Ma nell'articolo pubblicato su il Tirreno quello che colpisce è altro (e lo abbiamo evidenziato in verde): il fatto che, per coprire i deficit, ed incrementare le entrate, si aspetti niente meno che gli introiti derivanti dall'eventuale realizzazione dell'inceneritore!
La prospettiva è terrorizzante! Si vuol far quadrare i bilanci economici mettendo a rischio la salute dei cittadini!
Forse è l'ora di rivedere le priorità...
MV
da il Tirreno del 14/10/08
La depurazione non basta: Gida in rosso
Per far quadrare il bilancio si aspetta il termovalorizzatore
Restando ferma la tariffa per gli scarichi civili, sono gli industriali ad accollarsi il peso maggiore dell’aumento dei costi
Ma non sarà possibile neanche avvalersi di quelle entrate extra auspicate dallo stesso Ferranti, ovvero i ricavi previsti grazie alla nascita del nuovo termovalorizzatore che garantirebbero a Gida il pareggio. I tempi di realizzazione sono ancora molto lontani. Ecco quindi che molti industriali, dei 250 del comparto dell’umido, cominciano a preoccuparsi. Il passato non incoraggia ad essere ottimisti, perché fino ad oggi, bilanci alla mano, la Gida ha solitamente fatto più o meno quadrare i propri conti bussando alla porta degli imprenditori.
Le cifre, esposte nel bilancio 2007, parlano chiaro. Il 48,1% dei ricavi (7.506.340 euro) arrivano proprio dagli imprenditori, mentre il 20,6% (3.212.015,50 euro) è la quota degli scarichi civili. Diversa anche la tariffa stabilita dall’Ato 3: gli scarichi civili pagano 0,24 euro al metro cubo, con Publiacqua che corrisponde lo 0,41 a Gida. Gli scarichi industriali pagano una tariffa effettiva di 0,61 euro. Più del doppio dei costi unitari Gida. Un peso diventato di anno in anno sempre più pesante. Tanto che c’è chi ha calcolato che ngli ultimi 5 anni i costi scaricati sull’industria ammontano ad oltre 22 milioni di euro. E più il fardello aumenta e più cresce la voglia di andare a scoprire le carte della Gida partendo dalle ammissioni dello stesso presidente Ferranti. E tra queste quella che appare più clamorosa: dei 50 milioni di metri cubi di acque reflue trattate dagli impianti Gida soltanto 25 milioni (metà lago di Bilancino) sono effettivamente fatturati. In pratica metà del lavoro della Gida è a vuoto, senza un referente a cui addebitare i costi. Tutta colpa delle cosiddette “acque parassite” (dall’acqua piovana al Bisenzio usato per ripulire le gore dai rifiuti, per finire alle aziende “fantasma”) che nessuno in questi anni si è preoccupato di ridurre.
Costi che restano elevati dunque, a fronte di una diminuzione degli scarichi industriali (passati da 13.291.703 metri cubi del 2006 ai 12.172.693 metri cubi del 2007) dovuta alla minore produzione tessile. L’acqua trattata è migliorata come qualità: meno tensioattivi, meno solidi sospesi, meno Cod (domanda chimica di ossigeno). Unico peggioramento si è verificato nell’uso dei coloranti: più 225% negli ultimi otto anni. Una spiegazione questa che però non convince alcuni addetti ai lavori visto che nel 2007, quando è entrato in funzione l’impianto di riciclo che utilizza l’ozono, c’è stato un consumo di ossigeno superiore a quello registrato nel 2006. Il concetto è questo: l’impianto di riciclo rischi di rivelarsi un boomerang. Anzichè produrre utili, visto che la Provincia di Pistoia (vivaisti) e le imprese di Campi Bisenzio non appaiono più interessate ad acquistare acque riciclate dall’impianto pratese, potrebbe provocare solo costi. Pur potendo immettere sul mercato 15 milioni di metri cubi l’anno in effetti finora non va oltre i 2 milioni.
Tirando le somme, dunque, la Gida tra il 2005 e il 2007 ha visto diminuire la quantità di reflui trattati (-10,2%), dei reflui industruali (-9,6%), di quelli civili (-0.9%) e persino delle acque “parassite” (-14,4%). E anche tenendo conto dell’aumento dei consumi energetici (energia elettrica e metano) appare evidente la forbice tra entrate e uscite: la Gida in parte chiama in causa la Provincia, che corrisponde 500mila euro l’anno ma in conto capitale senza quindi poter incidere sui ricavi. Insomma la Gida è di fronte ad una crisi di bilancio e di identità (vedi questione del termovalorizzatore). E sullo sfondo, non va dimenticato, c’è il desiderio di Gida di rendersi autonoma rispetto a Publiacqua sia per il servizio di depurazione che di fognatura.
Giovanni Ciattini
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