TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 21 luglio 2008

Cascine di Tavola. "Povera Patria"

Riceviamo e pubblichiamo con piacere le riflessioni di Francesco Fedi, portavoce del Comitato per la Città etrusca sul Bisenzio, in merito ai fatti delle Cascine di Tavola.
MV

"Povera Patria"

“Povera Patria” diceva una canzone del maestro Battiato e “povera patria” viene da dire di fronte alle dichiarazioni della Dott.ssa Facchinetti, sul caso dell’antica Fattoria di Tavola…
Fra tutte, è in particolare il concetto secondo cui “…se non interviene il privato si rischia di perdere tutto…”, a gettare nello sconforto.
Nonostante l’innocenza del suo enunciato, questo il concetto, ha infatti oramai da tempo dimostrato le proprie capacità aberrante
Forse, in realtà, si dovrebbe meglio dire che l’aberrazione non sta nella partecipazione del privato che si propone di intervienire, ma in come lo fa e soprattutto nel modo fin troppo accondiscendente in cui sembrano venire esaminate le proposte.
Di fronte allo spauracchio del “rischio di perdere tutto” o di porre delle condizioni che possano scoraggiare l’investitore del caso, si acconsente alla realizzazione di pesanti interventi, accontentandosi del recupero di modeste porzioni o di dettagli.
Anche per chi non può dirsi di essere un addetto ai lavori, è facile comprendere come questo meccanismo abbia nel tempo comportato un inaccettabile abbassamento dei livelli di tutela e delle misure di salvaguardia.
In altro ambito, come Comitato abbiamo già in più di un occasione espresso tutto il nostro sdegno sugli effetti, ed i risvolti, dell’applicazione di questo principio, che in modo identico possiamo ritrovare nella gestione dei ritrovamenti archeologici: campagne di archeologia preventiva ed esecuzione di bonifiche archeologiche, appaiono essere affette dallo stesso identico male.
Nella fattispecie, il caso di Tavola, che già un anno fa attirò l’attenzione della stampa internazionale (ricordiamo il famoso articolo dedicato al caso dal quotidiano francese Le Figarò…), si presentò fin da come eclatante in negativo anche soltanto per gli aspetti legati all’eccessiva privatizzazione degli spazi: l’aggressività dell’intervento appariva infatti intrinseca per il fatto che la soluzione progettuale avanzata non garantiva un’adeguata pubblica fruibilità dell’immobile, ovvero di glissare completamente sul fatto che, al di là della proprietà spicciola, si tratta indubbiamente di un oggetto che non può non appartenere, in senso lato, al patrimonio dell’intera collettività.
Proprio per questo, anche a di là confini nazionali, in paesi dove certo non ci si scandalizza per l’intervento di capitali privati nella realizzazione di interventi su beni di pubblico interesse, c’è stato chi avuto da stupirsi per il totale atto d’abiura compiuto dal complesso delle istituzioni italiane.
Se è vero come vero che il famigerato “intervento privato” non debba essere visto come un male assoluto, ma anzi, guidato con sapienza ed attenzione, possa talvolta dimostrarsi anche un importante contributo non solo economico ma anche di creatività, evidentemente l’oggetto del contendere ruota tutto attorno al ruolo delle istituzioni, o più nello specifico, delle politiche gestionali interne ai loro uffici.
Del resto il caso palesa anche la sussistenza di un vuoto normativo, per cui oggi, evidentemente è non è escluso che un’antica fattoria medicea possa essere riconvertita in mini-alloggi o quant’altro, come pure, al di là dell’inesistenza di adeguati vincoli normativi, a ciò poteva essere posto rimedio in ambito di pianificazione urbanistica o di attuazione urbanistica.
Per il Comitato l’occasione è gradita per invitare ad una riflessione anche sul carattere di assoluta autoreferenzialità dei distaccamenti di taluni organi ministeriali, ovverosia se un simile di stato di fatto possa ritenersi adeguato per un paese che ospita la stragrande maggioranza del patrimonio archeologico-artistico dell’umanità.
A riguardo ci sentiamo di affermare che è inconcepibile che l’integrità e la conservazione beni interesse storico, archeologico e monumentale possano essere messi a repentaglio dal giudizio di un funzionario o responsabile che sia.
In merito all’inchiesta, va detto che se questa vorrà dimostrarsi seria, la sensazione è che ben presto si troverà necessariamente ad allargare i propri orizzonti, spostando più in alto il livello del problema , approfondendo semmai gli aspetti inerenti al perché esista una simile politica d’ufficio.
Sarebbe infatti assurdo che la Dott.ssa Facchinetti, dovesse finire per fare da capro espiatorio di un modus operandi da tempo affermato nell’ambiente: è ovvio che qualora ciò dovesse avvenire, il Comitato si sentirebbe a quel punto di esprimere la propria solidarietà nei confronti di chi, semplicemente, finirebbe per non essere altro che il malcapitato di turno.

Francesco Fedi - Comitato Città Etrusca sul Bisenzio

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