TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 15 ottobre 2008

Prato verso le amministrative. C'era bisogno dei sondaggi?

Ecco che i rumors, oggi, dominano sulla scena politica pratese...
riunioni, vertici, verticini e verticetti per decidere sul futuro di Logli e Romagnoli che,"sorpresa" (ma chi ci crede? In realtà, lo sapevamo tutti...) sembra ottengano risultati molto bassi nel famoso sondaggio "riservato", insieme al Partitone che puntava al solipsismo "democratico".
Se le voci venissero confermate, il PD si troverebbe infatti a fare i conti con risultati molto al di sotto delle aspettative.
Per quanto ci riguarda, i numeri prospettati non ci meravigliano: che sindaco e presidente della provincia non fossero tra i personaggi preferiti a Prato, glielo potevamo dire anche noi, e costavamo meno. Per le preferenze al PD, se la dirigenza del partito fosse stata un po' meno arrogante - e avesse letto la nostra analisi del voto dello scorso aprile - si sarebbe resa conto che la situazione pratese era tutt'altro che rosea, visto che l'ex Ulivo, nel suo complesso, perdeva quasi il 6% dei voti in città, e che in altri contesti il PD otteneva risultati molto diversi tra politiche e amministrative.
In questo contesto, una bella strigliata la merita anche la defunta Sinistra Arcobaleno, che anche a Prato non ha trovato di meglio che la fuga in ordine sparso, e ancora oggi sembra avere idee molto poco chiare sul proprio futuro.
Eppure, la strada dovrebbe essere chiara: di fronte al fallimento delle due amministrazioni e alla condotta di politiche perlomeno discutibili, c'è lo spazio politico per costruire un'alternativa "di sinistra" al governo della città. È l'ora, quindi, di finirla con i tatticismi e le mezze parole - vecchi ed incomprensibili modi di fare politica con la"p" minuscola - e di passare ai fatti, indicando un candidato a sindaco credibile e costruendo un solido programma.

Municipio Verde


da Il Tirreno del 15/10/08
Romagnoli e Logli sempre più incerti

Round finale oggi a Firenze, sono pessimi i risultati del sondaggio
Due le strade possibili: o un passo indietro o la riconferma secca ma col rischio primarie
PRATO. Telefoni incandescenti, incontri, scontri, dichiarazioni di guerre prossime venture. Ma la verità è una sola: nessuna decisione è stata presa, ancora, sulle sorti che appaiono, però, sempre più incerte del sindaco e del presidente della Provincia. Le ricandidature di Marco Romagnoli e Massimo Logli tardano, anche se la scadenza è oggi a mezzanotte. Mentre le riunioni si infittiscono. Siamo alla resa dei conti che avverrà a Firenze, non qui, questa mattina, per poi rimbalzare a Prato. Dire che il momento è teso, delicatissimo, in qualche modo doloroso, è dire una mezza verità. E’ molto peggio. Non solo per i protagonisti della vicenda che tra 24 ore dovranno definitivamente sciogliere le riserve: sì o no al secondo mandato come consente loro lo statuto Pd.
Ma anche per un partito, quello di Prato, che comunque vada si troverà a governare una brutta sconfitta. In questa storia, il rischio è che davvero non vinca nessuno.
Restiamo ai fatti: un vertice a tre, ieri mattina, con Logli, Romagnoli e il segretario regionale Andrea Manciulli. Un incontro a due, subito prima o subito dopo, tra il governatore Claudio Martini e il sindaco Marco Romagnoli. Buio di qualche ora. Un passaggio veloce del sindaco in giunta. Una riunione fiume per Logli. Di nuovo buio. Una notte di riflessione e questa mattina il round finale, un’altra volta a Firenze, un’altra volta nella mani del segretario regionale per dire una volta per tutte se la strada da imboccare è quel passo indietro del quale si mormora ormai da giorni o una corsa da iniziare verso il mandato-bis.
Cos’è accaduto di nuovo in queste 48 ore? Che a Logli e Romagnoli sono stati comunicati - lunedì mattina ma forse qualcosa gli si poteva dire prima - i risultati choc del sondaggio regionale. E’ accaduto che sulle loro teste si sono intrecciati, a formare un cappio, i numeri pessimi per entrambi - così pare - dell’indagine regionale e quelli giudicati mediocri - almeno per Romagnoli - perchè l’area grigia è troppo vasta, delle consultazioni pratesi. E’ accaduto che qualcuno deve essersi messo a sommare percentuali che questa volta proprio non tornano e deve aver detto: c’è da pensare. Questo è accaduto, sta accadendo, accadrà oggi. Ma i conti con numeri - così dicono le voci - che mettono seriamente a rischio la tenuta di Comune e Provincia, non li stanno facendo solo sindaco e presidente della Provincia. Tutto il partito è chiamato a farli. Perchè percentuali di gradimento troppo basse, che pare taglino di dieci punti - se va bene - il risultato delle scorse politiche, ma che comunque sarebbero migliori dei risultati spuntati dagli amministratori, non possono essere colpa di due persone. Troppo facile.
Quali sono le vie d’uscita? Poche nell’immediato. Una ricandidatura secca, trattata questa mattina, che però appare sempre di più una strada in salita e che verrebbe accompagnata quasi con certezza da una ridda di sfidanti pronti a correre per le primarie; o un passo indietro, di entrambi, approffittando di queste ultime ventiquattro ore per trovare e dare una spiegazione che convinca. In questi casi, si sa, la verità sarebbe la cosa migliore.
Poi, se verrà imboccata la seconda strada, si dovrà passare al dopo. Che appare ancora più nebuloso di questo incerto presente. Il Pd - storia già vista a Firenze - vorrebbe mantenere ben salde le redini del partito e presentarsi davanti agli elettori, per l’avvio della campagna elettorale, con un unico candidato sindaco. Senza guerre fratricide, evitando primarie vere. Anche questa rischia di essere una “missione impossibile”.
Cristina Orsini

