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La mer, la fin...

giovedì 19 marzo 2009

Nucleare. Il deserto di Chernobyl.

Da Green Report 18.03.'09

Chernobyl: gli animali come i torsoli di mela

LIVORNO. «Le mele di Chernobyl sono buone? Certo, basta seppellire il torsolo bene in profondità» recitava una delle tante barzellette in circolazione dopo il disastro nucleare alla centrale ucraina avvenuto il 26 aprile del 1986.
Ma a non stare troppo bene (oltre alla popolazione) sono anche gli animali che vivono vicino al sito dove è avvenuto il disastro nucleare di 23 anni fa. Uno studio condotto dal Centro nazionale per la ricerca scientifica in Francia e reso noto oggi, rivela infatti che gli animali a Chernobyl sono stati colpiti dalle radiazioni in modo molto più grave di quanto si pensasse. E soprattutto rispetto a quanto il governo ucraino vorrebbe far credere, diffondendo la convinzione che la vita naturale nella zona si sta riprendendo.
Lo studio ha dimostrato che il numero di calabroni, farfalle, ragni e altri invertebrati è inferiore nelle zone contaminate rispetto alle altre aree a causa degli elevati livelli di radiazioni rimasti dopo l´esplosione avvenuta oltre 20 anni fa. Un risultato che mette in dubbio le ricerche precedenti secondo cui la popolazione animale si stia accrescendo nuovamente intorno all’area dichiarata off limits dopo l’esplosione della centrale ucraina, che obbligò migliaia di persone ad abbandonare la propria casa e ad evacuare la zona.
«Siamo molto colpiti nel constatare che non sono stati fatti studi sulla questione» ha detto in un´intervista telefonica, riportata su agenzie di stampa, Anders Moller, il ricercatore che ha condotto lo studio.
«La nostra- ha proseguito Moller- è stata la prima ricerca a focalizzarsi sulla ricchezza della popolazione animale». I ricercatori hanno spiegato di aver confrontato le popolazioni animali nelle zone radioattive con quelle di zone meno contaminate e di aver concluso che in alcune aree la vita animale è quasi completamente scomparsa.
«Ci sono aree con 100 animali al metro quadro- ha spiegato Moller- e altre con una media di meno di un esemplare per metro quadro; e questo succede per tutte le specie osservate».
I ricercatori hanno anche messo in evidenza che si riscontra una maggiore frequenza di deformazioni negli animali che vivono nell’area attorno al reattore di Chernobyl.
Evidenze che smentiscono la visione che il governo ucraino vorrebbe dare del sito di Chernobyl dopo due decenni dall’incidente: una riserva naturale, con abbondanza di animali selvatici.
Ma così come non sono buone le mele a Chernobyl, non se la passano bene nemmeno i pochi animali rimasti.

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