TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 10 marzo 2008

Etruschi sminuiti e sottovalutati

E' interessante, la lettera pubblicata oggi dal Tirreno sull'iniziativa della visita al sito archeologico di Gonfienti pubblicizzata da "Prato Mese".
Interessante, perché mette in luce con quanto "entusiasmo" le amministrazioni pratesi promuovano la fruizione di una "eccellenza" toscana (ma ci vien da dire mondiale, dato l'interesse per i ritrovamenti anche da parte di Art Watch).
D'altra parte, ci vien da dire, niente di strano. I ritrovamenti archeologici nella zona dell'Interporto sono stati talmente ben accetti che, tanto per dare priorità alla cultura, si è deciso di proseguire inopinatamente nella cementificazione del tratto di decumano etrusco e nei lavori di ampliamento dello scalo merci, rendendo di fatto impossibile il proseguimento della ricognizione archeologica in un'area ben più vasta di quella attuale - e questo nonostante la mobilitazione di tanti cittadini, con il Comitato per la città etrusca sul Bisenzio, ed associazioni.
Se fossero state accolte le richieste, accorate, del Comitato, molto probabilmente gli amici sottoscrittori della lettera, durante la loro visita, avrebbero potuto vedere un "cantiere archeologico" molto più ampio, con ritrovamenti ancora più interessanti e di incredibile valore. Avrebbero, forse, potuto vedere come Camars Clusium, invece di sparire definitivamente sotto le ruote dei tir, riemergeva dal suo secolare interramento.
Oggi, invece, possono solo ringraziare la "illuminata" politica degli amministratori pratesi, e godersi i loro scempi.


Municipio Verde

da il Tirreno del 10/03/08

Con uno slogan molto allettante il periodico Prato Mese di febbraio prometteva per il 29 un appuntamento da non perdere: “Gli Etruschi a Gonfienti: il fascino di una scoperta”. Giunti all’incontro abbiamo visto tanti amanti della cultura ma, purtroppo, durante la visita stessa il fascino promesso si è notevolmente sminuito.
Come mai questa sensazione non proprio positiva? Non certo per il luogo, che anzi é di eccellenza essendo un laboratorio di restauro dove sono stati ricomposti ed integrati tanti reperti che altrimenti sarebbero stati perduti o comunque non fruibili.
Solo che è dispiaciuto constatare la fatica emersa a confrontare, valorizzandola, la città antica di Gonfienti (che sicuramente aveva un altro e più importante nome) con altre realtà dello stesso periodo. Tanto per citare un esempio, la domus regia dei Tarquini, della stessa importanza e simile per tipologia costruttiva e pianta alla nostra. Questo edificio sorgeva su una strada che si chiamava Summa via Sacra, sul Colle Palatino, in una città che per gli Etruschi si chiamava Rumax. Occorre precisare un particolare importante: la domus dei re Tarquini, nonostante sia articolata come la domus di Gonfienti, ha una superficie che è meno della metà della nostra domus (690 metri quadri contro i 1.400 di Gonfienti).
Inoltre, ha creato un certo imbarazzo, e non solo a noi, sentire la medesima fatica a valorizzare l’importanza dei ritrovamenti di Gonfienti riferendosi al fatto che l’uso delle antefisse era usuale nell’Etruria del sud, senza valorizzare allora che questa di Gonfienti è l’unico esempio nell’Etruria del Nord (e che, forse, la domus di Gonfienti era abitata da un Lucumone così importante e rappresentativo da costituire una sorta di trait d’union di tutto il mondo etrusco).
Per finire con i reperti rinvenuti durante gli scavi: secondo”Prato Mese” ci sarebbe stato riservato il “fascino di una scoperta”, invece quesa sensazione mi sembra sia stata molto fugace: abbiamo potuto vedere solo le ceramiche di uso quotidiano, ma non quelle di eccezionale fattura. Ci chiediamo allora dove sono finite le ceramiche attiche ed in particolare la kylix di Douris? Quando possiamo vederle?
Per concludere ed aumentare la delusione ci è stato fatto vedere su uno schermo piccolo, troppo piccolo una fruizione collettiva, alcune immagini degli scavi e delle operazioni di scavo: visione fugace e veloce di un abbozzo di documentazione, senza neanche soffermarsi ad evidenziare le opere ed i reperti più significativi. E’ con questo metodo che si intende valorizzare e far conoscere in Italia ed all’estero il nostro patrimonio archeologico?
Se le premesse sono queste, poveri noi... Speriamo di essere capitati in un giorno sfortunato?

Andrea Abati, Enrico Bianchi, Vittoria Ciolini e Comitato Nazionale per il Paesaggio

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