TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 27 maggio 2009

Prato verso le amministrative. E arrivò D'Alema

Si... D'Alema ha ragione... L'Italia non si è "berlusconizzata": l'Italia si è dalemonizzata! Andate a rivedervi il fortunato neologismo coniato da Giampaolo Pansa dell'epoca della Bicamerale...
E quando ci chiediamo perchè Berlusconi è ancora lì, proviamo a pensare anche a D'Alema presidente del consiglio...
MV

da il Tirreno del 27/05/09
«L’Italia non è berlusconizzata»

In 700 per il comizio di D’Alema in piazza Duomo

«Il presidente del consiglio vuole venire a Prato? Bene così vede come si governa» Immigrazione: «Ottima la legge regionale»

PRATO. A Prato Massimo D’Alema piace proprio. Sei, settecento persone in piazza Duomo («come cent’anni fa» dice qualcuno) che lo applaudono. Baci, strette di mano e anche una dichiarazione d’amore imprevista per strada. D’Alema arriva a Prato qualche minuti prima del comizio previsto per le 18. Caffè al bar Buonamici, scorta in relax, i candidati Massimo Carlesi e Lamberto Gestri e la segretaria Pd Benedetta Squittieri al suo fianco.
Succede di tutto in quelle poche centinaia di metri, lungo via Guasti e via Muzzi, che lo separano dal palco: un’attivista del centrodestra lo riconosce e gli mette in mano un volantino di propaganda per Roberto Cenni e lui signorilmente lo prende e poi lo accartoccia, diverse signore lo fermano e chiacchierano, la titolare del negozio Soraya, in via Muzzi, addirittura gli butta le braccia al collo, lo bacia e scandisce un sonoro: «Quanto sei bello. Questo è il regalo migliore che mi potevi fare». D’Alema se la cava bene anche lì.
Ma è sul palco (con sindaci dell’area, il segretario regionale Pd Manciulli, Squittieri, Carlesi e Gestri) che l’ex presidente del consiglio conquista gli applausi. Affonda su Berlusconi: «Viene in Toscana - dice - Bene, credo gli potrebbe fare comodo imparare come si governa». Gli dà dell’incapace e inadeguato a governare questa crisi globale: «Che nega - continua D’Alema - Perchè dice che a parlare dei problemi la gente si rattrista e invece bisogna tenerla allegra, come sta lui, che sta allegro». D’Alema sciorina numeri: «Questa non è turbolenza del mercato, è la conclusione di un ciclo di sviluppo che ha creduto nel capitalismo selvaggio, che ha prodotto sì tanta ricchezza, ma altrettanta ingiustizia. Dalla crisi si esce - prosegue - rimettendo al primo posto nella scala di valori il lavoro, che è quello che produce ricchezza, eliminando contraddizioni e diseguaglianze». Che sono sempre profonde: «In questi 15 anni i redditi da lavoro sono rimasti fermi, i redditi da capitale sono cresciuti del 44%». Ricorda Obama: «Ormai - scherza - anche Berlusconi si sarà accorto che il presidente degli Stati Uniti non è abbronzato». «La prima misura anticrisi che Obama ha preso - ha detto D’Alema - è stata quella di tassare i ricchi per ridurre la pressione sui lavoratori e sui pensionati, la seconda è stata quella di sostenere innovazione e ricerca. Il nostro governo, invece, non ha fatto nulla». Racconta un aneddoto: «Una cosa piccola, ma significativa. Il nostro gruppo ha proposto di andare a pescare nei redditi un po’ robusti, a partire da quelli dei parlamentari, per creare un fondo di solidarietà per contribuire ad alleggerire situazioni di difficoltà. Sinceramente pensavo che Berlusconi accettasse la proposta. Dicesse sì. Invece ha detto no. Perchè pensare che i ricchi debbano pagare qualcosa di più l’offende, è un’idea che non accetta. La solidarietà tra persone non gli appartiene». Anche sull’immigrazione D’Alema è durissimo. Prima di tutto ribadisce l’opportunità della legge regionale toscana: «Che avrà l’effetto di favorire la sicurezza e l’ordine pubblico perchè quando si riconoscono i diritti delle persone queste sono portate a integrarsi. E’ un fatto di civiltà di cui la Toscana può essere orgogliosa». D’Alema parla di «uso cinico e a fini di spot elettorale del dolore di quanti sui barconi vengono respinti», dell’aumento esponenziale degli sbarchi «quando a governare c’è stato il centrodestra». Anche qui numeri: 23mila sbarchi nel 2005, 20mila col governo Prodi, nel 2009 da 19mila a 36mila e la stima per il 2009 è di 40mila. «Perchè la destra produce immigrazione clandestina? - dice D’Alema - Perchè non hanno politiche d’immigrazione che consentano la legalità». L’esempio, secondo l’ex presidente del consiglio è nella Bossi-Fini «così complicata, così farraginosa che favorisce l’uso delle vie illegali».
D’Alema ammette che quella di queste settimana è una campagna elettorale difficile: «Ma sono molto più fiducioso di qualche settimana fa. Se ci mettiamo tutti insieme ce la possiamo fare: perché l’Italia non è berlusconizzata». Lancia un monito contro l’astensionismo: «Nessuna ragione più giustificare un democratico che resta a casa in un momento come questo. Per vincere - conclude D’Alema - bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo con la passione di un volta e con le ragioni dell’oggi».
Cri. Or.

