TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 14 marzo 2009

Prato. Fedora: manifestazione degli operai

Continuiamo a seguire queste fasi travagliate degli operaio del gruppo Fedora, un caso sintomatico delle illuminate politiche di certa imprenditoria pratese...
All'oggi affianchiamo, ancora una volta, un "memento" sul recente passato...
MV

da la Nazione del 14/03/09

Fedora, manifestazione degli operai in piazza Duomo Lunedì mattina per chiedere la cassa integrazione
NON SALTERANNO l’appello i lavoratori della Fintes, che hanno qualche speranza in più di ottenere la cassa integrazione straordinaria già a partire da lunedì prossimo. Più scettici i dipendenti del Fedora, per i quali la probabile prospettiva di un rinvio potrebbe scoraggiarli a manifestare. Per gli uni e gli altri, ad ogni modo, la verità si saprà lunedì mattina: l’appuntamento alle 10 in piazza Duomo, davanti a palazzo Vestri, dove è stato fissato un incontro tra i sindacati e i vertici del gruppo Fedora per mettere la firma sull’accordo per la nuova cigs. E loro, un esercito di quasi 100 lavoratori, tutti senza stipendio da mesi e senza cassa integrazione da gennaio, si faranno trovare lì, sotto il palazzo della Provincia, pronti a far sentire la loro voce e a rivendicare i loro diritti. Una trattativa che si preannuncia più complicata del previsto anche perché ci sono posizioni distanti su diversi punti. Come ha spiegato ieri ieri pomeriggio il sindacalista Alberto Santini (Filtea Cgil) al termine di un colloquio infuocato con il liquidatore Mario Massetti e l’avvocato Ceccarelli: «Pur non essendo in discussione la volontà del gruppo di concedere la cassa integrazione, sono inammissibili le condizioni che propongono». Nel caso di Fedora, questo significherebbe rimangiare la parola che l’azienda ha dato nei mesi scorsi. «Seppur in un quadro di concordato di garanzia, adesso l’azienda si rifiuta di riconoscere il pagamento degli stipendi e gli incentivi all’esodo che rientravano in accordi prestabiliti», puntualizza Alberto Santini. Controverso anche il capitolo della cassa integrazione per cessazione, così come viene proposta dai sindacati. «Quest’ultima può essere aperta solo se affiancata da una procedura di mobilità, che l’azienda è comunque disponibile a concedere: il problema è che in questo momento manca fisicamente la figura del commissario, l’unica che può autorizzarla. Per questo tecnicamente è difficile che si arrivi a un accordo per lunedì».Nel frattempo, sfiducia e sconforto fanno capolino tra le lavoratrici del Fedora. «Non sappiamo se andare alla manifestazione, se le prospettive sono così incerte», dice un’operaia. I lavoratori che diserteranno la protesta di lunedì, si faranno comunque trovare martedì mattina davanti ai cancelli della Fintes, dove li aspetta un’altra riunione tra i sindacati e il liquidatore Massetti. A proposito della Fintes, invece, il nocciolo della questione è legato al decorrere della cassa integrazione: l’azienda propone la scadenza del 15 gennaio, il sindacato invece il 19 febbraio per ammissione del concordato.
Maria Lardara

da il Tirreno del 27/08/08
Battuta d'arresto per l'operazione Fedora

PRATO. Sono ore di pena quelle in corso per il Gruppo Fedora. La grande cavalcata dell’imprenditore Piero Nardi per salvare la sua azienda è a una brusca battuta d’arresto. Con la decisione, senza ritorno, di Cariprato di non incrementare la sua percentuale di partecipazione al piano di salvataggio (dopo che uno degli istituti di credito coinvolti non ha aderito al riparto proporzionale del finanziamento). Le trattative, con le altre banche, sono ancora aperte ma con meno tempo a disposizione e possibilità più flebili. Una vicenda, quella del piano di ristrutturazione del Gruppo Fedora, intricatissima e complicatissima. Una vicenda che ha visto l’imprenditore Nardi, con i soci della famiglia Cavaciocchi, impegnati per mesi in attesa che gli istituti di credito dessero il via libera a un rifinanziamento di, più o meno, 20 milioni di euro. Mesi, tanti, troppi, difficilissimi. Mesi in cui Nardi, tra mille difficoltà, non ha mai perso la speranza di evitare la chiusura di parte delle aziende del gruppo con, alla finestra, tutto il distretto per cui Fedora è da sempre un simbolo. Uno degli attori principali del tessile. Salvataggio del Fedora del resto per Prato significa salvataggio di una miriade di altre piccole aziende tessili che, da sempre, intorno a questo gruppo ruotano. La storia Fedora ha perdite considerevoli tali da rientrare nella gestione della nuova legge sul regime fallimentare (che, attenzione, non significa fallimento). Nardi presenta un piano di ristrutturazione agli istituti di credito con cui ha dei fidi e offre in garanzia beni personali. L’importo necessario al piano di ristrutturazione lo decide, e qui intervengono le nuove norme, un consulente del Tribunale: la cifra deve tutelare i creditori. E’ ovviamente superiore alla cifra di esposizione del gruppo Fedora. E qui comincia il balletto dei numeri e delle percentuali. Uno degli istituti di credito coinvolti non accetta di partecipare alla ripartizione percentuale “maggiorata” della differenza tra la cifra stimata dal consulente del tribunale e la posizione finanziaria di Fedora prima del piano di rifinanziamento. Cariprato che è una delle banche con la maggiore esposizione delibera per dare il proprio contributo, una cifra consistente. Fedora chiede però uno sforzo in più. Gli ultimi atti E’ di lunedì la decisione nel consiglio di amministrazione di Cariprato di non elevare la quota e di rimanere ferma sulle posizioni già prese. La decisione è centrale perché il finanziamento complessivo non può essere inferiore a quanto stabilito dal consulente del tribunale e comunque le banche hanno l’accordo che “o ci stanno tutte o il piano salta”. Parola a Cariprato Cariprato conferma ufficialmente la sua posizione e non ci sta a fare da capro espiatorio. La “colpa” di chi non è stato ai patti e alle consuetudini. «Cariprato - fa sapere l’istituto di credito - nell’ambito del piano di ristrutturazione redato da Bain ha aderito allo stesso con una quota proporzionale alla sua partecipazione al finanziamento del Fedora, ante piano, come avviene in tutte le operazioni del genere. A questo punto se tutti gli istituti interessati faranno la loro parte il piano di ristrutturazione potrà concretizzarsi». E conclude: «L’eventuale non realizzazione del piano sarà quindi da attribuirsi a chi non vorrà partecipare al piano stesso». «Dovevamo per forza darci un limite - commenta il direttore generale dell’istituto di credito Giampiero Bernardelle - e il consiglio di amministrazione ha semplicemente confermato la sua posizione. Da parte nostra c’è la volontà di partecipare al piano di rifinanziamento altrimenti non avremmo fatto la delibera di luglio. Ovviamente con una quota proporzionale, come sempre succede». Di cifre Cariprato non parla ma sembra che la differenza sia piuttosto importante. Il futuro Su cosa accadrà si può dire tutto e niente. Attualmente ci sono trattative in corso per far tornare sui suoi passi l’istituto - di cui Cariprato non fa mai il nome - che non ha aderito al piano di rifinanziamento proporzionalmente. Si tratta a 360 gradi anche con gli altri istituti di credito. Come finirà è quindi ancora tutto da vedere.
Ilenia Reali

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