TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 31 marzo 2008

Etruschi. L'ignoranza ha vinto sulla cultura

Riceviamo, e pubblichiamo con piacere, la lettera di Claudio Pofferi, dell'Associazione Culturale Camars.

MV

A seguito di quanto riportato il 29 ed il 30 marzo riguardo alla tavola rotonda sul futuro della città etrusca di Gonfienti ed all’invito rivolto a precisare quanto lì emerso vorrei aggiungere alcune cose che ritengo possono essere utili per un necessario dibattito sullo sviluppo dell’azione dei singoli, del comitato, delle organizzazioni politiche e delle associazioni riguardo alla Città Etrusca sul Bisenzio.
Il problema di Gonfienti, come ho detto nell’occasione della tavola rotonda, va diviso, per fare un’analisi accurata e per dare risposte coerenti, in tre aspetti che riguardano tre situazioni diverse:
1) La prima riguarda la realtà riconosciuta e sottoposta a vincolo archeologico.
Non è stata cosa semplice, ed è stata una conquista graduale fatta passo dopo passo, dovuta ai singoli ed alle associazioni, riuscire a portare l’area protetta e vincolata dai due ettari e mezzo riconosciuti, ed anche qui non ufficialmente, nel 2000, ai trenta ettari attuali. Nel mezzo mancanze burocratiche, lentezze, ritardi nell’ufficializzazione del vincolo.
Dai “quattro sassi” al riconoscimento di una delle più importanti scoperte nel campo dell’etruscologia.
Questo è un punto acquisito da difendere, una vittoria della cultura sulla quale si deve lavorare. Da qui scavi (che per ora hanno coperto meno di un centesimo dell’area protetta) per portare alla luce le strade già identificate, le serie di edifici vicino alla domus che per ora sono sotto terra, ma già riconoscibili tramite le ricognizioni.
In sintesi per quest’area: campagne intensive di scavi, parco archeologico, valorizzazione e fruizione pubblica dei risultati come prevede la legge, compresa la musealizzazione dei reperti.
2) L’altra realtà è l’area ricoperta dove insisteranno le opere infrastrutturali ed i binari dell’Interporto.
Qui avevamo strutture murarie della città etrusca, il “decumano”, un importante insediamento dell’età del Bronzo come riconosciuto dalla stessa Soprintendenza.
Come sarebbe stato bello, anche a scopi didattici poter far vedere, in continuità spaziale e temporale, l’area dell’età del Bronzo, la città etrusca e la Villa Romana, anch’essa vincolata, l’una vicino all’altra.
Ma tant’è, si è preferito, da parte della cosiddetta “classe dirigente”, nelle sue articolazioni politiche, amministrative, e degli enti partecipati, seppellire ed allontanare dalla nostra conoscenza parte della città e ciò che veniva prima di essa con una operazione che si può solo definire “folle e barbara” dove la protervia economicista e l’ignoranza ha vinto sulla cultura. Ciò segna e segnerà sempre un solco profondo fra chi ha fatto certe scelte e chi le ha avversate.
Qui la cultura, la storia, una visione della vita non solo ricondotta a scambio di merce ha perso.
3) L’altra realtà è quella del futuro e possibile ampliamento del medesimo Interporto nell’area di Campi Bisenzio. Siamo anche qui a poche decine di metri dalla domus, dalla città etrusca, dal decumano.
Qui si gioca un’altra partita importante che dovrà avere esiti ben diversi dalla precedente, e ciò dipende da tutti noi.
Sono già iniziate qui, a detta del presidente dell’Interporto Napolitano, i saggi di indagine per consentire o meno la costruzioni di capannoni.
Questi saggi di indagini, che a mio avviso dovranno coprire tutta l’area prevista per l’ampliamento e non solo zone parziali, dovranno essere non patrimonio di pochi, ma resi pubblici e sottoposti al controllo ed al vaglio di studiosi, anche di altre nazioni, che siano assolutamente indipendenti. Non si può rischiare che vi siano dubbi sui comportamenti dei singoli.
Il bene archeologico è un bene tutelato dalla nostra Costituzione, pubblico, come lo definisce la medesima Costituzione e la legge, e come tale deve essere trattato, senza particolarismi corporativi e senza possibilità di baratto privato.
Se vi sono rilevanze archeologiche nell’area del previsto futuro ampliamento si metta tutta l’area, complessivamente, a tutela, la si raccordi con l’area già vincolata. Non si permetta l’edificazione come si è già fatto nella zona precedente.

Claudio Pofferi

Nessun commento: