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La mer, la fin...

mercoledì 18 marzo 2009

Prato. Le rimesse degli immigrati

Per quanto non si trovi niente di strano nel fatto che gli immigrati inviino nei propri paesi di origine consistenti somme di denaro (negli "anni d'oro" dell'emigrazione in Italia le rimesse erano calcolabili in diversi punti di PIL), colpisce per molti aspetti il trend di improvvisa crescita, che potrebbe segnalare una decisa volontà di buona parte della prima generazione di immigrati di ritornare nei propri paesi.
Certo che è altrettanto inevitabile un tale movimento di denaro se consideriamo che a Prato l'incidenza delle aziende con titolare straniero è tre volte tanto che nel resto della Toscana, e molto probabilmente caratterizzata da una presenza più forte di aziende vere e proprie, piuttosto che ditte individuali.
La cosa curiosa è che in questi casi si parla sempre di quanti soldi "prendono il volo", ma ci sembra che non sia mai stata calcolata l'incidenza sulla produzione di PIL delle imprese straniere operanti nel distretto, e le ricadute economiche. Forse perché fa sempre comodo vedere gli immigrati come quelli che "portano via" risorse?
MV

da la Nazione del 18/03/09
Gli stranieri? Valgono 450 milioni di euro
Rimesse record: in un anno sono aumentate del 412%. I soldi finiscono in Cina e in Romania

LO ZIO d’America abita a Prato. Ed è cinese. Nel 2007 le rimesse degli stranieri, ovvero i soldi che hanno inviato verso i paesi d’origine, hanno toccato livelli record e questa volta il dato non è una stima vera o presunta, ma ufficiale e certificato addirittura dall’Ufficio cambi della Banca d’Italia. Nel rapporto della Conferenza dei prefetti su «L’immigrazione in Toscana nel 2008» si legge che nel 2007 da Prato hanno preso il volo 450 milioni di euro, una cifra enorme di per sè che diventa ancora maggiore pensando al dato del 2006: tre anni fa le rimesse degli immigrati erano arrivate a 87 milioni e dunque in soli dodici mesi sono cresciute del 412%. Il rapporto allora non può che sottolineare «la forte rilevanza di Prato» nel quadro regionale e infatti la Toscana è terza assoluta nella graduatoria delle regioni dalle quali partono più rimesse (e questo nonostante sia solo la quinta regione italiana quanto a stranieri residenti). Non solo, nel 2007 le rimesse di tutta la regione hanno raggiunto quota 867,8 milioni e dunque quelle pratesi rappresentano più del 50% del totale mentre l’anno prima erano appena un quarto.

VOLENDO aggiungere un altro dato, questo sì soltanto come stima ipotetica, si può dire che mediamente ogni immigrato pratese manda in patria oltre 16mila euro l’anno, 1300 euro al mese, l’equivalente dello stipendio di un operaio (considerando che i residenti in provincia sono 28mila). Nel rapporto dei prefetti si fa notare anche che «le rimesse che si formano nel distretto hanno una forte concentrazione quanto alla loro destinazione: il 64% è diretto verso la Cina e il 24% verso la Romania». E tutto se restiamo nell’ambito della piena legalità, ma immaginando che gli stranieri in realtà siano molti di più dei 28mila ufficiali chissà quale sarà la cifra reale...

CHE CI SIA una ricchezza consistente prodotta dagli immigrati è una certezza confermata anche dagli ultimi dati di Unioncamere sulle imprese straniere. La Toscana è la regione che ospita il numero più elevato di imprenditori non comunitari in proporzione al numero di ditte individuali residenti: 25.373 su 223.520, l’11,4%. Per il 2008 il primato provinciale è andato ancora a Prato, visto che qui le imprese individuali con titolare straniero hanno ormai superato il muro del 30% (nel 2007 la quota era del 27,4%).

LA PRESENZA di immigrati, però, non si traduce molto spesso nell’aumento di cittadini italiani, se è vero che Prato ha la più bassa percentuale in tutta la Toscana di acquisizione di cittadinanza ogni mille soggiornanti: nel 2006 e nel 2007 si è solo sfiorato il 7% a fronte del 10,6% di Firenze e addirittura del 15,2% di Pistoia, per non parlare del 19% di Massa Carrara. E questo in una provincia dove un neonato ogni tre non è italiano, un altro record assoluto e questa volta addirittura a livello nazionale.

ANALIZZANDO i dati sul lavoro, infine, Prato ha un altro record. Al momento è infatti la provincia dove sono stati rilasciati meno nullaosta rispetto alle quote previste dal decreto flussi dell’ottobre 2007. Se c’era posto per 652 lavoratori, fra i quali 208 badanti, i nullaosta rilasciati fino allo scorso novembre erano appena 354, il 54,2%, la percentuale più bassa di tutta la Toscana.

FUNZIONA BENE, invece, il settore della formazione. Nel primo semestre dell’anno scorso gli avviamenti al lavoro sono stati 3.925, un numero in linea con gli 8.330 di tutto il 2007. Gli iscritti al Centro per l’impiego, sempre nella prima parte del 2008, erano invece 491 rispetto ai 925 dell’intero 2007.
Leonardo Biagiotti

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