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La mer, la fin...

martedì 12 maggio 2009

Acqua. Priorità europea.


Conferenza "Acqua azzurra, acqua chiara"


Milano, 9 maggio 2009
La legislazione europea in materia di
protezione e gestione delle acque


L'acqua è una risorsa vitale per la nostra esistenza, ma è una risorsa limitata, che necessita di essere salvaguardata. A livello mondiale, più di 1,2 miliardi di persone non hanno la possibilità di conservare acqua potabile e molte regioni del pianeta soffrono di siccità. Se il continente europeo non registra una scarsità di risorse idriche, la situazione di queste risorse non è tuttavia delle più rosee dal momento che il 20% di tutte le falde acquifere dell’Unione europea è seriamente minacciato dall’inquinamento; il 60% delle città europee sfrutta eccessivamente le proprie risorse idriche; il 50% delle terre con falde acquifere si trova in uno “stato di emergenza” a causa dell’eccessivo sfruttamento delle stesse.
Un recente sondaggio "Eurobarometro" realizzato a gennaio 2009, ha evidenziato l'attenzione dei cittadini europei rispetto alla qualità delle acque e alla salvaguardia di laghi, fiumi e zone costiere. Infatti l'83% degli italiani considera la qualita' dell'acqua un problema serio (per il 47% degli intervistati e' un problema molto serio, per il 36% e' un problema abbastanza serio). E' della stessa opinione il 68% degli europei. I piu' preoccupati d'Europa sono pero' i greci (90%), i romeni, francesi e portoghesi (88%).
Riguardo ai maggiori pericoli per l'ambiente acquatico, l'inquinamento chimico è stato il più citato, ¾ dei cittadini Ue, mentre metà degli intervistati ha citato il mutamento climatico. Inquinamento chimico e mutamento climatico sono stati citati come i due maggiori pericoli in tutti gli stati membri.

La protezione delle risorse idriche è una delle priorità ambientali dell'Unione europea. E il principale strumento operativo per questo settore è rappresentato dalla direttiva quadro sulle risorse idriche, 2000/60/CE. Tale direttiva, adottata il 23 ottobre 2000, amplia il campo di applicazione della protezione delle risorse idriche a tutte le acque e stabilisce chiaramente che l’obiettivo del “buono stato” deve essere raggiunto per tutte le risorse idriche europee entro il 2015 e che in tutta l’Europa si deve fare un utilizzo sostenibile di tali risorse.
Per sviluppare questa legislazione, è stato chiesto l’aiuto di centinaia di esperti provenienti dall’agricoltura, dalle organizzazioni ambientali, da quelle dei consumatori, dall’industria e dagli enti locali e nazionali poiché l'acqua è un elemento vitale nella vita quotidiana di ciascuno di noi ed è pertanto indispensabile che tutte le parti interessate siano coinvolte nella protezione e buona gestione di questa risorsa.
La nuova direttiva rappresenta un approccio ambizioso e innovativo alla gestione delle risorse idriche.

Gli elementi fondamentali della legislazione comprendono:

■ La protezione di tutte le acque, fiumi, laghi, acque costiere e falde acquifere.

■ La definizione di obiettivi ambiziosi per garantire che tutte le acque raggiungano la condizione di “buono stato” entro il 2015.

■ La richiesta di una collaborazione internazionale tra i paesi e tutte le parti interessate.

■ L’assicurazione della partecipazione attiva di tutti i fiduciari, incluse le ONG e gli enti locali, nella gestione delle risorse idriche.

■ La richiesta di una politica dei prezzi e la garanzia che chi inquina paga.

■ Il bilanciamento degli interessi dell’ambiente con quelli di chi dipende da esso.

La direttiva evidenzia la necessità di una buona collaborazione internazionale per la gestione delle risorse idriche all'interno dei bacini fluviali. Inoltre incoraggia tutti a partecipare attivamente alla gestione delle risorse idriche per garantire che l’intero processo si svolga in modo efficace e trasparente.
Per poter raggiungere entro il 2015 gli obiettivi ambiziosi in termini di qualità e quantità posti dalla direttiva è necessario che questi obiettivi siano integrati in quelli delle altre politiche europee riguardanti l’agricoltura e la pesca, l’energia, i trasporti, il turismo, ecc. Laddove la legislazione esistente non riesce a risolvere i problemi relativi alla buona qualità delle acque, gli Stati membri devono decidere se è necessario adottare misure addizionali per raggiungere tutti gli obiettivi stabiliti.
In generale, secondo il terzo rapporto sull'applicazione della direttiva quadro che ha preso in considerazione lo sviluppo della rete di monitoraggio delle acque i risultati a livello dell'Unione sono buoni. Sono operanti 107.000 stazioni di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee. Per quanto riguarda le acque di superficie il 75% delle stazioni di monitoraggio si trova lungo fiumi, il 13% riguarda laghi, 10% acque costiere e il 2% altri corsi d'acqua. Riguardo all'Italia bisogna segnalare che attualmente ci sono una serie di procedura d'infrazioni aperte:

Ci sono altre direttive collegate ad essa, che interessano sempre la protezione e gestione delle acque:

a) direttiva 2006/118/CE relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento su cui è stata aperta quest'anno una procedura d'infrazione all'Italia per mancato recepimento (nr. 2009-0188)

b) le strategie contro l'inquinamento chimico delle acque superficiali (rappresentate sostanzialmente dalla direttiva 76/464/CEE del 4 maggio 1976 concernente l'inquinamento provocato da certe sostanze pericolose scaricate nell'ambiente idrico dell'UE, e dall'articolo 16 della direttiva quadro sulle risorse idriche).

