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La mer, la fin...

domenica 28 dicembre 2008

Toscana. Recoplast: rifiuti tanti, proposte zero.

Riteniamo opportuno ricordare che è in atto una vera crisi di prospettive per la filiera del riciclo dei rifiuti in Toscana.

Si tratta innanzi tutto della crisi della Recoplast, l'azienda aglianese che ritira i rifiuti plastici, la latta e il vetro, anche a Prato.
Ma il problema è più grave, vasto e generalizzato, visto che la Toscana si è completamente dimenticata di fare evolvere la filiera del riciclo, pensando invece a come imporre gli inceneritori ai cittadini riottosi.
Peccato che ci si trovi in posizione così arretrata su questo tema e soprattutto c'è da preoccuparsi seriamente per Prato che negli ultimi anni ha subito il colpo di grazia nella programmazione ambientale, per le carenze di questa Giunta e per l'assoluta insignificanza dell'assessorato di Camilla Curcio e del suo omologo provinciale.
La grande tradizione pratese del riciclo come fonte di ricchezza, è finita. L'unico riciclaggio rimasto è quello del denaro sporco.
Seguono le ultime chiacchiere sull'argomento, che per quello che esprimono dovevano essere fatte molto tempo fa.
E pensare che siamo ancora lontani dalle percentuali di differenziata previste per legge. Comunque per ora proposte zero.

mv



TERRITORIO
20/11/2008

'Recoplast: sistema Toscana a rischio'
da Parlamento della Toscana- quotidiano on-line del CRdT


I vertici dell’azienda in commissione speciale rifiuti. Marcheschi: “Il fermo dell’impianto potrebbe avere pesanti ricadute su tutto il ciclo. Più investimenti nel recupero, massima attenzione sui costi”


Firenze – La crisi della Recoplast di Agliana (Pt), azienda che ricicla rifiuti plastici e vetro in liquidazione da qualche settimana e le “pesanti” ripercussioni che il fermo dell’impianto potrebbe avere su tutto il sistema Toscana, è stato al centro della seduta della commissione speciale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti urbani presieduta da Paolo Marcheschi (Fi-Pdl). Una riunione “tecnica” voluta dal presidente per acquisire informazioni sullo stato di crisi di una “realtà aziendale fondamentale” che svolge un “ruolo strategico” per raccolta e lavorazione del multimateriale proveniente dalle raccolte differenziate. “La seduta ha confermato la necessità di investire sul riciclo come richiede la normativa europea” ha detto Marcheschi. “Nella nuova direttiva si parla di percentuali e di obiettivi di recupero della materia piuttosto che di raccolta. È nel riutilizzo, nella ricerca e nelle risorse che si dovrebbe intervenire”. “È del tutto inutile - ha continuato - forzare ancora sulla raccolta differenziata che rischia di essere smaltita in discarica mentre è necessario tenere alta l’attenzione sui costi a carico dei cittadini”. “Lo stop di Recoplast potrebbe far venire meno la strategia regionale che punta all’aumento della differenziata e al raggiungimento di obiettivi comunitari, nazionali e regionali”. L’azienda, attraverso accordi con società di gestione, si occupa dello stoccaggio, della lavorazione e del riciclaggio dei rifiuti differenziati per l’area empolese e le province di Prato, Pistoia, Lucca. “Lo scenario che si profila in Toscana – ha sottolineato il presidente - è tutt’altro che roseo. Già questa estate il sistema è andato in tilt. L’aumento del 40 per cento dei rifiuti nelle campane di raccolta ha portato al collasso Revet (l’altra azienda che si occupa di raccolta, trattamento e recupero di materiali destinati al riutilizzo ndr). Oggi, con Recoplast chiusa, uno stato di saturazione più o meno improvviso aprirebbe scenari emergenziali. Lo stato di sofferenza della Toscana è evidente. E ancora non abbiamo raggiunto le percentuali fissate per legge. Se non pensiamo subito ad adottare misure eccezionali, la prossima estate saremo costretti a smaltire fuori regione”. Per il presidente della commissione è necessario mettere mano, nel più breve tempo possibile, all’anello mancante del ciclo: gli impianti. “Da mesi vado dicendo che è del tutto inutile forzare ancora sulla raccolta differenziata in assenza di impianti adeguati”. Una convinzione condivisa anche dal direttore amministrativo di Recoplast Renato Niccolai: “Il porta a porta rimane una buona idea inapplicabile sotto il profilo tecnico. In Toscana gli impianti sono attrezzati solo per la lavorazione del multimateriale. È evidente che occorrono politiche di adeguamento al porta a porta che diversamente non potrà mai decollare ma anzi continuerà ad essere penalizzante per le aziende”. Secondo le stime fatte da Niccolai, non occorrono pesanti stravolgimenti per convertire la lavorazione: “siamo nell’ordine di 800mila un milione di euro a impianto”. Sulla difficile situazione di Recoplast, è intervenuto il liquidatore Bruno Gori: “Alla base di tutto ci sono errori di progettazione e valutazione di business plan. L’azienda si è portata dietro un deficit tale da impedire qualsiasi tipo di intervento. Queste carenze hanno di fatto determinato le prescrizioni di Arpat e Asl e le conseguenze che tutti sappiamo”. Secondo quanto riferito da Gori, l’impianto di Agliana “non ha mai girato a pieno regime. Abbiamo lavorato ben al di sotto delle nostre capacità tuttavia scongiurando il peggio”. Un impianto che pure aveva numeri e potenzialità evidenti. “La vocazione dell’azienda è sempre stata il riciclaggio”. Ha detto il direttore tecnico Nicola Suggi. “Dalla raccolta differenziata urbana al riciclo delle plastiche. Abbiamo iniziato l’attività alla fine degli anni Ottanta installando una doppia linea di estrusione di rifiuti, quindi una seconda linea di selezione di imballaggi in plastica, arrivando a sviluppare un’attività di selezione delle raccolte multimateriale e all’installazione di un piccolo impianto pilota”. (f.cio)







