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La mer, la fin...

giovedì 12 marzo 2009

Prato. Economia: problemi sulla CIG in deroga

Chi si aspettava una "eccezionalità" del Caso Prato, all'interno di un panorama di crisi che sta colpendo indiscriminatamente un po' tutti i settori (vogliamo ricordare, ad esempio, le foschissime previsioni nel settore turistico a Firenze di un paio di mesi orsono?) è sicuramente rimasto deluso dalle parole dell'assessore regionale Simoncini, a giustificazione del fatto che i fondi stanziati dal governo per la cassa integrazione in deroga sembra non abbiano destinazioni geografiche o settoriali particolari.
Ma non è che Prato sia l'ombelico del mondo...
MV

da la Nazione del 12/03/09
Cassa in deroga, è caos

di ROBERTO DAVIDE PAPINI
«NEL MOMENTO in cui tutti i settori sono in crisi, non è che ci sono i lavoratori di serie A e quelli di serie B. Come Regione dobbiamo essere in grado di dare risposte a tutti i lavoratori che hanno bisogno di ammortizzatori sociali». La frase dell’assessore regionale al lavoro, Gianfranco Simoncini appare chiara e difficolmente contestabile in un quadro generale, tuttavia proprio i criteri di destinazione della prima trance di dieci milioni del finanziamento governativo per rifinanziare la cassa integrazione in deroga stanno agitando un convulso dibattito a Prato. Ieri, infatti, c’è stato un susseguirsi di riunioni e di incontri a partire dal tavolo del distretto in Provincia. A Prato, infatti, è sempre stata manifestata (anche in sedi ufficiali) la convinzione generale di una destinazione prioritaria di gran parte di questi soldi proprio a Prato. Si è parlato a lungo anche di un intervento rivolto soprattutto al comparto del tessile-abbigliamento. Invece, leggendo la bozza di accordo-quadro (che dovrebbe essere siglato domani) non ci sono né criteri geografici nè di settore. Senza distinzione alcuna, infatti, 7 milioni andranno a rifinanziare la cassa integrazione in deroga per i lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti, altri 3 milioni andranno ai dipendenti delle aziende sopra i 15 che non possono più accedere agli ammortizzatori sociali ordinari, avendoli già esauriti.

FIN QUI, effettivamente, poco da dire, ma il “pericolo” che per istituzioni e parti sociali si nasconde nella formulazione dell’accordo quadro è quello di una non determinazione precisa dell’ambito manifatturiero (industriale o artigiano che sia) del provvedimento, teoricamente estendibile, anche a settori come quello turistico e quello commerciale, diffusissimi in Toscana. Il timore è che, alla fine, a Prato arrivi una fetta piccola di questa prima trance (che è un anticipo degli 8 miliardi stanziati da Governo e Regioni, 350 milioni dei quali per la Toscana) insufficiente a tamponare l’emergenza. Una situazione che starebbe anche scatenando una piccola lotta intestina tra le organizzazioni sindacali territoriali e dei vari settori. «Su questa bozza c’è un confronto, ci saranno cambiamenti è presto per esprimere un giudizio», dice Anselmo Potenza, presidente di Cna Prato. «Con dieci milioni per tutta la Toscana non si arriva nemmeno a Pasqua — dice Luca Galli, segretario di Confartigianato Prato — e per i prossimi stanziamenti bisognerà ridiscutere la suddivisione». Da parte sua Simoncini rassicura: «Sono preoccupazioni che non hanno fondamento, questa è solo una primsa trance. Tutte le necessità saranno coperte». Paola Giugni, assessore provinciale al lavoro spiega che «la legge è cambiata e ha allargato, per fortuna, il numero dei soggetti coperti da questi provvedimenti. Per questo a Prato arriveranno meno soldi, perché la platea dei beneficiari è più vasta». Secondo Giugni, comunque, «va rivista la suddivisione dei fondi, perché i lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti finiscono per essere penalizzati».

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