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La mer, la fin...

venerdì 13 marzo 2009

Prato. Immigrati e il prezzo della crisi

Una denuncia importante, da non sottovalutare!
MV

da il Tirreno del 13/03/09
Stranieri rimandano in patria le famiglie

Allarme Uil: «La crisi picchia duro. E aumenta il razzismo tra i giovani»
La denuncia del sindacalista Zeijnati: «Ci sono aziende che fanno cassa integrazione solo per i lavoratori extracomunitari»
PRATO. La crisi non parla solo la lingua italiana. Ci sono tanti lavoratori immigrati che stanno pagando sulla loro pelle le difficoltà del momento. E in modo pesante. A lanciare l’allarme è il sindacalista della Uil Qamil Zeijnati che denuncia il progressivo deteriorarsi dei rapporti all’interno del distretto. «Ci sono piccole aziende che ricorrono alla cassa integrazione solo per gli stranieri. Stiamo cercando di tenere sotto controllo questi comportamenti e le reazioni delle comunità ma siamo seduti su una polveriera».
«Ci sono tanti pachistani, magrebini e albanesi che dopo aver fatto il ricongiungimento familiare stanno rimandando moglie e figli nella loro terra di origine», sottolinea il sindacalista della Uil. «Con il calo del lavoro e la cassa integrazione non ce la fanno a campare con la famiglia. Le spese sono troppo alte e non possono contare sull’aiuto dei familiari che spesso sono nel paese d’origine. L’unica soluzione per loro diventa quella di separarsi dalla famiglia e di affittare appartamenti con altri connazionali mentre fino a poco tempo fa riuscivano a mandare anche dei soldi in patria».
Qamil Zeijati è preoccupato perché questo tornare indietro potrebbe creare tensioni e gli immigrati, stanchi delle scelte difficili che sono costretti a fare, potrebbero avere delle reazioni. «I fenomeni di razzismo per il fatto che il lavoro non c’è più per tutti - spiega - stanno aumentando e sono fomentati anche dall’attuale Governo. A scuola i nostri figli, anche se di nazionalità italiana, sono sempre più emarginati ed evitati dagli altri. Tra i figli degli immigrati sta aumentando la voglia di sentirsi cittadini dei paesi di origine dei loro genitori, sviluppano un nazionalismo che non avevano mai avuto e si scontrano con i coetanei, figli di genitori nati a Prato».
Qamil va oltre e racconta di episodi di razzismo che si stanno diffondendo nelle scuole superiori. «Si stanno creando gruppi di ragazzini italiani che imitano i naziskin. Si rasano i capelli e attaccano i figli degli immigrati che magari non vestono come loro perché le famiglie stanno vivendo difficoltà economiche. E sempre di più i ragazzi stranieri covano rabbia. Ci sono già stati in città scontri ma sempre fuori dagli ambienti scolastici. Non vorrei che queste situazioni precipitassero».
Per non parlare del mondo del lavoro e dei permessi di soggiorno. «Con la legge Bossi-Fini un extracomunitario per avere il permesso deve dimostrare di avere un contratto di lavoro. Se lo ha a tempo determinato o è in cassa integrazione il rinnovo è più breve della durata degli ammortizzatori sociali. Questo crea uno stato continuo di precarietà difficile da sostenere per chi è qui da tanti anni e ormai è straniero anche nel paese dov’è nato. E per non perdere il diritto a stare qui molti stranieri sono disposti a fare di tutto: accettano posti in cooperative sottopagati. Non vorrei che gli extracomunitari perdessero ogni diritto perché quando si rendono conto che non hanno niente da perdere, senza famiglia vicina e senza un lavoro, reagissero duramente. E si rivoltassero. Temo che le comunità straniere facciano scoppiare delle rivolte».
«Il clima - conclude Zeijnati - è incandescente. Per questo faremo un incontro anche con Cisl e Cgil per tentare di sospendere la Bossi-Fini almeno a Prato per il periodo di crisi. Vorremmo evitare di far perdere ai nostri extracomunitari la dignità».
I.R.

da la Nazione del 13/03/09
«Crisi, stranieri discriminati C’è il rischio di una rivolta»

di ROBERTO DAVIDE PAPINI
«LA MIA PAURA è che la situazione possa esplodere, che ci sia una rivolta degli immigrati, anche di quelli da anni qui (magari già cittadini italiani) e dei loro figli». Qamil Zeinati, albanese e sindacalista della Uil che si occupa in particolare dei problemi dei lavoratori stranieri, non nasconde la sua preoccupazione per una situazione che è sempre più esplosiva, tra discriminazioni, episodi di razzismo e gli effetti di una crisi che colpisce anche (e soprattutto, spiega Zeinati) le fasce più deboli, ovvero gli immigrati. «La crisi si sta facendo sentire anche per loro — spiega Zeinati — e lo dimostra il fatto che in tante piccole aziende se c’è da mettere in cassa integrazione una parte del personale, ci vanno solo gli immigrati. Poi ci sono discriminazioni sulle ferie, ogni scusa e ogni pretesto è buono per mandare via il lavoratore straniero». Una situazione che incide in maniera pesante sulle condizioni degli immigrati, tanto da costringerli a una marcia indietro rispetto a scelte di vita come il ricongiungimento familiare (moglie e figli fatti venire dai paesi d’origine), il mutuo per comprare la casa e via dicendo. «In molti stanno rimandando i familiari in patria e dividono l’alloggio tra immigrati per risparmiare», dice Zeinati (parlando di un fenomeno che coinvolge soprattutto pakistani,bengalesi, albanesi, magrebini e in misura minima anche i cinesi) che pone anche la questione della legge “Bossi-Fini” («andrebbe sospesa per una realtà come Prato») come uno dei grandi problemi per le condizioni pratiche di vita e di lavoro. «La legge — aggiunge Zeinati — prevede che se uno ha un contratto a tempo indeterminato ha il rinnovo del permesso di soggiorno per due anni, mentre se, invece, ce l’ha a tempo determinato il contratto viene rinnovato solo per quel periodo. Così in molti preferiscono fare i precari divenendo soci delle cooperative per far figurare che hanno un rapporto di lavoro stabile». Poi, c’è il problema dei tempi per il permesso di soggiorno: «Ci vogliono tempi lunghissimi, anche intorno a un anno e mezzo», dice Zeinati. Il tutto, poi, si inserisce in una situazione generale che Zeinati definisce «di razzismo e intolleranza verso gli stranieri per colpa di certi provvedimenti governativi e il tutto acuito dalla crisi». Un clima che «sfocia anche in aggressioni a scuola da parte di ragazzi che si rifanno a gruppi fascisti del nord Europa e che vanno a caccia dei loro coetanei immigrati». Episodi che acuiscono le tensioni e che non aiutano certo l’integrazione. «Il mio forte timore è quello che anche i ragazzi che sono cittadini italiani, nati qui e che si considerano parte di questa comunità finiscano per reagire chiudendosi e rafforzando la loro identità di origine contrapponendola agli italiani. In generale — conclude Zeinati — ho paura che la situazione esploda. Molti immigrati non hanno nulla da perdere...».

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