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La mer, la fin...

lunedì 1 dicembre 2008

Prato verso le amministrative. Le linee guida dell'Unione Industriali

Godiamoci queste "linee guida" indicate dal consiglio dell'Unione Industriali per le prossime amministrative.... Città "a misura d'impresa", termovalorizzatore, interporto, investimenti sul tessile (che ovviamente perde sempre più terreno). Certo, c'è anche altro, ma a ben vedere poco di più di quello che abbiamo evidenziato.

Per conto nostro, preferiamo puntare ad una città a misura d'uomo e di ambiente, con una economia che ritorni a produrre anche per la cittadinanza e che riporti benessere (che non vuol dire solo ricchezza!) tra i cittadini, una economia non solo rispettosa dell'ambiente, ma che lo recuperi e lo valorizzi - a partire dalle risorse archeologiche sepolte dall'inutile cattedrale dello scambio incarnata dall'Interporto.
L'Unione, in fondo, continua a chiedere a tutti quello che tutti hanno già fatto, magari non secondo tutti i desiderata dell'associazione...
MV

Da pratoblog.it

Primi sviluppi delle linee guida indicate dal Consiglio Direttivo dell Unione Industriale in vista delle elezioni amministrative.

Prato, 1 dicembre 2008 - «Impossibile pensare di rimanere in stallo fino alla piena operatività dei nuovi organi degli enti locali. – dichiara il Presidente dell’Unione Industriale Pratese Riccardo Marini (nella foto) alla conferenza stampa tenutasi oggi nella sede dell’associazione – E’ anche con questa consapevolezza, oltre che con la volontà di arrivare preparati al dialogo con i futuri candidati, che il Consiglio Direttivo dell’Unione ha definito già due settimane fa le linee guida per il documento da predisporre in vista delle elezioni amministrative. Ora abbiamo fatto un ulteriore passo avanti, sviluppando quelle linee in termini operativi».

Proprio questi ulteriori sviluppi hanno costituito l’argomento della conferenza stampa, presente l’intero Comitato di Presidenza dell’Unione: oltre al Presidente Riccardo Marini, i Vicepresidenti Adriano Bellu, Vincenzo Cangioli, Andrea Cavicchi, Francesca Fani, Riccardo Matteini, Raffaella Pinori, e il Delegato per le infrastrutture Moreno Torri. Il documento presentato parte da dati oggettivi che attestano da un lato la profonda trasformazione del distretto, dall’altro il permanere del suo profilo industriale e la sua concentrazione nel settore moda.

Questi alcuni dei numeri evidenziati, non nuovi ma essenziali all’impostazione di qualsiasi azione di politica industriale. Dal 2001 ad oggi sono cambiati: il valore dell’export tessile, passato da 2.700 a 1.860 milioni; il MOL-margine operativo lordo sui ricavi delle imprese tessili, ridotto dal 7% al 4%; il numero delle imprese: da 6.370 aziende tessili e 2.160 confezioni a 4.290 tessili e 3.100 confezioni (fra i due comparti, 2.450 imprese hanno titolare cinese); infine, si è ridotto il numero degli addetti del tessile-abbigliamento: da 48.000 a 40.000.

Tuttavia, è stato sottolineato, l’industria e il settore moda rimangono i perni dell’economia pratese. Infatti il valore aggiunto dell’industria (escluse costruzioni) sul totale della provincia di Prato è il 31,8%, uno dei più alti d’Italia; oltre il 42% degli addetti e dell'occupazione dipendente pratese sono nell'industria; appartiene al tessile il 53,6% dell’occupazione dipendente; un altro 13,3% afferisce nell’abbigliamento. Un quadro che evidenzia la necessità assoluta di prestare all’industria e al settore moda la massima attenzione.

L’analisi è continuata evidenziando sia le realizzazioni sia le omissioni delle amministrazioni uscenti: un modo per fare il punto sui bisogni dell’economia del distretto e porsi in maniera corretta e non di parte di fronte alle sfide del futuro immediato e alle strategie di lungo periodo: «Noi non diamo pagelle né firmiamo cambiali in bianco a nessuno", ha precisato Marini "ma giudichiamo programmi, impegni e atti in sé e per sé».

