TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 14 marzo 2009

Prato. L'archivio Malaparte e la cultura


Come non complimentarci con la splendida gestione della trattativa sull'archivio di Curzio Malaparte, che è stato acquistato da una fondazione di Dell'Utri (forse deciderà di donarla graziosamente a Prato in caso di vittoria di Cenni???), d parte dell'amministrazione comunale nella figura dell'assessore Mazzoni?
Il Comune forse non poteva acquistare l'archivio ad una cifra diversa da quella stabilita in perizia, ma avrebbe potuto puntare su una forte compartecipazione di privati, se veramente aveva progetti tanto importanti (lo "spazio prestigioso" nella nuova biblioteca... a proposito... ma a che punto siamo???).
In tutta Prato non c'era qualche imprenditore che riuscisse a distogliere qualche migliaio di euro dalla costruzione di appartamenti ed uffici per riuscire a riportare l'archivio in città? A pensarci bene... sarebbe anche probabile... MV


da il Tirreno del 14/03/09
L’archivio Malaparte va a Milano

Ignorata l’offerta del Comune, ora appartiene alla Biblioteca di Dell’Utri

Venduto a 700mila euro. La perizia commissionata dall’amministrazione comunale si era fermata a 450mila

PRATO. Il Comune di Prato è rimasto a bocca asciutta. L’archivio fiorentino di Curzio Malaparte non arriverà a Prato. C’era già l’idea di destinargli uno spazio prestigioso all’interno della nuova biblioteca Campolmi ma è di ieri la notizia che gli eredi dello scrittore di “Maledetti toscani” hanno venduto l’intero patrimonio documentale, rimasto in questi anni nella villa della famiglia Rositani ad Arcetri, alla Biblioteca di via Senato a Milano, di cui è presidente Marcello Dell’Utri, l’amico fidato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. L’accordo fra le parti è stato siglato sulla cifra di 700mila euro. «Abbiamo fatto il possibile - commenta l’assessore alla Cultura Andrea Mazzoni - ma disponevamo di una perizia che ci imponeva di non oltrepassare una certa cifra».
A dare notizia della vendita dell’archivio di Curzio Malaparte è stato il settimanale “Toscana Oggi” che già in passato aveva seguito da vicino il destino dell’importante fondo letterario ed epistolare. Ma è lo stesso assessore Mazzoni, sinceramente rammaricato per non essere riuscito a concretizzare l’acquisto, a ripercorrere le ultime tappe della vicenda.
«L’interessamento all’archivio malapartiano è stato portato avanti congiuntamente dal Comune di Prato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato in occasione dei cinquant’anni dalla morte dello scrittore - ricorda Mazzoni - nel novembre 2007, al termine di una perizia affidata al professor Franco Contorbia dell’Università di Genova, presentammo la nostra offerta al rappresentante degli eredi, l’avvocato fiorentino Niccolò (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert, ndr). In base alla perizia l’intero archivio non valeva più di 450mila euro. Come amministrazione comunale non possiamo assolutamente partecipare ad una gara al rialzo: eravamo vincolati a quella cifra. Però alla parte economica accompagnammo una serie di offerte culturali».
Al primo punto, naturalmente, la collocazione del fondo all’interno della nuova biblioteca Lazzerini. «La nostra idea era quela di creare un Centro Malapartiano - aggiunge l’assessore Mazzoni - inoltre ci saremmo impegnati all’archiviazione di tutto il materiale, edito ed inedito, alla sua valorizzazione, all’organizzazione di convegni, alla pubblicazione di studi. Avevamo in mente anche la costituzione di un comitato scientifico di grande qualità. Non escludevamo, inoltre, eventuali acquisti dei diritti d’autore per la pubblicazione di testi inediti, a partire dalla “Fedra” che possediamo». Si tratta di un testo acquistato da un antiquario nel 2001 per 5 milioni di lire di cui però il Comune non dispone dei diritti d’autore. Il testo di Malaparte è custodito nella biblioteca Lazzerini e al momento non può essere nemmeno consultato.
Dal novembre 2007 ad oggi non c’è stata alcuna risposta da parte degli eredi dello scrittore pratese, oggi tornato di prepotente attualità con la decisione della casa editrice Adelphi di ripubblicare le sue opere. «Non ci hanno più cercati - chiarisce l’assessore alla cultura - non abbiamo saputo più nulla. Lo scorso febbraio, quando abbiamo saputo che alla Soprintendenza dei beni culturali di Firenze era stato notificato l’atto di compravendita, ci siamo mossi. Il sindaco Romagnoli ha inviato una lettera al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi sollecitando lo Stato ad esercitare il diritto di prelazione». Da allora ad oggi niente si è mosso. Ed il disappunto, dopo la grande profusione di energie e risorse economiche in occasione del biennio malapartiano, è tanto. Ciò che preme all’assessore Mazzoni puntualizzare è che non c’è stata “avarizia” da parte del Comune. «L’amministrazione comunale non può comprare al prezzo che vuole - precisa - altrimenti ci troveremmo di fronte alle contestazioni da parte della Corte dei Conti. La perizia ci ha vincolati». E quindi è del tutto naturale che gli eredi abbiano accettato l’offerta più appetibile presentata dalla Biblioteca milanese di via del Senato, presieduta da Dell’Utri. E chissà che Malaparte, dalla sua tomba a Spazzavento, non rilanci la proverbiale invettiva: “maledetti toscani”.
Giovanni Ciattini

