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La mer, la fin...

martedì 24 marzo 2009

Scuola/Cultura. Effedia. Sulla mia cattiva strada.


L'Istituto Scolastico Comprensivo G B Mazzoni,
in collaborazione con il Comune e la Provincia di Prato
e con il patrocinio della Fondazione De Andrè,
invita la cittadinanza alla proiezione del documentario
EFFEDIA
Sulla mia cattiva strada
di Teresa Marchesi, (2008)
giovedì 26 Marzo alle ore 21
presso l'Auditorium della Scuola GB Mazzoni
in via S. Silvestro 11 Prato
ingresso libero

Il documentario chiude il ciclo di proiezioni dal titolo: “Siamo tutti coinvolti”, organizzato dalla scuola per ricordare il cantautore Fabrizio De Andrè, che ha dato il nome alla Primaria de la Castellina, ad un decennio dalla sua scomparsa.
Con la visione di quest'opera, l'istituto intende promuovere la cultura della tolleranza, della libertà di pensiero e della pedagogia della solidarietà e della cooperazione.
Ulteriori informazioni
SCHEDA
Titolo originale: Effedia - Sulla mia cattiva strada
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Documentario
Durata: 85'
Regia: Teresa Marchesi
Produzione: Nuvole Production
Distribuzione:
Data di uscita: Roma 2008
Trama:
Fabrizio De André racconta Fabrizio De André nel primo documentario biografico prodotto da Dori Ghezzi. Attraverso più di trenta canzoni (tra cui alcuni inediti giovanili), filmati d'epoca e un lungo racconto in prima persona, il mondo artistico, morale e politico, la formazione e la maturità di un eccezionale cantastorie che ha lasciato un'impronta indelebile sulle generazioni di ieri e di oggi, in Italia e non solo. "Effedia - Sulla mia cattiva strada" (che evoca il titolo di un suo brano scritto con Francesco De Gregori) è uno strumento per capire perché la sua voce ci è oggi più che mai necessaria.

RECENSIONE
Effedia - Sulla mia cattiva strada

L’11 Gennaio 2009 saranno 10 anni che non c’è più, ma Fabrizio De Andrè in realtà non se n’è mai andato, ma anzi col passare del tempo, ha rafforzato la sua forza di "moderno" pensatore, anche, e soprattutto, per le generazioni degli ultimi anni.
Un uomo semplice, un artista semplice, che ha saputo toccare le corde più variegate, dal sociale più impegnato, ai sentimenti più nascosti, alla polemica mai velata.
Grazie a Dori Ghezzi, compagna di una vita, e all’amica – giornalista Teresa Marchesi, prende vita un documentario biografico (il primo in assoluto), di rara bellezza e intensa emozione.
Effedia evoca il De Andrè pensiero attraverso ricordi, condivisioni, interviste, immagini amatoriali, inediti, che ce lo fanno ammirare in tutta la sua potenza.
In una sorta di viaggio a tappe è lo stesso cantautore a raccontarsi: la giovinezza prima, gli studi in Giurisprudenza poi (interrotti), l’incontro illuminante con la musica di Georges Brassens, la frequentazione con i Tenco, Paoli e Bindi, gli inizi di leggenda "grazie" a Mina, il triste sequestro in Sardegna nel 1979 (al quale dedicherà Hotel Supramonte), il tributo dei più grandi nella sua Genova, poco dopo la sua scomparsa.
Ci sono i tanti amici, che di lui ne descrivono l’animo nobile, la libertà di comunicazione, i silenzi inequivocabili: Fernando Pivano, Gabriele Salvatores (regista di un suo videoclip), Sergio Castellitto (che ne La Carne di Ferreri ne decanta le note).
Ed ancora Enza Sampò, Fiorello, gli omaggi di Franco Battiato, Mia Martini, Roberto Murolo, Zucchero, Vasco Rossi, tutti concordi nel proclamarne il mito.
Ma è la poesia della musica a condurci per mano in questo percorso della memoria: Le passanti, Amore che vai, La canzone di Marinella, La Guerra di Piero, Bocca di Rosa, Via del Campo, Crêuza de mä, Don Raffaele, ci parlano di vita, di amori, sono testamenti vivi di un passato che fu, ma che per questo non sa farsi dimenticare.
La sua voce di ieri, che è anche quella di oggi, è uno strumento necessario, non solo per farci comprendere quell’assoluta coerenza tra arte e vita, insegnamento più che mai prezioso, ma anche per mostrarci quanto disarmante e geniale sia stato il suo essere precursore, arrivando a parlare a tutti, senza distinzione di classe.
Perché di veri artisti, di veri "antidivi" come lui, ce ne sono stati ben pochi.
Mentre le note continuano a risuonare, la grande tribù dei "missionari" di De Andrè (come ricorda Wim Wenders) non smetterà mai di cantare e di "riscoprire" quella musica, quelle parole, perché ormai sanno di appartenere alla leggenda.
Andrea Giordano
da www.filmup.com

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