Segue un comunicato stampa del Presidente dei Verdi Toscani Mauro Romanelli in merito ai rapporti fra le forze di opposizione.
Senza polemizzare su singoli passaggi, vorrei dire a nome di MV che non ci riconosciamo in questo documento. non tanto nell'analisi, per carità, ma sull'opportunità di auspicare una nuova Unione senza una ricostruzione Verde nostra autonoma e preliminare.
Inoltre non cogliamo proprio la necessità di offrire la strada ad un'alleanza con il PD, senza un grande ripensamento da parte di questo partito, non tanto sulla criminale politica delle alleanze promossa da Veltroni, ma sulla loro politica antiecologica e mercificatrice del territorio e dei diritti. Non facciamo l'errore di sederci a tavoli senza premature fasi di ricostruzione. Un cambio al timone non significa cambiare veramente la rotta
Adesso pensiamo ad accogliere noi le culture critiche e i movimenti civici, non aspettiamoci dal Partito Democratico ciò che non è previsto nel dna di un apparato di potere conservatore e opportunista.
Ovviamente diciamo questo ben coscienti che il nostro partito si propone come forza di governo e non come agenzia di opposizione ribellista ad oltranza. Ma è pur vero che i nostri interlocutori sedicenti di Sinistra devono fare i loro passi avanti: no al nucleare, rifiuti 0 e beni comuni in primis (tra cui la scuola e l'acqua pubblica). E Confindustria a cuccia!Per Municipio VerdeRiccardo BuonaiutiCOMUNICATO STAMPA
Rottura Veltroni – Di Pietro. Verdi della Toscana: "Vengono al pettine i nodi di due strategie di corto respiro. Ora è il momento di ricostruire l'Unione"
La rottura tra Veltroni e Di Pietro, nell'aria ormai da tempo, segna la fine di due strategie di corto respiro, in parte anche opportuniste, che i due leaders e le loro relative forze politiche hanno tenuto negli ultimi mesi.
Veltroni ha tentato di riverniciare di modernità e di cultura decisionista l'immagine del proprio partito, coltivando la logica dell'autosufficienza, e facendosi vanto dell'aver rotto con la Sinistra, con i Verdi, con le culture di difesa dei più deboli, dell'ambiente, delle minoranze di ogni tipo: la sua strategia è stata quella di costruire un bipolarismo all'americana, di "ripulirsi" da ogni pulsione alternativa al pensiero unico, e di assomigliare sempre di più alla destra, competendo con essa sul suo stesso terreno.
Di fronte alla caduta del Governo Prodi, voluta dai poteri forti, ed eseguita da un manipolo di trasformisti, professionisti dell'immoralità politica e del cambio di casacca - da Dini, a Mastella, senza dimenticare Di Gregorio, eletto con Di Pietro - non ha trovato di meglio che addossare le colpe a chi chiedeva il rispetto del programma, e pretendeva politiche innovative sull'energia, il ciclo dei rifiuti, il precariato, la scuola pubblica.
All'interno di questa strategia, il matrimonio senza amore con l'Italia dei Valori era la necessaria stampella per contenere l'emorragia di voti di quell'elettorato critico, desideroso di una politica fortemente alternativa a Berlusconi e alla destra.
Di Pietro, dal canto suo, si è inserito magnificamente in questo quadro, proponendosi come alleato del Partito Democratico - e quindi come voto utile, non disperso – ma portatore di una criticità e di una alternatività marcata a Berlusconi, capace di trattenere una fetta dell'elettorato in forte disagio.
Ma anche questa strategia non poteva che essere di corto respiro, come di corto respiro è l'essere fortemente alternativi a Berlusconi solo sul piano della legalità, ma non scegliere decisamente un modello economico e sociale diverso, dal tema delle grandi opere, a quello dell'energia, a quello dell'Istruzione e dell'Università, a quello del lavoro precario.
Adesso tutti i limiti e tutte le contraddizioni di questa fase politica vengono al pettine.
L'aridità e l'insufficienza di una politica del gioco delle parti, con Veltroni nella parte del buono dialogante e Di Pietro in quella del duro, mostra tutti i suoi enormi limiti, perché impoverita della pluralità delle idee e dei valori veramente innovativi e veramente alternativi a quelli della destra che venivano apportati alla coalizione dalle forze di Sinistra, ecologiste e laiche, espulse nell'illusione di una semplificazione rigeneratrice.
A dimostrazione di ciò, l'altissimo consenso oggi rilevato da tutti i sondaggi di opinione per Berlusconi, la destra e il suo Governo.
Si deve quindi ricostruire una coalizione plurale. Si deve ricostruire una speranza, un programma di idee e di valori per una società frammentata e impaurita, che sappia parlare ai giovani, agli emarginati, a chi non vota, a chi studia e non vede premiato il proprio merito, a chi vuol fare una professione innovativa e si vede bloccato dalle rendite di posizione.
E' necessario essere veramente alternativi alla destra: ricostruire una strategia, un progetto di società diverso, valorizzando l'apporto e le idee di tutte le componenti, non tentando di emarginarle e annichilirle col ricatto del voto utile, con la propaganda, con le proposte di legge nazionali e regionali a suon di sbarramenti, trappole e tagliole, utili a far rimanere in campo un solo partito, ma talmente povero culturalmente da essere destinato alla sconfitta perenne.
Dalla Regione Toscana quindi, un territorio in cui l'Unione funziona ancora, e propone un modello di governo, almeno a livello regionale, che ancora tra mille contraddizioni riesce a segnare una demarcazione, netta e riconoscibile, con le politiche della destra, viene l'appello dei Verdi: "Veltroni e Di Pietro, non è il momento di fare le prime donne: è il momento di ritessere i fili dell'Unione!"
Ed è il momento di farlo non partendo dalle formule politicistiche calate dall'alto, ma dalla ricostruzione di un programma e di un'analisi della società che sappia valorizzare tutte le culture critiche e ridare speranza di vero cambiamento.
Mauro Romanelli – Portavoce dei Verdi della Toscana
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