TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 20 novembre 2008

Firenze. Corruzione a Palazzo Vecchio.

Cioni, Biagi, Ligresti sotto accusa

Tutti e tre indagati per corruzione
Perquisizioni anche a Palazzo Vecchio.

«Scambi di favori legati al piano Fondiaria-Sai»

Per l'assessore alla sicurezza anche l'accusa di violenza privata: avrebbe costretto un imprenditore a licenziare una dipendente Il blitz è stato pianificato nei minimi dettagli e rispecchia un'inchiesta delicata: nessuno può permettersi di sbagliare, perché da ieri mattina due membri della giunta Domenici sono accusati, ufficialmente, di corruzione. L'assessore alla sicurezza sociale Graziano Cioni e l'assessore all'urbanistica Gianni Biagi sono stati infatti perquisiti dai carabinieri del Ros. In totale sul registro degli indagati sono finite sette persone, tra cui il costruttore Salvatore Ligresti, il suo «alter-ego» Fausto Rapisarda e due tecnici. La magistratura fiorentina, diretta da Giuseppe Quattrocchi, ritiene che ci siano state irregolarità nell'investimento connesso allo sfruttamento urbanistico dell'area di Castello, circa 80 ettari di terreni situati alla periferia nord di Firenze, di proprietà del Consorzio Castello (un'impresa riconducibile allo stesso Ligresti).
I POLITICI. Al momento la trama dell'inchiesta disegnata in Procura, e ribattezzata informalmente «Cerchio Firenze», è piuttosto semplice. Uno dei politici più conosciuti e popolari come Graziano Cioni, sostiene l'accusa, ha instaurato un rapporto forte, molto forte con Fausto Rapisarda, il consulente a Firenze di Salvatore Ligresti, indicato come il suo «alter-ego». Per l'accusa però l'ex vicesindaco si è messo a disposizione degli interessi di quel gruppo e non da pochi mesi, ma almeno negli ultimi cinque anni. Per l'accusa Cioni assicura e avvalla le iniziative del gruppo Ligresti, come ha fatto — stando a quanto hanno reso noto i legali Annalisa Parenti e Pier Matteo Lucibello — il 18 aprile 2005 quando «ometteva di astenersi da ogni decisione inerente l'approvazione e la concreta esecuzione alla convenzione urbanistica stipulata tra il Comune di Firenze e il consorzio Castello». In cambio Cioni, secondo l'accusa, ha ottenuto — tra l'altro — la disponibilità di un immobile appartenente a Fondiaria Sai, una gratifica economica in favore del figlio (dipendente dello stesso gruppo) e un contributo di 30 mila euro, erogato sempre da Fondiaria: si tratta di un finanziamento per la consegna a domicilio del regolamento di polizia municipale. In sostanza sono questi gli elementi che portano a dire che Cioni è il destinatario di «utilità economiche e non». Anche Biagi, secondo l'accusa, ha favorito il gruppo Ligresti, votando la convenzione firmata nel 2005 e rendendosi protagonista di un accordo ben preciso: in pratica, l'assessore all'urbanistica, dietro la promessa fatta da Rapisarda e da un altro dirigente di Fondiaria, ha aiutato il gruppo Ligresti perché così facendo avrebbe «piazzato» due tecnici progettisti chiamati a realizzare i progetti di edificazione degli interventi pubblici e privati sull'area di Castello. Il valore commerciale dell'operazione è pari a un milione di euro. Non basta. Secondo gli inquirenti Graziano Cioni, accusato anche di violenza privata, avrebbe costretto un imprenditore a licenziare una propria dipendente, incaricata dei rapporti con le pubbliche amministrazioni, «colpevole » di non volerlo appoggiare nella sua corsa a sindaco. Si parla anche di una minaccia che l'imprenditore avrebbe ricevuto da parte di un altro politico, che risulta però estraneo all'inchiesta.
LE PERQUISIZIONI. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale
fiorentino hanno perquisito ieri le abitazioni dei due assessori: sono stati sequestrati computer e materiale cartaceo. Nell'ufficio di Cioni i militari hanno preso due atti coi quali si chiede un contributo al gruppo Ligresti per finanziare una campagna contro gli incidenti stradali. L'intera documentazione relativa all'iter di Castello ha fatto la stessa fine. Le perquisizioni si sono estese a Milano, all'interno del gruppo Fondiaria Sai, e negli uffici del Consorzio Castello.
L'INCHIESTA. L'indagine è complicata. Lo dimostra il numero degli inquirenti impegnati in prima linea. Non uno, ma quattro magistrati si occupano di questo caso affidato ai carabinieri del Ros diretti dal generale Giampaolo Ganzer. L'inchiesta è infatti coordinata dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi insieme ai sostituti procuratori Giulio Monferini, Gianni Tei e Giuseppina Mione, lo stesso magistrato che si era occupato dello scandalo edilizio nel comune di Campi Bisenzio (che aveva portato agli arresti di numerosi tecnici e imprenditori un anno dopo le prime acquisizioni nel Comune della Piana). Una coincidenza: il 25 settembre scorso il pubblico ministero Giulio Monferini mandò la polizia giudiziaria ad acquisire, a Controradio, i nastri contenenti le interviste sull'area di Castello dell'assessore Giovanni Gozzini, poi dimessosi dopo quelle dichiarazioni. Ed è sempre il pm Monferini ad indagare sul Pm10 nella stessa area e ad aver sentito, nei giorni scorsi in Procura, due funzionari di Palazzo Vecchio.
I LEGALI DEGLI ASSESSORI. Gli avvocati Annalisa Parenti e Pier Matteo Lucibello sostengono che «i decreti di perquisizione notificati agli assessori fiorentini Graziano Cioni e Gianni Biagi» sono stati motivati da un «generico sospetto del reato di corruzione» e vanno oltre. Confermando l'assunzione del figlio di Cioni, i due avvocati sostengono che il giovane, in effetti, fu assunto dalla compagnia assicurativa nel 2002 come impiegato, ma, sottolineano i legali, «tre anni prima della convenzione» e «occupandosi della liquidazione di sinistri automobilistici non ha alcun interesse diretto o indiretto nelle vicende urbanistiche di Castello». Cioni, sostengono i legali Parenti e Lucibello, «mai si è occupato direttamente della convenzione, salvo il voto dato in Giunta insieme agli altri assessori» e che dunque «nessun atto contrario ai doveri di ufficio è stato commesso, così che la corruzione è inesistente». L'avvocato Pier Matteo Lucibello, unico difensore di Biagi, sostiene che la perquisizione è stata motivata «in modo assolutamente generico». Non è chiaro se i legali abbiano deciso di rivolgersi al Tribunale del Riesame.
Simone Innocenti
Valentina Marotta
19 novembre 2008

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