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La mer, la fin...

domenica 8 marzo 2009

Politica. Delusione a sinistra


da il manifesto del 08/03/09
Caduto l'ultimo appello per una lista unitaria
Delusione a Firenze. Si pensa al dopo europee

Matteo Bartocci

«Niente da fare, lasciamo che le cose facciano il loro corso. Speriamo che prima o poi la lunga lista di fallimenti si fermi». È chiaro già a metà mattinata, quando Paul Ginsborg lascia l'affollata assemblea fiorentina, che i giochi per le europee sono ormai fatti nonostante la generosità degli appelli come quello pubblicato sul manifesto a favore di una lista unitaria della sinistra.
Eppure, dopo decine di interventi tutti molto critici verso i partiti esistenti, la speranza è l'ultima a morire. A Giulio Marcon, uno dei firmatari, non resta che prendere atto chiudendo i lavori che le ipotesi elettorali in campo sono (almeno) due, quella di Prc-Pdci e quella rossoverde che va dai socialisti a Vendola: «Noi non vogliamo né una riedizione dell'Arcobaleno né una terza lista della società civile - spiega Marcon - crediamo che l'unità a sinistra debba essere la stella cometa di tutti, perciò prendiamoci del tempo, facciamo una moratoria di una settimana sulle liste per vedere se la partita è proprio chiusa». È l'ultimo, disperato, appello.
Il cerino, ora, torna in mano a Rifondazione. O meglio, alla sinistra tutta. A sentire le decine di interventi di ieri a Firenze ci sono molte ragioni per essere preoccupati. E non solo per l'analisi lucida e molto critica fatta da Luigi Ferrajoli in apertura. Questo appuntamento autoconvocato era per i partiti ex Arcobaleno una forca caudina sotto la quale passare un po' di malavoglia. Duecentocinquanta persone, alla casa del popolo di san Bartolo a Cintoia: una platea attenta ma generalmente composta da uomini ben oltre i 50. Pochi i politici presenti, l'unico leader di partito a intervenire è Nichi Vendola. Assenti verdi di «sinistra» come Paolo Cento, dirigenti quasi sconosciuti per tutti gli altri partiti. Forse perché si affrontano questioni scomode: «Sulla forma di questa unità si decide oggi, ci si deve scontrare subito», avverte invano tra i primi interventi Mario Agostinelli (Prc indipendente in Lombardia).
Tra palco e realtà spira forte anche qui il vento dell'antipolitica e della rabbia, un filo rosso che lega una base appassionata e delusa a un sindacalista in prima linea come Tiziano Rinaldini (Cgil). Non si tratta tanto di critica alla «casta» (che pure affiora), quanto di insofferenza per la politica di partito, per le sue forme, per la sua distanza dalla società e i suoi riti. Si cerca un nuovo rapporto tra democrazia diretta e democrazia delegata, la pari dignità tra rappresentanza politica e conflitto sociale. «Questi partiti - si sfoga uno degli interventi dal palco - sono irriformabili. Non hanno futuro, non hanno capacità espansiva, nessuno si avvicina più ai loro meccanismi interni. Sono uguali e peggiori dei partiti che sono scomparsi, compreso il Pci, finito non solo per la caduta del Muro».
L'altro rischio, più volte citato, è un aggravamento dell'astensionismo. Ad aprile, dicono le analisi più recenti, il primo partito tra gli operai del Nord non è stato la Lega ma il non voto. «A giugno tra la falce e martello e un carnevale di simboli l'astensionismo sarà sicuramente il primo partito della sinistra», prevede Mario Pianta. «I miei studenti - concorda Andrea Manni, un insegnante di Firenze - non è vero che non pensano alla politica, solo che per loro è davvero quella di Porta a porta». Difficile appassionarsi. «Ricordiamoci - dice Manni - che non c'è stato solo il disastro dell'Arcobaleno ma anche quello dei congressi estivi dei quattro partiti, che ho seguito alla radio come non facevo da anni e in cui ho sentito dare il peggio di sé».
«Anche se l'appello unitario non sarà raccolto noi andremo avanti lo stesso», avverte Ginsborg guardando già a dopo le europee. Il come lo spiega Mario Pianta: due assemblee-convegni nazionali - una in una città del Nord l'altra nel Sud - dedicate alla crisi della democrazia e della rappresentanza e alla crisi economica, ambientale e del lavoro. Una messa a fuoco di contenuti e proposte che raccolga le decine di campagne che oggi la sinistra, tutta insieme, è ancora capace di fare senza trovare una rappresentanza comune. Dalla battaglia sui beni comuni come l'acqua fino alla rivoluzione verde nell'economia, dalla difesa della Costituzione e del contratto nazionale a vertenze come Tav o Dal Molin, la sinistra non è scomparsa dal paese. Ma percepisce sempre di più, a torto o a ragione, chi deve rappresentarla come un tappo. «Due liste si indeboliranno a vicenda e di conseguenza indeboliranno tutti noi, lavoratori e cittadini», prevede Raffaele D'Agata dell'università di Sassari. La lotta all'ultimo sangue per la soglia di sbarramento rischia di lasciare sul campo morti e feriti. Meglio premunirsi in tempo per non rimanere sotto le macerie.

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