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La mer, la fin...

domenica 24 maggio 2009

Prato. Mafia e poteri occulti -2

Il materiale che segue è del 2007. Partendo dal fenomeno pesantissimo dei numerosi suicidi che avvenivano nella nostra città e facendo riferimento al lavoro della commissione antimafia, presediuta da Tano Grasso, si analizza la complessa evoluzione dell'illegalità nel nostro distretto.
I giornali di ieri riportano le cronache di nuove indagini e arresti di personaggi in parte già noti come delinquenti, e in parte nuovi. Ci pare interessante capire realmente quale sia la reale situazione del nostro territorio al di là di dannose semplificazioni elettoralistiche e di un giornalismo frammentario e superficiale.
MV

CRIMINOLOGIA.IT, RIVISTA INTERNET DI TEORIA E SCIENZE CRIMINALI
Quest'articolo è stato redatto al terzo suicidio, poi i fatti -purtroppo!- si sono evoluti confermando la criminogenesi


Mutazione e crisi d'identità endogena come fattori criminogeni
Prato, tre suicidi in 15 giorni
Si chiudono aziende e si aprono banche
di Prof. Saverio Fortunato
(Specialista in Criminologia Clinica, Docente Università di L'Aquila)


PRATO 8 GIU. - Il primo suicidio è avvenuto il 27 Maggio, nella zona residenziale, dove una donna di 38 anni madre di cinque figli, s’impicca nella propria villetta. Ieri, due suicidi: il primo in carcere, dove un trentenne pratese, Gianluca Tortomasi, arrestato per rapina, si è impiccato usando i lacci delle scarpe, alla finestra del bagno di una delle celle dove vengono temporaneamente sistemati i detenuti in attesa dell'ingresso vero e proprio nel penitenziario. La Procura di Prato ha aperto un'inchiesta. L'altro, in un'azienda artigiana, dove un artigiano si è impiccato. Tre suicidi in due settimane, cosa succede nella città che è stata la più grande area tessile del mondo?
Qui, fino a qualche anno addietro le famiglie si tramandavano i telai da padre in figlio. Anche dal punto di vista urbanistico è una città "imbottigliata", perché prima si costruiva il capannone e poi la strada.
Prato ha perso la sua identità: si sa bene cosa è stata, non si sa più che cos’è e dove vuole andare per il futuro. In questa mutazione, scoppiano le contraddizioni. La più emblematica è questa: si chiudono circa 300 aziende all’anno, ma si aprono sempre più filiali di banche. L'altra, mentre emergono nuove povertà insieme all'inimmaginazione del proprio futuro, s'assiste allo spropositato acquisto di beni di lusso.

Un problema criminologico:
IL CRIMINE C'E' MA NON SI VEDE

Leggiamo brevemente gli atti della Commissione Antimafia, seduta n° 22 della XI Legislatura[1]. Ha la parola GIOVANNI FERRARA SALUTE, si rivolge al Dottor Vigna -capo della superprocura antimafia- e chiede: «Nel corso delle vostre indagini, in che misura potete ricostruire la gravità del fenomeno del riciclaggio in Toscana? Vorrei inoltre sapere se i fenomeni di compromissione di soggetti del mondo bancario siano effettivamente soltanto episodici, oppure se si possa pensare che vi siano guasti più profondi del sistema complessivo del credito in Toscana (…).
Nella Valle dell'Arno, fra le province di Firenze e di Prato, esiste il singolare fenomeno dell'insediamento di crescenti masse di asiatici. Poiché uno dei problemi della mafia è quello dell'infiltrazione e soprattutto dell'utilizzazione della manovalanza legata alla povertà, alla disoccupazione, alla non occupazione, all'emarginazione sociale ed alla clandestinità, vi sono tracce di una qualche intenzione da parte delle organizzazioni criminali di sfruttare eventuali situazioni drammatiche di queste comunità?».
TANO GRASSO, osserva: «Tempo fa mi sono trovato a Prato, una città che ha costruito le sue fortune sul "disordine" economico, senza con ciò esprimere giudizi di valore. In quella città ho avuto modo di conoscere il fenomeno della mafia del tessile, che mi è sembrato assai inquietante perché esemplare ed esemplificativo del modo in cui in una realtà ricca si possa determinare una penetrazione mafiosa nell'economia. A livello di imprenditori economici ho tratto anch'io l'impressione non di una sottovalutazione bensì dell'accettazione dell'idea che si debba necessariamente convivere con fenomeni di questo tipo. La sottovalutazione dipende da un fatto di ignoranza, ma in questo caso vi è qualcosa di più. (…) Chiedo notizie sul livello di penetrazione dal punto di vista qualitativo e quantitativo e sul modo in cui rispetto a questo fenomeno si collochi l'attività delle finanziarie o di gestione del credito in quella città. Sempre a proposito di Prato, desidero sapere se si possa parlare di associazioni o di forme di aggregazione di tipo occulto che sono dietro a cooperazioni del credito, non necessariamente di connotazione mafiosa…».