da la Nazione del 14/03/09
di ELENA DURANTI
SE NE VA LONTANO un pezzo di storia letteraria della città scritto con la ‘pelle’, le viscere e i colori degli stracci cantati da un pratese che «Io son di Prato, m’accontento d’esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo. E dico questo non perché son pratese, e voglia lisciar la bazza ai miei pratesi, ma perché penso che il solo difetto dei toscani sia quello di non esser tutti pratesi». L’archivio di Curzio Malaparte, contenente carte, documenti e manoscritti appartenuti al grande scrittore e giornalista pratese, è stato venduto dagli eredi alla Biblioteca di via Senato di Milano, presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri. Nella partita per la gloria patria l’ha avuta vinta il fattore finanziario.

L’AVVOCATO fiorentino Niccolò Rositani, legale rappresentante della comunione eredi dello scrittore (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert) ha ceduto per 700.000 euro il patrimonio «cartaceo» appartenuto all’avo e finora conservato nella villa fiorentina dei Rositani ad Arcetri. L’avvocato ha uno studio legale a Milano, specializzato proprio in diritto d’autore — materia che insegna anche all’Università degli studi di Firenze — ed è inoltre console onorario della Lettonia e amministratore di Casa Malaparte a Capri. Già da tempo era venuta meno la possibilità che l’archivio potesse essere acquistato dal Comune di Prato — destinato poi al fondo della biblioteca civica «Lazzerini» — comunque da altre istituzioni della città natale di Malaparte, dove Kurt Suckert (il vero nome dello scrittore) è sepolto nel mausoleo da lui stesso voluto sulla collina di Spazzavento.

LE TRATTATIVE tra l’amministrazione comunale e gli eredi si sono protratte per diversi anni e sembravano giunte ad una volta durante le celebrazione del cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, avvenuta a Roma nel 1957. Tra l’altro, qualche mese fa era sfumato all’ultimo momento l’accordo tra l’avvocato Rositani e un imprenditore pratese, rimasto anonimo, forse a causa dell’entità della cifra richiesta. Le carte, dunque, dopo il nulla osta della Direzione generale per gli Archivi del ministero per i Beni e le attività culturali hanno preso la via di Milano. L’acquisto si è realizzato grazie all’interessamento diretto del senatore Marcello Dell’Utri, appassionato bibliofilo che ha fondato nel 1997 la Biblioteca di via Senato, un’istituzione che si è affermata nel panorama culturale del capoluogo lombardo con i suoi fondi librari e soprattutto con incontri ed esposizioni.

NELLA NUOVA sede lombarda i documenti di Malaparte potranno finalmente essere ordinati e resi accessibili al pubblico dei ricercatori e degli studiosi. Anche se probabilmente lui stesso dall’alto di Spazzavento non avrebbe gradito l’esilio milanese e da cittadino del mondo qual era nei «Maledetti Toscani» si è spinto a dire: «S’immagini quello che sarebbero stati un Dante, un Petrarca, un Boccaccio, un Donatello, un Arnolfo, un Brunelleschi, un Michelangelo, se invece di nascere qua e là, sparsi tutt’intorno a Prato, fossero nati a Prato: e quel che sarebbero Firenze, Pistoia, Pisa, Lucca, Siena, Arezzo, Livorno, se invece di crescere sparpagliate, come sobborghi tutt’in giro alle mura di Prato, fossero state costruite proprio dentro Prato! Sarebbe stato certo un bel guadagno per tutti: perché la storia di Prato sarebbe stata la storia d’Italia, mentre ora la storia d’Italia è la storia di Prato».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusate ma LA FONDAZIONE CASSA di RISPARMIO?

Grazie

Unknown ha detto...

non abbiamo capito bene che ruolo abbia avuto...