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La mer, la fin...

martedì 26 maggio 2009

Diritti. Un divorzio più breve

DIVORZIO BREVE ANCHE IN ITALIA

Sono passati oltre trentasei anni dalla legge che introdusse il divorzio in Italia e venti dalla modifica che abbreviò da cinque a tre anni il tempo intercorrente dalla separazione dei coniugi alla cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Da allora, come è chiaro a tutti, lo scenario sociale, culturale ed antropologico del nostro Paese è profondamente mutato; si è compreso che il decorso del termine triennale, piuttosto che rinsaldare la comunione di vita dei coniugi, ormai discioltasi, rischia invece di prolungare ed aggravare ulteriormente i già tesi rapporti personali tra marito e moglie, oltre a rappresentare un evidente trauma per i loro eventuali figli. In Europa altri Paesi hanno già affrontato il problema con l’obiettivo di facilitare le procedure burocratiche, incentivare le separazioni consensuali e ridurre i litigi in tribunale garantendo anche, in tal modo, il benessere dei figli. In Spagna il divorzio si può ottenere in pochi mesi, in Germania se i coniugi vivono separati da un anno, ma anche altre legislazioni hanno una disciplina che rende meno traumatico e difficile il percorso per ottenere lo scioglimento del vincolo coniugale.
Nel nostro Paese siamo in forte ritardo, senza contare che spesso, soprattutto a causa della lentezza della giustizia civile, i tempi di attesa per ottenere il divorzio superano di gran lunga i tre anni previsti. Ma non per tutti: un regolamento europeo consente ad una coppia dell'Unione di divorziare in un qualsiasi Paese comunitario purché si viva, si lavori o si possegga una residenza, anche secondaria, sul suo territorio.
Questa norma consente alle coppie che possono permetterselo una sorta di divorzio di classe, o almeno di censo. Recenti dati Istat confermano inoltre un’evoluzione del nostro Paese reale non riconosciuta e assecondata da un adeguamento normativo: si rilevano oltre 500.000 unioni di fatto, e in questo mezzo milione di “pubblici concubini” sono presenti anche molti che da anni aspettano un divorzio e che dalla loro situazione irregolare vedono deteriorarsi e complicarsi i rapporti umani e psicologici. Per fronteggiare i costi individuali ed anche sociali delle separazioni non serve dunque reprimere il fenomeno, ma agevolare forme nuove di ricomposizioni e di unioni tra le persone, allineandosi su questo terreno agli standard degli altri paesi europei.
Per questi motivi, dopo trentasei anni, consideriamo urgente e necessario avviare una nuova, forte battaglia civile, questa volta per il divorzio breve. E’ una battaglia che investe, o investirà, la responsabilità e il lavoro dei parlamentari ma che richiede primariamente, come risorsa necessaria, l’impegno attivo di tutti coloro che ritengono intollerabile che si neghi a qualcuno la possibilità, anzi il diritto, di determinare liberamente le proprie scelte di vita.

http://www.divorziobreve.net/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giustissimo...legge antica che non dà libertà, la libertà a chi ha sbagliato di potersi liberare dell'errore...c'è una manifestazione a Roma davanti al Parlamento mercoledì 17 giugno h 10...