Gara di solidarietà tra i commercianti e i residenti per aiutare un pakistano. I cantieri per i lavori di riqualificazione stanno mettendo in ginocchio l'attività di molti
SITUAZIONE TRAGICA. «La situazione è tragica — dice Massimo — da giugno sono stati fatti prima gli scavi, poi le tubature dell'acqua che sono durate un mese e mezzo, lasciando davanti ai nostri locali una fogna a cielo aperto. Come potevano venire le persone con quella puzza». L'osteria di Massimo e quella di Mohammed sono proprio sotto l'arco, non hanno alcun ingresso che da alla strada, a differenza delle altre, e quando sono cominciati i lavori sono state quelle a risentirne di più. Sembra che sotto l'arco i commercianti abbiano quasi tutti un buon rapporto fra loro. «Chiacchieriamo, prendiamo un caffè insieme, nessuna amicizia particolare ma c'è rispetto del nostro lavoro», precisa Massimo. Con Mohammed è difficile parlare: «Non si capisce bene quello che dice, ma quando non aveva più soldi ci siamo intesi subito». La scorsa settimana è partita la raccolta. «Mohammed è arrivato qui a San Pierino tre mesi prima che partissero i cantieri — spiega Eby, gestore del bar all'angolo con piazza Salvemini — per lui questo primo periodo di lavoro era fondamentale per far partire la sua attività. I cantieri lo hanno subito messo in difficoltà. Per questo sentiamo, come comunità, una responsabilità nei suoi confronti». Pagata la bolletta della luce, l'aiuto non si ferma: «Cercheremo di sostenerlo finchè potremo».
NON SOLO SOLIDARIETA'. Non tutti nelle vicinanze la pensano allo stesso modo. In un negozio, il proprietario dice di non conoscere la storia di Mohammed: «Nessuno è venuto a chiedermi nulla». E se lo avessero fatto? «E a me chi me li rende i soldi del mio stipendio dimezzato?». Mohammed ha 46 anni e viene dal Pakistan, dove ha moglie e due figli. Ieri mattina ha aperto i suoi 15 metri quadri di locale alle 10. E nel pomeriggio, verso le cinque, ne aveva appena venduto uno. Quasi non ci credeva, era convinto che la giornata sotto l'arco di San Pierino finisse a zero euro in cassa. Il suo guadagno è alla fine poco più: 3 euro e cinquanta. Cosa ne pensi di quello che stanno facendo i tuoi colleghi per te? «Bene, grazie», non riesce a esprimere di più. Oltre alla colletta del Comitato, ha ricevuto anche altre forme di aiuto. Il proprietario del suo locale, italiano, gli ha fatto uno sconto sull'affitto: 100 euro su 2.520 euro al mese. E quello del magazzino, anche lui italiano, ha abbassato il prezzo di 120 euro (l'affitto era di 430 euro). «Ora solo Dio può aiutare», sussurra. Il Comitato per la rinascita di San Pierino, lo stesso che aveva sfidato l'assessore Cioni con i bagni a gettoni, sta pensando ora a nuove iniziative. «La percezione di insicurezza parte dalla solitudine — afferma Eby — e per eliminarla occorre creare un senso di appartenenza. Vorremmo mettere a disposizione dei commercianti e dei residenti della zona i nostri tavolini: per chiacchierare e creare un senso di comunità vero». Intanto provano a chiedere al Comune di contribuire ai loro sforzi: «Magari abbassando le tasse che dobbiamo sostenere nel periodo dei lavori», continua. Manca poco comunque per riavere il loro arco messo a nuovo: «Spero di poter resistere fino a quel momento», conclude triste Mohammed.
Federica Sanna
10 ottobre 2008
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