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La mer, la fin...

mercoledì 19 marzo 2008

La Nazione crede a Milone e il Tirreno alle Coop

Ieri, martedì 18 marzo, il quotidiano La Nazione, in cronaca di Prato, ci informava che "I cinesi non aumentano più" e che è sicuramente effetto del giro di vite imposto dall'assessorato alla sicurezza e ai maggiori controlli della polizia municipale.
Gli orientali sarebbero calati in un mese di 33 unità e in un anno avrebbero avuto un incremento di appena una sessantina di nuovi arrivi.
La notizia, che pare nuova ma è vecchia perchè questi dati sono già stati diffusi e pubblicati da altre testate, dovrebbe essere interpretata, come hanno fatto altri, come un sostanziale stop all'incremento della popolazione straniera in città ma diventa uno spot per l'assessore Milone e per la sua "stretta sorveglianza".
L'immigrazione cinese tende inesorabilmente a calare perchè calano le prospettive di occupazione per una comunità che emigra essenzialmente per lavorare e guadagnare. Questo è un fatto noto anche a chi amministra la città e lo stesso Sindaco lo ha dichiarato pubblicamente.
D'altra parte lo sanno tutti e quindi lo sa anche il Sindaco.
Se il trend è scontatamente calante, resta forte l'arrivo di persone di nazionalità più orientate al lavoro nell'edilizia, come i rumeni e gli albanesi.
Quel lavoro evidentemente c'è.
Non è finita, c'è un'altra scoperta: il 25% degli abitanti del centro sono stranieri. O come mai?
Non sarà che ai proprietari di case del centro storico è convenuto affittare agli immigrati per evitare grandi ristrutturazioni assai costose e poterci guadagnare subito?

Nonostante tutto questo, l'articolo comparso oggi sul Tirreno a pagina V della cronaca locale, titola a sei colonne che "Servono 1250 case all'anno". A riferirlo è il giornale ma a sostenerlo è un istituto chiamato Cresme a cui la Legacoop ed Edilcoop hanno commissionato una ricerca per sapere se in futuro ci sarà bisogno di costruire nuove case di edilizia popolare a Prato.
Il suddetto istituto ha risposto alle cooperative, grafici alla mano, che in dieci anni se ne devono costruire 12500, una più, una meno, per accogliere la forte crescita demografica dovuta essenzialmente all'immigrazione. La risposta deve essere piaciuta come un oroscopo positivo quando si è depressi.
"Non è necessario" dicono i presidenti delle coop, parlando di edilizia sociale "che le case siano pubbliche; le nostre cooperative..."
In effetti siamo in parecchi ad aver bisogno di edilizia sociale, stranieri e italiani, e quindi c'è poco da fare sarcasmo se anche loro vogliono sedersi un po' a tavola e servirci qualche tonnellata di cemento a prezzo calmierato.
Ma calmierato quanto? Quanto decideranno i soliti signori del calcestruzzo (oggi niente nomi non disponiamo di giubbotti antiproiettile) a cui le coop si affidano per le costruzioni.

Ora vengono delle domande.
Visto che l'immigrazione a Prato, se è capace di produrre lavoro e di attenersi alle regole, non è affatto malvista, perchè dovremmo attrarre altra immigrazione a scopo di sola residenza, costruendo case e non potendo offrire altro lavoro che costruire proprio le case?
Questa strategia fa forse parte del progetto devastante di costruire un'unica metropoli da Firenze a Pistoia, della quale noi saremmo il dormitorio dei meno ricchi?

Municipio Verde

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