da La Nazione del 15/10/08
Candidati del Pd, tuttoin bilico: oggi le scelte

Sondaggio choc: dopo il sindaco, anche Logli a rischio. Si profilano le primarie
di ANNA BELTRAME
UN’ALTRA giornata molto difficile per il Pd. Dopo il sindaco, anche il presidente della Provincia sembra in bilico: a entrambi i vertici regionali del partito hanno mostrato i risultati del sondaggio choc, che vedrebbe il Pd in caduta libera di consensi; a entrambi è stato chiesto di riflettere sul da farsi. Sono entrambi al primo mandato ed entro la mezzanotte di oggi, secondo il regolamento del partito, dovranno comunicare o meno al comitato organizzativo per le primarie la loro disponibilità a ricandidarsi. Anche ieri le voci si sono rincorse per tutta la giornata, anche ieri la fibrillazione nel partito è salita alle stelle. Oggi avranno un nuovo incontro con il segretario regionale Andrea Manciulli, poi le decisioni.

CHE PER IL SINDACO non ci fosse la certezza di un secondo mandato non è una novità di ieri. Aveva annunciato la sua disponibilità a candidarsi all’inizio dello scorso luglio, alla festa del Pd di Maliseti: «se il partito è d’accordo», disse. Ma a distanza di più di tre mesi dal partito non è arrivata alcuna risposta ufficiale. Nella riunione ristretta fra i big del Pd del 27 settembre era stato deciso di procedere a una consultazione della base. Lo stesso Romagnoli aveva condiviso la scelta: «Non voglio essere un candidato di ripiego, ma voglio l’appoggio convinto del partito», dichiarò. La segretaria Benedetta Squittieri ha così ascoltato uno per uno tutti gli oltre 200 componenti dell’assemblea provinciale. Squittieri ormai da giorni si è trincerata nel più assoluto silenzio, ma hanno parlato molti fra i consultati e quell’appoggio convinto che Romagnoli sperava di avere non c’è. Il partito è diviso: ci sono i suoi sostenitori, quelli che sollecitano una riflessione critica su questi quattro anni di legislatura e pensano che un cambiamento sia opportuno, e quelli che non si sbilanciano, perché non si sa mai come andrà finire.

DIVERSO il discorso per Logli. Fino a domenica non erano apparsi segnali per immaginare un cambiamento possibile anche in Provincia, perché non erano emersi né malcontento né critiche sul presidente e sulla sua giunta. Invece, anche per Logli sono arrivati i dati choc del sondaggio. L’indagine commissionata alla Ispsos di Milano dalla federazione regionale del partito resta segreta, ma sono ormai in diversi a Prato ad aver potuto vedere quei dati, fra lunedì e ieri. Si parla di un crollo dei consensi del Pd, che perderebbe addirittura dieci punti rispetto al risultato dello scorso aprile. Certo allora pesò molto il voto utile contro Berlusconi e quel 47% di consensi conquistato dai Democratici è stato con ogni probabilità alimentato anche da elettori dei partiti della Sinistra Arcobaleno, precipitata a un impronosticabile 3%, contro quasi l’11% ottenuto alle precedenti politiche da Rifondazione, Verdi e Pdci separatamente (nel conto non c’era neppure Sinistra Democratica, nata dopo il battesimo del Pd). Ma il problema sarebbe che anche il centrosinistra allargato, stando al sondaggio, non arriverebbe al 50%.

