MONTALE. Quello che non era successo con la mozione di sfiducia è invece avvenuto con l’ultima variazione e gli equilibri di bilancio. Un atto fondamentale che, per legge, doveva essere approvato entro il 30 settembre ma che il consiglio comunale di martedì sera ha bocciato a maggioranza. Gli ex assessori, Gai e Nincheri, nonché quelli del gruppo “Per la Sinistra unita”, Fiesoli e Accorgi, assieme ad Elena Lenzi e all’ex capogruppo del Centrosinistra, Bini, si sono schierati con l’opposizione e hanno votato contro. Alla fine, 12 no e 8 sì: all’interno della coalizione di centrosinistra, quasi tutte le sensibilità diverse dal Pd - l’ex Margherita e Rifondazione - hanno decretato la morte dell’amministrazione Razzoli e scritto la pagina più amara della storia, lunga oltre 50 anni, che ha visto la sinistra governare
Montale. Adesso l’iter previsto dalla legge sullo scioglimento del consiglio comunale in caso di non approvazione del bilancio, prevede che venga assegnato al consiglio - con lettera notificata ai consiglieri - un termine non superiore a 20 giorni per l’approvazione; decorso il quale, verrà nominato un commissario e il prefetto darà inizio alla procedura per lo scioglimento del consiglio comunale. Il primo punto all’ordine del giorno della serata verteva sui 25.000 euro per spese di progettazione “forse” necessarie per chiudere i lavori a Villa Smilea. Il dibattito si è subito fatto accanito, tanto che il sindaco ha fatto un passo indietro accettando l’emendamento e cancellando tale spesa del bilancio. «Sindaco in scacco» hanno replicato dal Centrodestra. Se tanto rumore però era stato fatto per una spesa minima, non sorprende come siano andate le cose in seguito. Gli interventi sono stati duri, con accuse e motivazioni, le più disparate, tali da lasciare in qualche modo aperto il dubbio sulla necessità di questo epilogo. In primis, il bilancio. «Il mio voto sarà in coerenza con gli altri che ho espresso sul bilancio - ha spiegato Daniele Bini - non vedo modifiche, cambiamenti nel modo di operare, nei comportamenti verso i cittadini. Le preoccupazioni continuano a sussistere ancorché si dica che tutti gli aspetti tecnici ci sono». «Tutti i parametri sono rispettati eccetto uno causato dal ritardo nelle riscossioni della Publiacqua» ha cercato di convincere il sindaco. Ma anche la scelta di tenere da parte l’avanzo per esigenze future (è emerso che oltre 200.000 euro serviranno per una condanna della Corte di cassazione per una causa vecchia di 20 anni per i terreni del Peep Smilea) è stata letta, in prospettiva, dall’ex assessore al bilancio come dimostrazione di una situazione economico-finanziarie non pienamente sotto controllo. Per avvalorare questa tesi sono stati ricordati ripetutamente i richiami fatti in sede di bilancio di previsione da segretario, Corte costituzionale e revisori dei conti, che mettevano in allarme sulle entrate una tantum utilizzate per far quadrare il bilancio. L’ultima a farlo è stata Elena Lenzi, poco prima di dichiarare anche il voto contrario del suo gruppo. Sono state anche attaccate le scelte degli ultimi mesi su villa Smilea: i 25.000 euro di spese in più sono stati imputati ad errori del sindaco, che ha affrettato i lavori per fare l’inaugurazione prima del tempo e andando contro tutti. Marco Gai ha rimarcato che si è convinto a votare contro, passando davanti a Villa Smilea “abbandonata”, il sindaco ha ribattuto che è risaputo da tutti che i finanziamenti erano solo per gli interni e che per il resto occorre lavorare ancora molto. Tra le motivazioni, è emerso più chiaramente anche il disaccordo tra gli assessori dimissionari e l’assessore alla cultura Franco Pessuti, accusato di troppa “disinvoltura” per il contesto pubblico in cui operava. «Frivole» sono state definite tutte le sue iniziative, dal Promo
Montale, a cui non partecipano come espositori le ditte montalesi. «Ho sempre lavorato come avrebbero dovuto fare tutti gli assessori» si è difeso Pessuti. L’altra motivazione a lungo addotta è stata la mancanza di dialogo. «Se per giunta erano frivolezze, forse una riflessione andava fatta» ha commentato Accorgi. «Si fa il Promo
Montale - ha aggiunto Fiesoli - e non si fa da anni la segnaletica orizzontale sulle strade». «Sono tutte iniziative previste nei programmi, non ci sono sforamenti nel bilancio e non si capisce perché si debba parlare di questioni di dettaglio - ha ribattuto il sindaco - Un Comune, pur nel rigore, deve muoversi a tutto campo. Non è cancellando le iniziative che si risolvono le difficoltà. Sulle strisce, Fiesoli sa bene, come ex assessore all’urbanistica, che si è dato priorità al sociale e ai servizi a scapito delle strade». Prima del voto, quando però le sorti risultavano già chiare, il sindaco ha concluso amareggiato che «la sconfitta di stasera è stata perpetrata per mesi in maniera sistematica. Non capisco a chi giova e che disegno politico ci possa essere».
