TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 21 marzo 2009

Le mani sulla città. Il comunicato stampa della giunta

Siamo talmente concordi con il sindaco nel chiedere che il dibattito sul futuro della città non sia inficiato dalla campagna elettorale che avevamo chiesto, pubblicamente, al candidato del suo stesso partito di intervenire per interrompere il town meeting. E o chiediamo almeno dal dicembre dello scorso anno!
Perché, se in fondo è solo una tappa, che fretta c'era di farlo entro questa legislatura? La risposta è che si lascia qualcosa di più di una proposta: si vogliono lasciare i principi guida di governo del territorio, e le invarianti strutturali, attraverso lo Statuto del territorio deliberato, e quindi condizionare la legislatura successiva.
E non pensiamo sia solo una questione di "prestigio"...

Sul discorso della partecipazione, meglio tacere, perché di istinto ci sarebbe da replicare in maniera molto molto dura, e molto poco elegante, alle affermazioni del sindaco. Ma se proprio vogliamo andare a vedere i numeri, facciamolo pure: ne emergerà un quadro ben diverso da quello delineato dal primo cittadino!
MV

«Il Piano non arriverà in Consiglio»

«Presentiamo una proposta che non può essere svilita dalla campagna elettorale»
«Il lavoro si fermerà alla giunta, non arriverà in Consiglio comunale». L'annuncia così il sindaco Marco Romagnoli la decisione di non concludere il mandato amministrativo con l'adozione, da parte della massima assise cittadina, del nuovo Piano strutturale. Il “lavoro” cui si riferisce il primo cittadino è appunto il procedimento di revisione urbanistica, la variante generale al Piano strutturale, avviata dall'Amministrazione comunale e presentata stamani dal progettista professor Gianfranco Gorelli in apertura della mostra all'urban center di Palazzo Pacchiani, corredata con una ricca serie di tavole e di materiali informativi sulle linee della futura trasformazione della città.
Spiega il sindaco: «Mancano due sedute del Consiglio alla conclusione dell'attuale mandato amministrativo. Non ci pare utile, nè opportuno, che un dibattito sul futuro della città sia inficiato dagli inevitabili elementi propagandistici della campagna elettorale, di fatto già iniziata, durante la quale si assumono posizioni in funzione del voto. Sarebbe come svilire l'imponente lavoro che abbiamo fatto». Il sindaco rivendica la giustezza di un'impostazione, derivante da una nuova “lettura” della città e dalle sue urgenze: «Non concludiamo l'iter amministrativo, ma al contempo in soli quattro anni, in maniera veloce rispetto ai tempi dell'urbanistica, è stata definita una proposta complessiva che affidiamo alla città. C'era scetticismo quando annunciammo che occorreva modificare gli strumenti urbanistici, il solo modo per un Comune di intervenire nelle cose dell'economia. C'era scetticismo perchè questa Amministrazione, sin dal Piano strategico, ha avvertito la crisi, il mutamento epocale nel quale siamo immersi, e di cui solo ora si è preso coscienza, come ha dimostrato la trasmissione “Annozero”, anche se un un modo tutt'altro che soddisfacente. Ci siamo accollati una grande responsabilità, anche perchè il “Piano Secchi” è del 2001 e, appena tre anni dopo, lo abbiamo messo in discussionee, anche se non nelle sue linee portanti. Ma ciò è stato necessario. La crisi del disretto che in pochi, e fra questi pochi il Comune, avevano colto nella sua profondità sta a dimostrarlo».
Romagnoli non lo dice, ma se non tutta la variante almeno un pezzo, quello riguardante la Declassata, è in corso, con tanto di richiesta di finanziamenti per la costruzione del “polo espositivo multifunzionale” alla ex Banci. Il sindaco sposta il bersaglio sulla questione della partecipazione: «E' un momento cruciale di questo percorso partecipativo. Siamo la prima Amministrazione che ha deciso di sperimentare la legge regionale sulla partecipazione. Una doppia sperimentazione: la nuova legge regionale urbanistica e, appunto, la legge sulla partecipazioone. Curioso l'atteggiamento su quest'ultima legge, che in generale non piace ai sindaci della nostra regione, ma a quanto pare neppure a coloro che ne dovrebbero benificiare. Sta di fatto che in due anni abbiamo messo in cantiere assemblee e incontri, che hanno fatto del procedimento di revisione urbanistica, promosso dal Comune, uno dei più partecipati e discussi, più dello stesso “Piano Secchi”. Anche da questo punto di vista siamo stati all'avanguardia».
E “all'ascolto della città” si è riferito, dopo il sindaco, l'assessore all'Urbanistica Stefano Ciuoffo: «In questi anni ci siamo messi all'ascolto della città e ora presentiamo una proposta di sintesi, non immodificabile, che sicuramente è il risultato di tanto ascolto. Abbiamo deciso, anche con una buona dose di incoscienza, di confrontare in un “Town meeting” le ipotesi di pianificazione con le attese della città. Il “Town meeting” è uno strumento applicato a processi decisionali, ma fino ad ora nessuno l'aveva utilizzato per un intero Piano strutturale. Un momento di condivisione che non esaurisce affatto la partecipazione, perchè ci sarà spazio e tempo nella prossima legistatura per confronti, approfondimenti, per altri momenti di partecipazione».
Quanto al “nuovo” piano Ciuoffo lo descrive con queste frasi: «L'idea di fondo è valorizzare le identità di Prato, la sua vocazione infrastrutturale, i suoi valori, in un nuovo contesto di sviluppo equilibrato e sostenibile, per essere protagonisti nei processi di crescita dell'area metropolitana. Rispetto a precedenti piani presentiamo una proposta che ha uno dei più bassi indici insediativi, poichè prefigura un incremento di popolazione, nei prossimi venti anni, di 20/25 mila unità. Che, poi detto chiaramente, ci sono già. Presentiamo una proposta di crescita della città già esistente. Il contrario esatto della cementificazione. Il nostro scopo è la sostenibilità: scaricare le zone ad alto impatto urbanistico, trasferendo indici là dove è possibile sorreggerli. La tutela non può significare congelamento dei processi di trasformazione urbana. Tanto più che puntiamo non alla quantità ma alla qualità architettonica e al riutilizzo per creare nuovi spazi pubblici. Eccco l'idea di fondo è questa: guidare la trasformazione urbana partendo dall'interesse pubblico».

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