Certo, l'Unione Industriali, che come socio di GIDA avrà pure qualche voce in capitolo, deve difendere l'investimento... ma non esageriamo!
MV
da il Tirreno del 15/10/08
Gozzi: «Per ridurre i costi della Gida necessaria la fognatura separata»
Interviene il direttore dell’Unione industriale «Occorre risolvere il nodo Publiacqua»
Ed è lo stesso Gozzi ad ammettere, pur riconoscendo grandissimi meriti a Gida («un esempio virtuoso che ci viene invidiato da tutti: se Prato è ai primi posti nel rispetto dell’ambiente è anche grazie all’acquedotto creato con gli investimenti degli industriali»), che il matrimonio fra pubblico e privato può nascondere qualche insidia. In effetti il Comune di Prato ha la maggioranza delle azioni di Gida (46,92%), mentre l’Unione industriale ne possiede il 45,08% e Consiag l’8%, ma occorre aggiungere che il Comune è azionista di Consiag (39,04%) che a sua volta partecipa del 24,94% di Publiacqua. Insomma gli interessi si intrecciano creando a volte dei corti circuiti come accade in Gida.
«E’ difficile far quadrare i conti - commenta il direttore Gozzi - se l’Ato fissa la tariffa per la depurazione degli scarichi civili 0,41 euro al metro cubo prevedendo però un contributo di 0,24 a Gida (valori invertiti per errore nell’articolo pubblicato ieri sul Tirreno dedicato alla Gida, ndr). C’è una sperequazione delle tariffe fra la depurazione civile ed industriale. Ed anche il peso delle cosiddette acque parassite alla fine gravano soltanto sugli industriali».
Il direttore dell’Unione industriale riconosce a Gida di fare il massimo: «In una fase produttiva nella quale i consumi sono in calo si stanno compiendo sforzi per ottimizzare al meglio la propria attività cercando di aumentare il giro d’affari. Sono comunque essenzialmente due le prospettive che potrebbero invertire la situazione: la realizzazione del termovalorizzatore e la gestione separata delle fognature, con quella industriale nelle mani di Gida che avrebbe un effetto di calmieramento delle tariffe». «Ci stiamo muovendo in questa direzione ma non è semplice giungere ad una soluzione. Occorre crederci tutti. Dobbiamo sempre aver presente che il mercato chiede costi sempre più bassi dei prodotti ed è quindi importante ridurre voci come quella della depurazione» afferma Gozzi. «Trovo un po’ paradossale - continua Gozzi - che una città come Prato che grazie all’acquedotto industriale ha trovato una risposta all’avanguardia per il problema dell’inquinamento delle acque si trovi oggi a sopportare dei costi per investimenti fatti altrove». A rendere il nodo più difficile da sciogliere, come dicevamo, è però il doppio ruolo del socio di maggioranza di Gida, il Comune di Prato. Che sì dovrebbe avere a cuore gli interessi dell’azienda di depurazione, ma dall’altro non deve dimenticare del suo essere azionista, in minima parte direttamente, in maniera più consistente attraverso Consiag, di Publiacqua. E conciliare interessi divergenti non è semplice.
Giovanni Ciattini
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