TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 7 marzo 2009

Prato. Espulsione per Mantovano

E ti pareva che non si finisse a parlare di ronde, esercito e soprattutto centri di detenzione chiamati con altri fantasiosi nomi (CPT, CIE, tra poco li chiameranno pure "hotel", se continua così...)?
A Romagnoli, faremmo notare che non c'è da vantarsi tanto se i CPT sono stati introdotti dalla legge Turco-Napolitano: è un sistema che ha evidentemente fallito buona parte dei suoi scopi, che si è trasformato in un circuito parallelo di carceri a cielo aperto, con condizioni ancora più disumane (vedi il pessimo esempio di Lampedusa).
Ovviamente, con la visita del sottosegretario Mantovano non poteva non ritornare all'ordine del giorno la discussione sulla creazione di uno di questi centri nell'area della Piana - soluzione peraltro condivisa dall'ex prefetto Serra, candidato alle ultime elezioni del PD - e appoggiandosi al raffronto dei dati tra irregolari e clandestini rintracciati e numero di espulsioni... Peccato che questo rapporto non dipenda dalla presenza del CIE, ma dai meccanismi amministrativo-giuridici in essere in Italia, inclusa quindi la normtiva legata alla Bossi-Fini...
Intanto, si continua con le promesse - dal sapore elettorale - delle risorse da stanziare per le forze dell'ordine, che a Prato rimangono pesantemente sotto organico e che il tanto sbandierato (da tutte le parti) Patto per Prato Sicura non ha rafforzato, visto che lo stesso sottosegretario ammette che in pratica si sono sostituiti i pensionamenti e i trasferimenti.
Complimentoni! Bei risultati!
MV

da il Tirreno del 07/03/09
«Pratesi, serve il Centro di espulsione»

Il sottosegretario Mantovano in consiglio: «Lo faremo entro l’anno»

Il sindaco rispedisce la proposta al mittente: «Questi Cie non possono diventare centri di detenzione»

PRATO. Cari pratesi, fatevene una ragione, il Centro di identificazione ed espulsione va fatto, e va fatto entro l’anno. E’ stato questo il passaggio centrale dell’intervento del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano nel corso del consiglio comunale straordinario di ieri pomeriggio sulla sicurezza. L’onorevole Mantovano ha snocciolato una serie di cifre per spiegare quanto sia necessario il Cie, il nuovo nome dei vecchi Cpt.
«Qui a Prato - ha detto - nel 2006 sono stati rintracciati 586 clandestini e di questi ne sono stati effettivamente allontanati 74; nel 2007 ne hanno trovati 527, di cui 36 espulsi dall’Italia; nel 2008 i clandestini rintracciati sono stati 930 e appena 22 quelli espulsi». Di fronte a questi numeri, ha concluso il sottosegretario, è evidente che serve un Centro di espulsione anche in Toscana. C’è più di un’ipotesi in campo, tra cui Campi Bisenzio, ma Mantovano se le è tenute per sé. «L’idea del Centro di espulsione non mi sconvolge - ha replicato il sindaco Romagnoli - ma questi Cie non possono essere centri di detenzione. Se non c’è efficienza nelle procedure di identificazione e se il Consolato del paese di provenienza non collabora, allora certi strumenti tolgono i diritti delle persone anziché risolvere i problemi». Traduzione: qui non siamo ancora pronti ad accogliere un Cie.
Ovviamente si è parlato anche di altro, nel corso del consiglio straordinario. Il sottosegretario ha ricordato le priorità del governo in tema di sicurezza, soffermandosi sui nuovi poteri concessi ai sindaci (Romagnoli ha poi detto di aver firmato già 17 ordinanze in base alle nuove norme). Sulle ronde Mantovano ha detto che non le ha inventate il governo e ha citato volutamente due esempi dell’Emilia Romagna, una regione rossa. «Quando saranno adeguatamente disciplinate - ha aggiunto - si eviteranno anche quei problemi che proprio qui a Prato ci sono stati ieri sera». Si riferiva alla tensione tra la ronda leghista e un gruppo di contestatori di sinistra.
Sul Patto per Prato sicura, il sottosegretario Mantovano è stato realista. Ha ammesso che i rinforzi assegnati a polizia (10), carabinieri (15) e guardia di finanza (20) sono serviti più che altro a rimpiazzare il personale andato in pensione, ma ha aggiunto che è così un po’ ovunque e che l’ultimo decreto in tema di sicurezza prevede entro l’anno 2.900 assunzioni nelle forze di polizia, alle quali forse se ne aggiungeranno 1.700. Non è dato sapere se e quanti di questi arriveranno un giorno a Prato. Nel frattempo la città dovrà arrangiarsi con quello che c’è, i pochi soldi di Comune e Provincia, le telecamere, i centri di ascolto, il centro interforze a Chinatown. «Ma qui abbiamo bisogno di mezzi - ha ricordato il sindaco - Abbiamo 55 dipendenti ogni 10.000 abitanti, siamo tra i Comuni più virtuosi e per questo chiediamo una deroga al divieto di assunzione. Anzi, aspettiamo con fiducia il federalismo fiscale e speriamo che sia uno strumento per affrontare meglio certe questioni».
Dei cinque capigruppo intervenuti nel dibattito, il solo Gianni Cenni (Pdl) ha difeso la scelta del governo di autorizzare le ronde e la necessità per Prato di avere l’esercito nelle strade. Gli altri, con motivazioni differenti, non sono d’accordo. A cominciare da Massimo Taiti: «Soffia sulla questione sicurezza chi confida di lucrare consenso a buon mercato drammatizzando i problemi. La sicurezza è una cosa seria e non può essere lasciata a qualche sceriffo di periferia». Opinioni simili sono state esposte da Aurelio Donzella (Idv), Mauro Vannoni (Sinistra per Prato viva) e Luca Roti (Pd).
Paolo Nencioni

