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La mer, la fin...

sabato 14 marzo 2009

Costruire l'alternativa. Guerrilla Gardening

da Terranauta.it

Guerrilla Gardening: come liberare il giardiniere che è in te Nato in America negli anni '70, il Guerrilla Gardening è una forma di giardinaggio politico, di azione non violenta diretta, praticata soprattutto da gruppi ambientalisti. E' legato alla permacultura o alle problematiche inerenti ai diritti della terra. Lo scopo è quello di rimodellare ed abbellire con piante e fiori le zone dimesse della città. Ma come funziona praticamente?

di Martina Turola

Sembra proprio che l'inizio del nuovo millennio abbia segnato la popolarità di una parola, "guerriglia", proprio in un periodo storico in cui di guerriglie, oramai, se ne vedono ben poche. Si sa però che la ricontestualizzazione è caratteristica della modernità. Così si sente parlare sempre più spesso di guerrilla marketing, termine con il quale si intende la promozione pubblicitaria non convenzionale che utilizza creativamente i mezzi di comunicazione, il passa parola e le potenzialità dei social network.

Ma non è quello che interessa a noi, perché in questo caso stiamo per parlare di "Guerriglia Gardening". Liberiamoci subito da equivoci, vista la premessa fatta: non si tratta di nessuna nuova tecnica di promozione di un marchio di fertilizzanti, né di attrezzi di giardinaggio, bensì, di "una forma di giardinaggio politico, di azione non violenta diretta, praticata soprattutto da gruppi ambientalisti". Così viene definito da Wikipedia, che evidenzia anche come questi movimenti siano legati alla permacultura o alle problematiche inerenti ai diritti della terra.

Ma come funziona praticamente? Molto semplice. Si individua un pezzo di terra abbandonato, magari in un'area cittadina che avrebbe proprio bisogno di un po' di verde. Poi ci si arma di pale e badili e si parte con l'azione/attacco. Lo scopo è quello di rimodellare ed abbellire con piante e fiori le zone dimesse della città.

Vi sono gruppi di giardinieri guerriglieri che agiscono di notte, in segreto, e poi magari pubblicano sul web le prove fotografiche delle loro incursioni. Ve ne sono altri invece che lavorano più apertamente, cercando di coinvolgere le comunità locali.

"Qualcuno ha detto che i guerriglieri del verde fanno di notte quello che le amministrazioni comunali dovrebbero fare di giorno … ed è verissimo", si legge sul blog i fiori del bene.

Difficile non pensare ai figli dei fiori, agli anni '70, ed è infatti proprio da questa matrice culturale che nasce il movimento. Anno di nascita ufficiale 1973, quando Liz Christy e il suo gruppo Green Guerrilla, nella area di Bowery Houston a New York, trasformano un derelitto lotto privato in un giardino.

Dopo trent'anni questo spazio è ancora ben tenuto grazie alla cura di alcuni volontari e alla protezione del dipartimento parchi di New York. Pare addirittura che ve ne sia traccia nella Bibbia e, sempre su Wikipedia, si fa riferimento a ”due celebrati giardinieri di questo genere, attivi prima del conio del termine Guerrilla gardening: Gerald Winstanley e The Diggers (gli zappatori) nel Surrey England, nel 1649, e John Chapman soprannominato >seme di mela nell'Ohio, USA, nel 1801”.

Dopo questa breve ricostruzione storica, è interessante osservare cos'è diventato il guerrilla gardening ora. Un modo per produrre cibo per i lavoratori delle piantagioni di banane Tacamiche nell'Honduras, che hanno fatto crescere illegalmente degli ortaggi sulla piantagione abbandonata, invece di lasciare la terra con la chiusura della piantagione.

Un gesto politico, come racconta Urban Activism, un blog che raccoglie spunti di attivismo per il miglioramento della vita in ambiente urbano. Dopo l'esperienza newyorkese della Green Guerrilla "i giardinieri coltivano e gestiscono autonomamente gli spazi verdi occupati, non solo coltivando, ma anche organizzando iniziative coinvolgendo il quartiere e le scuole elementari, aggiungendo al Guerrilla Gardening un’importante funzione sociale e culturale".

Quando l'azione dei singoli si unisce, assistiamo invece ad eventi di grande impatto, come nel maggio 1996, quando circa 500 attivisti affiliati con "The Land is Ours" (la terra è nostra), tra cui George Monbiot, giornalista ambientalista di "The Guardian", hanno occupato circa 13 acri di terreno abbandonato, appartenente alla Guinness, sulle rive del Tamigi nel Wandsworth, la parte sud di Londra. La loro azione voleva sottolineare quello che loro descrissero come "il terrificante misuso della terra urbana, la mancanza di case popolari, e il deterioramento dell'ambiente urbano".

O come quando, il Primo Maggio del 2000, Reclaim the Streets, un collettivo di attivisti che sostengono l'idea che gli spazi pubblici siano di proprietà collettiva, organizzò un attacco di massa di Guerrilla Gardening presso la piazza del Parlamento a Londra, con tanto di parata carnevalesca accompagnata da band di Samba mentre qualche migliaio di "giardinieri" occuparono la piazza piantando fiori e ortaggi.

Una lunga storia insomma che approda in Italia con qualche ritardo, ma che vede già i suoi ferventi sostenitori, e vanta un attacco collettivo a Torino nel 2007, ad opera del gruppo Badili badala (in piemontese "bighellone") nell'ambito del meetup amici di Beppe Grillo Torino.

Andate a farvi un giro sul web, troverete guerrillagardening.it. E' un sito molto animato con tanto di consigli e idee su come realizzare una "bomba di semi", preparare "il primo attacco" e curare le proprie piantine nei giorni successivi, ma anche su come salvare le piante spontanee. Perché “a volte, più importante di piantumare nuove piante è scovare gli alberelli che nascono spontaneamente”.

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