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La mer, la fin...

lunedì 21 luglio 2008

Congresso dei Verdi. L'intervento di Antonio Fiorenzani.

Questo è l'intervento di Antonio Fiorenzani, della provincia di Siena, al congresso di Chianciano.
Fiorenzani è stato eletto al Coordinamento Nazionale, così come Fabio Roggiolani.
Entrambi e ciascuno a suo modo, sapranno animare una costruttiva dialettica al vertice del Partito, affinchè questo anno di transizione non passi invano.
mv
Il voto dello scorso aprile ha rappresentato una sconfitta per tutto il centrosinistra. E’ fallito il progetto riformista del Partito Democratico, con amplissimo distacco rispetto alle forze avversarie, è stata bocciata senza appello la lista “La Sinistra-l’Arcobaleno”, crollata al 3%; è così mancata in Parlamento, per la prima volta nella storia repubblicana, una rappresentanza di sinistra.
L'elettorato italiano si è evidentemente spostato a destra, ma perché “La Sinistra-L'Arcobaleno” non è stata riconosciuta come un progetto politico alternativo valido e capace di guardare al futuro? Noi riteniamo che il voto espresso in questa ultima consultazione abbia il significato di un deciso rifiuto delle vecchie logiche di “cartello” che hanno ispirato la formazione de “La Sinistra L'Arcobaleno”, attente solo al risultato elettorale e incuranti degli ideali e delle istanze di iscritti e cittadini.
Questa diagnosi trae conferma dalla marginalità dei tem iecologisti nel programma elettorale della coalizione. Tuttavia, il declino dei Verdi, a livello sia nazionale sia locale, è cominciato molto tempo prima della debacle sancita dall’avventura della“Sinistra-L’Arcobaleno” e affonda le sue radici nell’incapacità di sciogliere i legami con l’estrema sinistra, alla quale per anni ci siamo affiancati, mancando di comprendere quanto l’ambientalismo sia “trasversale” rispetto allo scenario dei partiti.
Questa visione limitata della nostra collocazione politica ci ha reso distanti da una larga parte di soggetti interessati e/o portatori di istanze ambientaliste, inducendo una progressiva e inarrestabile perdita di consenso. E’ inevitabile una presa di coscienza di quanto è avvenuto a nostro danno, ed è altrettanto inevitabile individuare una soluzione.
I firmatari dellamozione “Diritto al futuro” intendono proporre, in questa sede, una decisa inversione di rotta, nei termini che, a grandi linee, sto per illustrare.
Innanzitutto, riteniamo indispensabile introdurre nel nostro modo di fare politica e nell’organizzazione del partito una maggiore democrazia, operando una cesura netta con il passato. E’ necessario ammettere, purtroppo, che la gestione del partito ha condotto alla perdita della nostra identità; manca un orientamento valido, che riesca ad aggregare il consenso di tutti gli iscritti; non c’è una leadership autorevole riconosciuta da tutti. Il gruppo dirigente ha dimenticato il senso della propria missione e gli ideali che da sempre hanno ispirato il pensiero “verde”; si è omologato alle logiche di potere tipiche della classe dominante che si chiude in se stessa e diventa “casta”, che stabilisce le regole di ammissione e occupa tutte le posizioni di potere. Dobbiamo avere il coraggio di ripudiare questa visione egoistica della politica e cercare di comporre le divisioni createsi all’interno del partito poiché sono soltanto espressione di egoismi personali che minano profondamente la nostra immagine. La risposta a questa critica è tornare ad agire nell’interesse generale, con un ritrovato spirito unitario, qualche volta andando contro corrente, ma sempre guidati dalla convinzione di rendere il migliore dei servizi alla collettività, prima ancora che agli iscritti e al partito.
In questa direzione intendono muoversi i firmatari di questa mozione, liberida veti e conservatorismi, lontani dalle ipocrite mediazioni della politicae dai cartelli elettorali contro qualcosa o contro qualcuno. E’ ora dicambiare, vogliamo semplificare e reinventare un nuovo sistema, dicendobasta alla politica trita fatta di tessere e di favori reciproci. Gli iscritti al partito non vogliono più sentirsi divisi in una logica dicontrapposizione fatta di guelfi e ghibellini, vogliono uscire da uno schema ormai logoro, fatto di demonizzazione dell’avversario e di califfati…. proponiamo di cambiare tutto questo, nell’intento di recuperare l’autonomia politica e l’identità culturale dei Verdi.
Io sono convinto che il nostro coraggio e la credibilità che intendiamo conquistare con l’esempio concreto, senza arroganza, ma con la forza delle idee, favoriranno il cambiamento. Il primo passo verso questa rinascita deve essere l’assunzione diresponsabilita’ da parte di chi riveste posizioni di vertice e la presa d’atto che una gestione democratica del partito non può che nascere da scelte condivise.
