TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

venerdì 17 ottobre 2008

Prato verso le amministrative. Lo chiedeva la città?

Si, verissimo.. la città lo chiedeva... e magari chiede anche altro... Ma il PD se ne accorge solo ora???
MV

da Il Tirreno del 17/10/08
«E’ uno choc, ce lo chiedeva la città»

Primarie in vista, se non si troverà un nome che unisca il partito

Il “day after”: clima di sconforto, ma il partito è diviso

PRATO. Banale parlare di “day after”. Ma l’atmosfera è proprio questa. Profilo basso. Sconcerto. Molte questioni che è difficile capire e anche spiegare. Il giorno dopo l’ufficializzazione del siluramento del sindaco Marco Romagnoli e dal presidente della Provincia Massimo Logli - il primo caso a livello nazionale nelle statistiche della politica - caldamente consigliati a rinunciare al secondo mandato, dopo la lettura di un sondaggio dagli esiti pestilenziali per loro e per il partito, il palcoscenico è del segretario Pd Benedetta Squittieri.
Sulle braci ardenti da oltre due settimane - prima per le consultazioni, lunghe e faticose poi, senza soluzione di continuità, per gli effetti devastanti della cruda evidenza di numeri che peggio non potevano essere - la segretaria ha finalmente allentato la consegna - pur conprensibile - al riserbo. «Per fare capire alla città ciò che è accaduto e per manifestare una volontà forte di trasparenza».
Effettivamente ce n’era bisogno. Squittieri ha sottolineto il coraggio di Romagnoli e Logli a rinunciare al prossimo mandato: «Uno scossone che dovremo usare», e consentire così quel rinnovamento della politica che la città chiede. Ha chiaramente detto che la classe dirigente pratese ha inteso bene il messaggio che proviene del sondaggio e che la volontà di affrontare i problemi veri della città c’è tutta; ma ha anche ammesso che percentuali così basse nessuno se le sarebbe mai aspettate. Uno choc vero.
Ma Squittieri ha fatto anche di più: ha ammesso le difficoltà del partito a livello nazionale e locale, ha rilanciato sostenendo «che bisogna far sapere ai pratesi cosa facciamo» e si è assunta, ben sapendo di poter essere messa in discussione, la resposabilità, in quanto capo del gruppo dirigente del primo partito della città, delle difficili scelte compiute, con riferimento alle mancate candidature del sindaco e del presidente.
«Sono qui - ha detto il segretario - e come tutti sono a scadenza. So che sarò giudicata, ma la politica è fatta di scelte». Il banco di prova, per Benedetta Squittieri, quindi sarà l’esito delle future amministrative. Esplicita anche sulla questione primarie, vere o finte. «Io - ha spiegato - punterò sempre sull’unità del gruppo dirigente. Resta comunque il fatto che le primarie sono uno strumento di democraziua del partito». Traducendo: il partito tenterà di presentersi all’appuntamento con gli elettori con una candidato unico e condiviso dal gruppo dirigente, se non sarà possibile, si andrà - cosi come lo statuto prevede - al confronto con gli sfidanti.
E le idee nuove da portare ai pratesi? «Sono quelle del Partito democratico». Vedremo ben presto se basterà.
Il Pd, come è ovvio, vive in queste ore la fase più difficile della sua breve storia. Le incognite sono molteplici tante quante sono le pulsioni interne che, al di là della volontà di coesione, oggi spingono. Occorrono spalle grosse per reggere l’urto di due partiti che inevitabilmente, dopo il rovesciamento del tavolo delle candidature, si sono creati: favorevoli e contrari all’epurazione, critici dei metodi e dei tempi; sostenitori, invece, del non si poteva fare altro.
Il gruppo dirigente, almeno per il momento, è tutto fuorchè coeso e c’è da scommettere che farà pesare questi differenti punti di vista quando verrà il momento, probabilmente nemmemo tra molto, di esprimersi su un candidato piuttosto di un altro. I malumori, le preoccupazioni che occupano le chiacchierate informali delle diverse fazioni, emergeranno nel primo incontro, dopo il terremoto, dell’assemblea provinciale convocata al Wall Art hotel questa sera, perchè come, ha detto la segretaria, il venerdì nei circoli si balla? Anche l’operazione-verità non è scontata.
Cristina Orsini