«Suicidio dettato da tornaconti politici»
MONTALE. «Un fatto politico grave»: lo ripete più volte il sindaco Piero Razzoli che, il giorno dopo, subito dopo aver incontrato il prefetto, commenta quanto accaduto martedì sera in consiglio. «E’ un voto politico, portato avanti con volontà di perseguire la fine dell’esperienza di centrosinistra a Montale, con conseguenze negative per il nostro territorio che colpiranno i cittadini. E’ grave che tutto sia stato condotto con questa volontà, prendendo a pretesto questo atto che, come emerso dal dibattito, dimostra l’azione condotta in questi anni nei confronti degli assetti generali del bilancio e che ha portato a risultati positivi. Per la prima volta non applichiamo l’avanzo alla parte corrente, a differenza degli anni passati quando venivano invece impegnate grandi cifre». «L’assessore che fino a ieri ha lavorato per raggiungere questo risultato - accusa Razzoli - ha espresso parere negativo contraddicendo addirittura se stesso. E’ un fatto politico grave di irresponsabilità, perché mette Montale di fronte ad un commissariamento dopo che il centrosinistra ha ottenuto dai cittadini quasi il 70% di consenso. La prassi del voltagabbana ha colpito anche a Montale e definisco pretestuose le loro motivazioni. Noi, per risolvere il problema della rigidità di bilancio nella parte corrente, abbiamo scelto la strada dell’equità fiscale con il recupero Ici, e questo ci ha permesso di non toccare le tariffe di non mettere mano nelle tasche dei cittadini. L’amministrazione precedente aveva intrapreso altre strade meno condivisibili, come accedere ai derivati, gli swap. Una delle questioni per le quali abbiamo impegnato una parte minima dell’avanzo è stato proprio per uscire da questa operazione, perché rischiosa per il bilancio. Inoltre era stata attuata una politica di rientro dei mutui, con benefici marginali, che ha bloccato al Comune, per 5 anni, dal 2003 al 2007, la possibilità di accendere mutui per gli investimenti. La nostra politica è stata diversa e credo che abbia portato a risultati importanti, nonostante ci siamo trovati ad affrontare i primi 3 anni con una disponibilità pari a 700.000 euro a fronte di progetti imminenti, per milioni. Nonostante questo, siamo riusciti a farvi fronte». «Tutto questo non è bastato - continua - e dispiace perché in 4 anni la maggioranza ha dimostrato di sapersi muovere con risultati operativi importanti. La Smilea non è scontata, e così tante altre realizzazioni, come il piano strutturale e il regolamento urbanistico, un grande lavoro che viene troncato con questo atto di irresponsabilità motivato da appunti non riconducibili al programma ma al posizionamento politico e individuale in vista delle prossime elezioni. Questo fatto è grave: di fronte al pur legittimo riposizionamento, l’interesse dei cittadini doveva essere tenuto fuori, invece non si è esitato a mettere in campo questa prospettiva portando alla fine di questa esperienza. Dovremo ripartire trovando consensi al di fuori di consorterie e lobby che tengono a freno questo paese. Credo che i cittadini capiranno e daranno il loro contributo per continuare questa esperienza che ha dimostrato come si può fare un salto di qualità». Sugli scenari elettorali futuri, il sindaco demanda tutto ad una riflessione complessiva da parte della dirigenza del partito. «Credo che il suicidio scelto dalla sinistra estrema dimostri l’incapacità di confrontarsi al governo e di sapersi muovere solo sull’ala dell’emotività, senza interpretare davvero le esigenze della gente. In quattro mesi di spiegazioni, non sono riusciti a trovare un motivo legato al programma, solo aspetti marginali. In questi mesi ho cercato di ricucire la situazione, anche mettendo sul piatto immagine personale e futuro politico, ma questo non è bastato, c’era sempre un’ulteriore richiesta, un ulteriore problema». Il sindaco spiega poi quello che accadrà: «Nei prossimi giorni, il prefetto invierà una diffida a convocare il consiglio per approvare gli equilibri di bilancio entro 20 giorni. Ma è solo un atto formale, perché il consiglio si è già espresso in maniera negativa. Trascorsi questi tempi, o forse meno, una decina di giorni, inizieranno le pratiche per il commissariamento del Comune e lo scioglimento del consiglio». Mariella Frosini