Un problema socio-economico:
COSTA PIU' CHIUDERE CHE APRIRE UN'AZIENDA

Sotto il profilo antropologico, "la variabile più generale caratterizzante la differenza tra società contadina e società industriale, è individuabile nella diversa velocità del loro cambiamento. All'estrema lentezza del mondo rurale tradizionale si contrappone la velocità elevata, ed entro certi limiti esponenziale, delle società industriali" (Gavino Musìo, 1992).
Quando la società agricola subì la mutazione in società industriale, si registrarono una serie di crimini: violenze in famiglia, divorzi, alcolismo, suicidi. Prato, si capisce bene che ormai non è più una società produttiva artigianale.
Tuttavia, per altri versi, Prato registra acquisti di beni di lusso (Ferrari, ecc.) che a giro con l'occhio si fa fatica a contarle. C’è un certo benessere concentrato in alcuni settori sociali, ma poiché l’artigianato è stato messo in ginocchio, insieme alle attività commerciali (stroncate dagli ipermercati e così via), ormai è divenuta una città dove costa più chiudere un’attività che aprirla.
Sotto il profilo criminologico c'è da chiedersi: tutti gli artigiani che chiudono la propria azienda, i loro figli che dalla prosperità vedono i genitori sprofondare nella crisi e nel fallimento, tutti coloro i quali non riescono ad apprendere i nuovi alfabeti ed ignorano persino quali siano, ebbene, chi darà loro una risposta? Come riusciranno ad immaginare il futuro?


Un problema antropologico culturale:
LA FORMAZIONE DI QUALE CULTURA?

Una colonia di emigrati per lo più cinesi, ma non solo (ossia, di culture dove l'impossibile prevale sul possibile), si è mescolata (quindi, non integrata!) alla cultura pratese, alla quale decenni di sviluppo produttivo non hanno mai negato nulla.
La cultura dell'impossibile che prevale sul possibile, si è mescolata con quella del possibile che prevale sull'impossibile. La differenza è che si rischia un ribaltamento di ruoli. Il rischio criminogeno è che prevarrà la cultura del "devi perché è possibile". E nell'alternativa tra l'osare e il non-osare, prevarrà sempre la seconda.
Afferma l'antropologo Musìo: "La coesione di una cultura appare tanto potente quanto lo sono sovente le energie distruttrici attorno ad essa. Potrà bastare ricordare che nella condizione moderna odierna del mondo, specialmente in quella occidentale, nella quale tenderebbe a prevalere la presunta livellazione delle culture umane mediata dalla tecnologia, si sta osservando che il recupero della propria individualità culturale da parte delle varie culture, sia anche disperse, sembra essere attualmente la risposta della morfologia umana storica al pericolo della perdita del proprio principium individuationis".


Un problema antropologico criminale:
NON C'E' INTEGRAZIONE MA L' "INSALATA" D'IMMIGRATI

Aver consentito la concentrazione ad "insalata" (come si usa definire in sociologia la mescolanza ma non l'integrazione) dei cinesi, ha generato un macro fattore criminogeno che può condurre dritto ad un punto di rottura. Lo scenario è che i cinesi non sono come gli italiani, che con la valigia di cartone si recavano in America e imparavano subito l’inglese (sia pure “maccheronico”). Questi vivono come tribù e seguono un loro codice: morale, civile, economico, affaristico, antropologico e criminologico. Fino ad oggi il pratese era titolare d’azienda e il cinese dipendente, da domani sarà esattamente l’opposto. Già avviene nell’edilizia, presto in altri settori. Queste dinamiche però non significano integrazione, anzi!

Un problema di politica criminale:
LA CRISI D'IDENTITA’

Prato ha la necessità e l’urgenza di ritrovare una nuova identità. Ha necessità di comprendere il proprio passato recente per formarsi un’idea dell’attualità e dunque del futuro. I presupposti socio-criminogeni attuali sono tali, che lasciano presupporre rischi di nuovi suicidi o di crimini aggressivi, generati in senso antropologico criminale dalla perdita dell’identità endogena della città e resi poi evidenti su delle motivazioni apparenti e di mera circostanza.



[1] XI Legislatura, Audizione del Procuratore della Repubblica di Firenze, Dott. Pierluigi VIGNA, e dei Magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, Presidenza del Presidente Luciano Violante e Vicepresidente Carlo D’Amato, pubblicati all’indirizzo: http://www.liberliber.it/biblioteca/i/italia/verbali_della_commissione_parlamentare_antimafia/html/index.htm


Morti a Prato
per cause violente nel 2006

Cause violente 40
Cause accidentali 21
Infortuni sul lavoro 2
Suicidi 16
Omicidi 1

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