Apprezzamento quindi per interventi quali l’ampliamento dell’acquedotto industriale verso Montemurlo; per i passi avanti fatti sulla seconda tangenziale e la SR 325 (anche se questa avanza a singhiozzo); per il cablaggio, con la sollecitazione ad andare avanti rapidamente anche sulla Val di Bisenzio; per l’impegno delle amministrazioni, assieme ad associazioni di categoria e sindacati, sugli ammortizzatori sociali; per l’azione di coordinamento locale sui piani di politica industriale nazionale; per il lavoro svolto su alcune strutture culturali e sull’università; per la buona capacità di spesa dei fondi europei sui capitoli formazione e sostegno alle imprese (non altrettanto per le infrastrutture).

Si è voluto dare anche un segnale di apprezzamento per l’attenzione per la legalità, la sicurezza e la gestione dell’immigrazione, sottolineando però che questa è stata tardiva e solo recentemente tradotta in atti concreti. La legalità viene vista dall’Unione anche come un prerequisito per il contenimento della fiscalità, più difficile se l’evasione è estesa; per l’attrattività della città; anche per il recupero di rapporti corretti all’interno della filiera, per il quale è necessario colpire le situazioni di irregolarità.

Ancora più lungo però il cahier de doléances sugli interventi non fatti o in mezzo al guado, alcuni di diretta pertinenza degli enti locali, altri appannaggio di soggetti in cui questi hanno ruolo e facoltà di influenza. In testa a tutto, un rilievo di carattere generale sull’assenza, nel mandato che si sta chiudendo, della percezione della straordinarietà dei momenti che si stanno attraversando e dell’attivazione di misure altrettanto straordinarie.

Fra i rilievi puntuali: nessun passo sostanziale sul termovalorizzatore, nonostante l’impegno a tracciarne il percorso nei primi cento giorni; passaggi non risolutivi per una maggiore equità della TIA; l’entità eccessiva, e addirittura in incremento, delle tariffe di fognatura; il percorso ancora non ultimato per la realizzazione da parte delle industrie della fognatura separata; i ritardi nel recepimento delle istanze dell’industria in tema di formazione, con conseguente sfasamento temporale degli interventi rispetto ai bisogni; le carenze di efficacia e tempestività sui progetti edilizi di sviluppo e riorganizzazione industriale; per i collegamenti metropolitani su ferro, interventi insufficienti sulla linea già esistente, nessuno sviluppo sulla metrotramvia sud; il disinteresse per lo sviluppo dell’aeroporto dell’area metropolitana; la stasi sulla terza corsia della A11; i forti ritardi nel decollo dell’interporto, e nella realizzazione della "bretellina" di Castelnuovo e della caserma dei Vigili del fuoco di Montemurlo; l’incompleta definizione di finalità ed interventi di livello metropolitano per l’ex Banci; il mancato sviluppo di strategie condivise per l’operatività del centro di ricerca; le risposte non adeguate ai bisogni di aree di deposito per le terre da scavo e le attrezzature edili; sul versante del risanamento idrogeologico, scarso dialogo con i consorzi di bonifica, mancato coordinamento sulle competenze ed interventi importanti ancora incompleti; gli interventi tardivi e limitati per favorire il risparmio e la produzione di energia; le inefficienza degli sportelli unici ed insufficiente coordinamento fra di essi.

E’ stato ribadito il già annunciato assunto uscito dal Consiglio Direttivo: occorre un doppio binario, articolato in misure straordinarie d’urgenza e provvedimenti di natura più strategica, orientati al medio-lungo termine.

Fra le misure d’urgenza sollecitate dall’Unione, la gestione straordinaria per l’intero quinquennio della fiscalità locale: applicazione della TIA alle aree aziendali che effettivamente producono rifiuti esentandone magazzini e depositi, cosa che non avviene in tutti i comuni della provincia; allineamento delle tariffe di fognatura alla media nazionale; blocco delle addizionali e dell’ICI sugli immobili produttivi. Il recentissimo budget 2009 presentato alla stampa dal Comune di Prato dà alcuni segnali per la cui valutazione sarà necessario un esame approfondito ad oggi non possibile non disponendo della documentazione necessaria; sembra di cogliere un atteggiamento di apprezzabile misura verso le famiglie, che si auspica coinvolga anche le attività industriali.

