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La mer, la fin...

lunedì 6 ottobre 2008

Animali. Quelli con il codice rosso.

WWF: “CODICE ROSSO PER NUOVI MAMMIFERI
MA LA CONSERVAZIONE FUNZIONA:
SIA UN IMPEGNO DI TUTTI I GOVERNI” UN QUARTO DELLE SPECIE A RISCHIO ESTINZIONE,
5% IN RIPRESA GRAZIE A PROGRAMMI DI CONSERVAZIONE
IN ITALIA IN PERICOLO SOPRATTUTTO ORSO, LINCE, LONTRA, CAMOSCIO D’ABRUZZO…


“Mentre le specie nel mondo sono sempre più minacciate, la conservazione è una via concreta per garantirne la sopravvivenza.” E’ il commento del WWF alla nuova Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, che oggi ha confermato come un quarto delle specie di mammiferi, almeno 1141 su 5487, siano a rischio di estinzione (con 188 specie di mammiferi “criticamente in pericolo” e quasi 450 “in pericolo”), mentre il 5% di specie in pericolo è in ripresa grazie ad efficaci programmi di conservazione. Secondo la Lista Rossa IUCN - che classifica le specie secondo i livelli di minaccia, mostrando gli effetti che hanno su di esse la perdita e il degrado degli habitat, il sovra-sfruttamento delle risorse naturali, gli agenti inquinanti e il cambiamento climatico – mammiferi marini come il narvalo e il delfino Irrawaddy e terrestri, come i canguri arboricoli, sono sempre più vicini all’estinzione. E in Italia sono criticamente in pericolo o vulnerabili specie come l’orso, la lince, la lontra, il camoscio d’Abruzzo o il lupo. Il delfino Irrawaddy (Asia sudorientale), di cui finora non si avevano dati sufficienti, è risultato “vulnerabile” perché minacciato dalla pesca accidentale (bycatch), dalla costruzione di dighe, dalla deforestazione e dalle attività estrattive. La popolazione delle Filippine di questo delfino conta in tutto solo 77 individui.Ed è risultato “quasi in pericolo” il narvalo, noto per la lunga zanna d’avorio e finora non classificato, che nelle acque artiche di Russia, America del Nord e Groenlandia è minacciato da caccia, commercio, perdita di habitat e sostanze tossiche e inquinanti che ne compromettono la salute e la capacità riproduttiva. Sulla Lista Rossa ci sono anche quattordici specie di canguro arboricolo, in categorie che vanno da “minacciato” a “criticamente in pericolo”, un declino generale dovuto alla deforestazione dei loro habitat in Australia e Nuova Guinea, oltre che alla caccia. Ma non per tutte le specie le cose vanno male. Gli elefanti africani, per esempio, nella nuova Lista Rossa sono considerati “quasi in pericolo”, ma erano “vulnerabili” in passato, quando le popolazioni in Africa orientale e meridionale erano vittime di un bracconaggio per l’avorio del tutto fuori controllo. “Per molte specie, le popolazioni sono numericamente in declino mentre le minacce aumentano di numero e intensità, rendendo sempre più difficile la loro sopravvivenza - dichiara Gianfranco Bologna del WWF Italia - Fermare la corsa verso l’estinzione delle specie a rischio è possibile, quando la motivazione politica è alta e quando le comunità locali comprendono il valore e i vantaggi che la conservazione delle specie è in grado di offrire. Il caso dell’elefante africano è un esempio classico di quanto sia possibile fare. Ma anche quando l’azione di conservazione dà i suoi frutti è sempre necessario tenere alta la guardia, per estenderne l’efficacia e garantire i risultati nel lungo termine.” Il WWF supporta l’utilizzo della Lista Rossa IUCN come fondamentale strumento scientifico per la conservazione di specie e habitat, che dovrebbe essere utilizzato in tutto il mondo da comunità, governi e organizzazioni internazionali per guidare le strategie d’azione da intraprendere.




LA LISTA ROSSA IN ITALIA E IN EUROPA


ORSO: criticamente in pericolo


Mentre in tutta Europa lo stato dell’orso non desta particolare preoccupazione, in Italia è classificato nella categoria di rischio più critica sia per le popolazioni delle Alpi che in Appennino, dove l’esiguo numero di esemplari è minacciato anche dalla mano diretta dell’uomo. Per questo il WWF ha avviato un’importante azione per la sua conservazione, tramite strumenti di prevenzione (per es. i recinti elettrificati dati a pastori e agricoltori) che possono favorirne la convivenza pacifica con l’uomo.


FOCA MONACA: criticamente in pericolo


Considerata “criticamente in pericolo”, con un declino continuo dovuto a bycatch, persecuzione diretta e disturbo umano, nell’area europea la foca monaca conta una popolazione estremamente ridotta, pari a meno di 250 individui maturi. Nella regione c'è solo una popolazione riproduttiva e si ritiene che tutti gli individui appartengano alla medesima popolazione. Sono sporadici gli avvistamenti nei mari italiani.


LINCE: in pericolo


La popolazione alpina della lince, un totale di 120 individui, è considerata “in pericolo” con una particolare criticità nelle Alpi orientali (nel resto d’Europa invece la situazione è meno preoccupante).


LONTRA: quasi in pericolo, ma critica in Italia


Dopo una serie di periodi di declino negli anni passati, la lontra è oggi classificata con un basso fattore di rischio in Europa (molto peggiore la situazione italiana), ma se si bloccassero o riducessero le azioni di conservazione, si calcola che in circa 12 anni la specie potrebbe subire un declino del 30%.


LUPO: vulnerabile


Anche il lupo in Europa desta scarsa preoccupazione. In Italia, invece, la popolazione di lupi è stimata intorno ai 500-800 individui distribuiti lungo l’Appennino. Nonostante il recente aumento del numero di esemplari e del loro areale, il lupo italiano è ancora minacciato dalla mano dell’uomo e sebbene non sia considerato strettamente “in pericolo” il suo stato può facilmente ritornare critico.


CAMOSCIO D’ABRUZZO: vulnerabile, grazie a programmi di riproduzione e reintroduzioni


Data la popolazione molto ristretta e l’areale localizzato, il camoscio d’Abruzzo oggi è considerato specie “vulnerabile”. Nel 1996 era “in pericolo”, ma grazie a una stretta protezione e ai programmi di riproduzione in cattività e reintroduzione, è attualmente in via di miglioramento. Sono comunque ancora necessarie strette misure di tutela per garantirne la conservazione a lungo termine.


GATTO SELVATICO: quasi in pericolo, meno bene la subpopolazione italiana In Europa, il gatto selvatico non desta eccessiva preoccupazione, ma alcune subpopolazioni isolate come quella italiana (oltre che in Francia/Germania e in alcune isole del Mediterraneo), fronteggiano un livello di minaccia maggiore della specie intesa come entità unica.




Roma, 6 ottobre 2008


Ufficio stampa WWF Italia

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