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La mer, la fin...

giovedì 16 ottobre 2008

Prato verso le amministrative. Il momento visto da La Nazione

INCERTEZZA
E’ un cataclisma, classe dirigente Pd in subbuglio: saltati i vecchi equilibri tutto è ora in discussione
di ANNA BELTRAME
SI RITIRANO il sindaco Marco Romagnoli e il presidente della Provincia Massimo Logli. Ieri la comunicazione ufficiale, il terremoto che nessuno avrebbe immaginato. Il Pd pratese è in subbuglio: i vecchi equilibri sono saltati e, visti i dati del sondaggio, per la prima volta non solo il ballottaggio è probabile, ma perfino la sconfitta possibile. Quindi si cambia, in modo davvero radicale.

LA GIORNATA è iniziata con un nuovo vertice a Firenze, presenti i big pratesi del Pd, il governatore Martini e il segretario regionale Manciulli. Sono stati illustrati i risultati del sondaggio e Logli è stato il primo a parlare: «Faccio un passo indietro — ha detto —, perché il partito si scuota. Servono un salto di qualità nella classe dirigente e risposte diverse. La mia è una scelta sofferta, ma tutti dobbiamo metterci in discussione». Di tenore diverso le parole del sindaco: «Mi avete chiesto di ritirarmi e ora ve ne assumete la responsabilità». Nel pomeriggio entrambi hanno convocato le rispettive giunte, comunicando le proprie decisioni. Poi le lettere ai giornali per renderle ufficiali.

ADESSO si apre una fase molto difficile. Il sondaggio ha confermato il malcontento profondo della città. Nel 2003 Mattei alla fine del secondo mandato aveva un gradimento del 62%, oggi — stando all’indagine — solo il 30% di chi ha votato Romagnoli si dice convinto di rifarlo. Pesa senz’altro la grande crisi, pesano i problemi di convivenza con gli immigrati (la prima emergenza per il 60% degli interpellati), ma la bocciatura per il Pd è davvero clamorosa. Così si cambiano i candidati: Romagnoli già in discussione da tempo, Logli trascinato a sorpresa nel mulinello del malcontento (secondo molti ingiustamente). Ma è chiaro che non basterà solo questo. C’è un’agitazione profonda nel Pd, perché niente sarà più come prima, perché quel sondaggio fa paura. E di una scossa così violenta il partito aveva bisogno: troppi tatticismi, troppi silenzi, troppa distanza, alla fine, dal sentire dei pratesi. Così ora si azzera tutto, ma ripartire non sarà facile. Intanto ci sono i nuovi candidati da trovare: Paolo Abati e Adriano Benigni i papabili, ma anche Beatrice Magnolfi e Gianni Del Vecchio. E poi c’è il rischio di lacerazioni, perché sul sindaco il partito era diviso da tanti mesi; perché chi sosteneva Romagnoli in modo convinto ora attacca la segreteria; perché ci sono ruggini vecchie di anni ancora da smaltire. E allora non è detto che il nuovo candidato sindaco sia unitario e potrebbero esserci le primarie, e il partito dividersi ancora, come a Firenze. Quanto alla Provincia, è stata talmente imprevista la scelta sofferta di Logli (ieri i colleghi di giunta quasi non se ne capacitavano e c’erano amarezza, solidarietà e anche un po’ di rabbia) che ancora nomi non se ne fanno.

SARANNO settimane di fuoco. Le nuove candidature potranno essere avanzate in modo ufficiale dal 15 novembre ed entro il 15 dicembre vanno raccolte le firme per sostenerle: il 20% dell’assemblea (205 gli eletti) e il 5% degli iscritti (ma il tesseramento è cominciato da poco e non è chiaro su quale base il conto andrà fatto). Sono già iniziati i posizionamenti, le congetture. E poi c’è il nodo delle alleanze: il sondaggio è impietoso col Pd, precipitato al 37% contro il 47% che aveva ad aprile. A questo punto l’apertura a sinistra diventa un passo quasi obbligato da cercare, perché — anche contando i consensi di Rifondazione ora fuori dalla maggioranza —, la distanza dal centrodestra è di un punto solo, mentre erano quasi 28 quattro anni fa. L’ago della bilancia lo potrebbe fare l’Udc, che nel sondaggio è considerata in quota centrodestra, ma con la quale il Pd potrebbe aprire un dialogo. Ma possono stare insieme i cattolici moderati e Rifondazione?

