TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 13 ottobre 2008

Scuola. Sindacati dopo la sigla finale.

Cercando qualche discorso serio sulla scuola, abbiamo trovato questo commento sul Manifesto (11.10.'08) mv


Cari sindacati, perché lo sciopero quando i giochi saranno già chiusi?
Giuseppe Caliceti
L'altro ieri è passato alla camera, blindato dalla fiducia del governo che non ha permesso una discussione con l'opposizione, il decreto sulla scuola del ministro all'istruzione Gelmini. Una delle cose che si intuiscono è come sia possibile il gioco di prestigio di salvare il tempo pieno - cioè 40 ore di scuola per gli alunni, al mattino e al pomeriggio - senza rinunciare all'insegnante unico. Il decreto afferma semplicemente che anche nel tempo pieno ci saranno, invece dei due insegnanti attuali, un solo insegnante.

Come è possibile questo? Cerco di spiegarlo, almeno intuitivamente. E mi scuso con i lettori per il linguaggio un po' tecnico che, però, spero sia capito almeno dai docenti. Un insegnante di tempo pieno attualmente lavora per 22 ore frontali sulla classe più 2 ore di programmazione di team settimanale: totale 24 ore. Come è possibile che ne faccia 40? Intanto, le due ore di programmazione saltano. Come saltano le due ore di interscuola settimanali destinate al recupero dei bambini in difficoltà attraverso un'attività mirata più individualizzata. Da 24 ore a 40 mancano ancora 18 ore. Tutto il tempo mensa e interscuola settimanale, 10 ore, viene fatto saltare e appaltato ai comuni: per la Gelmini non occorrono più docenti per far mangiare correttamente e con progetti alimentari specifici i bambini, ma alcune bidelle o inservienti pagate dai singoli Comuni. Stesso discorso per l'interscuola, cioè il tempo gioco previsto in otto ore: non si educa giocando, anche qui basta qualcuno pagato da un comune. E se i comuni non hanno soldi? Ci pensino loro a chiedere più soldi ai genitori al posto dello Stato; come già chiedono le rette per la mensa dei bambini, lo chiedano anche per la loro sorveglianza durante e dopo il pasto. Restano ancora 8 ore. Ma se ne devono togliere 3 per l'insegnamento di inglese. Ora ne restano 5. A questo punto il decreto Gelmini propone che gli insegnanti allunghino il loro orario di insegnamento - tutto bucherellato e già pieno di orari spezzati, che significa: stare a scuola 8 ore al giorno per insegnarne e essere pagati solo per 6, 5 o 4 ore quotidiane. Queste 5 ore in più saranno pagate coi fondi di istituto al costo di circa 60/70 euro complessivi netti e con circa un anno di ritardo, questo almeno è ciò che accade oggi. Se i docenti non accetteranno un orario di lavoro mattino e pomeriggio pieno di buchi, con un orario di lavoro assurdo, risulterà che sono loro e non il governo a far saltare il tempo pieno, scuola diffusa in Emilia Romagna per oltre l'80% delle scuole primarie.

Di fronte a questo sfascio, non posso fare a meno che sottolineare due cose. Primo: la mancanza di informazione non solo ai genitori degli alunni, ma anche agli stessi docenti, di quanto stia realmente accadendo. Secondo: la colpa grande dei sindacati, che tanti docenti pagano circa 10 euro al mese trattenuti in busta paga e, alle assemblee sindacali, chiedono ai docenti che fare (non è il loro lavoro?) e poi propongono uno sciopero generale della scuola per il 30 ottobre, quando presumibilmente al Senato sarà già stato approvato il decreto Gelmini e diverrà operativo. Capisco, come ha affermato l'ex segretario della Cgil Scuola, l'amico Enrico Panini, che anche l'informazione sulla scuola è blindata dal governo - solo qualche sera fa in tv mi è capitato di sentir dire una falsità abnorme: che con il maestro unico la scuola elementare italiana era al terzo posto nel mondo e senza il maestro unico è scesa all'ottavo - ma mi chiedo anche che ruolo abbiano avuto e abbiano tuttora i sindacati in questa triste vicenda. Se di fronte ai 5000 previsti licenziamenti in Alitalia c'è stato un minimo di protesta, di fronte agli 87.000 licenziamenti previsti nel prossimo anno per un totale di 250.000 in tre anni nella scuola pubblica italiana, al confronto c'è stato un vero e proprio silenzio sindacale.

* Scrittore e insegnante elementare

Nessun commento: