Niente perdono, Delara giustiziata
La ragazza-pittrice condannata per un omicidio avvenuto quando aveva 17 anni è stata impiccata all'alba
IL RINVIO - Il provvedimento di rinvio era stato certificato dal capo della magistratura di Teheran, l'ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, che aveva parlato di una sospensione «per un breve periodo di tempo» per dare modo alla famiglia della vittima di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara. Shahrudi non aveva però annullato l’esecuzione, come richiesto invece dalle associazioni dei diritti umani e dagli attivisti iraniani. Iran Human Rights, Amnesty International e le altre associazioni che si erano battute per la sua salvezza - puntando soprattutto sulla minore età della ragazza all'epoca dei fatti - avevano parlato di possibili violazioni della legge internazionale. L'Iran ha ratificato la Convenzione Onu per i diritti dell'infanzia, che per l'appunto vieta la pena di morte per i minorenni. Ma di fatto ancora non ne segue le indicazioni: un'ipotesi di normativa per dare applicazione concreta alla Convenzione è stata redatta dalle autorità giudiziarie iraniane e trasformata in un progetto di legge che stabilisce pene più leggere per i minori. Ma il provvedimento è ancora fermo in parlamento.
«PREZZO DEL SANGUE» - La legge iraniana è basata su una interpretazione della Sharia e prevede che un condannato a morte per omicidio possa avere salva la vita se i familiari della vittima concedono il perdono. Di solito ciò avviene in cambio di un risarcimento in denaro. Questo però non è avvenuto. Già in passato i parenti della donna uccisa - una cugina del padre di Delara, che nel 2003 aveva 58 anni -, avevano rifiutato questa opzione. Una posizione che non è cambiata, nonostante i giudici abbiano concesso loro qualche giorno in più di riflessione. Delara proviene da una famiglia benestante e i suoi genitori si erano offerti di pagare il cosiddetto «prezzo del sangue», l'indennizzo ai parenti della vittima, primo passo per arrivare a quel perdono formale che avrebbe permesso di fermare l'esecuzione. Ma la famiglia della donna uccisa non ne ha voluto sapere.
«ERRORI DEI GIUDICI» - L'avvocato di Delara, Abdolsamad Khoramshahi, dal quotidiano Etemad aveva parlato di errori nella gestione del caso da parte dei giudici. Il legale avrebbe anche raccontato di come la donna sarebbe stata anche drogata dal suo compagno di allora. Delara si era infatti inizialmente addossata le responsabilità per quanto accaduto. Dopo il processo di primo grado, aveva ritrattato la sua confessione e aveva raccontato una nuova verità. Aveva parlato di come, con il suo gesto, avesse cercato di coprire l'allora compagno, di due anni più vecchio di lei, autore materiale dell'omicidio. Ma non è riuscita a convincere i magistrati della sua innocenza e nel febbraio del 2007 la Corte suprema di Teheran, ritenendola comunque coinvolta attivamente nell'assassinio e non accettando l'idea che fosse stata una semplice testimone, aveva confermato la sentenza.
«L'ONU INTERVENGA» - «L'esecuzione di Delara è stata possibile perché l'Iran continua a pensare di poter agire da sola e che le reazioni internazionali siano solo parole e non abbiano conseguenze - dice Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights -. Delara è il simbolo di tutti i minorenni in carcere ed è ora che Teheran paghi le conseguenze per una violazione della convenzione sui diritti dell'infanzia che pure ha sottoscritto. L'Onu deve fare in modo che quei principi trovino attuazione e non siano semplicemente un pezzo di carta». In Iran ci sono attualmente 150 minorenni in attesa di condanna a morte.
Carlotta De Leo
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