da la Nazione del 07/03/09
L’arma dell’inagibilità contro le ditte fuorilegge
Capannoni: 42 ordinanze nella lotta al distretto parallelo
di LEONARDO BIAGIOTTI
ADESSO il governo ha in mano un dossier su tutta l’attività delle forze dell’ordine, coordinata dalla prefettura, contro la presenza di laboratori cinesi illegali. Appena il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ha lasciato il salone consiliare, il prefetto Eleonora Maffei ha avvicinato uno dei suoi collaboratori e gli ha consegnato una busta contenente una relazione dettagliata sulle operazioni di contrasto all’illegalità cinese. In particolare il documento parla dei 42 casi per i quali è stata o sarà emessa un’ordinanza del sindaco che dichiara inagibili i capannoni che ospitavano aziende illegali. Diciotto ordinanze sono già state notificate ai proprietari degli immobili, tutti italiani ad eccezione di due, altre 8 sono in fase di notifica e in 16 casi è già partita l’istruttoria. Questo strumento, applicato per la prima volta lo scorso novembre, dall’inizio dell’anno è stato usato sempre di più tanto che i numeri si sono gonfiati rapidamente. Al momento nessuna ordinanza è stata impugnata e in prefettura si dice che ora i proprietari italiani con affittuari cinesi irregolari cominciano a tremare.

IL TEMA DELLE ordinanze è stato anche al centro del discorso di Mantovano in consiglio comunale ed è stato lo spunto per una sorta di partita a colpi di fioretto col sindaco, una partita sui poteri dei primi cittadini. Mantovano infatti, parlando davanti ai consiglieri, allo stesso prefetto e ai rappresentanti delle forze dell’ordine, ha ricordato che dopo il decreto del governo «la sicurezza urbana è legata al potere di ordinanza del sindaco» e che «su 600 provvedimenti emanati in tutta Italia, nessuno è stato respinto dalle prefetture perché ora c’è un quadro normativo chiaro». Poi ha concluso: «Finora i risultati sono stati molto positivi».

FORSE il sindaco ha colto una sollecitazione nei suoi confronti, resta il fatto che nelle conclusioni ha replicato a Mantovano ricordando che in base ai nuovi poteri sono state emesse 47 ordinanze, compresa appunto quella «che copre un vuoto legislativo e che consente di ritirare l’agibilità in casi gravi di illegalità». Non solo, Romagnoli, ribadendo la necessità di fermezza («E’ un dovere l’accoglienza, è un dovere rispettare le regole») e che l’amministrazione ha avviato collaborazioni con associazioni di volontariato, di carabinieri e vigili urbani in pensione «per servizi sul territorio», non ha rinunciato a piazzare la sua stoccata quando è intervenuto sui Centri identificazione e accoglienza sui quali Mantovano ha insistito molto come strumento di sicurezza: «Sotto un altro nome sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano. Quello che non possiamo accettare è che si trasformino in luoghi di detenzione — ha chiuso il sindaco — La legalità è stata una nostra bandiera, perchè solo nella legalità si possono affermare i diritti. Abbiamo bisogno di attenzione e di una presenza articolata dello Stato. Su queste questioni ci vuole un confronto sereno e concreto, non ideologico. E’ quello che cerchiamo di fare».

