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La mer, la fin...

giovedì 27 novembre 2008

Prato. E ora son cavoli cinesi!

Ormai si è superato il livello di ridicolo e siamo a quello della psicosi collettiva! Tutto quello che fanno i cinesi è sporco, sospetto e pericoloso, mentre quando si cerca di appurare direttamente se è vero, si scopre che siamo quasi sempre nell'ambito delle leggende metropolitane. I cavoli che crescono più velocemente è una sciocchezza assurda. Possono venire su più grandi perchè magari sono di una qualità diversa, oppure sono più concimati e innaffiati ma sempre tre o quattro mesi sono necessari!
In verità i pratesi hanno sempre fatto gli orti lungo le gore e lungo il Bisenzio, innaffiandoli con acqua blu, violacea e a volte rosso carminio anche là dove sono stati cacciati per costruire orridi palazzoni e inutili infrastrutture (come a S.Lucia).
E invece, questa ripresa della coltivazione intensiva, in spazi piccoli diverse colture, è molto positiva per poter costruire un'economia della sussistenza che può diffondersi anche grazie all'istituzione del Parco Agricolo della Piana.
MV
da la Nazione del 27/11/08
Dai telai agli orti, la svolta cinese

Aumentano le coltivazioni con crescite miracolose e perplessità igienico sanitari
di ROBERTO DAVIDE PAPINI

CAVOLI straordinari che in un mese raggiungono dimensioni notevoli. Il “miracolo” avviene negli orti e nelle serre coltivati dai cinesi nell’area verde tra via Roma e via di Castelnuovo, tra le Fontanelle e Castelnuovco. Esattamente come accade per gli stanzoni del tessile, i cinesi si espandono prendendo in affitto un terreno, poi quello accanto e via dicendo. Da gennaio, quando c’era un solo insediamento, siamo passati a quattro. Nulla di male se non fosse che (proprio come avviene per il tessile) anche la loro produzione ortofrutticola lascia alcune perplessità e parecchi quesiti sulle modalità, il rispetto delle regole, le condizioni igienico-sanitarie. Proprio a partire dalla crescita miracolosa dei cavoli. «A me ci vogliono quattro mesi, a loro basta un mese. Io non so come facciano, cosa gli diano...», ci dice un contadino pratese che confina con uno degli appezzamenti presi in affitto dai cinesi.

NOTEVOLI perplessità (che già sollevammo in gennaio) giungono dall’irrigazione di questi campi e di questi prodotti che poi vengono venduti non solo a cinesi, ma anche ad altri extracomunitari, per lo più pakistani, che arrivano con i loro furgoni tutti i giorni. «Prendono l’acqua dal canale che arriva dal depuratore industriale di Baciacavallo», ci dicono tre contadini, anche se due di loro ammettono di farlo a loro volta. «Io non ci penso nemmeno — aggiunge il terzo contadino — perché in certi giorni sembra pulita, in altri ci sono i pesci e i topi morti che galleggiano». Da notare che poi quest’acqua va a finire nell’Ombrone. La questione è stata approfondita dall’Asl 4 con lo stesso direttore dell’unità funzionale igiene e sanità pubblica, Luigi Ricci. «Dai controlli che abbiamo fatto — dice Ricci — è emerso che questi agricoltori cinesi utilizzano un pozzo e un sistema di irrigazione molto razionale. Non mi risulta che utilizzino quel canale. Se poi qualcuno lo fa, italiano o cinese che sia, fa molto male ovviamente». Resta da sottolineare, però, che difficilmente quel pozzo è in grado di servire tutte e quattro le aziende. Sulla miracolowa crescita degli ortaggi cinesi Ricci è prudente. «In Cina ho visto che hanno varietà diverse dalle nostre. non escludo che usino anche semi geneticamente modificati (i famosi ogm, ndr) ma onestamente non saprei dire». Al momento l’Asl sta intensificando i controlli a valle della filiera, ovvero nei punti vendita degli ortolani cinesi.

ALTRO aspetto raccontato dai contadini pratesi della zona è quello della vendita di animali (anatre in particolare) che vengono portati periodicamente nell’area, chiusi in un recinto e poi vendiuti ad acquirenti, sempre cinesi. Il tutto in condizioni igienico sanitarie tutte da accertare. «Non abbiamo questa notizia — dice Ricci — verificheremo». Intanto, le coltivazioni cinesi prosperano e crescono. Un altro segno della crisi del distretto: cavoli e zucche rendono più del tessile.

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