Riteniamo perciò necessario un profondo riesame dello statuto e del regolamento affinchè venga riconosciuto a tutti gli iscritti il diritto di partecipare alle decisioni fondamentali inerenti all’indirizzo politico, alle elezioni delle più importanti cariche interne, alle candidature per le principali cariche politiche/amministrative.
E’ necessario un sistema di autofinanziamento trasparente e popolare, come elemento di garanzia di autonomia e di moralità: perciò proponiamo la stesura di un regolamento finanziario che preveda, per eletti e nominati, forme vincolanti di contribuzione ai bilanci del partito. Non secondaria è per noi la formulazione di un codice etico che affianchi lo statuto e assicuri la trasparenza dell’esercizio delle funzioni politiche istituzionali, ponga limiti ai mandati e al cumulo degli incarichi.
Le nuove modalità di gestione che auspichiamo presuppongono una forte partecipazione da parte degli iscritti e la loro piena consapevolezza degli obiettivi da realizzare: per questo bisogna promuovere Forum tematici, individuare strumenti per la formazione politica e costituire luoghi di discussione sui temi “sensibili”.
Il partito deve fare breccia nella società civile; per questo è indispensabile una struttura a rete, che dia autonomia alle realtà territoriali, valorizzandole. Dobbiamo ritrovare la capacità di aprirci per espanderci e inglobare tutti gli attori dello scenario ambientalista ed ecologista, da quelli più tradizionali a quelli alternativi, formando un“arcipelago verde”, federativo e pluricentrico. In tale contesto, emerge un altro caposaldo del nuovo corso che proponiamo: il ruolo che riteniamo di assegnare alle donne e ai giovani. Riteniamo che le donne possiedono la saggezza e la forza necessarie per condurre la società verso il bene, la speranza e la pace. E’ profondamente antidemocratico e improduttivo tenere ai margini le donne, mancando di affrontare il problema della qualità della vita che conducono, divisa tra lavoro e impegni domestici, che non consentono spazi per altre passioni, tra esse la politica.
Sono indispensabili la sensibilità delle donne per il pensiero della sostenibilità e la loro capacità di adattarsi alle condizioni e alle idee di un mondo che cambia con maggior facilità degli uomini. Dobbiamo farci promotori di iniziative che ne facilitino il compito nella società e consentano loro una più ampia partecipazione alle decisioni fondamentali che la riguardano; è necessario e vitale, per una società che voglia essere rispettosa dell’umanità e dell’ambiente, mettere a frutto nel modo migliore il punto di vista delle donne e consentire loro di applicare in ogni campo la sensibilità di cui sono portatrici.
Anche i giovani vanno recuperati alla politica, infondendo loro una rinnovata fiducia nella possibilità di partecipare democraticamente alla costruzione del loro futuro. Non possiamo sprecarne l’entusiasmo e la freschezza, sono preziosi per promuovere il miglioramento della società oltre che del nostro partito. Altre realtà ed organizzazioni stanno facendo il possibile per attrarre i giovani di talento, sottovalutando questo aspetto, ci ritroveremo indietro.
La partecipazione attiva di molti giovani è la chiave per lo sviluppo di ogni organizzazione, perciò dobbiamo aumentare il coinvolgimento dei giovani al nostro interno. Senza giovani,non c’è futuro. Abbiamo necessità di nuovi contenuti che coloro che fanno politica da molti anni, logori e senza energie, non sono più in grado di proporre, imprigionati da pregiudiziali ideologiche e da interessi di partito. Vorrei aggiungere un altro tassello al mio ragionamento.
Ferma restando la differenza tra il percorso nazionale e quello locale in termini di contenuti, di alleanze e di diversi sistemi elettorali, ciò che deve distinguerci dalle altre forze politiche, di sinistra o di destra, sarà la bontà dei programmi che proporremo e l’efficacia degli strumenti che individueremo per relizzarli.
Dobbiamo comunque proseguire, come peraltro abbiamo sempre fatto, il confronto con tutte le forze progressiste per ricercare convergenze là dove sarà possibile, che siano fondate sui contenuti.
Il partito dovrà essere, non già il fine, ma il mezzo per orientare il futuro.
Tutto ciò richiede coraggio e l’umiltà di mettere indiscussione certezze acquisite. Intanto da questa assemblea, il nostro compito sarà quello di dare avvio ad un periodo transitorio eleggendo il o la portavoce assieme al gruppo dei 14 ai quali viene richiesto un mutato approccio al modo di fare politica.
Mi auguro che questa sia l’ultima pagina di una storia vecchia, atta al perseguimento del potere fine a se stesso, della sommatoria di pacchetti di iscritti, da oggi lasciamoci alle spalle tutte le polemiche e torniamo aguardare avanti.
Come diceva Giorgio Gaber “Benvenuto il luogo dove ci sono aspre discussioni, ma ci si rispetta; si rifugge dalle categorie amico/nemico, dove l’agire delle persone è umano. Benvenuto il luogo dove si può anche essere felici.
antonio fiorenzani

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