E l’esercito (non voluto) torna in prima fila nel dibattito
C’ERA anche Aldo Milone, il candidato sindaco della lista «Prato libera & sicura», ad ascoltare l’intervento del sottosegretario Mantovano. Strette di mano, saluti e un paio di idee sulle ronde ed i militari: «Le ronde fai da te non servono a niente e quello che è successo l’altra sera con l’iniziativa della Lega lo dimostra. Serve personale specializzato e molta cautela, semmai è meglio pensare ad una forma di controllo volontario dei giardini e dei parchi, frequentati da anziani, bambini e donne. Anche in questo caso, però, devono operare associazioni riconosciute». Milone ha ribadito poi il suo voto favorevole all’utilizzo dei militari, riconosciuti anche da Mantovano come «un contributo temporaneo» e non una soluzione per il problema della sicurezza: «Uomini per potenziare le forze di polizia non ce ne sono — ha chiuso l’ex assessore — Allora meglio pensare alle forze che si possono mettere in campo come i militari. Dobbiamo aumentare la percezione di sicurezza e ridare fiducia alla gente».
Anche i consiglieri comunali hanno concentrato i loro interventi sull’uso dell’esercito, le ronde e la necessità di sicurezza. Il capogruppo del Pd Luca Roti ha sottolineato che a Prato i veri problemi sono l’illegalità economica e l’evasione fiscale, anche per l’inadeguatezza degli organici delle amministrazioni centrali, di Inps, Inail e ispettorato del lavoro, che «non consente un’azione di controllo costante delle imprese. Non servono le ronde — ha detto ricordando anche le carenze del tribunale — ma una task force di specialisti». Una posizione opposta quella di Gianni Cenni, capogruppo di An: «L’esercito è necessario, così come Prato ha bisogno di sportelli sicurezza — ha spiegato — Inoltre in Toscana serve un Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini, poi l’istituzione del vigile di quartiere, l’installazione di telecamere in centro collegate 24 ore su 24 con il comando dei vigili e l’utilizzo della sicurezza privata nel controllo del territorio per affiancare le forze dell’ordine». Dal canto suo Massimo Taiti (Lista Taiti) ha invece ribadito la necessità di rinforzare gli organici e i mezzi a disposizione delle forze dell’ordine e di puntare su sport e cultura come collanti tra pratesi e stranieri, mentre Mauro Vannoni (Sinistra per Prato viva) ha sottolineato che la vera emergenza è il lavoro: «La profonda crisi del distretto — ha detto — ha contribuito a creare difficoltà morali e materiali. Sul piano della sicurezza a Prato la situazione è migliore che in altri luoghi, ma la percezione negativa è una conseguenza della gravissima crisi economica».

«Clandestini? Espulsione certa»
Il sottosegretario all’Interno Mantovano parla al consiglio comunale
ANCHE LA Toscana avrà il suo centro di identificazione ed espulsione (Cie), ma con ogni probabilità non sarà Prato ad ospitarlo. Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano non ha fatto promesse durante la sua visita in città di ieri e non si è sbilanciato nemmeno nel discorso tenuto in consiglio comunale, convocato sul tema della sicurezza, eccetto su un punto: «La Toscana avrà un suo centro entro l’anno e il sito sarà scelto rapidamente, però sarà il ministro a comunicarlo quando sarà il momento». Le ipotesi al vaglio sono una decina, ma Prato non sarebbe nella lista. E’ anche per i numeri di Prato, però, che il sottosegretario ha molto insistito sulla necessità del Cie: «Nel 2006 sono stati identificati 586 stranieri irregolari, ma ne sono stati espulsi solo 74. Nel 2007 hanno lasciato l’Italia in 36 a fronte di 527 clandestini scoperti e nel 2008 le cose sono andate anche peggio: 903 irregolari e solo 22 espulsioni. Quest’anno, finora, le persone trovate senza un regolare permesso di soggiorno sono state 73 e nessuna ha lasciato il nostro paese. I Cie servono e siamo pronti a dialogare con le istituzioni locali per trovare la sede idonea, purché questa non sia una scusa per non fare niente». I numeri hanno consentito di dire a Montavano che «i Cie non sono un elemento di insicurezza», ma al contrario «garantiscono una presenza stabile delle forze di polizia sul territorio» perché non obbligano gli agenti a lunghi spostamenti in giro per l’Italia: «Oggi per un servizio di accompagnamento si perdono due poliziotti per una settimana».
Quanto alla proposta del presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, di inviare forze speciali a Prato per cacciare i cinesi irregolari, Mantovano ha assunto una posizione molto più prudente: «L’impegno del governo contro l’illegalità e le mafie cinesi riguarda tutto il territorio, non bisogna generalizzare. Il primo punto è espellere i clandestini e punire i reati gravi. Sicuramente il governo ha grande attenzione verso la realtà pratese».

UN’ATTENZIONE, ha lasciato intendere il sottosegretario, anche qui senza fare promesse, che potrebbe portare in città qualche poliziotto in più: «Ci sono 100 milioni di euro per assumere 2900 agenti ed entro il 2009 il numero potrebbe salire di altre 1700 unità. Quando ci saranno gli uomini, valuteremo dove inviarli tenendo presente la specificità del territorio pratese. So bene che i 45 rinforzi inviati dopo la firma del patto per la sicurezza sono serviti a pareggiare le uscite, ma questa è la realtà di tutte le città».

INFINE le ronde, tema caldo anche a Prato e al centro degli interventi dei consiglieri ieri pomeriggio: «Intanto non sono ronde— ha chiuso Mantovano — ma esperienze già regolamentate, ad esempio, dalla Regione Emilia Romagna, dal Comune di Bologna e da quello di Genova. Servirà una formazione precisa per i volontari, che avranno il compito specifico di segnalare i reati muovendosi in un ambito legislativo chiaro perché poi non ci sia bisogno di fare controlli sui controllori tramite la polizia».
Leonardo Biagiotti

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