da la Nazione del 17/10/08
Il Pd ora cerca candidati unitari Squittieri nel day after: «Scelte sofferte. Si deve recuperare sintonia con la città»
di ANNA BELTRAME
IL GIORNO dopo il terremoto si iniziano a contare i danni, si fanno le congetture su quali saranno gli altri nomi a saltare e quali saranno in ascesa; ci si chiede il perché del cataclisma, se era evitabile e se produrrà altri scossoni. Si parla tanto di quello che è successo, ma le previsioni sono difficili, anche se ognuno ha la sua teoria, i suoi timori. Ieri negli innumerevoli capannelli in centro, ma succederà anche stasera all’assemblea provinciale, il Pd sta discutendo come non faceva da mesi. L’appuntamento per l’assise democratica è al Wall Art di viale della Repubblica, perché non c’erano case del popolo disponibili, che il venerdì tocca al liscio. Sono cambiati i tempi, davvero. Non era mai successo che in un colpo solo saltassero sindaco e presidente della Provincia al primo mandato.

APRIRA’ la seduta l’intervento della segretaria Benedetta Squittieri, che ieri pomeriggio ha convocato una conferenza stampa per fare il punto della situazione. Un messaggio su tutti, detto alla fine: «Le nuove candidature? Ora il gruppo dirigente del partito lavorerà per trovare soluzioni unitarie». Paolo Abati e Adriano Benigni sono i nomi che circolano con più insistenza per il Comune e che Squittieri ovviamente non ha fatto. Quanto alla Provincia, dovrebbe toccare a un ex Margherita: si fanno i nomi di Luisa Stancari e Stefano Ciuoffo, ma non è detto che siano quelli veri. L’esordio della segretaria ieri è stato per Logli e Romagnoli: «Il loro è un gesto di grande coraggio, disponibilità e responsabilità». Poi l’analisi: «Non mettiamo in discussione la buona amministrazione del centrosinistra, ma abbiamo bisogno di recuperare una sintonia con la città e lo facciamo con un gesto sicuramente inedito, una scelta difficile e sofferta, che non è arrendersi, ma assumere una responsabilità più forte. Una scossa era necessaria. Noi governiamo e governeremo Prato. Dobbiamo far capire agli elettori che abbiamo capito quali sono i problemi e che troveremo tutti insieme le soluzioni».

I DATI choc del sondaggio — Pd in calo vertiginoso di consensi, centrodestra e centrosinistra testa a testa, malcoltento diffuso e inequivocabile —, non se li aspettava, almeno in queste proporzioni. «Dobbiamo aprire una nuova fase di confronto con la città, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia», ha detto ancora la segretaria. «So che c’è chi mi critica — ha aggiunto — o mi mette in discussione, ma assumersi la responsabilità delle scelte significa anche esporsi ai giudizi. Sono preoccupata, certo, ma in politica non si possono evitare le scelte per il timore di essere giudicati. Col senno di poi? In questa fase ho trovato nel gruppo dirigente del partito una grande disponibilità, a stare uniti, a condividere scelte difficili. Ecco — ha concluso —, forse avrei voluto avere la forza di farlo prima».

DI QUEL gruppo dirigente fanno parte i big della riunione del 27 settembre, quindi i parlamentari Andrea Lulli e Antonello Giacomelli, i presidenti di Consiag e Asm Paolo Abati e Adriano Benigni, l’ex segretario Ds Gianni Del Vecchio e l’ex sindaco Fabrizio Mattei, il presidente del consiglio comunale Daniele Mannocci, a cui si aggiungono la ministro ombra Beatrice Magnolfi, la consigliere regionale Ambra Giorgi e il vicepresidente della Provincia Daniele Panerati, presenti al vertice di mercoledì mattina con Andrea Manciulli. Il vertice che ha sancito il ritiro di Logli e Romagnoli, la grande scossa che ancora non si può capire quali effetti avrà, ma che ha destabilizzato alle fondamenta gli equilibri del Pd pratese. Era inevitabile che il terremoto scatenasse il turbine di ipotesi, ricostruzioni e dietrologie. Chissà se, come ha auspicato Logli (secondo molti ingiusta vittima della bufera), prima o poi si aprirà davvero anche il dibattito su cosa il Pd deve fare per ridare un po’ di fiducia ai tanti pratesi che non ne hanno più. E che pensano di cambiar voto.

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