E POI c’è la variegata realtà dei comitati, espressione di malcontento visibile, anche prima del sondaggio. Il Pdl li corteggia da tempo, alcuni di essi hanno corteggiato Milone per la famosa lista poi tramontata (ma fino a quando?) all’insegna della lotta all’illegalità. Potrebbero essere decisivi anche i voti «civici», ma è difficile immaginare allo stesso tavolo Milone e Rifondazione. Nel Pd a questo punto si deve pensare meno ai posizionamenti personali e di più alle soluzioni possibili per i mille problemi di Prato. Solo un programma vero e non la solita tiritera di frasi fatte del politichese potrebbe aggregare forze sulla carta distanti.

IL PDL lo ha capito da tempo, non a caso nella convention di domani e sabato presenterà la sua bozza di programma, aperta alla discussione con la città. Nel sondaggio i pratesi lo hanno fatto chiaramente capire, che non voteranno per abitudine, ma scegliendo chi ha le proposte migliori. L’80% chiede un cambio di passo nell’amministrazione della città: da qui deve partire il Pd se non vuole che l’incubo del sondaggio diventi la realtà del voto.


Sondaggio clamoroso Testa testa col Pdl
E il 30% non rivoterebbe il sindaco
PER IL CENTROSINISTRA il 48% di consensi, per il centrodestra il 47%. E’ questo uno dei responsi clamorosi del sondaggio commissionato dal Pd regionale su Prato. Ma non è certo l’unico. L’80% degli interpellati chiede un cambio di passo nell’amministrazione della città e il 30% degli elettori del Pd è pronto ad astenersi se questo cambiamento non avverrà. Alla domanda: «è convinto di rivotare Romagnoli?» risponde sì solo il 30%, una quota che scende al 26% nel caso di Logli. Sono davvero dati choc per il Pd. Un sondaggio può valere quello che vale, ma quello della Ispos di Milano fotografa un malcontento davvero profondo. Così la possibilità non solo di un ballotaggio alle prossime elezioni, ma addirittura di una sconfitta per il Pd, con questi numeri acquista un fondamento insperato perfino dai militanti del centrodestra.

I CONTI sono presto fatti. La quota di 48% di voti potenziali per il centrosinistra comprende il Pd, l’Italia dei valori, Pdci e Verdi, ma anche Rifondazione, che attualmente non fa parte della maggioranza. Nel 2004 il sindaco Marco Romagnoli vinse con il 53%, a cui vanno quindi sommati i voti di Rc: in tutto il 61.3%. La caduta di consensi è quindi verticale: rispetto a quattro anni fa, stando al sondaggio, sarebbe di oltre tredici punti. Il centrodestra ha invece motivo di brindare, visto che nel 2004 il suo candidato sindaco Filippo Bernocchi fu sconfitto con il 32.9%: la progressione è quindi di oltre 14 punti. C’è una quota di indecisi, secondo il sondaggio, pari a circa cinque punti percentuali, ma le proporzioni del distacco fra i due poli sono calate in modo vertiginoso.

MA per il Pd i dati di Ipsos sono molto preoccupanti anche rispetto alle politiche dello scorso aprile. I Democratici ottennero il 47% dei voti, uno dei risultati migliori in Toscana, ma alle prossime amministrative solo il 37% degli interpellati li voterebbe: un calo di dieci punti, quindi, solo in parte compensato dai maggiori consensi dei potenziali alleati (patti elettorali, specie con Rifondazione, ancora non ci sono). Sommando i dati di Pd e Italia dei valori (insieme per Veltroni), con i consensi della Sinistra Arcobaleno e del Partito Socialista il centrosinistra nel complesso aveva ottenuto il 54%: sei punti in più di quelli che il sondaggio oggi gli accredita. Viceversa, il centrodestra è in ascesa anche rispetto a sei mesi fa: dal 43% ottenuto in totale da Pdl, Lega, Udc e La Destra, al 47% ipotizzato ora dal sondaggio. La Lega, in particolare, avrebbe oltre il 5% dei voti, il doppio dello scorso aprile. Un dato in sintonia con un altro: per oltre il 60% degli interpellati il primo problema di Prato è l’immigrazione. Più in generale, l’80% teme che il futuro sarà peggiore del presente.
Anna Beltrame

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