TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 8 marzo 2009

Archeoambiente. Etruschi, tre settimane dopo...

Ci son volute tre settimane dalla manifestazione sulla morte di Gonfienti, ma - meglio tardi che mai - finalmente vediamo un articolo che copre la gravissima lacuna di questi giorni di silenzio, anche se solo parzialmente (i soci dell'Interporto si sono mossi, si... per coprire tutto!).
MV

da la Nazione del 08/03/09
«Recuperiamo gli etruschi dimenticati»

Comitati e associazioni: «Uno scandalo l’abbandono di Gonfienti»
di FRANCO RICCOMINI
E PENSARE che nel 2003 - sulle ali di una euforia del resto giustificata dalla individuazione a Gonfienti di una grande città etrusca sommersa nella zona dell’Interporto - ci si illudeva che in tempi ragionevoli questo prezioso ritrovamento archeologico sarebbe diventato patrimonio, non solo della città, ma dell’intera nazione. Ora ad aggirarsi in una rapida ricognizione nel luogo, tra gli sterpi, i cancelli col lucchetto e le sbarrature di plastica rossa lacerate dal vento, si ha l’impressione di trovarsi in uno spazio abbandonato dove sorge lo scheletro di un magazzino in cemento che deturpa il paesaggio, insistendo sopra aree archeologiche bonificate e collocandosi a ridosso di aree sottoposte a regime di tutela. Una prima impressione che avvalora il senso di disagio di una situazione ormai bloccata e che rischia di compromettere del tutto la realizzazione completa di un sito archeologico stabile per il quale, in verità, si erano mossi tutti: i soci dell’Interporto (Comune, Camera di commercio e Cariprato), la Soprintendenza, i Comuni di Prato e Campi Bisenzio, la provincia di Firenze oltre ad un cast di associazioni ambientaliste, quelle stesse che oggi si battono contro abbandono e incuria del sito archeologico. Ma gli stessi soci di Interporto, lo stesso anno, pur ritenendo la scoperta positiva, avevano scritto al sindaco di Prato di ritenerla anche «inopportuna» per le vicende travagliate dello stesso interporto.

ED E’ PROPRIO da quel momento che dall’euforia si è passati alla preoccupazione e anche agli «scontri» con le associazioni e i comitati, proliferati un po’ dappertutto, che hanno a cura le sorti di quell’area archeologica alla quale, nell’agosto del 2007, si è dovuto dare l’addio, quando da parte della Soprintendenza venne chiuso il cantiere per l’avvio dei lavori di ampliamento del terminale intermodale, con realizzazione di una piattaforma logistica. L’ultimo interramento riguarda la grande domus di 14.440 metri quadrati e tutta l’area circostante con interventri di scavo e di consolidamento delle strutture dell’interporto. E’ stata proprio l’indecorosa incuria dell’area archeologica, come afferma Giuseppe Centauro, docente di restauro dell’università di Firenze e capofila dei comitati, a motivare il 14 febbraio scorso il sit-in delle associazioni e di centinaia di cittadini per reclamare una visibilità vera e un futuro per le risorse archeologiche del territorio: «L’Interporto ha smesso di finanziare gli scavi, quindi gli scavi sono dismessi: questa è la logica stringente di una semplice ma inequivocabile consecutio temporum».

POI ANCORA: «Se è così dovremmo davvero considerare un bluff la dichiarazione dell’ottobre 2006 relativa alle eccellenze etrusche da valorizzare, ma allora non potrà essere in alcun modo più credibile alcuna promessa che provenga da quelle stesse persone ed autorità istituzionali che si sono rese responsabili di questa inopinata quanto sciagurata situazione, cioè del degrado ambientale di aree già dichiarate di pubblico interesse».


I reperti in 2500 cassette «Subito parco e museo»
COSA VOGLIONO i cittadini con l’ultima protesta? Reclamano il diritto di cesistere per lo straordinario patrimonio culturale e ambientale di Gonfienti, un bene che, ribadiscono, appartiene a tutti, e vogliono costruire un futuro intorno alla grande risorsa archeologica del territorio pratese, creando spazi museali adeguati nei luoghi stessi dei ritrovamenti e quel parco tanto atteso dalla città. «Gonfienti muore» recita il titolo di un video che Maila Ermini del teatro La Baracca ha diffuso nell’ambito delle varie proteste e interpellanze.

NEL QUADRO del degrado generale, c’è anche un tabernacolo che va in rovina nelle vicinanze della chiesa: è una edicola presente già alla fine del XVIII secolo, che in realtà è una Maestà di devozione popolare edificata in ricordo di un episodio miracoloso accaduto sulla vecchia strada per la chiesa di San Martino a Gonfienti.
Un volantino per spiegare cosà c’è a Gonfienti, sopra (l’Interporto) e sotto (gli etruschi) è stato diffuso il giorno dell’ultimo sit-in di protesta nelle settimane scorse. Ecco quello che si legge. Sotto: 12 ettari archeologici perduti, 13 sepolti, 25 ettari di terreni a rischio da scavare, 40 di terreni a rischio da indagare, 1.440 metri quadrati la grande Domus interrata, 2.500 cassette (comprese quelle di reperti architettonici) di reperti recuperati e 3200 anni di storia da scoprire.

SOPRA INVECE ci sono: 28.943 metri quadri di binari di raccordo ferroviario, 120.144 per la nuova piattaforma di cemento, 128.095 di superficie coperta esistente, 198.238 metri cubi di nuovo volume intermodale, 676.125 di magazzini, 694.206 m etri quadri di area occupata e 973.149 metri cubi di volumetria complessiva. I gruppi che protestano sono: Comitati città etrusca sul Bisenzio, Primavera di Prato, Coordinamento dei comitati dei cittadini di Prato, di Piazza Mercatale, di Piazza Ciardi, via San Silvestro, Le Badie, Collegio-Santa Trinita, Fuori le Mura, di Casale, della piana Fi-Po-Pt, Meet-Up amici di Beppe Grillo, Lista giovani e famiglia, Municipio verde e teatro La Baracca.
Franco Riccomini

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