da la Nazione del 27/05/09
«Prato si salverà Ma andate a votare»
D’Alema: «Possiamo aiutare la città»
E’ ARRIVATO in piazza San Francesco intorno alle 17,30, puntualissimo. Ha imboccato il corso e si è fermato a prendere un caffè, poi ha raggiunto piazza del Comune e lì ha incrociato una sostenitrice di Roberto Cenni che gli ha messo in mano un volantino. Lui l’ha preso, senza battere ciglio. Poi ha imboccato via Guasti stringendo mani e visitando, in via Muzzi, il negozio «Soraya» di Susanna Ciardi, che lo accolto con gli occhi vivi di gioia: «Lei ha realizzato un sogno». Lui allora ha approffitato del cestino del negozio «per buttare della propaganda sgradita». Al comitato elettorale del centrosinistra invece ha comprato due biglietti della lotteria di Massimo Carlesi. Siccome ha pagato con un biglietto da venti e nessuno aveva il resto, c’è chi ha provato, senza riuscirci, a dargliene altri due. Lui è stato al gioco: «Il 3 giugno sarò a Napoli, ma telefonerò a Bersani (che invece sarà a Prato) per sapere se ho vinto».
Basterebbero queste pillole della giornata pratese di Massimo D’Alema per capire con quale spirito l’ex premier ha cercato di motivare il popolo del centrosinistra, incontrato in piazza del Duomo per il comizio e la cena, in queste ultime battute della campagna elettorale dei candidati, a partire da Massimo Carlesi e Lamberto Gestri (oggi alle 18 saranno ai giardini delle Badie per un incontro sull’urbanistica con l’assessore regionale Riccardo Conti).
Sul palco D’Alema ha dato il meglio, parlando quasi un’ora davanti a 600/700 persone aiutato anche dal leggero vento che ha mitigato il caldo. Introdotto dalla leader provinciale Benedetta Squittieri e dai candidati, ha attaccato subito Berlusconi e il suo governo: «Il presidente del consiglio farebbe bene a venire in Toscana, così imparerebbe come si governa», è stata la prima battuta. Poi ha aggiunto che il premier «ha detto agli italiani di stare allegri e lui di certo lo è stato...», definendolo anche «refrattario alle leggi». Soprattutto D’Alema ha cercato di scuotere gli elettori. Significativo il richiamo alle urne: «Non avrà nessuna ragione chi resterà a casa, ora serve la passione». Incisivo l’appello a resistere: «Il centrodestra vede Prato come l’anello debole di una catena che si può spezzare, sta a voi difenderla e fare in modo che il 6 e il 7 giugno ci sia una svolta. Il clima sta cambiando, non possono penetrare in Toscana». Una speranza che D’Alema ha cercato di trasmettere: «Io non sono pessimista, Prato ce la può fare ma con una classe dirigente lungimirante capace di guidare il processo di riconversione. Bisogna rinnovare le amministrazioni democratiche, che rappresentano un tessuto necessario al rilancio». D’Alema ha definito poi la legge di Martini sugli stranieri «una prova di civiltà che combatterà l’immigrazione clandestina» e le polemiche del centrodestra «indecenti», ribadendo che il Pd «è per l’ordine e il rispetto delle leggi, che non ci devono essere zone off limits», ma anche che «uno straniero accolto nel rispetto dei suoi diritti sarà anche un cittadino migliore». L’ex premier però ha avvertito Prato che l’immigrazione non si può fermare e che la vera sfida «è governarla, ma non come fa la destra becera e regressiva». La Cina, invece, «oggi crea problemi ma sarà un’opportunità». E la crisi? «Si esce solo con il lavoro e la redistribuzione della ricchezza». Prato, ha aggiunto D’Alema, «ora è una frontiera», da difendere senza chiudersi e nel rispetto della legge. E’ così, ha chiuso, «che noi torneremo a vincere». Applausi.
Leonardo Biagiotti

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