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La mer, la fin...

martedì 19 maggio 2009

Prato. CNA e la "buona politica"

Se la "politica buona" è quella che a Prato ha prodotto il tavolo del distretto, proprio nel giorno del suo più grosso fallimento, stiamo freschi...
Per il resto, niente di nuovo, veramente niente, sotto il sole nell'intervista di Anselmo Potenza... Incluso l'immancabile "centralità del tessile"...
Iniziamo a pensare che, oltre alla buona politica, a Prato serva anche il buon associazionismo!
MV

da la Nazione del 19/05/09

UN’ESIGENZA di «buona politica in grado di mobilitare le energie migliori del distretto».
Il presidente della Cna di Prato, Anselmo Potenza, esprime così il primo punto (generico, ma concreto al tempo stesso) delle esigenze rispetto alle future amministrazioni comunale e provinciale, affrontando poi diversi temi e questione specifiche: dalla necessità di realizzare il termovalorizzatore a quella di aprire un ufficio del distretto a Bruxelles.
L’incipit, però, subito sollecita una domanda.
Potenza, questa esigenza nasce dal fatto che finora non c’è stata una “buona politica”?
«No, questo no. La buona politica c’è stata a Prato e ha ottenuto dei risultati importanti. Ecco, io credo che proprio il punto di arrivo del tavolo del distretto e della manifestazione del 28 febbraio debba essere il punto di partenza per mettere in moto le energie migliori del distretto. Adesso, poi, serve un quadro di riferimento nuovo...».
Perché?
«Perché la situazione è nuova, la crisi ci pone problemi inediti. Però bisogna ripartire da lì, chiunque vinca dovrà fare questo».
Su quali linee?
«Credo che Prato debba ridefinire le sue funzioni a partire dal suo ruolo all’interno dell’area metropolitana, ma anche in una dimensione più ampia».
Quale?
«Quella del centro Italia, almeno. Qui Prato si può candidare non solo all’attrazione di nuove imprese, ma anche a funzioni di terziario innovativo a sostegno delle imprese. Ecco perché, per esempio, io credo molto a un progetto come quelllo dell’ex Banci».
Finora non si è pronunciata la parola tessile...
«Ovviamente il pilastro di tutto questo ragionamento è che il distretto deve restare manifatturiero e che all’interno del manifatturiero il tessile deve essere sempre al centro».
Resta il problema delle regole interne, dei rapporti di filiera, del “governo” del distretto...
«Ci sono aspetti che non possiamo delegare al mondo della politica, sia esso nazionale o locale. Dobbiamo confrontarci tra noi all’interno del distretto. Per questo con Confartigianato abbiamo sollecitato un incontro con l’Unione industriali su questi temi. Detto questo, comunque, in parte le regole ci sono già e basterebbe applicarle. Occorre capire come legare committenti e terzisti, trovare un sistema di relazioni che non finisca sempre per scaricare a valle (quindi sui contoterzisti) il prezzo delle difficoltà di mercato».
Sul tema del “distretto parallelo” e dell’immigrazione clandestina cinese soprattutto, cosa chiedete a chi si candida alla guida di Prato?
«Chiediamo che chiunque vinca continui l’azione che viene portata avanti in questi mesi dalle forze dell’ordine, Inps, Inail, ispettorato del lavoro e pubbliche amministrazioni. Non serve solo la repressione, ovviamente. Bisogna anche capire come il distretto parallelo, o almeno una parte di esso, possa entrare a far parte del distretto legale».
Una partita aperta con il Comune è quella delle tariffe per le aziende...
«Guardi, noi abbiamo bisogno di una politica tariffaria locale che sia in linea con l’economia del distretto. Quindi, saremo contrari ad eventuali aumenti delle tariffe, a partire da quella della Tia. Su questa, poi, incidono i ritardi sulla questione dello smaltimento dei rifiuti. Per cui ci aspettiamo che con le nuove amministrazioni, comunale e provinciale, vada avanti il percorso per realizzare il termovalorizzatore e quindi abbassare le tariffe».
Nel vostro settore la crisi mette in ginocchio i dipendenti che perdono il lavoro, ma anche i piccoli artigiani. Che interventi chiedete?
«Credo che il coordinamento tra Comune, Provincia e Camera di commercio debba essere rafforzato a sostegno dei piccoli imprenditori che non hanno cassa integrazione o mobilità, ma si trovano in mezzo a una strada quando chiudono o per non chiudere vendono la casa».
Dall’ambito pratese a quello europeo. Anche le istituzioni locali, sono chiamate a difendere gli interessi del distretto a Bruxelles. Che strategia propone?
«Sarebbe un’ottima cosa aprire un ufficio a Bruxelles per fare un’azione di lobby, non da sovrapporre all’attività dei politici ma per affiancarla».
Roberto Davide Papini

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