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La mer, la fin...

venerdì 29 maggio 2009

Prato. La contestazione a Sacconi

Complimenti alla coraggiosa artigiana... anche se ci sarebbe da dire che anche chi ne parla non è che poi faccia tanto...
MV

da la Nazione del 29/05/09
E l’artigiana lo contesta «Perché non parla di tracciabilità?»

«SCUSI, posso farle una domanda?». Nello stupore generale, una giovane artigiana tessile rompe il rituale dell’assemblea dell’Unione industriale (almeno quello della parte pubblica) e interrompe il discorso del ministro del lavoro, Maurizio Sacconi. «Scusi, sa — dice senza timori reverenziali Daniela Gavazzi — ma è un’ora che sto ad ascoltare gli interventi ma ancora nessuno ha detto nulla sulla difesa del prodotto italiano in Europa, sulla tracciabilità dei prodotti». Il ministro incassa con tranquillità, replica di capire che è un tema effettivamente importante, ma poi prosegue per la sua strada. «Il fatto è che nessuno mi ha risposto», commenterà più tardi e con una certa irritazione l’artigiana pistoiese che insieme al fratello guida la tessitura di famiglia. «Il ministro, in particolare, nel suo intervento non ha parlato quasi mai di Prato — continua Gavazzi — non ha citato il tessile, non ho capito il senso di questo discorso qui». Gavazzi dà voce a un po’ di malessere che serpeggia nella sala dell’assemblea della Uip per un intervento un po’ troppo generico e su temi nazionali, anche se (paradossalmente) interrompe Sacconi proprio nel momento in cui parla di un tema centrale a Prato, quello degli ammortizzatori sociali».
R.D.P.

L’IMPREVISTO
Interrompe il ministro «Parli di fatti»





PRATO. E’ partita da Pistoia, dalla sede della sua tessitura, determinata a voler sentire fatti e non parole. Seduta in seconda fila ha ascoltato in silenzio per molti minuti. Poi stanca dell’impostazione che il ministro aveva dato al proprio intervento con un excursus su problemi economici ma generali e non specifici per Prato, ha preso la parola. Senza nessuna esitazione ha interrotto il ministro. «Sono laureata in economia aziendale e lavoro in una tessitura - ha esordito - vorrei sentire meno discorsi e più fatti che necessitano a questa città fortemente in crisi. Vorrei sapere, ad esempio, a che punto è e cosa volete fare per quanto riguarda la rintracciabilità dei prodotti».
Nell’aula dove di solito si mormora ma non c’è spazio per gli interventi è calato il gelo. «Ma chi è?», la domanda che è subito corsa tra gli addetti ai lavori e che si conoscono tutti.
Il ministro l’ha ascoltata gentilmente ma alla sua domanda non ha risposto. Chi è e cosa l’ha spinta ad intervenire l’ha spiegato lei stessa dopo con forza, tranquillità, misura.
«Non ho applaudito al ministro alla fine dell’intervento - ha detto - perché non ha risposto alla mia domanda e non ha mai pronunciato né la parola Prato nè la parola tessile. E quando un ministro viene in un distretto in cui c’è questa situazione dovrebbe centrare di più i problemi di chi lo sta ascoltando».
Chi è? Facile. Non è un’extraterrestre. Si chiama Daniela Gavazzi e con il fratello gestisce la tessitura Gavazzi di Pistoia ripresa dal padre.
«Lavoro ogni giorno in tessitura, nella zona industriale di Sant’Agostino, e so quali sono le reali esigenze degli imprenditori. Da un ministro al lavoro mi sarei aspettata qualche risposta in più e non le solite frasi sulla lotta all’evasione fiscale. Che crede di fare a Prato? Qui lotta all’evasione fiscale significa mandar via tutti i cinesi. E’ forse in grado di farlo?».
I.R.


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