da il Tirreno del 26/09/08
Non passa la mozione di sfiducia a Razzoli
Mariella Frosini MONTALE. Non è passata la mozione di sfiducia al sindaco Razzoli. Il consiglio ha fatto le 3 di notte, con la sala gremita di gente, e alla fine ha votato contro. Sette i 7 voti a favore, quelli della minoranza e dell’ex capogruppo Bini, 7 i voti contrari dalla file del Pd, due assenti giustificati (Meoni Federico e Daniela Accorgi) e quattro astensioni. E’ stata l’arma dell’astensione, quella di Elena Lenzi (Rc) e Michele Fiesoli (Ds) del gruppo Sinistra unita, dell’ex assessore Marco Gai e dell’ex vicesindaco Sandro Nincheri, a fare da ago della bilancia. Ufficialmente e numericamente la fiducia c’è ma il dibattito ha messo in evidenza la realtà opposta e la riprova si è avuta nelle due votazioni successive, quando è bastato una spesa di 25.000 euro relativa a villa Smilea per riaprire la spaccatura tanto da dover rimandare il voto sulla variazione di bilancio. «La mozione non è contro idee o programmi ma contro il sindaco - ha sottolineato Daniele Bini - E’ contro il modo con cui in questi anni ha portato avanti il programma. Che senso ha discutere se poi si tratta solo di ratificare quanto già deciso. Anche le mie critiche al bilancio non sono state prese in considerazione. La situazione è di paralisi e non vorrei che si perpetuasse ancora. Il commissario non mi spaventa». Dura la replica del vicesindaco Valentina Meoni: «Inviterei ad alzare lo sguardo e a vedere veramente gli interessi dei cittadini e le risposte che l’amministrazione può dare loro. Altri hanno gettato la spugna senza tentare di riprendere un dialogo che per me non è interrotto. Si fanno solo critiche sterili: invito a porre attenzione a quello che viene fatto. Io non vedo immobilismo». «Ci dicono di non limitarsi alle questioni personali - ha detto Nincheri - ma non si può pensare neanche che 4 assessori siano impazziti. Le questioni non sono state affrontate: i problemi vanno analizzati per rimuoverli. Quando ho riconsegnato la fiducia non mi è stata fatta neanche una telefonata». Sul fronte politico si è mosso il gruppo della Sinistra Unita: «Qualcosa ci unisce - ha detto Elena Lenzi riferendosi alla maggioranza - ma uniti non lo siamo più. Il sindaco non ha saputo ascoltare e stasera questo è un banco di prova per chi sa di avere delle responsabilità. Mi chiedo se era necessario arrivare fino a qui tutto per non aver voluto considerare con uguale dignità tutte le forze politiche del centrosinistra». «Il nostro gruppo ha il merito di aver evidenziato una serie di problemi mai in modo ricattatorio o strumentale - ha aggiunto Michele Fiesoli, che è poi entrato anche nel merito di scelte non condivise, seguito da Gai, nel settore cultura - ma proponendo spunti di dialogo per rinsaldare un rapporto in crisi e rilanciare l’azione di governo. Il nostro gruppo la spartizione di poltrone l’ha già fatta rendendo indietro la poltrona, ma vorrei che si salvasse il centrosinistra a Montale che in 50 anni qualcosa ha prodotto». Il sindaco ha invitato a scindere il dibattito politico da quello del consiglio. «Noi abbiamo un programma e dobbiamo concluderlo nei termini più positivi poi giudicheranno il cittadini». E rispondendo a chi gli chiede perché non si dimette, Razzoli ha proseguito: «Non ci sono gong nella responsabilità politica ad amministrare. I problemi del paese ci sono tutti i giorni e non si può voltare le spalle. Credo occorra andare avanti per riprendere la discussione a livello programmatico lasciando aperto un confronto più ampio nel centrosinistra». Serata di antipolitica di fiducia ce n’è poca hanno commentato le opposizioni.
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