Riaffermato sull’altro fronte, quello strategico, l’indirizzo generale che l’Unione chiede alle amministrazioni operanti nel distretto: fare di Prato una città a misura di impresa, creando condizioni ottimali per la persistenza delle attività produttive sul territorio e per attrarne di nuove. Ciò significa investimenti infrastrutturali – prioritari il termovalorizzatore, la fognatura separata da realizzarsi dai privati, il collegamento con l’alta velocità -, ma anche semplificazione amministrativa e fiscalità agevolata per le nuove imprese. Essenziali in una prospettiva di ampio respiro i capitoli formazione e innovazione.

Sul primo versante, come l’Unione aveva già sottolineato presentando l’indagine svolta con la Fondazione NordEst, occorre maggiore impegno per creare un raccordo vero fra formazione e mondo economico; per l’innovazione, è stata ribadita oggi la necessità di mantenere il massimo realismo e concretezza, dando la precedenza ad interventi che favoriscano il trasferimento tecnologico nelle imprese del settore moda operanti nel distretto. L’idea è di operare essenzialmente per porre le aziende a contatto con ciò che di meglio e di più promettente si muove nel mondo della ricerca europea del tessile: Prato, quindi, come hub, punto di convergenza e di diffusione delle conoscenze. Un processo, questo, che si sposa e si integra con l’altra proposta dell’Unione di lavorare per introdurre mediatori tecnologici in aziende di qualsiasi settore.

Di valenza sia emergenziale che strategica un’altra delle proposte: promuovere, anche coinvolgendo i confidi, la creazione di un fondo che serva nello stesso tempo a favorire l’accesso al credito e ad alimentare – vincolando a questo scopo una quota del finanziamento – la patrimonializzazione delle imprese. Una proposta del tutto nuova che potrebbe venire incontro ad esigenze di estrema importanza e delicatezza.

«Apprezziamo l’apertura fatta dalla Provincia su questo fronte – dichiara ancora Marini – ne siamo soddisfatti sia per l’operazione in sé sia perché costituisce la dimostrazione che le proposte che stiamo elaborando hanno una loro efficacia. Un’unica raccomandazione: si faccia presto, si faccia subito, perché di questi strumenti abbiamo bisogno adesso, non fra un anno. Capisco che non è usanza avviare iniziative rilevanti a fine mandato: ma non è tempo di bon ton istituzionale fine a se stesso, è tempo di agire, perché non si può aspettare. Su questa come su tutte le altre iniziative ribadiamo che siano le Giunte e i Consigli in essere a dare prime risposte. In particolare troverei molto incoraggiante che dai Consigli, e quindi da tutti gli schieramenti rappresentati attualmente nel distretto, giungessero iniziative coraggiose ed assunzioni di responsabilità, con il significato aggiuntivo di una valenza bipartisan che farebbe solo bene alla città. Quanto ai futuri candidati, credo che saranno misurati sulla loro capacità di dare ai cittadini il senso della loro consapevolezza della situazione emergenziale in cui stiamo vivendo, a Prato ma non solo a Prato. Una consapevolezza che dovrà tradursi in impegni concreti e di valenza pluriennale. Non ci sfuggono le difficoltà di programmazione degli enti locali per le tante incertezze normative in essere: ma non è il momento di tatticismi e di prudenza eccessiva. E’ il momento di esporsi, non di nascondersi».

«Veniamo da anni di gravi problemi strutturali per il settore tessile, che è e rimane portante per la nostra area. – conclude Marini - E’ stata durissima, abbiamo avuto perdite rilevanti ma è rimasto un nocciolo duro di imprese e di capacità produttiva. Ora abbiamo davanti, realisticamente, uno-due anni di difficoltà congiunturali di portata globale che si innestano quindi su un sistema produttivo già duramente provato. Da tutte le parti ci chiedono se ce la faremo. Credo che perderemo ancora dei pezzi, purtroppo, ma che siamo ancora in tempo a non perdere il nerbo del nostro sistema. Potremo farcela se tutti remeremo nella stessa direzione, dall’Unione Europea che è ora si svegli dal suo sogno di economia di carta e rivaluti il manifatturiero ed i paesi che ancora ce l’hanno, al Governo nazionale che sta facendo anche cose positive ma non abbastanza a, appunto, gli enti locali. Questi hanno una responsabilità in più: dare ai cittadini il senso di una comunità locale consapevole dei propri specifici problemi ed impegnata senza remore a risolverli. E’ questo che ci aspettiamo»

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