TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
sabato 18 ottobre 2008
Boschi. Arrighini, Rosati e la mamma di Bambi.
Venerdì mattina si è tenuto in provincia un tavolo di confronto sul problema dei cervi in Val di Bisenzio. Hanno partecipato gli assessori provinciali all'agricoltura e all'ambiente, la presidente della IV commissione, un paio di Sindaci, membri delle giunte della vallata, il presidente dell'ATC, un rappresentante degli agricoltori e un tecnico faunistico.
In altre parole uno stato maggiore che, formato più da politici che da esperti, non riuscireste a metterlo insieme neppure se fallisse la Cariprato (si fa per ridere Guido! diceva Benigni). Salta agli occhi che non sono state invitate le associazioni ambientaliste, neppure l'organica Lega Ambiente, che di quel territorio avrebbe molto da dire. Si direbbe strano, se non si conoscesse il modus operandi dei politici valligiani e la loro avversione per gli ecologisti, visti come frutto corrotto della borghesia urbana.
Era comunque presente un tecnico faunistico. Un po' poco se si pensa che nell'ultimo mese i boschi della provincia pratese erano invasi da gruppi organizzati per il censimento notturno, a orecchio, dei cervidi, e che ogni macchia, ogni capanno, conteneva cacciatori, ambientalisti, tecnici faunistici e amici degli amici con nani e ballerine al seguito, a contare i bramiti.
Consultano manuali, questi osservatori, nei quali viene spiegato come fare le stime, la media e la moda, in relazione al rapporto ettari/bramiti, oppure seguono metodi medianici, cioè spiritici?
Difficile davvero fidarsi di tutti questi appassionati dei richiami notturni; bisognerebbe reclutare i rilevatori con la specifica: "astenersi perditempo".
Ma a parte il Gap scientifico dovuto anche agli assessori competenti, veri geni dell'approssimazione, il conclave, urgente e necessario, ha ammesso che il numero dei cervi sul territorio non è aumentato e che gli abbattimenti, quelli sì sono aumentati. E' stato anche evidenziato il numero assolutamente esiguo di richieste di danni da parte degli agricoltori e infine ci si è resi anche conto che i cervi, reintrodotti dall'uomo con l'intenzione non certo di incrementarne l'uso alimentare, hanno necessità di pascoli d'altura, altrimenti scendono a valle.
Eccoci al dunque. Un po' tardi ma dopo tutto, se qualche mamma di bambi in più viene abbattuta, non sarà la fine del mondo e tanto meno dell'economia della vallata che anzi è fortemente minacciata dall'inaudita fertilità del bovide boschivo.
Ora proviamo a dire una cosa. Una sola per semplificare la ricezione.
Il cervo fa parte di un habitat naturale e di un complesso sistema di rapporti fra specie diverse e molteplici di esseri viventi e, a causa della forte colonizzazione dell'uomo, perde i suoi equilibri continuamente. Se è vero che si vuole fare "ripristino ambientale". come dice l'assessore Rosati, bisogna farlo in modo globale, inserendo la specie in una catena, che comprende anche parassiti ed erbette di montagna, adoprandosi a vedere il sistema naturale come qualcosa di importante e significativo in sè e non per quello che può dare in termini economici.
Ci auguriamo anche che si capisca che uno dei motivi per cui i cervi attraversano le colture è proprio la fuga dalle battute di caccia e dagli appostamenti.
Per MV
La Zia Alma.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento