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La mer, la fin...

lunedì 16 marzo 2009

Prato. Ancora sui numeri delle residenze

Su circa diecimila residenze verificate, il 10% risultano di persone "irreperibili".
Come abbiamo fatto notare nei giorni scorsi, questa attività di controllo è molto importante, anche solo per cercare di avere dei dati più possibile aderenti alla realtà di quelle che sono le dinamiche della popolazione residente.
MV

da il Tirreno del 15/03/09
Scoperti mille residenti “fantasma”
Immigrazione: nel 2008 il giro di vite della polizia municipale
PRATO. Gli acchiappafantasmi esistono, perché esistono i fantasmi, elementare Watson. A Prato la squadra della polizia municipale comandata dall’ufficiale Rodolfo Ricò nel 2008 ha verificato circa 10mila residenze portando alla luce quasi mille casi di persone irreperibili. Cittadini che all’Anagrafe comunale risultano residenti nel tal via al tal numero, ma che in realtà abitano S. Giuseppe Vesuviano, a Carpi o nelle Marche. Perlopiù cittadini cinesi, le statistiche parlano chiaro.
«E’ un lavoro continuo che ci impegna molto ma che sta dando ottimi risultati - spiega il comandante della Polizia municipale, Andrea Pasquinelli - lavorando in sintonia con la Prefettura e con l’ufficio Anagrafe siamo riusciti a far emergere centinaia di residenze-fantasma. Purtroppo negli anni passati, grazie ad un regolamento anagrafico che si è rivelato un “colabrodo”, sono state concesse residenze in maniera troppo automatica. Cittadini stranieri si presentavano nei nostri uffici chiedendo e ottenendo la residenza sulla base, a volte di un contratto di comodato. Ovvero un semplice foglio di carta nel quale un mio conoscente mi concedeva l’autorizzazione ad abitare nel suo appartamento. Oggi questo non è più possibile. Grazie anche alle nostre banche dati possiamo incrociare i dati e verificare chi effettivamente abita in quella casa».
La selezione in entrata, mese dopo mese, ha finito col ridurre le richieste. Prato non è più un’isola felice dove è possibile ottenere la residenza con facilità. Il passaparola ha avuto effetto. La squadra guidata dall’ufficiale Ricò, composta da cinque agenti della polizia municipale, si occupa di verificare le residenze più sospette e più delicate, quelle degli stranieri. Tre dipendenti comunali svolgono invece il compito di accertatori sulle residenze degli italiani. «Non sono molti i casi dubbi - chiarisce Pasquinelli - ma vi sono anche questi. C’è chi si sposta all’interno della città e chi nella regione o in Italia perdendo il diritto alla residenza. Il nostro compito è accertare quale sia la dimora abituale».
Un tempo bastava avere un amico a Prato che metteva il nome dell’aspirante straniero in cerca di residenza sulla cassetta postale e sul campanello per superare il primo controllo. L’ufficiale dell’anagrafe, non trovando in casa la persona che aveva chiesto la residenza, lasciava un biglietto con un invito a presentarsi in Comune un determinato giorno. E così si aggirava l’ostacolo. Oggi i controlli sono più pignoli. «Svolgiamo un lavoro quasi da detective - spiega il commissario Ricò - ci informiamo presso i vicini, chiediamo notizie ai negozianti. Non basta che la persona ci apra la porta: la casa non deve essere vuota, deve essere vissuta». E non deve accadere, come invece è capitato, che in un appartamento risultino residenti anche cinquanta persone. Oggi questo non può più verificarsi perché già al momento della presentazione della domanda è possibile, via computer, fare l’accertamento. E se qualcosa sfugge ecco che entrano in azione i “ghostbusters”.
G.C.

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