TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 9 marzo 2009

Editoriale. Questione di numeri e di cultura

Tra gli effetti della nostra "denuncia" sullo stato del sistema museale pratese, quello più interessante - paradossalmente - è quello dell'aver contribuito a scovare un "errore", per la surrealità di quello che questo errore implica.
Cerchiamo però di fare un punto della vicenda... La nostra curiosità in merito ai numeri dei musei pratesi era nata a seguito di una frase dell'articolo riportante l'intervista a direttore del Museo del Tessuto: si diceva infatti che questo era il museo più visitato con i suoi circa 13000 accessi.
Stimolati, abbiamo cercato in rete qualche dato, ed abbiamo trovato un rapporto sui musei della Toscana, redatto dalla Direzione Generale delle Politiche Formative, dei Beni e delle Attività Culturali e presentato in pompa magna dalla Regione nel settembre dello scorso anno, dove si riportava per il museo Pecci un dato pari a 7155 visitatori - dati della biglietteria.
Abbiamo quindi scoperto, dopo la pubblicazione sulla stampa della nostra denuncia, che il museo Pecci ha chiesto alla Regione dove avesse preso quel dato, al che la Regione ha fatto presente che era stato fornito dal museo stesso, e che è impossibile verificare i dati forniti. Arriva, infine, la "rettifica", dicendo che per errore è stato omesso un due di fronte agli altri numeri (e ne vengono snocciolati altri a "difesa" del proprio operato).
La surrealità è sintetizzabile in punti. Sul "macrolivello" regionale A) intanto, abbiamo appurato che la Regione, in un suo documento ufficiale e reso pubblico, che nelle intenzioni dei redattori doveva "restare tra le carte di tutti coloro che in Toscana si occupano di musei come un documento di utile consultazione", ha utilizzato dei dati senza minimamente verificarli; B) di conseguenza, che non esiste, nei fatti, uno strumento analitico che possa dare indicazioni certe sulla fruizione del patrimonio museale toscano, e che le conseguenti politiche sul settore rischiano di basarsi su un "quadro conoscitivo" nel migliore dei casi impreciso; C) che è praticamente impossibile, per un comune cittadino semplicemente interessato a questioni pubbliche, accedere a dati incontrovertibili e non viziati da storture e difetti metodologici.
A livello pratese, la vicenda ci insegna che A) il direttore del Museo Pecci sembra non si sia minimamente premurato né di verificare i dati inviati per una così importante ricerca, né di leggere un rapporto che, in linea teorica, era indirizzato anche e soprattutto agli addetti ai lavori - c'è voluto MV per scomodarlo a leggere quelle ottanta pagine di tabelle; B) che, apparentemente, anche i vertici amministrativi delle - scusate i termini non appropriati - "politiche culturali" (Mazzoni e Giugni, ma anche, aggiungiamo noi, la presidente della Commissione Cultura della Regione Ambra Giorgi) non hanno preso visione del Rapporto, e non si sono accorti di un simile, ciclopico refuso.
Il tutto la dice lunga sulla - surreale, perché incomprensibile in un contesto che vorrebbe fare del turismo culturale un volano di sviluppo - mancanza di professionalità, e sulla sostanziale improvvisazione, del sistema politico-amministrativo che governa il nostro territorio.
Ovviamente, ora sarebbe interessante che si aprisse un vero dibattito su questi temi, a partire dai numeri, per allargare la riflessione allo stato della cultura a Prato. Come al solito, noi siamo disponibili...


Municipio Verde

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