SULLE RILEVAZIONI ha sicuramente contato la crisi profonda della città, il malcontento che serpeggia ormai da tempo di fronte ai suoi troppi problemi rimasti insoluti. In primis il nodo immigrazione, che sarebbe al primo posto fra le preoccupazioni dei cittadini interpellati da Ipsos; poi il lavoro che manca, al terzo posto la sicurezza. Sono scontenti i pratesi e il partito è diviso su Romagnoli, ma da ieri anche Logli è finito nel mulinello dell’incertezza. Le acque nel Pd sono davvero agitate. C’è chi critica la segreteria, per non aver aperto prima un dibattito sul futuro della città. Ma è anche vero che nel partito sono stati davvero pochi negli ultimi mesi ad avere il coraggio di dire ciò che pensavano nelle sedi ufficiali. C’è un problema nel Pd e non è solo quello del sondaggio choc o delle candidature. Il problema è che ci sono troppi militanti che vivono di politica non solo come passione civica, ma anche come strumento di carriera o di sostentamento economico. Così oggi, alla vigilia di scelte decisive, c’è disorientamento, ci sono timori, un’incertezza profonda e, forse, anche la consapevolezza di tanti errori fatti, ognuno nel proprio piccolo

MOLTO difficile fare previsioni. Gli scenari sono due: Romagnoli e Logli potrebbero fare un passo indietro, su cui ieri molti erano pronti a scommettere. O potrebbero candidarsi di nuovo. In entrambi i casi e soprattutto in caso di mancata rinuncia da parte del sindaco, le primarie appaiono uno sbocco molto probabile. Per la carica di primo cittadino i nomi circolano ormai da giorni. C’è il presidente del Consiag Paolo Abati, ma anche quello di Asm Adriano Benigni; c’è chi parla del deputato Andrea Lulli e chi non vedrebbe male un ritorno di Gianni Del Vecchio, l’ex segretario dei Ds che già cinque anni fa aveva lottato per diventare primo cittadino; ma c’è anche Beatrice Magnolfi, ministro ombra del Pd ed ex sottosegretario, rimasta esclusa dalle liste democratiche alle ultime elezioni politiche.

MA C’È UN’ALTRA cosa da capire: che primarie saranno? Interne al Pd o aperte alla coalizione, quindi con la possibilità di veder candidati anche esponenti di altri partiti o della società civile? E in questo caso, quale la coalizione di riferimento? Oggi Rifondazione non fa parte della maggioranza, ma il partito pratese, compatto sulle posizioni di Vendola, sta dialogando con Pdci, Verdi e Sinistra Democratica per costruire una lista comune alle prossime amninistrative. Non solo, gli ex Arcobaleno hanno appena dato vita assieme all’Italia dei valori a un comitato unico per raccogliere le firme per il referendum contro il lodo Alfano. Insomma, il Pd pratese ha molte decisioni da prendere e molti problemi. E la città sta sempre peggio.

NON E’ LA PRIMA VOLTA che un sondaggio si incrocia con la scelta dei candidati sindaci del centrosinistra. Accadde per la prima volta nel ’99: c’era Fabrizio Mattei al primo mandato: il risultato fu per lui positivo,la ricandidatura scivolò liscia come l’olio. Poi ci fu un sondaggio molto meno tranquillo per gli ex Ds. Anzi, fu davvero un pasticcio.
Lo commissionò nell’autunno 2003 la federazione pratese del partito, che però a lungo ne negò la paternità. Erano le settimane calde dello scontro fra l’allora segretario Ds Gianni Del Vecchio e l’allora vice sindaco Antonello Giacomelli della Margherita. Il 28 novembre i Ds fornirono le cifre: i due rivali erano sostanzialmente appaiati ed era alto il gradimento su Mattei, considerato un sindaco buono o molto buono da oltre il 62% degli interpellati. Il sondaggio, però, aveva riguardato anche Massimo Taiti, all’epoca capogruppo di Forza Italia e possibile candidato sindaco per la Cdl: aveva ottenuto percentuali di popolarità più alte di Del Vecchio, ma quei dati erano stati forniti dai Ds solo in un secondo momento, dopo esplicita richiesta della Nazione. Così Taiti aveva presentato un esposto all’autorità garante delle comunicazioni e alla Finanza, perché si facesse chiarezza. Fu aperta un’inchiesta e le fiamme gialle vennero nella nostra redazione per acquisire il dossier fornito dai Ds.
Furono giorni di grande agitazione e colpi di scena. Il 4 dicembre i risultati completi del sondaggio furono pubblicati sul sito della presidenza del consiglio, come prevede la legge, e ci fu un’altra sorpesa: Giacomelli aveva un’indice di popolarità del 40,7% e di stima del 51.8%, mentre Del Vecchio si fermava per entrambi al 33,3%, dati che nel dossier fornito dai Ds non c’erano. Successe il finimondo, Del Vecchio era deciso a dimettersi dalla guida del partito e a rinunciare alla candidatura: lo annunciò in una drammatica segreteria il 6 dicembre, lo convinsero a non mollare. La corsa a sindaco finì qualche mese dopo, con altri colpi di scena: il no al segretario nazionale Fassino in persona che proponeva Andrea Lulli; Adriano Benigni e Daniele Panerati che avrebbero voluto sfidarsi alle primarie e a cui vertici regionali Ds dissero di no perché il partito non doveva dividersi; infine la scelta di Marco Romagnoli, benedetto dal governatore Claudio Martini.
an. be.


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