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da il Tirreno del 19/10/08
«Non faremo l’inceneritore al Calice»
Ferranti (Gida) rassicura i comitati. E giura che i conti sono a posto
Sarà ristrutturato l’impianto di Baciacavallo che produrrà anche energia. Bilancio in rosso per colpa della crisi: meno acqua da depurare
E in attesa che la fognatura industriale venga separata da quella civile, Gida ha già firmato una convenzione con gli imprenditori del Macrolotto 2 che potranno utilizzare l’acqua per il servizio antincendi.
Ipotesi termovalorizzatore. I comitati ambientalisti che qualche giorno fa avevano protestato per la notizia della volontà del cda di Gida di costruire un termovalorizzatore al Calice, potranno tirare un sospiro di sollievo. «Non abbiamo mai detto di voler costruire un termovalorizzatore al Calice - spiega il presidente di Gida Bruno Ferranti - ma ristruttureremo quello di Baciacavallo e lo doteremo di un impianto per la produzione di energia, continuando a bruciare soltanto i fanghi, come già facciamo oggi». Ai comitati che chiedevano la chiusura della Gida, Ferranti risponde che questa «sarebbe deleteria per tutto il distretto industriale».
«Se questa società - aggiunge - che è un esempio brillante di gestione pubblico-privata venisse chiusa, i contraccolpi sul sistema industriale già pesantemente in crisi, sarebbero molto gravi». Un messaggio chiaro: senza Gida, le acque andrebbero depurate lo stesso, e le tariffe che gli imprenditori pagherebbero sarebbero più alte. «Anche perché - dice il presidente - Publiacqua per la depurazione paga a Gida 3 milioni e 200mila euro. E con quei soldi non potrebbe mai gestire i cinque impianti di depurazione della nostra società».
Il bilancio in rosso. Anche sul bilancio della società, chiuso nel 2007 con una perdita di 697.278 euro coperto attingendo alle riserve, il presidente ha voluto mettere i puntini sulle “i”. «Anche da un punto di vista economico Gida è stata un modello per 25 anni - ha detto - grazie alla depurazione delle acque industriali, civili e dei rifiuti liquidi. Ma la crisi del distretto e il ridimensionamento del comparto produttivo tessile ha colpito anche la nostra società». Perché dai 14 milioni di metri cubi di scarichi industriali depurati nel 2002, Gida è passata in cinque anni a un volume di 10 milioni di metri cubi. Che significano minori entrate, ma costi di gestione dell’impianto che non sono diminuiti, anzi: la maggior presenza di agenti chimici nelle acque industriali (+20%) è stata accompagnata da un aumento delle tariffe di energia elettrica e metano di quasi il 30%.
Parola d’ordine: ottimizzare. Sul fronte della depurazione industriale, con la chiusura di tante aziende pratesi, Gida ha perso un milione e 800mila euro. E per non aumentare le tariffe agli imprenditori, ha avviato una politica di ottimizzazione dei costi. E il risparmio ha sfiorato quota 800mila euro. Quel che Gida ha quindi perso, sono 500mila euro, l’80% dei quali negli impianti di Cantagallo, Vernio e Vaiano.
Nuove idee per il futuro. Prato non soffrirà mai la sete. Perché dai 64 chilometri di acquedotto industriale verranno ricavati 10 milioni di metri cubi di acqua riciclata da utilizzare in momenti di crisi, ma anche per la tutela dell’ambiente. E infatti l’acqua di Baciacavallo sarà utilizzata per allagare i canali delle Cascine di Tavola e ricreare così l’ecosistema dei tempi dei Medici, verrà impiegata e venduta ai florovivaisti pratesi e pistoiesi, che non potranno più utilizzare l’acqua di falda e, grazie al nuovo regolamento comunale sulla costruzione delle abitazioni, le case saranno dotate di un sistema duale di approvvigionamento idrico. Che prevede la possibilità di utilizzare l’acqua di riciclo per annaffiare i giardini o per lavare l’auto.
Francesca Gori
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