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La mer, la fin...

giovedì 31 luglio 2008

Prato. Due lettere e un commento

Oggi, sulle pagine della Nazione, troviamo un "confronto a distanza" tra Maurizio Bettazi, di AN, e Benedetta Squittieri, del PD, sui temi della "sicurezza" e della "legalità". Oggettivamente, il dibattito, così come si è andato strutturando in questi giorni, non ci appassiona, schiacciato come al solito su una visione angosciante di Prato e sulle sole politiche "securitarie".
Una nota, importante, va fatta: pur concordando con la Squittieri che ricorda giustamente le prese per i fondelli del governo, che da una parte invia i militari nelle città e dall'altra taglia strutturalmente i fondi alle forze dell'ordine (tanto da riuscire nell'impresa non semplice di far trovare un accordo a tutte le rappresentanze sindacali del settore, contro questi tagli), la segretaria del PD pratese sbaglia mira! Dovrebbe infatti chiedere pubblicamente agli esponenti locali del PdL, da Bettazzi a Silli a Luchetti, e magari anche a Mazzoni, di avere il coraggio di spiegare proprio ai cittadini pratesi perché il governo da loro sostenuto predica "bene" (e secondo noi, nemmeno quello) e razzola male (indebolendo ulteriormente le forze dell'ordine), e di questa politica ne fa le spese anche Prato, che a parole dicono di amare tanto.
Ci piacerebbe, sinceramente, sentire le risposte!
MV


da la Nazione del 31/07/08

‘Legalità e stranieri: la prova che il Pd deve andare a casa’


PRATO ha bisogno di un cambio di marcia, di un’inversione di rotta rispetto alla politica del tirare a campare messa in atto ormai da decenni dal centrosinistra. Romagnoli non è immune da questi difetti, come ha chiaramente evidenziato con il suo no all’utilizzo dei militari a supporto delle forze di polizia. Fino a due anni fa (governo Berlusconi) sindaco & C. si lamentavano strumentalmente per le carenze organiche di questura, carabinieri e finanza; andato al governo Prodi, hanno firmato un protocollo sicurezza – sbandierando ai quattro venti –, senza dotazioni finanziarie né di uomini in più (se non temporaneamente distaccati). Adesso che il governo poteva supportare fattivamente l’attività di contrasto all’illegalità con l’ausilio dei militari, sindaco & C. decidono di non avvalersene, con l’assessore alla sicurezza Milone che però la pensa diversamente. Che sia come il gioco delle tre carte? E che a perdere sia sempre la città e la comunità legale che vi lavora quotidianamente? Se a questa situazione e ai continui episodi di violenza legati all’illegalità diffusa sempre più preoccupante, non si contrappone una proposta politica seria, che tenga conto dell’esasperazione dei cittadini, non avremo scampo. E non avremo scampo perché non esiste all’interno della classe politica che dirige la città il benché minimo dubbio, un vero interesse a cambiare le cose.
Prova ne è il «Libro del sindaco 4». Non c’è traccia di una seppur velata autocritica: abbiamo fatto questo, quello e quell’altro..., ma fateci il piacere. Ho sperato che quel 4 potesse essere il voto che l’amministrazione si autoattribuiva: mi aspettavo di trovare, infatti, anche qualche paginetta bianca per le cose non fatte (legalità, sviluppo economico) o qualche paginetta incompleta per le cose iniziate – magari pagate – e non completate (parcheggio Mercatale, manutenzione stradale, marciapiedi, giardini). Utopia pura, la mia. Ci siamo sorbiti 134 paginette trite e ritrite di celebrazione autoreferenziale (pagata però coi soldi di tutti) per dipingere una situazione che solo loro sono capaci di vedere idilliaca, ma che in realtà ha raggiunto il limite della sopportazione. Tra meno di un anno ci saranno le elezioni: sarà l’ultima spiaggia per la nostra città, l’ultima occasione per dimostrare che Prato merita di più, di essere amministrata col cuore e solo da chi la ama veramente.
Maurizio Bettazzi, presidente di An

‘Dalla destra solo demagogia e false promesse’

PRATO non si farà ingannare dal falso spot sulla sicurezza del governo Berlusconi, si tratta esclusivamente di propaganda, volta a creare un allarme sociale nel Paese, che noi non possiamo accettare. La nostra città e le persone che la rendono viva rischiano di essere penalizzate nella loro vita quotidiana.
Il governo propone l’invio dell’esercito nelle città in maniera demagogica e superficiale, e allo stesso tempo usa la manovra economica per fare tutto il contrario. E’ il governo che vuole usare l’esercito e poi taglia 3 milioni di euro sulla sicurezza e il pagamento degli straordinari delle forze dell’ordine.
È lo stesso governo che stralcia con leggerezza le limitazioni sui flussi dei contanti, riportando il limite da 5mila euro a 12.500 e ridando fiato ai movimenti di capitali che usano il money transfert per operazioni illegali e per traffici illeciti. Si tratta solo di un’operazione demagogica e di facciata senza un’efficacia concreta. E’ come se si sfiduciasse palesemente l’operato delle nostre forze dell’ordine, impegnate ogni giorno di più nella lotta all’illegalità. La sicurezza ha bisogno di interventi stabili e strutturali mentre ora si decide di spendere risorse importanti solo per un esperimento, col quale si appesantirà il lavoro delle forze dell’ordine. Ma soprattutto, su un tema importante come questo, è mancata una qualsiasi collaborazione tra governo e enti locali.
Maroni risponda concretamente alle richieste che vengono da Prato, che è la prima città, dopo quelle metropolitane, ad aver firmato un patto per la sicurezza col governo Prodi, grazie al quale sono stati recuperati sul fronte della illegalità economica 4 milioni e mezzo di euro nella nostra città. A Prato e nel Paese c’è bisogno di combattere tutte le forme di illegalità che ci sono. Prato è la provincia d’Italia con il numero di immigrati maggiore in rapporto ai suoi abitanti, ed è una città che ha fatto della coesione sociale la priorità delle sue politiche. In questi anni si è battuta perché anche i governi nazionali si facessero concretamente carico di dotare la città di adeguati strumenti di lotta all’illegalità. Lo strumento principale è stato il patto per la legalità col governo Prodi, noi ripartiamo da lì e non dalla demagogia.
Benedetta Squittieri, segretaria Pd

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