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La mer, la fin...

venerdì 13 marzo 2009

Prato. Gruppo Fedora, il danno e la beffa

Quella del Gruppo Fedora e dei suoi dipendenti è una vicenda che sta per travalicare i limiti dell'assurdo, tanto si sta trascinando nel tempo.
E dopo aver riportato l'articolo che oggi fa un po' il punto della situazione, vogliamo ricordare le parole indignate del "buon" Nardi in risposta al j'accuse - per una volta tanto motivato - del sindaco Romagnoli a seguito della scoperta di irregolarità e clandestini in alcune confezioni cinesi "ospitate" nell'ex Lanificio Fedora... Si sta parlando del luglio scorso, non di un secolo fa!
Ci sarebbe solo da dire "Vergogna!"
MV

da la Nazione del 13/03/09
Fedora, continua l’attesa della cassa integrazione

Operai esasperati, oggi un incontro
OLTRE al danno, anche la beffa. Beffati perché, oltre a ritrovarsi senza stipendio da svariati mesi, adesso i lavoratori di Fintes e Fedora fanno anche fatica a trovare un nuovo lavoro, non avendo i requisiti della mobilità e della cassa integrazione. E agguerriti più che mai, i circa 80 dipendenti si sono trovati ieri mattina a protestare davanti agli stabilimenti di via Albano Laziale, per un deludente faccia a faccia con il liquidatore Mario Massetti, che ha annunciato per lunedì la firma dell’accordo in Provincia per la nuova cigs. «Ma ad oggi non ci è arrivata nessuna convocazione ufficiale» fa notare Alberto Santini di Filtea Cgil. Non si danno pace i lavoratori del gruppo guidato da Piero Nardi, all’idea di non poter riscuotere fino a giugno la cassa integrazione. E se il nuovo accordo si preannuncia fattibile per i lavoratori di Fintes (a decorrere dal 19 febbraio, il che farebbe slittare al 2010, in sede di concordato, il pagamento degli stipendi maturati dal 15 gennaio fino a quella data), la faccenda si complica nel caso di Fedora, perché l’unica soluzione per pagare i lavoratori sarebbe quella di richiedere un intervento di Cigs per cessazione dell’azienda. Insomma, cassa integrazione sì per Fintes, cassa integrazione in forse per Fedora. «Nel caso di Fintes — fa sapere Alberto Santini — tenteremo di strappare anche la mobilità e gli incentivi all’esodo allargati a tutti i lavoratori, mentre per Fedora si delinea il ricorso alla cassa per cessazione in un quadro di concordato garantito. Ma, da questo punto di vista, i vertici oppongono ancora resistenze». Intanto per questa mattina alle 11.30 è fissato l’incontro tra l’azienda e i sindacati: ultima chiamata per fare chiarezza fra le due controparti, prima di apporre la firma sull’accordo atteso probabilmente per lunedì. Un’attesa che per i lavoratori si sta facendo sempre più snervante. «Mi hanno chiamato dall’azienda ‘Il Globo’ per assumermi ma non lo possono fare se non sono in mobilità o in cassa integrazione», racconta Gaetano Caso, uno dei dipendenti. Uno degli ultimi a essere mandato a casa è Giorgio Guarda, all’attivo 25 anni di esperienza come dipendente di Fedora. «Ho dato la vita a questa azienda – racconta – ma quando mi sono dovuto assentare per gravi problemi di salute, mi sarei aspettato un briciolo di comprensione da parte dei titolari. Dopo che ho provato a protestare, allora per me è scattata la cassa integrazione». A lamentarsi del rapporto con la dirigenza è anche Daniela Martone che avrebbe voluto almeno «un atto di umanità di Piero Nardi, che nel dramma dei questi ultimi mesi non ha mai voluto incontrare il personale». Un altro nodo da sciogliere è la vicenda delle 7 operaie dei reparti campionario e rifinizione che tra gennaio e febbraio hanno lavorato in Fedora per conto di Pietraluna, altra ditta facente parte del gruppo Nardi. «Ci hanno chiesto di rientrare in azienda — fanno sapere le lavoratrici — e non ci siamo sentite di rifiutare. Il rischio ora è quello di incassare il nostro stipendio nel 2010 dopo il concordato».
Maria Lardara

da il Tirreno del 05/07/08
Nardi contrattacca: è tutto legale
PRATO. Si è sentito dare dell’opportunista, del profittatore, e proprio non gli è andata giù. All’indomani dell’affondo del sindaco Romagnoli sulle responsabilità dei proprietari italiani che affittano alle ditte cinesi che impiegano clandestini (43 nell’ex Fedora di via di Gello), Piero Nardi ha preso carta e penna e ha risposto per le rime. Dicendo sostanzialmente che non è stato lui a violare la legge, e che i soldi degli affitti, se il sindaco non lo sapesse, servono anche a far andare avanti le attività che danno lavoro agli italiani. Il titolare del Gruppo Fedora ha incaricato l’avvocato Ugo Fanti di mettere qualche puntino sulle i. In sintesi: 1) Il Gruppo Fedora opera in città da 40 anni e «ha sempre prodotto le ricadute economiche positive all’interno di tutto il distretto». 2) E’ «assolutamente improprio l’accostamento del Gruppo Fedora al fenomeno dei clandestini». Infatti la «società immobiliare Arna ha stipulato contratti di locazione con aziende gestite da imprenditori in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge». 3) I contratti «prevedono una pluralità di clausole espresse e rigorose in merito alla destinazione d’uso dei beni locati (che non può in alcun modo essere modificata) pena la risoluzione dei contratti». 4) «I canoni di locazione vengono regolarmente pagati tramite bonifici bancari con contestuale emissione di fattura a copertura totale di quanto viene corrisposto». Nardi sostiene di non avere alcun potere di verifica sulla presenza di clandestini e che le eventuali indagini «non potranno portare a giudizio il proprietario del bene locato sulla base della mera equazione semplicistica.... “non poteva non sapere”, come, invece, lascia intendere il Comune». Fin qui la contestazione dei fatti, ma Nardi, tramite l’avvocato, si spinge più in là e rivendica «la scelta coraggiosa di mantenere, contrariamente ad altri, la prevalenza dell’attività imprenditoriale e conseguentemente delle maestranze sul territorio pratese, nonostante ciò abbia comportato grossissimi sacrifici economici nonchè l’esposizione a livello personale della famiglia Nardi». Quanto all’ampliamento della fabbrica di via Albano Laziale, questo riguarda la Rifinizione Fintes (altra società del Gruppo) «ed ha come finalità esclusiva la ottimizzazione della produzione». Nardi ricorda che l’intervento «ha trovato il convinto ed unanime consenso delle rappresentanze sindacali perchè ciò consente sia di mantenere un certo livello occupazionale sia di far accedere i lavoratori, purtroppo in esubero, alle misure straordinarie come la cassa integrazione e la mobilità». Infine la rivendicazione: «Ormai gli imprenditori pratesi hanno preso atto che certe lavorazioni della aziende cinesi sono diventate parte integrante ed essenziale della filiera tessile e pertanto un imprenditore ha il dovere ed il diritto, nel rispetto della legge, di sfruttare le opportunità economiche che il mercato offre. Forse il sindaco Romagnoli, che ovviamente non ha le competenze e non è chiamato a fare impresa, non ha minimamente pensato che la liquidità proveniente dalle locazioni “incriminate” poteva avere una sua funzionalità per le altre aziende del gruppo che vedono permanere l’occupazione di maestranze locali».

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