TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 18 marzo 2008

Ancora sulle campagne elettorali

Sui giornali, in questi giorni, è forte la polemica sulle cene di finanziamento del PD pratese. Anche noi abbiamo, modestamente, detto la nostra.
Pubblichiamo quindi la risposta del tesoriere del PD, Mario Dini, alla lettera di Daniela Bagattini, e l'articolo, tratto dal Tirreno, che riporta le feroci (e motivatissime) critiche avanzate da Mauro Banchini.
Sulla lettera di Dini, in realtà, c'è ben poco da dire (tranne, forse, che o è una presa in giro, fuori luogo e nemmeno molto elegante, oppure non ha proprio capito di che cosa si stia parlando...), ma vorremmo avanzare una richiesta, visto che ritiene quello della cena un modo "pubblico chiaro e trasparente" di finanziare la campagna elettorale: dato che tutti i nomi, ovviamente, sui giornali non sono usciti, non dovrebbe, in nome della trasparenza e della chiarezza, essere un problema dare alla stampa la lista completa dei sottoscrittori - anche quelli che non hanno poi partecipato - alla famosa cena da cinquecento euro a coperto. Siamo tutti molto curiosi... Penso anche quei quattrocento partecipanti all'altra cena, che non hanno avuto il piacere di godere di cotanta compagine di "vip"...
Una chiosa finale: abbiamo la bruttissima impressione che qui a Prato, più che a battere la destra, come affermato da Dini, la campagna elettorale al PD serva per eliminare la sinistra... Ma sicuramente ci sbagliamo...

Municipio Verde


La signora Bagattini, essendo un esponente di Rifondazione Comunista, avrebbe dovuto apprezzare il sistema messo in atto dal Partito Democratico di Prato, per raccogliere i fondi per la propria campagna elettorale. Invece fa l’ingenua o finge di esserlo, pensando che la cena del 14 marzo all’Art Hotel costasse 500 euro. Chissà cosa si può mangiare con tale cifra, io non ho provato neppure a pensarci. Posso invece rassicurarla che è stata una normale cena e nessuno ha dovuto ricorrere ad un digestivo per digerire. Ovviamente, come sa bene anche l’esponente di Rifondazione Comunista, è stata l’occasione per raccogliere i fondi necessari per lo svolgimento della nostra campagna elettorale per battere la destra. Noi riteniamo che questo sia il modo pubblico chiaro e trasparente, con nomi e cognomi, a cui tutti i partiti si dovrebbero attenere in campagna elettorale. I 45 circoli del Pd, presenti nella nostra provincia e le centinaia di attivisti volontari, dimostrano il legame profondo che il Pd ha con la città e con tutti i suoi cittadini. Un’ultima cosa: vorrei rassicurare la Signora Bagattini che nel programma del Pd ci sono precisi impegni per risolvere il problema del precariato, così come molti altri problemi che angustiano gli italiani.
Mario Dini tesoriere del Pd di Prato

da Il Tirreno del 18/03/08

PRATO.
Cena vip dei democratici, la polemica monta. “Falchi e colombe” si dividono in favorevoli all’iniziativa della cena di finaziameto con la “crema” della società pratese e in nettamente contrari. Dopo l’intervento della candidata Arcobaleno Daniela Bagattini che ha sottolineato come 500 euro fossero poco meno del suo stipendio di precaria, piovono le critich del giornalista Mauro Banchini che, pur prendendo posizione a titolo personale, è comunque d’area centrosinistra e presidente dell’Unione cattolista stampa italiana, sezione toscana.
A tutti rispondono Mario Dini, il nuovo tesoriere Pd e il delegato provinciale eletto alla Pietà Simone Mangani, (quest’ultimo a titolo personale) che come è ovvio fanno parte del gruppo della “colombe”
E’ Dini, in particolare, a sottolineare (l’intervento completo è pubblicato a fianco) come, l’invito a partecipare a un evento pubblico, «sia un modo chiaro e trasparente» per raccogliere i fondi necessari alla campagna lettorale.
Dello stesso tenore la presa di posizione di Mangani che precisa: «Chiunque capisce quale sia l’obiettivo di una cena dal simile, per molti “proibitivo”, “costo”: semplicemente finanziare la campagna elettorale, non certo creare barriere di classe. (Quasi) chiunque - continua - capisce che cinquecento euro non rappresentano il “valore” della cena, bensì lo sforzo di singoli simpatizzanti e militanti (alcuni dei quali con rilevanti incarichi istituzionali) che con una tale, ingente, donazione manifestano la loro adesione ad un progetto». Poi Mangani, con un salto mortale, si proietta in America: «Giusto per citare un esempio di sostegno finanziario diretto e trasparente, dai cittadini ai candidati: non risulta nessuno si sia scandalizzato per le cifre, perfino superiori a quella in questione, che quotidianamente Barak Obama riceve da simpatizzanti e militanti del partito democratico americano. In definitiva - conclude - scambiare posti a tavola per discriminazione non è un buon esercizio di onestà intellettuale».
Ma è proprio l’eccessiva “americanizzazione” che «è andata di traverso», tra le altre questioni, a Mauro Banchini. «Non accetto - scrive - una così completa americanizzazione della politica. Il motivo per cui un partito di governo invita i cosiddetti “vip” non è certo per far sborsare, quella che per molti di loro è un’elemosina, a fini di finanziamento trasparente. Si pongono invece le basi per futuri intrecci di potere e di interessi». E fa l’esempio di profesionisti e imprenditori, presenti alla cena, con interessi vicini a quelli della politica. «Non mi scandalizzo - prosegue - Trovo del tutto normale che un immobiliarista o un proprietario di terreno paghi pochi euro di “tassa” sperando che dopo qualcuno se ne ricordi. Idem per un professionista o per un imprenditore. Ma se è così, per favore, lo si dica con chiarezza, lasciando perdere le piccole ipocrisie di contributi per una campagna elettorale che ormai, almeno in Toscana, non esiste più». E infatti il giornalista si chiede che necessità ci sia di cercare così tanti finanziamenti «soprattutto oggi con il “Porcellum”, visto che sappiamo che la campagna elettorale tradizionale non esiste più e lo spostamento dei tanti incerti non è certo affidato ai volantinaggi locali di qualche candidato già sicuro di passare, o ai porta a porta presumo a costo zero, oppure a qualche manifestazione locale, ma al marketing nazionale dei grandi leader». E conclude: «Che poi un partito che si chiama “democratico”, lontano erede delle migliori tradizioni del progressismo italiano, organizzi due cene distinte, una per i “vip” e l’altra per la base del partito, una di serie “A” e l’altra di serie inferiore, lo trovo decisamente singolare. Ma ormai il berlusconismo imperante ha vinto su tutti i fronti. Penso di essere rimasto l’unico a provare disagio per questo tipo di situazioni».

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