temibile competitore.
Alla fine Caracciolo mantenne Repubblica ma Berlusconi si prese Mondatori, non senza strascichi giudiziari, giunti fin quasi ai nostri giorni.
La scomparsa di Caracciolo ci costringe a ricordare che il Quarto Potere, la stampa, dovrebbe sempre essere rigorosamente separato dal Quinto, la televisione. E che entrambi, separati tra loro, dovrebbero vivere il più lontano possibile dal potere politico.
In Italia invece i tre poteri sono saldati nelle mani di un'unica persona. Ciò mette il nostro paese, sotto questo profilo, fuori dal consesso dei paesi civili. L'unica speranza di farne ancora parte poggia sulla permanenza della critica più ferma all'anomalia italiana.
Pancho Pardi
17.12.'08
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1 commento:
Grande Pancho tu sei davvero un ottimo politico
koala verde
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