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La mer, la fin...

sabato 16 maggio 2009

Prato. Economia: il terziario che non c'è

I dati che emergono dallo studio realizzato dall'Unione Industriali sono lì a dimostrare come, mentre la crisi del settore tessile iniziava la sua corsa verso la situazione attuale, parallelamente non è riuscito a decollare il settore dei servizi, o del cosiddetto "terziario avanzato".
Infatti, l'analisi riguarda i dati dal 1999 al 2006, e per molti aspetti è impietosa: una crescita pari circa alla metà di quella media registrata in Italia nello stesso periodo, aziende con fatturato molto basso e con clientela prevalentemente nel distretto. Quindi, un mercato interno che non riesce a supportare lo sviluppo di queste strutture, poiché legato ad una dinamica produttiva antica, anche per essere industriale.
Perchè i servizi si sviluppino è infatti necessario che dall'altra parte ci siano imprese che necessitano di questi servizi (diciamo "la domanda")! E' un po' un cane che si morde la coda... E su questo terreno, il distretto pratese sconta un'arretratezza culturale complessiva che difficilmente potrà essere recuperata ora, in un momento di così grave crisi strutturale e congiunturale.
D'altra parte, risulta pure una pia illusione la prospettiva di una economia tutta basata sui servizi: lo dimostrano casi eclatanti come l'Irlanda, o come altri paesi anglosassoni, che non si sono salvati dalla crisi. E comunque, in un tessuto sociale come quello pratese significherebbe la messa ai margini di una grossa fetta della popolazione in età lavorativa, totalmente priva delle competenze e delle conoscenze necessarie per inserirsi in imprese operanti nel terziario avanzato, ad alto valore aggiunto e a bassa intensità di "forza lavoro".
E allora, ancora una volta dobbiamo invitare ad una vera "rivoluzione della mentalità", dove non sia più uno scandalo ipotizzare un ritorno ad una economia su "scala locale", destinata alla soddisfazione della "domanda interna", sia di beni che di servizi, che torni a bilanciare la "proiezione all'esterno", naturale, delle imprese. Vogliamo provarci?
MV


da il Tirreno del 16/05/09

Prato non vola nell’innovazione il terziario cresce meno che altrove
Dimensioni piccole e clienti solo dell’area metropolitana ne fanno un comparto debole

PRATO. E’ un fidanzamento che non decolla quello tra imprese pratesi e servizi avanzati. La crescita del settore terziario, si legge nell’indagine conoscitiva realizzata dalla sezione terziario innovativo dell’Unione industriale, si è verificata solo attraverso l’adeguamento da parte delle aziende agli standard d’impresa, impedendo di fatto anche quel processo di migrazione occupazionale dal settore secondario verso il settore terziario per certi versi auspicata da più parti.
Una crescita sensibile quella fatta registrare da Prato nel settore Terziario tra il 1999 e il 2006 (12%), ma non quanto quella a livello nazionale (22%). Sono aumentati soprattutto gli studi professionali, meno l’informatica e le attività di ricerca e sviluppo; sono calate infine le banche e le attività finanziarie e assicurative. Sulla base di questi dati, desunti da Inps, Istat e Camera di Commercio, la Sezione Terziario Innovativo ha sottoposto un proprio questionario ad un campione di 60 aziende pratesi strutturate come società e fornite di una spiccata connotazione innovativa nei servizi avanzati alle imprese, della ricerca e dello sviluppo, dell’informatica e delle telecomunicazioni. Un’indagine che pone sotto una nuova luce le aziende del terziario pratese ma che per riflesso parla anche della scarsa tendenza delle imprese pratesi ha usufruire dei servizi da loro offerti.
«Per un’impresa avvalersi di servizi innovativi significa modernizzarsi e innalzare il livello qualitativo della propria organizzazione - spiega Danio Berti, presidente della sezione terziario innovativo - a Prato invece abbiamo registrato una crescita inferiore a quella che avviene a livello nazionale e questo ci ha spinto a indagare». La maggioranza delle imprese prese in esame, ben 39, nasce con l’avvento delle nuove tecnologie e avviene dopo il 1995. Però queste nuove imprese producono la metà del fatturato che viene invece prodotto dalle aziende nate prima, nella fascia compresa tra il 1981 e il 1994. La maggioranza (22) non arriva a 250.000 euro: sono aziende molto piccole, nate quasi tutte a Prato (85%) e sono composte in media da tre, massimo quattro soci.
Se da una parte viene confermata la scarsa internazionalizzazione delle imprese, dall’altra si nota anche come il 57% dei clienti provenga dall’area metropolitana. L’intenzione da parte del 32% delle imprese di espandersi geograficamente identifica uno dei principali ostacoli alla crescita del terziario a Prato: lo scarso sviluppo in questo campo del mercato interno. «E’ importante monitorare le dinamiche che anima il terziario per due motivi - aggiunge Berti - da una parte perchè potrebbe costituire un nuovo percorso di sviluppo; dall’altro perchè queste attività rappresentano un termometro dell’evoluzione del manifatturiero. E in futuro avremo sempre più bisogno di intelligenze e servizi avanzati e meno di capacità produttiva».
Alessandro Pattume

da la Nazione del 16/05/09
L’evoluzione del terziario innovativo
UN CONTRIBUTO alla conoscenza dell’economia locale ed uno stimolo ad ulteriori approfondimenti: questi gli obiettivi dell’indagine sull’evoluzione del terziario innovativo pratese svolta dall’Unione Industriale Pratese. Significativi i dati sul numero delle società, che registrano nel periodo 1999-2006 un apprezzabile incremento: le imprese passano da 3.807 a 4.293.
L’incremento è rilevante ma inferiore a quello nazionale, che è intorno al 22%; interessante l’esame delle dinamiche di ciascun comparto, desumibile dai dati della Camera di Commercio, che vede il maggiore incremento (da 807 società nel 1999 a 1074 nel 2006) concentrato negli studi professionali. In crescita l’informatica e le attività di ricerca e sviluppo: dalle 439 imprese del 1999 siamo passati alle 520 del 2006; in flessione invece banche e attività finanziarie ed assicurative (525 imprese nel 1999, 509 nel 2006); andamento pressoché piatto per trasporti e noleggi (903 imprese nel 1999, 920 nel 2006, con una punta di 952 nel 2001). Particolare attenzione sulle attività terziarie strutturare, configurate come società e fornite di una spiccata connotazione innovativa e/o tecnologica. Alcuni dei dati che emergono dalle 60 aziende esaminate: quasi i due terzi sono nate dopo il 1995, anno che coincide con la diffusione delle tecnologie Ict; oltre l’85% delle imprese operanti sul territorio sono nate a Prato; solo 7 superano i 2,5 milioni di euro di fatturato, mentre 22 aziende non superano i 250mila euro; molto interessante il quadro che emerge riguardo ai mercati: se il 57% dei clienti delle aziende del campione è di Prato o dell’area metropolitana, il resto è invece del territorio regionale, nazionale e anche estero (6%). Quasi un terzo del campione (il 32%) ha dichiarato di voler espandere i propri mercati.

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