Pistoia, 11 dicembre 2008 - Entro natale la 'Recoplast' chiuderà e sono altre 50 persone senza lavoro, che vanno incontro a questa festa gioiosa con l'amaro in bocca. In realtà sei lavoratori sono già stati licenziati alla fine del settembre scorso, si tratta di quelli che lavoravano al ramo riciclo della "Recoplast ?. Ora, per gli altri 44 è questione di giorni. Dal 9 dicembre gli operai sono in ferie o in permesso retribuito, i macchinari sono fermi, i magazzini si stanno svuotando dell'ultimo materiale rimasto. Al lavoro ci sono 5 impiegati e un magazziniere, ovvero solo il personale che deve portare a termine le pratiche amministrative, la sorveglianza dell'impianto e la logistica. Da quanto si è appreso, prima di Natale il liquidatore porterà i libri contabili in tribunale e sarà nominato il curatore fallimentare. L'amarezza per i dipendenti ha diversi risvolti: nessuna garanzia di ritrovare un lavoro, vedere "una bella idea gestita male ?, come ci hanno detto alcuni, restare disoccupati in un'azienda che dovrebbe essere in espansione poiché la differenziazione e il riciclo dei rifiuti dovrebbero essere in aumento (l'hanno più volte ribadito gli operai), l'assurdità di restare disoccupati lavorando in una ditta che aveva ordini. "Noi della Recoplast ci sentiamo doppiamente penalizzati - aggiungono due impiegati, René Niccolai e Nicola Suggi -, come dipendenti e come cittadini. Ora perdiamo il lavoro, fra qualche mese probabilmente ci arriveranno bollette più salate sulla tariffa d'igiene ambientale, perché le aziende che conferivano qui dovranno sostenere costi più alti per il trasporto dei rifiuti, perché questo è l'unico impianto di selezione e riciclaggio della Piana ed è strategico per tutta la Toscana". Non è un caso infatti, che la crisi Recoplast sia approdata anche in Regione, su sollecitazione del vice presidente della provincia, Giovanni Romiti. Alla Recoplast conferivano Cis (che gestisce i rifiuti ad Agliana, Quarrata e Montale), Asm di Prato, Ascit di Capannori (portata ad esempio per avere raggiunto i massimi livelli nella differenziata), Sistema ambiente di Lucca ed Ersu di Pietrasanta. Un doppio problema sociale, dunque, non solo 50 famiglie che perdono uno stipendio, ma quasi mezza Toscana che dovrà portare i rifiuti fuori Regione. "Se non si troveranno soluzioni credo che il problema esploderà nella primavera estate - aggiunge Nicola Suggi -, perché è in questo periodo che abbiamo il picco massimo di rifiuti. In particolare perché con il maggior consumo di bevande aumentano i rifiuti in plastica".

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