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La mer, la fin...

mercoledì 27 maggio 2009

Prato. "Sviluppo" o "ricostruzione"?

Sviluppo, sviluppo... Parola magica, quasi come "diversificazione", che se ne sente parlare da anni, ma non si è mai vista messa in pratica. Ovviamente, partendo dalla salvaguardia del distretto tessile.
Che a quanto pare, ed è bene dirlo, non è riuscita granché bene a nessuno - nemmeno ai sindacati! - visti i dati sulle dinamiche occupazionali degli ultimi sei anni.
E quindi, oggi, più che di sviluppo (e le ormai consunte tiritere sulla logistica e sull'ambiente), non sarebbe meglio parlare di "ricostruzione" di Prato?
MV

da la Nazione del 27/05/09
«Chi governerà Prato sia concreto»

Cgil, Cisl e Uil chiedono ai futuri amministratori «politiche vere di sviluppo»
di ROBERTO DAVIDE PAPINI
SE IL TEMPO della campagna elettorale è (da sempre) quello delle promesse, la drammatica situazione economica del distretto, invece, richiede impegni concreti. Lo sanno bene le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che a chi amministrerà Prato e la Provincia per la prossima legislatura chiedono soprattutto concretezza sull’oggi e visioni strategiche per il domani. «Spero che questa campagna elettorale vada sul concreto e non sul demagogico», auspica Stefano Bellandi, segretario della Cisl, mentre Manuele Marigolli (segretario della Cgil) e Annalisa Nocentini fanno la stessa valutazione: «Per il futuro occorre pensare a una diversificazione del distretto per il futuro, ma in tempi brevi abbiamo bisogno di difendere quello che c’è». Una difesa che, come dice Marigolli «parte dalla salvaguardia del manifatturiero e del distretto tessile».

MARIGOLLI è esplicito nel chiedere misure concrete: «Servono politiche vere di sviluppo, che facciano scelte per attrarre investimenti anche su fronti nuovi, come quello energetico e ambientale. Per esempio, visto il grande valore che ha per un distretto manifatturiero il tema dell’energia, bisognerebbe realizzare a Prato una vera e propria filiera energetica utilizzando il fotovoltaico, l’eolico, le nuove tecnologie per l’energia idrica (che consentono l’utilizzo di volumi d’acqua limitati). La sfida è quello di realizzare un distretto ecocompatibile». Per Marigolli, di fronte alla crisi che stiamo vivendo «paradossalmente è proprio un distretto manifatturiero ha più possibilità di altri di cogliere le possibilità date dall’innovazione e dalla ricerca e ad attrarre investimenti per il territorio». Importante, per Marigolli è salvaguardare il patrimonio rappresentato dalle aree industriali: «Il rischio è che vengano “mangiate” dai cinesi, per le loro caratteristiche di piccole dimensioni dei capannoni, pensati per la Prato di ieri. Ecco perché bisognerebbe favorire l’aggregazione dei lotti attraverso meccanismi di incentivazione con moltiplicatori di edificabilità per chi si mette insieme».
BELLANDI insiste sulla mobilitazione e l’impegno a fianco di cassintegrati e lavoratori in mobilità, con un’attenzione particolare verso gli stranieri che (per effetto della Bossi-Fini, oltre al lavoro rischiano di perdere anche il permesso di soggiorno., un tema poi toccato anche da Nocentini con particolare enfasi): «Servono un sostegno economico da un lato e aiuti per la formazione e la ricollocazione sul mercato del lavoro». Su questo e sugli altri temi («investire di più in formazione e ricerca, migliorare infrastrutture e viabilità») Bellandi giudica positivo il ruolo del tavolo di distretto «anche se è stata un’iniziativa tardiva». A chi governerà Comune e Provincia nei prossimi anni, Bellandi chiede un lavoro più attento di programmazione: «Prato subisce troppo le crisi, è possibile che non ci sia un’analisi preventiva sui flussi del mercato del lavoro? Possibile essere sempre presi alla sprovvista?» Bellandi chiede politiche incentivino le aree produttive e uno sforzo importante in termini di infrastrutture «affinché Prato diventi un polo attrattivo per la distribuzione delle merci nel centro Italia: «Se ci sono riusciti i cinesi non vedo perché non dovrebbe farlo tutto il distretto...».

NOCENTINI, a sua volta, insiste sul fatto che «il prossimo sindaco deve avere un’idea di sviluppo». Per la leader della Uil «è giusto ripartire da quello che c’è, ovvero dal tavolo di distretto, ma occorre anche migliorare il coordinamento tra Comune e Provincia che non ha funzionato benissimo». Nocentini sottolinea che «adesso occorre passare dalla fase delle richieste a quella più propositiva, non possiamo sempre e solo chiedere come distretto . Serve un piano di rilancio che utilizzi di più, per esempio, i fondi europei, a partire da quelli dedicati a economia ed ecologia come quelli per ridurre del 20% le emissioni inquinanti, aumentare del 20% l’energia pulita entro il 2020». Poi, una stoccata alla “macchina” pubblica: «Credo che il prossimo sindaco e il prossimo presidente della Provincia debbano far lavorare un po’ di più i dirigenti e non a scartamento ridotto».

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