La legislazione europea copre altri settori relativi alle risorse idriche.

* La direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue urbane e di acque reflue di taluni settori industriali. Riguardo all'Italia vi è una procedura aperta per cattiva applicazione degli articoli 3 e 4 della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane (vale a dire l'obbligo per gli stati membri di dotare tutti gli agglomerati urbani di reti fognarie per le acque reflue urbane e che queste siano siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente).

* La qualità delle acque di balneazione di fiumi, laghi e zone costiere è regolata dalla direttiva 2006/7/CE del 15 febbraio 2006 (che abroga la precedente direttiva 76/160/CEE) relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione che stabilisce disposizioni in materia di: monitoraggio e classificazione della qualità delle acque di balneazione; gestione della qualità delle acque di balneazione; informazione al pubblico in merito alla qualità delle acque di balneazione.

* La qualità dell'acqua potabile è regolata dalla direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. La direttiva intende proteggere la salute delle persone, stabilendo requisiti di salubrità e pulizia cui devono soddisfare le acque potabili nel territorio dell'UE. Si applica a tutte le acque destinate al consumo umano, salvo le acque minerali naturali e le acque medicinali.

In seguito alle alluvioni disastrose che hanno colpito l'Europa negli ultimi anni (in particolare quelle del Danubio e dell'Elba nel 2002, e quelle dell’estate del 2005 in Francia, Germania, Austria, Bulgaria, Romania), la Commissione europea ha presentato, il 18 gennaio 2006, una proposta di direttiva relativa alla valutazione e alla gestione delle alluvioni, con lo scopo di ridurre e gestire i rischi connessi alle alluvioni in termini di salute umana, ambiente, infrastrutture e proprietà.
Nell'ambito del Sesto Programma di azione ambientale, adottato nel 2002, la Commissione ha proposto sette Strategie tematiche tra cui una Strategia per l'ambiente marino. La strategia stabilisce dei principi comuni sulla base dei quali gli Stati membri devono elaborare le proprie azioni per il raggiungimento di un buono stato ecologico nelle acque marine di cui sono responsabili. Tale strategia persegue un doppio obiettivo: da un lato proteggere e risanare i mari europei, dall'altro assicurare la correttezza ecologica delle attività economiche connesse all'ambiente marino di qui al 2021. La Strategia per l'ambiente marino comprende una proposta di direttiva che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino.

A livello internazionale, infine, l'Unione europea ha lanciato, in occasione del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg nel 2002, la Water Initiative (EUWI) che mira a contribuire al raggiungimento dei Millennium Development Goals per quanto riguarda l'acqua potabile e l'igiene, nell'ambito di un approccio integrato alla gestione delle risorse idriche.

In vista poi del quinto Forum mondiale dell'acqua a Istanbul del 16-22 marzo 2009 il Parlamento europeo ha votato una Risoluzione sulle risorse idriche che, tra gli altri:

1. dichiara che l'acqua è un bene comune dell'umanità e che l'accesso all'acqua potabile dovrebbe costituire un diritto fondamentale e universale; chiede che siano compiuti tutti gli sforzi necessari per garantire, entro il 2015, l'accesso all'acqua potabile alle popolazioni più povere;

2. dichiara che l'acqua va proclamata un bene pubblico e dovrebbe essere posta sotto controllo pubblico, a prescindere dal fatto che sia gestita, interamente o parzialmente, dal settore privato;

3. sottolinea che ogni politica in materia di gestione dell'acqua deve comprendere anche la protezione della salute pubblica e dell'ambiente e che il Forum mondiale dell'acqua dovrebbe contribuire, in modo democratico, partecipativo e consensuale, a sviluppare strategie mirate a promuovere schemi di sviluppo economico e agricolo che garantiscano un elevato livello di qualità dell'acqua;
Ma oltre all'impegno legislativo dell'Europa nella protezione e gestione delle risorse idriche, è più che mai necessaria un'azione politica dei governi per riequilibrare i rapporti Nord-Sud nell'accesso all'acqua. Grazie a un nuovo approccio, più pluralista e sostenibile, alla cooperazione allo sviluppo, l'acqua deve tornare ad essere un bene collettivo, accessibile a tutti, e non un prodotto commerciale, un cosiddetto "oro blu", sfruttato per l'arricchimento di pochi, a discapito delle popolazioni dei paesi più poveri. Il nostro gruppo al Parlamento europeo si è sempre battuto, attraverso l'iniziativa politica all'interno delle Istituzioni e la partecipazione attiva alle campagne della società civile, per la democratizzazione dell'approvvigionamento dell'acqua, per una migliore gestione e distribuzione di questa risorsa, che tenga conto anche degli equilibri degli eco-sistemi, e per il rafforzamento della cooperazione tra Nord e Sud del mondo.
Un impegno che continueremo a portare avanti nel nostro lavoro quotidiano affinché l'acqua sia un diritto di vita per tutti. Monica Frassoni Presidente Gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo

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